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Da New York a Parigi (1952-1963)

II. DEVEREUX DIVENTA DEVEREU

5. TRA NOMADISMO DIDATTICO E PSICOANALIS

5.3. Da New York a Parigi (1952-1963)

È del 17 novembre del 1952 il diploma del Topeka Institute for Psychoanalysis, attraverso cui Devereux diventa membro associato della Topeka Psychoanalytic Society. 371 Questa nomina gli consentirà di affiliarsi nel 1954 alla Philadelphia Association for Psychoanalysis372 e nel 1964 alla Société Psychanalytique de Paris. Non sarà mai accettato, però, come membro dall’American Psychoanalytical Association, in quanto non medico.373 Nonostante questo, Devereux non smetterà mai di praticare la psicoanalisi con i pazienti degli istituti e delle cliniche universitarie in cui insegnerà nel decennio successivo, sempre però con quella enigmatica clausola presente nel suo diploma che gli permetteva di farlo solo a “fini di ricerca”.

Dal 1953 al 1956 Devereux lavorò come “Director of Research” alla Devereux School for Disturbed Children,un istituto medico-pedagogico privato per bambini e adolescenti con disabilità mentali, nato nel 1922 a Devon, in Pennsylvania, la cui identità del nome è una coincidenza. 374 Suoi compiti erano supervisionare i progetti

369 Si vedano le introduzioni di Michael Balint (1969) e di Judith Dupont a S. Ferenczi, Journal Clinique, Paris, Payot, 1985.

370 Si rimanda al sotto-paragrafo del presente lavoro La portata epistemologica del controtransfert. Da Freud nonostante Freud (in 7.1).

371 Conservato nel faldone dei diplomi e certificati del Fondo Devereux dell’IMEC [DEV 1.8].

372 IMEC, Fondo Devereux [DEV 7.7]. Una volta trasferitosi in Pennsylvania per lavorare alla Devereux School for Disturbed Children di Devon.

373 Si veda a riguardo la corrispondenza con la SPP conservata nel Fondo Devereux tra la corrispondenza scientifica [DEV 31].

374 La Devereux School fu fondata infatti nel 1922 dalla maestra Helena Devereux (l’identità del nome è una coincidenza), pioniera nel campo dell’“educazione speciale” statunitense. Nello specifico

di ricerca e le pubblicazioni dello staff dell’istituto, fornire consulenze in ambito clinico e antropologico nonché compiere “ricerche in psicoanalisi”.375 Frutto di quell’esperienza è il libro Therapeutic Education. Its Theoretical Bases and Practice (1956), nato dalla richiesta della fondatrice e direttrice dell’istituto, Helena Devereux, di compiere un’indagine su un gruppo di bambini che sembravano non ricevere profitto dai programmi terapeutici e pedagogici della scuola.376 In questo testo Devereux propone una nuova teoria sulla nascita del Super-Io – che considera il “residuo” di tutte le regole, i comandi, i divieti introiettati dal bambino senza essere stati prima compresi e personalmente rielaborati – marcandone la differenza concettuale dall’Ideale del Io, poco affrontata da Freud.377 Nel suo libro del 1956 Devereux espone inoltre la sua teoria del “contro-Edipo”, annunciata tre anni prima nell’articolo che inaugura la sua incursione nella mitologia del mondo classico, “Why Oedipus Killed Laius: A Note on the Complementary Oedipus Complex”.378 Per Devereux, Freud, per scotomizzazioni culturali, abbandonò troppo presto la sua “teoria della seduzione”, non cogliendo la presenza di un “complesso di Laio e di Giocasta” antecedente al complesso edipico, che non sarebbe dunque “innato” bensì una reazione al complesso parentale. Lì per Devereux vanno individuate le sue “origini” e la ragione della sua universalità senza bisogno di ricorrere alle “spiegazioni paleobiologiche” in cui Freud sarebbe scivolato “in uno dei suoi rari momenti discutibili”.379

Devereux vi lavorò dal 24 dicembre 1953 al 20 gennaio 1956 come dimostrano i faldoni del Fondo Devereux relati alle nomine e dimissioni [DEV 7.17].

375 Ibidem.

376 Si veda la prefazione di Devereux a Therapeutic Education: its Theoretical Bases and Practice, New York, Harper & Brothers, 1956, pp. XV-XXVIII.

377 Si rimanda al sotto-paragrafo del presente lavoro La rinuncia all’identità: l’etnopsicoanalisi alla prova (in 6.2.), dove questo argomento sarà preso in considerazione in modo più approfondito.

378 Pubblicato nel 1953 su The International Journal of Psychoanalysis, vol. XXXIV, parte 2, pp. 132- 141.

379 G. Devereux, Saggi di etnopsichiatria generale, cit., p. 146. Anche Devereux si riferisce a Totem e Tabù e al tentativo freudiano di suffragare l’universalità dell’Edipo ricorrendo al concetto di “fantasia primaria”. Per Freud la traccia mnestica del parricidio originario si trasmetterebbe filogeneticamente come “schema inconscio” che trascende l’individuo divenendo una “struttura a priori” universale della realtà psichica. Cfr. J. Laplanche, JB. Pontalis, Vocabulaire de la psychanalyse, Paris, Presses Universitaires de France, 1967. Così Devereux avrebbe, infatti, dichiarato: “credo nell’universalità del complesso di Edipo non perché sia biologicamente determinato nel bambino ma perché il complesso di Laio o di Giocasta è determinato biologicamente nell’adulto, ovvero indotto dall’adulto in ogni bambino già nato e nascituro, finché mondo sarà”. G. Devereux, Saggi di etnopsichiatria generale, cit., p. 146.

Devereux lasciò l’istituto di Devon nel 1956 per insegnare alla Temple University School of Medicine di Philadelphia,380 decidendo contemporaneamente di trasferirsi a New York.381 Lì avrebbe collaborato, l’anno successivo, con Margaret Mead a un progetto sui rifugiati ungheresi sponsorizzato dal Cornell Medical Hospital382 nonché insegnato alla State University nel 1960 e alla New York Society of Freudian Psychologists, dal 1961 al 1963, incaricato di occuparsi dei seminari sulla tecnica psicoanalitica.383

Alla Temple University fu affidato a Devereux l’insegnamento di Etnopsychiatry rivolto ai futuri psichiatri – parrebbe il primo a livello internazionale –, che avrebbe tenuto fino al 1963, anno del definitivo ritorno a Parigi.384 Paradossalmente, era stato offerto a Devereux, non medico, una cattedra in una Facoltà di Medicina, mentre nello storico Dipartimento di Antropologia della Columbia University di New York, Devereux era riuscito a ritagliarsi, dal 1959, solo uno spazio marginale come docente di “Psicoanalisi e antropologia” nell’ambito dei seminari estivi di questa università. Il 1959 è anche l’anno in cui gli fu concesso, dopo avere ottenuto un diploma di psicologo, di aprire uno studio privato di “psicoterapia” a New York.385 All’amico La Barre confidò di averlo aperto essenzialmente per ragioni economiche: una

380 Nel 1956 fu assunto in questa università come professore del corso Psychiatry and Comprehensive Medicine. Il 20 novembre 1957 fu nominato “Associate Professor of Ethnopsychiatry” e nel febbraio 1959 “Full Professor”. Si vedano i curricula [DEV 1.9] e il faldone delle nomine e dimissioni del Fondo Devereux dell’IMEC [DEV 7.17].

381 Come dimostra un’autocertificazione delle residenze di Devereux dal 1908 al 1963 conservata tra i materiali biografici del Fondo Devereux [DEV 1.4].

382 Frutto di quell’esperienza è l’articolo già preso in considerazione precedentemente “Two Types of Modal Personality Models”, in B. Kaplan (a cura di), Studying Personality Cross-Culturally, New York, Harper & Row, pp. 227-242; ripubblicato, tradotto in francese, in Ethnopsychanalyse complémentariste (1972), cit.

383 Si vedano i curricula conservati tra il materiale biografico del Fondo Devereux [DEV 1.9]. Alla New York Society of Freudian Psychologists Devereux tenne i seminari Theory of Instincts, Psychoanalytic Theory of Technique, Introduction to the Theory of Psychoanalytic Techinque [DEV 7.13].

384 Questa informazione è tratta dai curricula di Devereux [DEV 1.9], grazie ai quali sappiamo che alla Temple University tenne dei corsi di etnologia e sociologia delle malattie e della terapia (per gli studenti secondo anno), dimostrazioni cliniche “sull’arte di fare diagnosi psichiatrica” durante gli esami medici (per gli studenti del quarto anno) e, molto importante, il primo corso di etnopsichiatria rivolto a specializzandi in psichiatria. La censura d’archivio non mi ha permesso di consultare il dossier del Fondo Devereux relativo al periodo trascorso alla Temple University [DEV 7.8] poiché contiene informazioni sui pazienti protette dalla legge sulla privacy.

385 Cfr. il “Certificate as Psychologist in the State of New York”, datato 9 giugno 1959 [DEV 1.25] e l’autorizzazione a praticare la psicologia nel “New York State Education Department” [DEV 7.11]. Grazie a questo diploma Devereux diventerà membro del New York State Psychological Association e nel 1960 si affilierà all’American Psychological Association di Washington (APA) e alla New York Society of Clinical Psychology [DEV 7.3]. Per ottenere il diploma Devereux seguì nel 1958-59 una serie di corsi alla New School for Social Research, richiesti come prerequisito per la “New York State Psychological Licence”, come dimostra il faldone del Fondo Devereux dell’IMEC relativo ai certificati e diplomi [DEV 1.8].

dichiarazione apparentemente irrilevante, ma che fa capire tra le righe quanto poco Devereux desiderasse in realtà portare avanti un vero e proprio esercizio della professione, come del resto aveva dichiarato a Menninger già nel 1946. Ciò non toglie che soffrì profondamente il fatto di non essere mai stato considerato negli Stati Uniti un analista a pieno titolo.

“Non ero niente da nessuna parte” – avrebbe confidato ai suoi studenti nel 1982 – “mi rannicchiavo negli angolini”.386 Poco considerato dagli antropologi e dagli

psicoanalisti, Devereux avrebbe descritto quel decennio (dal 1952 al 1963) come “anni bui” e, nonostante le numerose pubblicazioni, poco fruttuosi scientificamente. Aveva però trovato “un sostituto stimolante al lavoro sul campo” nell’incontro “con un nuovo gruppo etnico”.387 Dopo la lettura di The Greeks and the Irrational di Eric Dodds (1951), rivolse infatti i suoi interessi scientifici alla psicopatologia del mondo classico. Sulla base di quella convinzione dell’unità psichica dell’umanità – in fondo “l’homme est toujours le même” 388 – avrebbe applicato il suo metodo

etnopsicoanalitico allo studio dei testi classici, guadagnandosi la stima del celebre ellenista, con il quale iniziò una corrispondenza nel 1952, in occasione della stesura degli articoli sulla sua teoria del “contro-Edipo”, che per Devereux trovava conferma nell’analisi mitologica.389 Fu proprio Dodds a spingerlo a coltivare in modo sistematico quella passione attraverso lo studio del greco antico.390 Questa volta lo ‘studio matto e disperatissimo’ avrebbe portato Devereux alla fama mondiale e a Oxford, dove, su invito dell’ellenista, avrebbe insegnato nel 1972 per un anno al prestigioso All Souls College. Paradossalmente oggi, al di fuori degli specialisti dell’etnopsichiatria, Devereux è più conosciuto come ellenista.391

386 Dall’intervista del 1982 più volte citata conservata nei suoi archivi [DEV 164].

387 Scrive nell’articolo autobiografico “The Works of Georges Devereux” (1978), cit., p. 366.

388 Così risponde Devereux nell’intervista del 1982 a E. Burgos che gli domanda perché abbia iniziato a interessarsi alla Grecia antica [DEV 164].

389 L’articolo sopra citato del 1953 “Why Oedipus Killed Laius: A Note on the Complementary Oedipus Complex in Greek Drama” e “A Counteroedipal Episode in Homer’s Iliad”, Bulletin of the Philadelphia Association for Psychoanalysis, vol. IV, n. 4, 1955, pp. 90-97. Riguardo all’applicazione dell’etnopsicoanalisi alla storia si veda l’articolo di Devereux “La psychanalyse et l’Histoire: Une application à l’histoire de Sparte”, Annales : Économies, Sociétés, Civilisations, vol. XX, n. 1, 1965, pp. 18-44 e l’articolo di A. Besançon, “Vers une histoire psychanalytique”, Annales: Economies, Sociétés, Civilisation, 24e année, n. 4, 1969, pp. 1011-1033.

390 Come emerge dalla corrispondenza con l’ellenista (1952-1969), conservata nel Fondo Devereux dell’IMEC tra la corrispondenza scientifica [DEV 15].

391 Una volta tornato in Francia, Devereux avrebbe infatti dedicato la maggior parte dei suoi scritti originali alla Grecia antica. Si veda la bibliografia degli scritti di G. Devereux allegata a conclusione del presente lavoro.

Del periodo trascorso a New York numerose sono le lettere in cui lamenta agli amici la mancanza di tempo per scrivere e continuare i suoi studi, poiché troppo impegnato con i pazienti e “incastrato” in un sistema universitario estremamente burocratizzato che poco spazio lasciava alla ricerca e a un autentico insegnamento.392 Fu questa situazione e la profonda insoddisfazione legata al mancato riconoscimento del suo lavoro scientifico da parte del mondo antropologico e psicoanalitico statunitense a spingere Devereux a trasferirsi in Europa.

I due viaggi estivi a Parigi, avvenuti nel 1961 e nel 1962, e il convegno internazionale di Royaumont di quell’anno – dove incontrava per la prima volta di persona Dodds – furono l’occasione per rivedere vecchi amici, come Lévi-Strauss, per conoscerne dei nuovi, come Roger Bastide, nonché per creare quella ‘rete’ grazie alla quale sarebbe stata istituita, appositamente per lui, la cattedra di etnopsichiatria all’École Pratique des Hautes Études. Era la prima in Europa.393

Ne aveva concordato il titolo con i colleghi Lévi-Strauss, Fernand Braudel e Clemens Heller. Rimasto piacevolmente sorpreso da questa libertà, nelle lettere dei primi anni ’60, spiegava loro che le università americane avevano un modo molto diverso di assegnare gli insegnamenti: il titolo del suo corso alla Temple University era stato “deciso esclusivamente dalla Amministrazione”, così come i contenuti.394 Ma non era forse professore di etnopsichiatria in quell’università? Lo aveva accettato ‘istituzionalmente’?395

Ai colleghi francesi Devereux confidava che il suo primo desiderio era chiamare il seminario parigino Psychanalyse et ethnologie, ma era in realtà disposto a fare

392 Così Devereux scrive a Clemens Heller in una lettera del 4 luglio 1962 (conservata nel Dossier di carriera, custodito negli archivi dell’EHESS): “I only wanted to sit in a quiet corner and do my work; having spent 7 years as Director of Research of a hospital, I had had my fill of administration work and wanted no part of it”. E a Lévi-Strauss, ringraziandolo per averlo accolto in Francia, scriverà: “sans vous […] je ne serais pas à Paris, je ne serais pas ce que j’ai toujours voulu être: un enseignant. Je serais encore à New York, obligé de consacrer 8 heures par jours à mes patients au lieu de les consacrer à mes recherches” ; lettera dell’8 ottobre 1972 conservata nel Fondo Devereux dell’IMEC tra la corrispondenza scientifica [DEV 24].

393 Dalla corrispondenza con Heller conservata nel dossier di carriera di Devereux custodito negli archivi dell’EHESS e dalla corrispondenza con Lévi-Strauss conservata nel Fondo Devereux dell’IMEC.

394 Si vedano le lettere di Braudel a Devereux del 26 giugno 1963, di Devereux a Braudel del 15 luglio 1963 e a Heller del 3 luglio 1963, custodite negli archivi dell’EHESS.

395 Come detto precedentemente la censura di archivio non mi ha permesso di ottenere maggiori informazioni a riguardo. È però interessante notare che, una volta tornato a Parigi, Devereux avrebbe scritto all’amico Boyer che prima di allora non aveva mai avuto un “full time academic appointment di un tipo che [gli] permettesse di fare ricerca e insegnare nello stesso ambito”; lettera del 5 dicembre 1964 custodita nel Fondo Devereux dell’IMEC tra la corrispondenza scientifica [DEV 12].

qualsiasi cosa; l’importante era potere ritornare in Francia.396Lévi-Strauss proponeva

invece Psychopathologie ethnique o Principes de psychopathologie appliquée à

l’étude de sociétés exotiques397 e si optò infine, anche in questo caso, per Introduction

à l’ethnopsychiatrie.398 Devereux accettava la denominazione, ma di fatto avrebbe

riempito le sue lezioni – tenute dal 1963 al 1981 – di contenuti ‘eccentrici’ rispetto al nome del seminario, o perlomeno rispetto al senso che stava acquistando l’etnopsichiatria, cioè di “psichiatria degli altri”. Si dava il via alla costruzione del ‘mito’ del Devereux “padre” dell’etnopsichiatria, ma in realtà nei contenuti era già l’epistemologo della scienze umane o quantomeno lo stava diventando.

396 Nella lettera di Devereux a Heller del 3 luglio 1963 [archivi EHESS]. Devereux temeva che un corso di Psychanalyse et ethnologie potesse interferire con quello tenuto da Bastide alla Sorbona. Se così fosse stato avrebbe potuto tenerne uno più generale sull’etnopsichiatria, ma altre possibilità potevano essere un corso affine ai suoi recenti interessi: “Les états anormaux dans la mythologie grecque”, uno più prettamente “clinico” sulla diagnosi, il trattamento, la terapia di malattie non occidentali e su “les cadres sociaux et culturelles de la psychiatrie transculturelle”.

397 Scrive Heller a Devereux il 12 luglio 1963 [archivi EHESS].