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TRADURRE IL LINGUAGGIO METAFORICO

2.2 Dalla retorica classica alla retorica moderna

Come dichiara Gérard Genette nella sua celeberrima opera Figure

III178, il Medioevo segna il progressivo crollo dell‟equilibrio tra i tre generi classici: deliberativo, giudiziario ed epidittico179.

178 Cfr. G. G

ENETTE, Figure III, Paris, Seuil, 1972, pp. 22-23.

179Cfr. A

RISTOTELE, Retorica, I, 3, 1358b: «È necessario che l'ascoltatore sia o

spettatore o giudice e che il giudice decida o sul passato o sul futuro. V'è chi decide sul futuro, come il membro dell'assemblea; quello che decide sul passato, come il giudice; quello che decide sul talento dell'oratore, cioè lo spettatore; cosicché necessariamente vi saranno tre generi della retorica: il deliberativo, il giudiziario, l'epidittico» cit. in P.POLIDORO, Metafora: retorica,

semiotica e scienze cognitive: «esistono tre generi principali di discorso

retorico […], che si distinguono in base alla natura del destinatario. […] Ognuno di questi discorsi avrà un fine differente: il discorso deliberativo deve infatti decidere ciò che è utile o nocivo alla comunità, il discorso giudiziario ciò che è giusto o ingiusto, quello epidittico ciò che è bello o brutto», <http://digilander.libero.it/pieropolidoro/metafora>.

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Con la fine delle istituzioni repubblicane e la scomparsa del genere deliberativo, la retorica, dapprima considerata il massimo strumento di eloquenza nelle principali occasioni legate alla vita civica, viene a poco a poco relegata allo studio dell‟“elocutio”, cioè degli ornamenti del discorso.

Durante il classicismo, soprattutto in Francia, il ruolo della retorica non cambia, anzi essa diventa l‟emblema dell‟espressione poetica, che si distingue per l‟abbondanza di abbellimenti stilistici e ricercatezze espressive.

Per poter parlare dell‟effettivo passaggio da retorica classica a retorica moderna, però, bisogna attendere gli inizi del XVIII secolo, quando iniziano a snodarsi avvenimenti importanti dal punto di vista linguistico e letterario, considerati oggi come le tappe fondamentali di questo movimento di trasformazione.

Prima tra tutte, la pubblicazione, nel 1730, del trattato intitolato Des Tropes di Dumarsais, celebre linguista e studioso, nonché autore della rinomata Encyclopédie.

Il punto di vista da egli adottato non è certamente quello di un esperto di retorica. Tuttavia questo testo risulta di grande interesse e valore poiché inizia a mettere al centro degli studi di retorica il concetto di «figures de sens, “par lesquelles on fait prendre à un mot une signification qui n‟est pas précisément la signification propre de ce mot”»180. Dumarsais ha dunque il merito di aver introdotto l‟opposizione già citata in precedenza tra significato proprio e significato figurato, rendendo così la retorica

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«une pensée de la figuration, tourniquet du figuré défini comme l‟autre du propre et du propre défini comme l‟autre du figuré»181.

All‟evoluzione della retorica classica ha contribuito notevolmente, circa un secolo dopo, Pierre Fontanier, con il suo

Traité général des figures du discours del 1821, grazie al quale il

teorico può essere considerato il fondatore della retorica moderna, «ou plutôt de l‟idée moderne de rhétorique»182.

In quest‟opera l‟autore, rifacendosi al trattato di Dumarsais, stabilisce una sorta di gerarchia dei tropi, individuando nella coppia metonimia/sineddoche e nella metafora le tre figure cardinali183, «chiens de faïence irremplaçables de notre rhétorique moderne»184.

L‟invenzione della neo-retorica sta proprio nel considerare l‟opposizione tra significato letterale e significato figurato come l‟elemento cardine del tropo, figura che «conformément à l‟étymologie de son nom, a quelque chose de “retors”: il détourne

181 Ibidem. 182 Ivi, p. 24.

183 Cfr. Ivi, p. 25: «Dumarsais esquisse un nouveau rapprochement, celui de la

synecdoque et de la métonymie, réunies en tant que fondées toutes deux sur une relation, ou liaison […], qui n‟est ni le rapport de ressemblance de la métaphore, ni le rapport de contraste de l‟ironie: c‟était implicitement “subordonner” la totalité des tropes aux trois grandes principes associatifs de similitude, de contiguïté et d‟opposition. Fontanier, lui, restitue toute sa fonction hiérarchique à la distinction métonymie/synecdoque, mais en revanche il exclue l‟ironie comme figure “d‟expression” […], et surtout il ne se contente pas de “rapporter” tous les tropes aux trois genres fondamentaux qu‟il laisse subsister: il ne reconnaît plu que ces trois-là, tout le reste est confusion, […]. Les seuls tropes dignes de ce nom sont donc (dans l‟ordre) la métonymie, la synecdoque et la métaphore.».

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du droit chemin l‟énoncé qu‟il investit, imposant à l‟émetteur comme au récepteur un surplus de travail cognitif»185.

La Grande Encyclopédie, infatti, definisce i tropi come «les différents modifications que subissent les mots dans leur signification propre et primitive»186 e continua sostenendo che «Les tropes n‟affectent qu‟un seul mot; mais la modification du sens ne se fait pas sentir dans le mot isolé; elle n‟est perçue que dans la suite du discours, grâce aux relations logiques que l‟esprit établi entre le mot figuré et le mot propre auquel il se substitue»187.

Anche Fontanier, nel suo Traité général des figures du

discours, identifica come tropi «les figures de signification portant

sur un seul mot»188 ma va oltre, ripartendoli in tre generi principali, a seconda del rapporto che intercorre tra il significato letterale del termine sul quale il tropo è costruito e il significato figurativo che gli viene simultaneamente assegnato e che deve essere decifrato: un rapporto di corrispondenza nella metonimia, di correlazione nella sineddoche e, infine, di somiglianza nella metafora.

La metonimia, termine che in greco significa appunto «cambiamento di nome»189, consiste nel definire un oggetto

185 C. K

ERBRAT-ORECCHIONI, Rhétorique et pragmatique: les figures

revisitées, in Les figures de rhétorique et leur actualité en linguistique,

«Langue française», vol. 101, n° 1, Paris, Larousse, 1994, p. 59.

186 Cfr. La Grande Enciclopedie, cit. in R. M

OMPELAT, La problématique

sémantique et cognitive de la métaphore: littéralité, traduction, catégorisations, étude cognitive polymorphe (linguistico-computationnelle, logique mathématique, philosophique, cybernétique et biologique) de métaphores de la terminologie informatique UNIX, Thèse doctorat, Sciences

cognitives, Paris, EHESS, 2001, p. 5.

187 Ibidem. 188 Ivi, p. 4.

189 Le Nouveau Petit Robert, dictionnaire alphabétique et analogique de la langue française, op. cit.: «MÉTONYMIE […] gr. metônumia «changement

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attraverso il nome di un altro oggetto, legato al primo da una corrispondenza privilegiata e necessaria, come la causa per l‟effetto, l‟effetto per la causa, il contenitore per il contenuto o l‟autore per l‟opera. Alcune espressioni metonimiche sono ormai talmente comuni e quotidiane nel nostro linguaggio da non percepirne più l‟aspetto figurato: quando si parla di “un Picasso”, infatti, ci si riferisce chiaramente ad un dipinto e non al suo celebre autore.

Molto vicina alla metonimia, al punto da essere spesso assimilata ad essa190, è la sineddoche, tropo che, come avvalora l‟etimologia del termine191, consiste nel designare un oggetto con il nome di un altro oggetto con il quale esso forma un insieme inscindibile, «l‟existence de l‟un se trouvant comprise dans exprime un concept au moyen d‟un terme désignant un autre concept qui lui est uni par une relation nécessaire (la cause pour l‟effet, le contenant pour le contenu, le signe pour la chose signifiée). Ex. boire un verre (le contenu), ameuter la ville (les habitants)».

190 Cfr. G. G

ENETTE, Figure III, op. cit., p. 27: «[…] pourra-t-on lire, ad

libitum, dans la figure par l‟attribut (soit “couronne” pour monarque) une

métonymie ou une synecdoque, selon que l‟on considère, par exemple, la couronne comme simplement liée au monarque, ou comme faisant partie de lui, en vertu de l‟axiome implicite: pas de monarque sans couronne. On voit alors qu‟à la limite toute métonymie est convertible en synecdoque par appel à l‟ensemble supérieur, et toute synecdoque en métonymie par recours aux relations entre parties constituantes» e Cfr. R. MOMPELAT, La problématique

sémantique et cognitive de la métaphore: littéralité, traduction, catégorisations, étude cognitive polymorphe (linguistico-computationnelle, logique mathématique, philosophique, cybernétique et biologique) de métaphores de la terminologie informatique UNIX, op. cit., p. 6 : «La

distinction entre les deux figures est souvent ténue, appréciée selon le degré de liaison ou l‟inclusion des termes du trope, et on conçoit que des linguistes aient unifié ces deux catégories, d‟autant plus qu‟elles reposent sur l‟extension plus ou moins grande d‟une appartenance dans le signifié».

191 Le Nouveau Petit Robert, dictionnaire alphabétique et analogique de la langue française, op. cit.: «SYNECDOQUE […] lat. synecdoche ; gr. sunekdokhê « comprénsion simultanée » ◊ DIDACT. Figure de rhétorique qui

consiste à prendre le plus pour le moins, la matière pour l‟objet, l‟espèce pour le genre, la partie pour le tout, le singulier pour le pluriel ou inversement (ex. les mortels pour les hommes ; un fer pour une épée, une voile pour un navire».

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l‟existence de l‟autre»192. Esempi di sineddoche sono “ferro” per “spada” o “soglia” per “casa”.

E, infine, Fontanier parla della metafora, che consiste nel legare due termini che hanno un certo rapporto di analogia tra loro, e che appare quindi come il tropo che lascia più spazio all‟immaginazione e all‟invenzione.

Dunque, sostenendo l‟esistenza di tre categorie di tropi basati su uno spostamento di significato, Fontanier segna manifestamente un distacco dalla retorica classica, il cui esponente di spicco era proprio Aristotele. Infatti, il linguista francese, pur riprendendo il concetto di «transfert de sens»193 utilizzato da Aristotele per definire la metafora194, se ne allontana e sottolinea l‟esistenza di altri tropi basati su un simile passaggio, e cioè la metonimia e la sineddoche.

In altre parole, se per Fontanier è vero che dietro ogni metafora c‟è un trasferimento di significato, non si può dire, viceversa, che dietro ogni trasferimento di significato ci sia una metafora.

192 R. M

OMPELAT, La problématique sémantique et cognitive de la métaphore:

littéralité, traduction, catégorisations, étude cognitive polymorphe (linguistico- computationnelle, logique mathématique, philosophique, cybernétique et biologique) de métaphores de la terminologie informatique UNIX, op. cit., p. 6. 193 F. C

ALARGE, La métaphore entre Ricœur et Derrida, op. cit.

194 A-C. H

AGSTRÖM,Un miroir aux alouettes ?: stratégies pour la traduction

des métaphores, op. cit., p. 18: «Dans son traité des Figures du Discours,

Pierre Fontanier, comme tant d‟autres, part de la définition d‟Aristote pour sa définition de la métaphore: MÉTAPHORE, en grec […], transposition, translation; de […], transporter, dérivé de […], porter, et de […] au delà. En effet, par la Métaphore on transporte, pour ainsi dire, un mot d‟une idée à la quelle il est affecté, à une autre idée dont il est propre à faire ressortir la

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