III. La grammatica come scienza islamica
2.2 La disputa tra Baṣra e Kūfa sul maṣdar
2.2.1 La controversia tradizionale in Ibn al-ʾAnbārī
L'Inṣāf di Ibn al-ʾAnbārī (m. 577/1181, grammatico tardo originario dell'attuale Iraq) è l'opera più esaustiva sui temi della controversia. In questa schematizzazione, sono ben 121 gli argomenti in cui le due scuole trovarono terreno per sostenere le proprie posizioni e confutare quelle altrui: un elenco indispensabile per seguire il dibattito e comprenderne l'articolazione. Dibattito, questo, che spazia tra molteplici problematiche legate alla lingua ma che non si limita ad argomentazioni di natura linguistica. Anche la logica, eredità dell'influenza della filosofia greca alle corti arabe, ha un ruolo fondamentale nelle prove addotte dagli studiosi di Baṣra e Kūfa. Nelle loro lunghe e approfondite argomentazioni le due discipline, grammatica e logica, si alternano a seconda delle esigenze di dimostrazione delle teorie. Secondo l’analisi di Åkesson15 però, la tendenza generale nelle argomentazioni
bassoriane segue più spesso criteri logici, rispetto all’atteggiamento kufiota che si mantiene invece su un piano maggiormente filologico, come conseguenza di una visione della lingua meno regolarizzante.
L'opposizione sull'origine del maṣdar è già racchiusa nella differenza dei termini utilizzati: si è accennato in precedenza che il bassoriano maṣdar, 'origine', è l'esatto contrario di ism al-fiʿl, 'nome del verbo'. La differenza nella terminologia è infatti uno degli strumenti utilizzati per marcare le due correnti linguistiche e una delle principali evidenze sull'effettiva natura del dibattito.
15 J. Åkesson, Arabic Morphology and Phonology: Based on the Marāḥ al-arwāḥ by Aḥmad b. Alī Masʿūd, Boston, Brill, 2001, p. 93.
47 La sintesi di Ibn al-ʾAnbārī sull’argomento è stata rielaborata e riorganizzata da Bohas e Guillaume16 secondo un ordine diverso dall’originale, con l’esposizione delle tesi kufiote e le
relative risposte di Baṣra e successivamente le argomentazioni bassoriane come ulteriori prove della teoria. Di seguito ne verrà fornito un elenco:
Il primo argomento della scuola di Kūfa sulla precedenza del verbo sul maṣdar è di natura fonologica: si sostiene che ai mutamenti fonetici del verbo corrispondano analoghi mutamenti nel suo infinito. L’esempio utilizzato è quello della coppia qāma qiyāma, che sottintende una base *qawama *qiwāma, in cui il maṣdar sottostà alle medesime regole del verbo, poiché l’originaria w muta in entrambi i casi. La risposta di Baṣra afferma che ciò avvenga ai fini di eliminare la ‘pesantezza’ nella pronuncia, e che qiyāma segua qāma poiché in questo caso le esigenze eufoniche sono le stesse, ma che tuttavia esistono esempi che dimostrano anche il caso contrario.
La possibilità per il verbo di reggere il suo infinito, quando quest’ultimo ha il ruolo di ‘oggetto assoluto’, è la dimostrazione della derivazione del secondo dal primo, poiché nella frase gli elementi di rango superiore reggono quelli di rango inferiore. Secondo i bassoriani, invece, l’argomento non sussiste poiché anche il nome, di cui entrambe le scuole riconoscono la priorità, può essere retto da particelle o verbi, e tuttavia mantiene la sua predominanza. Una struttura come ḍaraba ḍarban è assimilabile a ḍaraba Zaydan, e in entrambe il secondo termine, quello subordinato, è ritenuto a un livello più profondo di quello principale.17
Per il terzo argomento dibattuto, sul ruolo del maṣdar come enfasi, si rimanda al capitolo successivo.
16 G. Bohas, J. P. Guillaume, op. cit., pp. 129-146.
17 Per una spiegazione più approfondita sul tema dell’infinito come ‘oggetto assoluto’, ovvero ‘infinito tautologico’ si veda il paragrafo 2.3.
48 Il concetto di priorità dell’azione rispetto al suo infinito è il tema del quarto argomento, di natura prettamente logica. Se i kufioti sostengono che l’idea dell’azione compiuta è il verbo in sé e quindi questo è concettualmente anteriore al suo infinito, i bassoriani ribattono che è proprio il ‘senso’ del verbo a essere espresso dal maṣdar, che è l’azione privata della temporalità.
Il quinto e ultimo tema della disputa chiama in causa la semantica, poiché discute il significato della parola maṣdar. La sua radice significa letteralmente “partire dall’abbeveratoio”, un’azione tipicamente compiuta dal cammello. Questa, combinata allo schema mafʿal del nome di luogo, esprime il concetto di ‘luogo da cui si parte (dall’abbeveratoio)’ e dunque più in generale ‘origine’. I kufioti controbattono questa interpretazione, sostenendo che lo schema mafʿal sia qui da interpretare piuttosto come mafʿūl, ossia ‘participio passivo’, poiché di tale irregolarità esistono altri esempi, e dunque si possa conferire al maṣdar il significato di ‘ciò che è originato’. I grammatici di Baṣra, confacendosi alla propria teoria della non estendibilità del corpus, rifiutano invece un’interpretazione non attestata e quindi non verificabile.
I bassoriani, inoltre, non si limitano alla confutazioni delle tesi dei loro oppositori, ma aggiungono ulteriori ragionamenti a favore del carattere primario del maṣdar, quali la sua natura ‘infinita’, contrapposta alla finitezza e temporalità del verbo. A questo argomento si associa anche la mancanza di accrescimento del significato che un nome derivato dovrebbe apportare al suo verbo: così come i participi aggiungono al significato del verbo le connotazioni di ‘agente’ o ‘paziente’, anche il maṣdar dovrebbe assumere una sua connotazione, mentre è evidente che esso rimanga neutrale, senza aggiungere altre informazioni. Analogamente, non presenta caratteristiche formali singolari, come prefissi o suffissi, tipici dei nomi derivati, e inoltre non muta: la sua forma è unica, contrariamente al
49 verbo che assume forme diverse a seconda del tempo che esprime.18
Nell’esame dell’intero dibattito, articolato e complesso, di cui si è tentato di offrire una panoramica, è necessario tenere a mente un presupposto, ossia che la derivazione di cui si parla non equivale alla derivazione di lingue come l’italiano, in cui da una radice originaria provengono molteplici parole, ma di una derivazione che procede parola per parola: inizia dal maṣdar, secondo la scuola di Baṣra, prosegue col verbo al māḍī, dal quale deriva il corrispettivo muḍāriʿ e continua attraverso quest’ultimo nei suoi derivati.19