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TRADURRE IL LINGUAGGIO METAFORICO

3. La metafora di interazione: che mette in relazione idee associate a due campi semantici diversi.

2.6 Teorie di traduzione della metafora

Nel suo De Institutione Oratoria, Quintiliano definisce con queste parole il criterio che sta alla base della metafora: «Transfertur ergo

nomen aut verbum ex eo loco in quo proprium est in eum in quo aut proprium deest aut traslatum proprio melius est»323 e cioè il passaggio di un nome da un luogo in cui è usato nel suo senso proprio ad un altro in cui, grazie alla metafora, viene espresso in modo migliore. È impossibile non notare che il termine latino che

322 M. B

ALLARD, préface à M. QUITOT, J. SEVILLA MUÑOZ, Traductologie,

proverbes et figements, op. cit., p. 9. 323 Q

UINTILIANO, De Institutione oratoria, VIII, 6, 5, cit. in R-J. POUPART,

Opérations rhétoriques et procédés de traduction, in A.A.V.V., Colloque de traductologie, XXe anniversaire de l'Ecole d'interprètes internationaux de

l'Université de Mons, organisé à l'Université de l'Etat à Mons, les 24 et 25 mars 1983, Mons, Université de l'Etat, 1983., p. 155.

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indica la metafora è translatio, lo stesso che sarà in seguito utilizzato anche per parlare della traduzione. Questa sinonimia fa riflettere sulla natura della metafora la quale, comportando il

transfert di qualcosa da un luogo ad un altro, diventa essa stessa

immagine della traduzione. Il processo di “traduzione” che sta alla base della metafora, effettuandosi all‟interno della stessa lingua, si presenta dunque come un esempio di traduzione endolinguistica, per riprendere la celebre terminologia di Roman Jakobson324. «Métaphoriser c‟est donc traduire»325.

A questo punto, dopo aver assimilato la metafora ad una forma del tradurre, viene naturale chiedersi cosa accade quando è essa stessa a dover subire un processo di traduzione, questa volta, però, di tipo interlinguistico, cioè da una lingua ad un‟altra.

Sembrerebbe scontato pensare che la traduzione della metafora faccia riferimento alla teoria traduttologica finora presa in considerazione, essendo essa «only a special case or significant aspect of it»326. Tuttavia non è così semplice. Quando si parla di metafora in ambito traduttivo, infatti, il quadro si complica notevolmente poiché si è chiamati ad affrontare due questioni distinte: «the problems with metaphors and the problems with

324 Cfr. R-J. P

OUPART, Opérations rhétoriques et procédés de traduction, in

A.A.V.V., Colloque de traductologie, op. cit. p. 155: «La métaphore, à l‟instar d‟autres figures de rhétoriques, apparaît comme une manœuvre interne de traduction “intralinguale”, pour reprendre la formule de Roman Jakobson».

325 K. G

OTO, Traduire les métaphores Ŕ le cas de traduction de Haruki

Murakami, Colloque international “Traduire la diversité (domaine littéraire,

juridique et des sciences de la vie)”, Université de Liège, 6-8 mai 2010, p.1, <http://www.l3.ulg.ac.be/colloquetraduction2010>.

326 R. V

AN DEN BROECK, The Limits of Translatability Exemplified by

Metaphor Translation, in Translation Theory and Intercultural Relations,

«Poetics Today», Vol. 2, n° 4, (Summer-Autumn, 1981), Durham, Duke University Press, p. 84.

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translation»327. Prima di tutto si deve individuare, interpretare e comprendere il fenomeno metaforico all‟interno del testo originale, quindi nella lingua di partenza e, successivamente, si deve trovare un‟immagine corrispondente a livello sia semantico che formale nella lingua di arrivo, sempre ammesso che essa esista.

Abbiamo visto che la metafora serve all‟uomo per sviluppare e ampliare le sue possibilità linguistico-espressive, in quanto permette di raccontare in termini figurati ciò che è impossibile descrivere in termini letterali. Tutti i problemi che si possono riscontrare quando si traduce questa figura retorica sono legati quindi all‟interpretazione delle associazioni simboliche che essa sottende, le quali dipendono intimamente dal contesto culturale in cui viene usata.

A questo proposito citiamo il fondamentale apporto fornito alle teorie traduttologiche dalle due interpreti di conferenza Danica Seleskovitch e Marianne Lederer, le quali, negli anni „80, elaborano la loro teoria interpretativa della traduzione328. Secondo le autrici, la differenza tra le due culture coinvolte nel processo di traduzione influenza notevolmente il modo di tradurre, che non può ridursi alla mera ricerca di corrispondenze lessicali, poiché il testo tradotto che ne risulterebbe «ne peut être qu‟un collage et ne peut avoir de cohésion interne, ni au niveau émotionnel ni au niveau notionnel»329. Il concetto chiave di questa teoria è che la traduzione

327 K. M

ASON, Metaphor and Translation, in «Babel», Vol. XXVIII, n° 3,

1982, Amsterdam, John Benjamin Publishing company, 1955, p. 140.

328 Cfr. D.S

ELESKOVITCH,M.LEDERER, Interpréter pour traduire, Paris, Didier

érudition, 1984 e M. LEDERER, La traduction aujourd‟hui: le modèle

interprétatif, Paris, Hachette Collection, 1994. 329 J. H

ENRY, La traduction des jeux de mots, Paris, Presses Sorbonne

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deve rendere il senso330 del testo originale (per tale ragione si parla parimenti di «Théorie du sens»331), il quale si può cogliere unicamente tenendo in considerazione non solo gli elementi linguistici e sintattici del testo, definiti «significations»332, ma soprattutto quelli che Lederer e Seleskovitch chiamano «compléments cognitifs»333: il traduttore deve avere una certa conoscenza del contesto in cui si svolge la situazione comunicativa e un vasto bagaglio culturale necessario ad afferrare sia il senso esplicito del testo ma anche quello implicito, fatto di presupposizioni e allusioni, che l‟autore originale vuole trasmettere.

Questo modello interpretativo è strettamente legato alla metafora, in quanto il concetto di interpretazione del senso è proprio alla base della traduzione metaforica. Le fasi in cui Lederer e Seleskovitch dividono l‟operazione traduttiva possono infatti essere adattate anche alla traduzione metaforica334:

330 M.L

EDERER, La traduction aujourd‟hui: le modèle interprétatif, op. cit., p.

35: «Le sens est ce que veut dire un auteur, ce qu‟il veut faire comprendre à travers ce qu‟il dit».

331 J.H

ENRY, La traduction des jeux de mots, op. cit., p. 66.

332 Ibidem.

333 Ivi, p. 67 e Cfr. M. L

EDERER, La traduction aujourd‟hui: le modèle

interprétatif, op. cit., p. 35: «Pour que le sens que comprend le traducteur

rejoigne le vouloir dire de l‟auteur, il faut qu‟il ait la volonté de le comprendre et qu‟il possède des connaissances adéquates. Elles ne seront pas intégralement celles de l‟auteur Ŕ aucune connaissance, aucune expérience n‟est strictement identique chez deux individus Ŕ, mais elles doivent être suffisamment partagées pour que les éléments cognitifs qui s‟ajoutent chez le traducteur à l‟explicite du texte soient pertinents et pour que le sens n‟ait rien d‟hypothétique».

334 Cfr. J. H

ENRY, La traduction des jeux de mots, op. cit., p. 66 e R.

MOMPELAT, La problématique sémantique et cognitive de la métaphore:

littéralité, traduction, catégorisations, étude cognitive polymorphe (linguistico- computationnelle, logique mathématique, philosophique, cybernétique et biologique) de métaphores de la terminologie informatique UNIX, op. cit., pp.

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1. Compréhension: in questa prima fase il traduttore