Capitolo 1 – Cultura, uomo e ambiente
1.4 Culture che cambiano
La varietà della cultura umana è davvero notevole: oggi ci sono molteplici istanze che premono per il riconoscimento di questa varietà di valori e norme che differiscono ampiamente da cultura a cultura; ognuna infatti ha particolari modelli di comportamento che risultano estranei agli individui provenienti da retroterra culturali diversi. In questo senso, il fenomeno della globalizzazione gioca un ruolo fondamentale, perché mai come negli ultimi decenni si è resa evidente la varietà di culture, religioni, lingue in società tradizionalmente piuttosto omogenee.
La globalizzazione è considerata come il legame sempre più stretto fra stati anche geograficamente lontani. Questo grande cambiamento, favorito dal progresso tecnologico, investe vari settori, come l'economia, la politica, la varietà culturale dove non sono più i singoli Paesi ad avere voce in capitolo nel controllo delle politiche al proprio interno, poiché essi dipendono sempre di più da organismi internazionali capaci di estendere la propria sfera d'azione non solo in zone limitrofe. Inoltre, economia e società sono strettamente legate, poiché il modello economico odierno presenta notevoli disparità: esso è basato sull'esportazione di materie prime e manodopera da parte di paesi periferici, mentre importa prodotti finiti e tecnologie dall'economia centrale. Quanto minori sono le esportazioni, tanto maggiore è la dipendenza e la povertà di quel paese; questo tipo di scambio è reso obbligatorio anche con mezzi politici6. Purtroppo in questo modo si sottraggono le risorse necessarie allo sviluppo locale, con una conseguente economia debole e priva di una vera e propria industrializzazione (Gallino 1994: 498). Attualmente infatti, sono molto rare le società che vivono in isolamento. Esse vengono interessate in ogni caso da alcune questioni come quella ambientale e anche i paesi più ricchi dipendono comunque da beni importati dall'estero (Griswold 2005). Worlsey, a sua volta, vede il mondo come un unico sistema sociale e non semplicemente “un ambiente nell'ambito del quale singole società (...) si sviluppano e cambiano” (Giddens 2000: 70-71). Giddens
6 Dal dominio coloniale del secolo scorso ai più raffinati istituti della cooperazione internazionale, grazie alla quale si concedono prestiti ai paesi del Terzo Mondo che vengono poi utilizzati per acquistare merci dai paesi sviluppati.
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invece sottolinea il fatto che questo fenomeno presenti dei lati positivi, come anche alcuni negativi:
i processi di globalizzazione hanno portato numerosi benefici nelle società industrializzate: una maggiore varietà di beni e cibi è disponibile oggi come non lo è mai stato prima. Allo stesso tempo, il fatto di essere ora tutti racchiusi in un mondo molto più vasto ha contribuito a creare alcuni dei più seri problemi con cui ci confrontiamo oggi.
(Giddens 2000: 70)
Alcuni di questi sono ad esempio la questione ecologica, l'evitare scontri militari di portata globale, combattere la povertà e la scarsità di cibo ed acqua. Purtroppo però, nonostante la creazione di enti internazionali influenti, non si è ancora riusciti a ridurre le disuguaglianze a livello di distribuzione di ricchezza e risorse, né degli effetti negativi dell'odierno modello di produzione e consumo. Grazie ai mezzi di comunicazione, anche i rapporti sociali hanno mutato forma, tanto che sempre più frequentemente instauriamo rapporti con persone che non incontriamo fisicamente, e la cui cultura spesso non corrisponde nemmeno a quella dello stato nazionale a cui appartengono (Sciolla 2002: 240-241). È ormai evidente che
l'uomo è anche produttore di cultura. Non tutte le esperienze e le conoscenze possedute dalle precedenti generazioni vengono acquisite dalle nuove generazioni; parallelamente lo sviluppo del pensiero e della coscienza, il mutamento delle condizioni di vita, le nuove acquisizioni della scienza, il progresso tecnologico, creano le condizioni per una modifica degli apparati simbolici e materiali di una società. (...) Così l'uomo crea il suo ambiente culturale collettivo in base alla combinazione di elementi appresi e di nuove regole e modelli di comportamento.
(Gallino 1994: 188)
La cultura racchiude in sé diverse tipologie di cambiamento che la sociologia prende in esame, come ad esempio la distinzione fra società e cultura, la trasmissione tramite
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interazione (di entrambe abbiamo già parlato ai paragrafi 1.2 e 1.3), la differenziazione culturale, e l'innovazione. La cultura al suo interno presenta notevoli differenze dettate dal fatto che essa non sia immobile e fissa; al contrario essa muta nel tempo e nello spazio ed è soggetta al cambiamento, sia al proprio interno (e per opera dei suoi membri), sia dall'esterno (tramite fattori di tipo economico, politico o per le interazioni fra individui) (Sciolla 2002). Secondo Rettore, questo processo di differenziazione promuove una spinta creativa dalla quale emergono nuovi elementi, nuovi oggetti culturali, nuove pratiche; per questo motivo, essa “alimenta le dimensioni della soggettività, della singolarità, dell'originalità (...) capaci di esprimere l'unicità di quella parte di sé che rende differenti dagli altri” (La Mendola 2007: 313). Allo stesso tempo, è però possibile riscontrare istanze di individui che desiderano un ritorno alla cultura “tradizionale”, in cui la comunità ristretta, gli incontri faccia a faccia, l'attaccamento al territorio dove si è stati socializzati costituiscono spesso un ritorno alla cultura locale. Questo importante processo di identificazione permette alle persone di riconoscersi in forme sociali precise e determinate e favorisce la relazione di concetti nuovi con ciò che esse conoscono già. Bauman riprende infatti questo punto, sostenendo che la globalizzazione sia un fenomeno che porti con sé una carica di incertezza e di impotenza che non permette agli individui di essere attori completamente attivi nelle decisioni. “Essa si riferisce esplicitamente alla nebbiosa e fangosa «terra di nessuno» che si estende oltre la portata del progetto e della capacità d'azione di ciascuno in particolare” (Bauman 2005: 337).
Un altro fattore del cambiamento culturale ha a che vedere con il cambiamento delle culture nel tempo. A partire dagli anni '70 ad esempio, a seguito dello sviluppo di movimenti sociali forti, ci sono nuovi valori che si diffondono fra la popolazione occidentale, tanto da trasformare l'universo culturale di allora; si promuovono temi nuovi come qualità della vita e la realizzazione personale. Questo cambiamento va contestualizzato anche in nuove dinamiche generazionali, tra generazioni nate in un periodo di relativo benessere e tranquillità e quelle precedenti che invece hanno vissuto durante la guerra. Inglehart sostiene che si tratta di un mutamento radicale che ha visto sfumare la presa dei valori materialisti dominanti in voga (successo, reddito, stabilità economica, ordine sociale) e, al suo posto, si sono fatti strada i cosiddetti valori
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postmaterialisti, basati sulla difesa della natura, la qualità della vita, la partecipazione politica e la libertà di parola (Sciolla 2002). Oggi sembra che questi valori siano sentiti in particolar modo dalle classi sociali medio-alte, in particolare da studenti, dirigenti e funzionari pubblici, liberi professionisti (Ibid.: 118-119). Infatti, anche il capitale culturale e il capitale sociale che derivano dall'appartenenza ad un gruppo possono diventare risorse, perché contribuiscono a definire la posizione sociale (lo status) degli individui (La Mendola 2007: 41).
Ogni società veicola dunque la sua cultura, che si compone degli elementi e dei prodotti che rivestono un significato speciale per i membri di quella collettività. Spesso, si è talmente modellati dalla cultura da non renderci conto che essa esiste indipendentemente da noi e che qualsiasi espressione dell'uomo non può prescindere dalla particolare matrice culturale della società di appartenenza (Gallino 1994: 186).