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La critica di Pistorius al concetto kantiano di libertà

La deduzione della facoltà della libertà

6. La critica di Pistorius al concetto kantiano di libertà

La recensione di Pistorius alle Erläuterungen über des Herrn Professor Kant

“Critik der reinen Vernunft” di Johann Schultze mi pare possa fornire alcuni

elementi interessanti per capire perché Kant abbia ritenuto necessario inserire nel secondo capitolo dell’“Analitica della ragion pura pratica” una deduzione della facoltà della libertà. L’accostamento delle riflessioni dei due autori ha valore puramente ipotetico, dal momento che in alcun modo è possibile affermare che Kant intendesse il paragrafo sull’ampliamento della ragion pura nel suo uso pratico come una risposta alle critiche ed ai dubbi avanzati da Pistorius. Rimane il fatto, però, che Kant, come già dimostrato a proposito del paragrafo sui concetti di bene e male come oggetti della ragion pura pratica362, fosse estremamente attento alle critiche dei suoi recensori e considerasse in particolare Pistorius come uno dei più attenti ed acuti. Inoltre, come cercherò di mostrare, la trattazione kantiana della libertà nel paragrafo in questione tocca esattamente questioni e problemi, che sono rintracciabili tra le obiezioni sollevate da Pistorius a proposito del concetto kantiano di libertà.

La critica di Pistorius al concetto kantiano di libertà si riferisce alla soluzione della terza antinomia363 nella Critica della ragion pura, elemento del sistema kantiano, che egli ritiene il più oscuro. La contraddizione tra le due affermazioni “nel compimento delle sue azioni, l’essere umano è legato alla necessità naturale” e “l’essere umano agisce liberamente (mit Freiheit)”, spiega Pistorius, viene risolta da Kant attraverso la distinzione dei due differenti aspetti, sotto i quali può essere considerato l’essere umano in quanto agente: da un lato l’essere umano come appartenente al mondo fenomenale e le sue azioni come fenomeni; dall’altro come membro del mondo intelligibile e le sue azioni come cose in sé.364

Kant nel passo in questione, per pensare i noumeni, che per Gonnelli sono i postulati della ragion pratica (F. Gonnelli, op. cit., pp. 104-105).

362 Vedi sopra pp. 94-96.

363 KrV AA 04: B471/A443-B474/A446; B560/A532-B587/A559. 364

H.A. Pistorius, Erläuterungen, cit., p. 15. A proposito dell’oscurità della soluzione della terza antinomia, Pistorius pare rivolgere allo stesso Kant una richesta di chiarmento: «Was mir also darin so inconsequent und widersinnig scheint, mag immer noch auf einigem Mißverstand

I dubbi di Pistorius si rivolgono principalmente all’origine del concetto di libertà, al suo contenuto ed alla sua validità oggettiva (objektive Gültigkeit).

Die Freyheit soll das Vermögen eines Wesens seyn, einen Zustand anzufangen, so, daß seine Handlung nicht nach dem Naturgesetze wieder unter einer andern Ursache steht, welche sie der Zeit nach bestimmete. Ich frage: woher haben wir diesen Begriff? Aus der Erfahrung, dieser einzigen Quelle, aus der nichtleere Begriffe fließen sollen, haben wir ihn nicht geschöpft, er ist also ein reiner Vernunftbegriff, oder der Vernunft wesentlich und gleichsam angeboren; [...] woher erhält er allein diese objective Gültigkeit, daß er sich auf die Verstandeswelt anwenden, daß das, was er bezeichnet, nämlich die transcendentale Freyheit, sich als Eigenschaft der Dinge an sich selbst, oder der Glieder dieser und ganz unbekannten Welt prädicieren läßt?365

Secondo Pistorius, il concetto kantiano di libertà rischia di ledere il confine tra mondo sensibile e mondo noumenale. Kant, infatti, spiega Pistorius, da un lato afferma che non è possibile conoscere nulla del mondo intelligibile; dall’altro, però, sostiene che la ragione faccia parte del mondo intelligibile e le attribuisce una qualità (Eigenschaft) secondo un concetto – quello di causalità –, che forse è semplicemente una fantasticheria (Hirngespinst).

Gesetzt, man thut dies auch nur hypothetisch, so ist auch dies schon Uebertretung der beruhen, aber ich wünschte doch immer, daß mir diese Dunkelheit aufgehellt, und die anscheindenden Widersprüche wegerklärt werden möchten». Ibid. «Certamente, ciò che mi sembra tanto inconseguente ed assurdo può anche dipendere da un mio fraintendimento, in tal caso, desidererei fortemente che mi si chiarisse questa oscurità e si spazzassero via, attraverso il chiarimento, quelle che mi appaiono come contraddizioni». [Traduzione mia].

365 Ivi, p. 16. «La libertà dovrebbe essere la capacità di un essere di dare inizio ad uno stato di

cose(Zustand), così che la sua azione non stia, secondo la legge naturale, sotto un’altra causa, che la determina secondo le condizioni del tempo. Mi chiedo: da dove abbiamo questo concetto? Non l’abbiamo creato dall’esperienza, unica fonte, dalla quale dovrebbero provenire concetti non vuoti; esso è allora un concetto puro della ragione, o alla ragione essenzialmente e contemporaneamente innato; [...] da dove riceve validità oggettiva, per poter essere applicato al mondo dell’intelletto, per poter predicare come una qualità delle cose in sé o dei membri di questo mondo assolutamente sconosciuto, ciò che esso indica, cioè la libertà trascendentale?». [Traduzione mia]. A proposito della definizione kantiana di libertà come della facoltà di dare inizio ad una catena causale nel mondo fenomenico, la cui origine, però, appartiene a quello intelligibile, Pistorius obietta che tale definizione è a ben vedere contraddittoria. Infatti, spiega Pistorius, il dare inizio ad uno stato (Zustand) presuppone un tempo, in cui questo stato era solo possibile, ed un tempo, in cui esso diviene realtà. Il concetto kantiano di libertà, quindi, pare a Pistorius, presupporre il tempo, escluso, però da Kant, dal mondo intelligibile.

ersten critischen Regel, nicht über das Feld der Erfahrung im Gebrauch des Verstandes und der Vernunft auszuschweifen, zumal, da wider diese Regel auch darin verstossen wird,

daß man gliechfalls einen Verstandesbegriff, nämlich den von Ursache und Wirkung in die

intelligiblen Welt übertragen, und auf Dinge an sich selbst anwenden muß, wenn man

vorgiebt, daß die Vernunft, ein Ding an sich selbst, die in sich freyen, aber scheinbar nothwendigen Handlungen verursache und bestimme.366

Pistorius, inoltre, si mostra piuttosto scettico rispetto al fatto che, per Kant, intendere una parte dell’anima umana (Seelenwesen), quale è la ragione, come un noumeno, una cosa in sé, dal momento che il mondo intelligibile e le cose in sé rimangono all’essere umano assolutamente sconosciuti. Una tale concezione presuppone una conoscenza del mondo intelligibile, che da Kant viene, però, esclusa.367

Il nocciolo del problema, secondo l’analisi di Pistorius, è rappresentato, quindi, dalla categoria della causalità. La definizione kantiana di libertà prevede, infatti, come acutamente rilevato da Pistorius, un’applicazione del concetto di causalità nel mondo noumenale. A ben vedere, questo è proprio il punto di partenza di Kant

366 Ibid. [Corsivo mio]. Trad. it.: «Anche se lo si facesse in via del tutto ipotetica, sarebbe

comunque una violazione della prima regola critica: nell’uso dell’intelletto e della ragione, non bisogna inoltrarsi al di fuori il campo dell’esperienza. Tanto più si infrange questa regola, se si pretende che la ragione causi e determini una cosa in sé, causi e determini, cioè, azioni libere in sé stesse ma apparentemente necessarie, dal momento che si trasferisce un concetto dell’intelletto – quello di causa ed effetto – nel mondo intelligibile e lo si applica a cose in sé» [Traduzione mia].

367 Se sapessimo che l’essere umano, in quanto provvisto di ragione, è una cosa in sé, obietta

Pistorius, allora sapremmo anche contemporaneamente con la stessa certezza che l’essere razionale è realmente un «denkendes für sich bestehendes Subject» (Ivi, p. 17) o una sostanza pensante. Pensante, poiché la ragione contiene assolutamente in sé il pensiero; sostanza, perché questa cosa in sé non può essere pensata in altro modo se non sotto il presupposto di essere un «für sich bestehendes Subject», una vera causa di veri effetti (le azioni). Pistorius interpreta le azioni stesse come cose in sé. In questo modo Kant tornerebbe, secondo Pistorius, non solo ai concetti di causa ed effetto, ma anche a quelli di sostanza ed accidente, che, secondo la sua teoria, sono applicabili solo ai fenomeni: con la sua definizione di libertà, Kant li assumerebbe come concetti oggettivi validi per il mondo noumenale.

Un altro quesito posto da Pistorius concerne la questione dell’essere umano agente, che è contemporaneamente cosa in sé e fenomeno. Se le azioni libere, che sono per Pistorius cose in sé, appaiono necessariamente come fenomeni all’essere umano stesso quale una cosa in sé, esse gli appaiono differenti da come esse sono in sé. Di conseguenza esse sarebbero cose in sé appartenenti al mondo intelligibile, che l’essere umano osserva (schauen), attraverso «den Nebel der Sinnlichkeit». Si tornerebbe in fondo così, secondo Pistorius, all’idealismo leibniziano, che Kant rifiuta. L’unica differenza consisterebbe nel fatto che per Leibniz l’idealismo concerne solo gli oggetti del senso esterno nello spazio, mentre per Kant si estenderebbe anche gli oggetti del senso interno nel tempo (Ivi, pp. 17-18).

nel paragrafo “Del diritto della ragion pura, nell’uso pratico, a una estensione che non le è possibile nell’uso speculativo per sé”: l’ampliamento dell’ambito della ragione pura nel suo uso pratico. Tale ampliamento apre, secondo Pistorius, alcuni problemi fondamentali per l’intero sistema kantiano: la questione dell’origine del concetto di libertà proposto da Kant e quella della sua validità oggettiva, nel momento in cui essa viene applicata a noumeni. Come credo di aver mostrato, a questi problemi Kant ritiene di dare risposta attraverso la deduzione della facoltà della libertà come causalità soprasensibile, che egli annuncia nel paragrafo dedicato alla deduzione del principio morale e completa in quello sull’ampliamento della ragion pura nel suo uso pratico.

Recentissime e non ancora pubblicate ricerche di Bernd Ludwig dimostrano come l’influsso della recensione di Pistorius alle Erläuterungen di Schulze sulla

Critica della ragion pratica siano di importanza sostanziale per lo sviluppo del

concetto kantiano di libertà e, soprattutto, del rapporto tra libertà e legge morale tra gli anni 1786 e 1788. La tesi di Ludwig è che, nel 1786, Kant, sulla base della radicale critica di Pistorius ad una delle tesi centrali della Fondazione della

metafisica dei costumi, abbandoni completamente l’epistemologia della libertà

(Freiheitsepistemologie) finora sostenuta e la sostituisca con una concezione differente. Pistorius, infatti, come abbiamo visto, critica la possibilità di conoscere la ragion umana come parte del mondo intelligibile, dal momento che l’essere umano stesso è un fenomeno. Secondo i risultati dell’acuta indagine di Ludwig, questa critica dissuade Kant dalla concezione della libertà come fondamento epistemico della legge morale – posizione sostenuta nella Fondazione e nella prima edizione della Critica della ragion pura – e lo porta a sostenere la priorità della conoscenza delle legge rispetto a quella della libertà – posizione della seconda edizione della Critica della ragion pura e della Critica della ragion

pratica.368

368 B. Ludwig, Kritische Philosophie – Die Zweite! Oder: Die Consequente Denkungsart der

speculativen Kritik. Kants Revision seiner Freiheitslehre zwischen 1785 und 1787, manoscritto

non ancora pubblicato. La critica di Pistorius, secondo Ludwig, porta Kant a rivedere anche alcune parti della dottrina della libertà esposta nella Critica della ragion pura (1781), che confluiscono

Mi pare che questi nuovi risultati, portati dal lavoro di Ludwig, possano rafforzare la mia ipotesi di un influsso delle obiezioni, mosse a Kant da Pistorius, sul procedimento di deduzione della facoltà della libertà quale causalità sovraempirica, inserito dal filosofo di Königsberg nell’“Analitica della ragion pura pratica”.

poi parzialmente nella seconda versione dell’opera del 1787. Ringrazio sinceramente il Prof. Dr. Bernd Ludwig (Georg-August-Universität Göttingen) per avermi messo a disposizione il suo manoscritto.