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Storia dell'ecologia e dell'ambientalismo

Capitolo 2 - La Green Economy

2.2 Storia dell'ecologia e dell'ambientalismo

Uno degli scopi che si prefigge l'ecologia è far capire quanto la natura e le sue risorse siano importanti per l'uomo a prescindere dalla loro utilità pratica; difenderla, valorizzarla e farsene carico.

La questione ambientale emerge a seguito del secondo dopoguerra e acquista sempre più importanza intorno agli anni '60 e '70. In questo momento infatti, nella società occidentale inizia a delinearsi in modo più definito un filone ambientale, all'interno dei vari movimenti di protesta sociale. Un nuovo nucleo di temi e una nuova consapevolezza porta

24 Possono essere considerate esternalità tutte le conseguenze non volute dell'attività produttiva, come smaltimento di rifiuti, inquinamento di aria ed acqua, costi sociali del lavoro o della disoccupazione. 25 Il dumping sociale si verifica quando una multinazionale ha alle proprie dipendenze del personale che

riceve salari molto bassi ed è sprovvisto di copertura sindacale e previdenziale. Solitamente si tratta di personale locale, addetto al prelievo e alla prima eventuale lavorazione dei materiali.

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negli Stati Uniti una vasta partecipazione dell'opinione pubblica alle manifestazioni di tipo ambientale (Inciardi e Rothman 1990: 529), dal momento che

le idee, insomma, non contano meno dei “fatti” perché forniscono loro un senso, indicano una causa, suggeriscono un rimedio. Questo intreccio tra aspetti materiali e simbolici è, come vedremo, uno dei problemi principali con cui si confronta la sociologia dell'ambiente.

(Osti e Pellizzoni 2003: 44)

Si può far risalire la questione ambientale a partire da alcuni eventi di vasta portata (e per questo coinvolgono un ampio numero di persone) e sul significato che viene loro attribuito in seguito.

Il primo fatto che segna una svolta nella percezioni collettiva della tecnologia è il lancio della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Gli anni che seguono (fino agli anni '60) sono un fermento continuo che attira l'interesse dell'opinione pubblica; con eventi di portata mondiale come l'atomica, emerge il potenziale distruttivo della scienza e ne vengono evidenziati gli effetti disastrosi soprattutto a scopi militari. Nello stesso periodo aumenta la conoscenza delle conseguenze dell'uso di Ddt e di altri pesticidi pericolosi, che accrescono la preoccupazione per inquinamento di acqua e terra. Lo smog invece suscita preoccupazioni per l'inquinamento dell'aria ma l'ambientalismo, nonostante inizi a diventare un fenomeno di massa, non ha ancora la capacità di fare pressione affinché avvengano dei cambiamenti.

Gli anni '70, caratterizzati da forte instabilità sociale e politica dell'occidente, iniziano con la crisi energetica ed il conseguente aumento del costo del petrolio: per la prima volta ci si chiede se l'apparente benessere di allora possa essere in realtà un problema e qualche voce isolata inizia a mettere in discussione la crescita e lo sviluppo. Nel 1972 si svolge a Stoccolma la prima Conferenza mondiale sull'ambiente e la sostenibilità, mentre un anno dopo l'Europa istituisce la propria politica ambientale grazie al Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep). Nello stesso anno -riuniti nel Club di Roma26- esperti, politici

26 Il Club di Roma è un'associazione non-governativa, formata da scienziati, economisti, capi di stato e alti funzionari al fine di individuare i maggiori problemi che l'umanità dovrà affrontare, valutare nuovi

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ed industriali discutono il problema della sostenibilità dello sviluppo ed emerge il fatto che per evitare un incombente disastro ambientale di proporzioni enormi sia necessario ridurre la crescita della popolazione e dell'economia dei paesi ricchi; le stesse soluzioni vengono proposte in I limiti dello sviluppo (1972), dove il gruppo di ricercatori, sostenuto dai coniugi Meadows, illustrava dodici possibili scenari che si sarebbero potuti verificare a livello economico ed ambientale; le ipotesi vennero ricavate modificando semplicemente i valori del consumo dei materiali e della crescita della popolazione. Il volume sottolineava anche che la crescita economica era più corposa nelle zone più ricche della terra: l'ecologia sociale -intesa da Bookchin come la gerarchia di razza, classe e genere- è infatti per molti studiosi una delle cause principali del degrado ambientale, poiché l’uomo nelle società più ricche produce maggiori effetti negativi sull'ambiente da cui egli dipende per svolgere le attività di tutti i giorni (Pellizzoni e Osti 2003: 49).

Durante gli anni '80, il benessere diffuso nelle società occidentali, fa in modo che ci sia la riscoperta della natura e della ricerca di una qualità di vita migliore. Grazie alla situazione positiva, le organizzazioni ambientaliste si espandono e riescono ad avvicinarsi alla politica istituzionale per muovere le prime istanze. Nel 1987, il “Rapporto Brundtland” della Wced, propone per la prima volta l'espressione “sviluppo sostenibile”, inteso come la possibilità di preservare parte di natura per le generazioni future, senza ostacolare necessariamente lo sviluppo economico di oggi. A tal fine, il documento promuove il cambiamento dei rapporti all'interno della società, l'innovazione, l'utilizzo di materiali meno inquinanti, l'aumento dell'efficienza energetica dei processi produttivi e lo spostamento dell'industria verso il settore terziario, in modo da ridistribuire le risorse fra la popolazione in modo più uniforme. L'anno seguente viene istituito l' International Panel

on Climate Change (Ipcc) con lo scopo di prendere in esame i dati scientifici, valutare

l'impatto ambientale e sociale del mutamento climatico e pensare a risposte concrete. Insieme agli sconvolgimenti dell'incidente di Chernobyl (1986), emerge la consapevolezza nei riguardi di altri problemi, come appunto il cambiamento climatico, il buco nella fascia di ozono, la riduzione della biodiversità (tema trattato nella Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo 1992), gli effetti dell'ingegneria genetica,

scenari e soluzioni pratiche che permettano all'uomo di trovare soluzioni efficaci.

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l'inquinamento elettromagnetico; tutta questa serie di fenomeni diffonde l'idea che la crisi ecologica abbia carattere globale. Tuttavia, va registrato un valore positivo nell'aumento di efficienza nella produzione industriale che però non è sufficiente a moderare le problematiche ambientali, poiché negli anni '90 aumentano consumi e produzione.

Negli anni '90 vale la pena di ricordare due importanti avvenimenti: nel 1992 si svolge a Rio de Janeiro l'Earth Summit27; nel 1997 invece 160 Stati firmano il Protocollo di Kyoto che ha come scopo la graduale riduzione delle emissioni inquinanti per i paesi più industrializzati.

Il decennio successivo vede invece la Conferenza di Johannesburg , la quale segue di dieci anni quella di Rio. Quest'occasione, fissata per trattare lo sviluppo sostenibile, in realtà si rivela poco produttiva in quanto non riesce a mettere d'accordo gli stati sugli impegni concreti da mettere in atto, soprattutto sulle eventuali restrizioni alla propria politica industriale o commerciale.