Capitolo Quarto
4. Spettacoli di corte nell'iconografia dei manoscritti di epoca romanica e gotica
4.2 La danza dei giullar
In questa varietà di forme di spettacolo non si è ancora presa in considerazione una costante che appare in quasi tutte le esibizioni: la danza. Sebbene questa non sia un fenomeno solo cortese, ne esistono di vari tipi, estremamente distinguibili tra loro, e si è deciso di parlarne proprio in questo momento in modo che fosse possibile identificare quali tipi di danza venisse praticata a corte e quale facesse parte di una cultura popolare. In realtà, nel Medioevo tutti ballavano e ogni occasione era buona per scatenarsi a ritmo di musica in qualsiasi luogo, tanto che la danza interessò, prima di tutto, le cerimonie religiose.272 Non mi soffermerò molto sull'argomento, ma
272 Per brevi approfondimenti sulla danza in ambito sacro si veda: Testa A., Storia della danza e del
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è giusto spendere due parole sulle testimonianze iconografiche che mostrano con evidenza un fenomeno molto frequente, che ha interessato tutta la società medievale e che costituiva un momento di serenità, in qualunque luogo fosse praticato. Già nel terzo capitolo si era notato come tutti gli intrattenitori accennassero a qualche passo, qualche movimento a ritmo della melodia prodotta dai colleghi adibiti all'accompagnamento musicale. Si trattava, più che altro, di gesti e movimenti scomposti, tanto che solo nella scena del Salterio Lutrell (fig. 20) la donna che sta sopra pare sostenere una certa eleganza, come si può notare dalla compostezza delle mani, mentre i movimenti della donna sotto appaiono già poco ordinati e scomposti. La danza collettiva, invece, divenne una costante fondamentale sia durante le feste popolari, sia durante i passatempi di corte. Due, in particolare, sono i tipi di danza che l'iconografia medievale dei manoscritti ci pone di fronte, quella in fila e quella in cerchio.
Della danza in cerchio ne abbiamo potuto vedere già degli esempi trattando dei luoghi dello spettacolo circense, dal momento che compare sia nell'affresco del Buon
Governo di Ambrogio Lorenzetti (fig. 111), sia nella miniatura dell'hortus conclusus
del Roman de la Rose (fig. 109). Siamo di fronte allo stesso tipo di danza, ma il significato che essa assume risulta molto diverso. L'affresco di Lorenzetti, infatti, vuole simboleggiare l'armonia di una città ben governata, nella quale i cittadini sono uniti tra loro sia nella conduzione dei mestieri sia nei divertimenti mondani. Un ballo che si diffonde a corte in epoca medievale è la carola, che poteva avvenire sia in cerchio che in processione e nella quale tutti coloro che vi partecipavano erano uniti tra loro da un fazzoletto, che tenevano per mano.273 L'affresco, sebbene non sia ambientato a corte, rappresenterebbe proprio una carola, tanto che due dame si
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tengono legate da un fazzoletto. Come fa notare Sandra Pietrini, però, questa costituirebbe anche una «danza ad arco», dal momento che le dame alzano le braccia per far passare sotto tutte le altre fanciulle.274
Nel Roman de la Rose, invece, i protagonisti del ballo sono sia maschili che femminili e, in questo caso, sono tenuti per mano e non uniti da un fazzoletto. Come dicevo, il significato simbolico che viene assunto risulta molto diverso, poichè la danza diviene lo strumento per eccellenza della seduzione.275 La danza in cerchio
compare anche in un'altra miniatura già vista, quella di un foglio della Città di Dio di Den Haag (fig. 117). Anche in questo caso, i protagonisti sono sia uomini che donne e l'ambientazione è sicuramente cortese, il che dimostra che la concezione della danza a corte aveva scopi diversi, e non mirava soltanto al puro divertimento. Pare che nell'Alto Medioevo la danza fosse esercitata solo dalle donne e che solo nel Duecento gli uomini iniziassero a parteciparvi.276 Senza dubbio, la danza in cerchio della corte è stata ispirata dalla danza popolare. Come abbiamo già visto, infatti, durante le feste popolari in onore alla fertilità dell'agricoltura era usanza disporsi in cerchio attorno all'oggetto da venerare.
Sostanzialmente, quindi, ballo in fila o in cerchio facevano parte di entrambe le realtà, popolare e cortese, ma erano differenti nelle funzioni. Il Romanzo di
Alessandro ci pone di fronte a diverse scene di margine nelle quali viene privilegiata
la danza in fila. In una di queste alcuni giullari, dal classico cappello anglosassone a punta molle, ballano tenuti per mano, accompagnati dalla melodia di un suonatore di campana e uno di tamburo (fig. 82). Quest'ultimo, però, apre la processione di un funerale, tanto che due uomini, anch'essi giullari dal cappello a punta lunghissimo,
274 Ivi, pag. 162. 275 Ivi, pag. 152.
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reggono sulle loro spalle una barella di legno su cui è disteso un morto, mentre la fila viene chiusa da un suonatore di campane. L'immagine fornisce informazioni utili alle usanze del tempo, dal momento che ci da indicazioni sullo svolgimento dei funerali, che a quanto pare non erano solo accompagnati da una festa di danze, ma anche dagli stessi giullari. Come sostiene Edmund Kerchever Chambers, tale usanza non era presente solo ai funerali, ma anche durante i matrimoni e le feste domestiche.277
In un altra miniatura dello stesso romanzo è visibile una carola in fila (fig. 83): tra un suonatore di tamburo e uno di campana, uomini e donne si danno alla danza presi per mano. Gli uomini indossano tutti una maschera di una specie animale, quindi siamo di fronte a una delle tante numerosissime feste dei folli. Secondo Sandra Pietrini, invece, la scena costituirebbe una parodia alla carola e il braccio alzato della prima dama con l'uomo mascherato che vi passa sotto alluderebbe alla danza ad arco.278 Ad ogni modo, in tutte le scene delle feste dei folli all'interno del romanzo viene privilegiata la danza in fila. Una vera parodia a quest'abitudine compare nella scena di margine che pone a sinistra una carola di due donne, due uomini e una scimmia, tutti in fila, mentre a destra un suonatore di tamburo accompagna una carola in fila di tre scimmie e un uomo selvaggio (fig. 84). Il mascheramento durante la danza era presente anche a corte. Si ricorda, infatti, quando Carlo VI si presentò al ballo della duchessa di Berry travestito da selvaggio nel 1393: sfortunatamente, il costume del sovrano prese fuoco, tanto che il ballo fu ricordato come «ballo degli ardenti».279
In sostanza, non vi era un ballo che meglio si addiceva alla corte, dal momento che le varie tipologie risultano presenti in tutti i luoghi. Di sicuro, però, la danza
277 Chambers E.K., The Medieval Stage, Vol. I, op cit., pp. 166-167. 278 Pietrini S., I giullari nell'immaginario medievale, op cit., pag. 154. 279 Testa A., Storia della danza e del balletto, op cit., pag. 27.
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significava per tutti unione: l'unione dei cittadini al momento della festa, l'unione amorosa a corte, l'unione dei fedeli durante le celebrazioni religiose. Un fenomeno così presente e amato da tutti non poteva passare inosservato, e le autorità ecclesiastiche iniziarono a prenderlo di mira, poichè sensualità e divertimento non potevano e non dovevano fare parte della vita di un buon cristiano.