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L'eredità romana: il passaggio nella tradizione dello spettacolo dalla Tarda Antichità al Medioevo

Gioco e spettacolo nel Medioevo: problemi e difficoltà per una ricostruzione storica e iconografica

2.2 L'eredità romana: il passaggio nella tradizione dello spettacolo dalla Tarda Antichità al Medioevo

Spesso la storia presuppone la continuità, una serie di eventi strettamente concatenati tra loro da cause e conseguenze. Quando si parla di Medioevo, si tende a rinchiuderlo in un periodo di mille anni, quasi come una storia che ha un inizio e una fine, come se niente ci fosse prima o dopo, come se avesse delle caratteristiche talmente particolari da non poter costituire periodo di transizione tra due epoche. Nonostante abbia sempre ritenuto il contrario, cercando di studiare il circo nella sua evoluzione, ammetto che all'inizio ho trovato più punti di rottura che di continuità, per una ragione fondamentale, ovvero l'impossibilità di effettuare una scansione cronologica di eventi. Infatti, il circo dell'antichità con le sue corse di carri e con tutti i suoi sport equestri, nel Medioevo non esiste più. Di fronte a tale cambiamento, l'attenzione deve rivolgersi ad altre forme di spettacolo, che ci possano aiutare nella ricostruzione di una linea evolutiva.

Abbiamo già visto come l'epoca romana sia stata colma di spazi adibiti al momento ludico e il successo enorme che essi ebbero. Venendo meno luoghi e rappresentazioni, non si può parlare più di circo o di teatro, ma al massimo di un'ipotesi di circo o di teatro. Di fronte alla mancanza di forme ufficiali di rappresentazione, così come erano conosciute nell'antichità, qualsiasi forma ludica e

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artistica può essere considerata come spettacolo. Risulta necessario, allora, mettere da parte qualsiasi scansione cronologica, per andare alla ricerca di nozioni riconducibili al pensiero medievale su entrambe le istitituzioni. Un'analisi di questo tipo pone problemi metodologici, perchè circo e teatro si intrecciano a formare uno scenario del tutto nuovo e originale, che non ha nulla a che vedere con quello precedente. La difficoltà sta proprio nello spiegare tutte quelle forme che compaiono nel Medioevo e che sembrano possedere le caratteristiche del teatro, ma che in realtà sono un antecedente del circo moderno. Approfondirò l'argomento sugli spazi di esibizione più avanti. Basti pensare, al momento, che il binomio luogo-spettacolo che aveva fatto dell'epoca romana la sua grande forza, nel Medioevo crolla e ciò vale pure per il teatro, tanto che Luigi Allegri si rammarica dell'evento: «Al tramonto dell'età antica e all'inizio del Medioevo non ci sono più né nuove composizioni né rappresentazioni di tragedie o commedie o comunque di forme regolari e codificate di teatro. Non c'è più alcuna istituzione, né pubblica né privata, che organizza spettacoli, attività su cui è pesantemente caduto il discredito della cultura cristiana».119

I grandi generi teatrali e i grandi spettacoli del circo caddero definitivamente in un silenzio quasi imbarazzante, finirono dimenticati e il Medioevo non ne creò altri di nuovi, non riempì mai tale vuoto. Assistiamo ad un cambiamento di epoca e ad un cambiamento di gusto. Tuttavia, ciò non avenne troppo bruscamente. La povertà delle fonti costringe ad una ricostruzione storica fatta per lo più di ipotesi, con la necessità di cogliere e interpretare al meglio ogni singolo indizio. Come fa notare Luigi Allegri, il tutto avvenne lentamente. Al periodo dei re barbari sopravvisse ancora

119 Allegri L., La teatralità medievale, in Allegri L., Alonge R., Carpanelli F. (a cura di), Breve

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per breve tempo la corsa degli aurighi, o i combattimenti tra gladiatori, nonostante le scuole di addestramento non esistessero più. Sebbene il Canone 51 del Concilio Trullano del 691 proibisse sulla scena mimi, danze e combattimenti tra belve, è lecito pensare che nella realtà questi spettacoli fossero ancora in vita.120

Anche se non abbiamo la certezza che i performer del Medioevo, i giullari, siano i diretti discendenti di mimi e pantomimi, abbiamo buone ragioni per credere e confermare tale ipotesi. I giullari portarono in scena una grande varietà di esibizioni, le stesse che fecero la fortuna del mimo romano. Ho, comunque, spesso sottolineato come il circo sia il nodo centrale di un contesto molto ampio, in cui convergono vari elementi e varie esibizioni. Risulterebbe, perciò, alquanto forzato trovare un'origine comune che vada bene per tutte le tipologie. Infatti, se mimi e pantomimi possono trovare la loro origine nel teatro tardoantico, lo stesso non vale per gli spettacoli di animali e altri performer. Bisogna, quindi, trovare altre soluzioni e allargare gli orizzonti. Il Medioevo, infatti, diventò lo scenario per eccellenza delle performance dei giullari: essi erano mimi, equilibristi, buffoni, ammaestratori di animali, marionettisti. Nonostante non si riuscirà mai a comprendere l'enorme varietà e tutte le tipologie degli spettacoli portati in scena da questi personaggi, ci troviamo di fronte a numerose specializzazioni. Ciò che a noi interessa è cogliere le diverse abilità e soprattutto cercare di capire cosa restò in loro dell'epoca precedente.

D'altra parte, l'epoca romana, con tutta la sua esuberanza di spettacoli, sicuramente ha lasciato qualcosa in più al Medioevo, qualcosa di cui magari non siamo totalmente a conoscenza. Resta ancora da capire la vera funzione della spina, che non costituì soltanto un divisorio tra due corsie, e ciò ci viene confermato dal suo

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allestimento, come abbiamo visto nel capitolo precedente. Si può ipotizzare che il corteo della pompa circense, colmo di ballerini e intrattenitori, una volta fatto ingresso nel circo, andasse ad esibirsi proprio sopra la barriera, mentre gli esponenti delle cariche più importanti prendevano posto sui sedili a loro assegnati nei due lati più lunghi del circo. Sarebbe interessante valutare il tipo di spettacolo che proponeva quel gruppo di intrattenitori, ai fini della percezione di un quadro completo, ma ciò resterà sempre un tassello mancante.

Di fronte a ciò, si potrebbe ipotizzare che quei performer, che si esibivano in teatro o nel circo sopra la spina, piano piano iniziarono a trasferirsi fuori, e con loro portassero i propri spettacoli. Ad ogni modo, ciò di cui dobbiamo sempre tenere presente e che vale la pena sottolineare, è che gli spettacoli di epoca romana non si esaurivano soltanto nei loro luoghi adibiti. La ludicità minore, forse per carenza di testimonianze vere e proprie, tenderebbe sempre a cadere in secondo piano quando, invece, meriterebbe una più accurata attenzione. Non si può pensare che al di fuori delle istituzioni ufficiali non ci fosse nulla. E infatti, l'intrattenimento pubblico era presente anche sulla strada ed era costituito da performer di ogni genere, come giocolieri, acrobati, equilibristi, ballerini, guidati solitamente da un caposquadra.

Uno studioso che ha preso in considerazione questa ludicità minore è stato William Beare. Il suo merito è l'aver riportato in luce un brano di Senofonte che chiarisce e conferma questa teoria. Senofonte, infatti, descrisse lo spettacolo di alcuni performer in una casa privata, in particolare quello di un ragazzo e di una ragazza, che mettevano in scena Dioniso ed Arianna; dallo stesso testo emerge che il ragazzo era di proprietà di un maestro di ballo, di conseguenza il suo rango sociale

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era molto basso.121 Va notato anche un altro aspetto. Pare che i due performer non indossassero la maschera e ciò indica un'altra differenza sostanziale con gli attori che lavoravano in teatro che, invece, la utilizzavano. William Beare provò anche ad analizzare la scenografia di questi spettacoli minori, che sicuramente doveva essere molto semplice, facilmente montabile e smontabile, considerato anche l'aspetto nomade di questa categoria, che si spostava continuamente a seconda delle occasioni, come feste pubbliche e private, matrimoni, banchetti.122

Sono proprio questi gli aspetti che l'epoca romana lasciò al Medioevo, proprio queste forme di intrattenimento minore, con una sostanziale differenza, ovvero che il Medioevo ne fece l'unica forma di spettacolo, ovvero la sua testimonianza più alta di ludicità. I giochi con gli animali, i combattimenti tra loro, i giochi con la palla, le marionette e i burattini, gli acrobati, i saltimbanchi sono tutte forme di una ludicità che ha trovato la sua espressione già dall'Antichità e da qui si è sviluppata, per poi affondare le sue radici e prendere forma nel Medioevo. Il mimo entrò nei gusti della plebe proprio per la sua semplicità, per la sua mancanza di tecnica e per la sua capacità di adottare uno stile versatile, a seconda del tipo di pubblico. Probabile, allora, che il circo moderno abbia preso le sue caratteristiche proprio da queste forme minori di intrattenimento, ma in che misura resta un'incognita.

Lo spirito medievale portò in campo proprio questo, un'idea nuova, e per questo motivo dobbiamo perdere la nozione di teatro per riacquistarla soltanto con l'inizio dell'età moderna. Non dobbiamo, invece, perdere di vista il nostro circo moderno, dimenticando, a questo punto, quello antico. Forme di intrattenimento minore, al di fuori delle istituzioni ufficiali, non furono le sole a essere le protagoniste principali del

121 Cfr. Beare W., I Romani a teatro, trad. it. di De Nonno M., Roma, 1986, pag. 171. 122 Ivi, pp. 177-178.

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passaggio dalla Tarda Antichità al Medioevo. Durante i Lupercali e i Saturnali, tutta la società si riuniva in un'unica festa ed era usanza indossare maschere, travestirsi e interpretare ruoli diversi, invertire le gerarchie sociali,123 prendere in giro e deridere, bere vino. Anche qui siamo di fronte a usanze che non avvenivano nei circhi o nei teatri, ma nelle pubbliche piazze.

L'aspetto popolare delle feste era ben conosciuto dai Romani e vissuto in modo sregolato: ridere, come ha fatto notare Georges Minois, era qualcosa di obbligatorio e ossessionante; non importava il perchè lo si faceva, bastava farlo.124 Tutto ciò fu ben presente nel Medioevo. Anche se Lupercali e Saturnali cessarono di esistere, subentrarono altre feste popolari, pensiamo ad esempio alle feste dei folli, nelle quali il ribaltamento di ruoli e il travestimento costituivano l'asse portante, e a queste feste i giullari presero parte abbondantemente. La festa, quindi, costituiva l'involucro di tutti i generi di spettacolo e per questo vale la pena spenderci qualche parola in più.

Nonostante non sia mia competenza approfondire troppo gli aspetti antropologici, la festa era il luogo in cui l'intera comunità si riuniva e, in qualche modo, si trovava d'accordo e stringeva legami. Ci si è domandato, di fronte a tale situazione, se nel Medioevo esistesse una cultura popolare e in che modo si manifestasse. Certo, esso fu un periodo caratterizzato da vari tipi di culture, come ci fa notare Luigi Allegri, da quella cristiana a quella cavalleresca, da quella colta letteraria a quella dei ceti sociali più bassi.125 Eppure l'unico momento in cui questa

varietà si incontrava era proprio la festività di pubblico interesse, in cui tutti i contrasti sociali passavano in secondo piano. La festa diventava, allora, «il ritorno al caos primordiale, in cui, non essendosi ancora prodotta storia, non si sono nemmeno

123 Allegri L., Teatro e spettacolo nel Medioevo, op cit., pag. 47.

124 Minois G., Storia del riso e della derisione, trad. it. di Carbone M., Bari, 2004, pag. 107. 125 Allegri L., Teatro e spettacolo nel Medioevo, op cit., pag. 44.

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prodotte le divisioni sociali e nel quale dunque quelle divisioni non esistono, vengono sospese».126

Effettivamente, nel Medioevo accadeva proprio questo: tutte le gerarchie della scala sociale si portavano al momento della festa sullo stesso livello, in una comune convivenza. Gli spettacoli circensi ebbero la loro più grande fortuna in questo periodo proprio grazie alla presenza di una cultura popolare ben radicata, che dall'epoca romana si protrasse nell'Alto Medioevo, ma che era già ben conosciuta anche dalle tribù barbariche, in cui le feste di villaggio abbondavano, come quelle in onore alla fertilità dell'agricoltura, nelle quali si onorava proprio lo spirito della fertilità, visibile nei fiori e nei frutti; era usanza riunirsi in danze e canti attorno ad un albero, posto al centro in una parte del villaggio, oppure ad enormi ghirlande, al cui centro vi era la personificazione dello spirito in una bambola.127 Canto e danza erano, in realtà, la

componente tipica di ogni festa, in particolare vi erano due tipi di balli: quelli in processione o quelli attorno all'oggetto sacro della festa.128 Cultura barbarica e

cultura romana finirono per saldarsi, formando un grande insieme popolare.

Fu questa la fortuna del Medioevo, il suo grande punto di forza. Come ci ricorda Jacques Le Goff, nonostante si possano distinguere diversi periodi più o meno abbondanti del fenomeno, il riso e lo scherzo investivano tutte le classi sociali: vi era lo scherzo dei monaci, quello feudale, il riso di corte, quello popolare; esso può essere di vari tipi, scomposto, sregolato, gioioso ed educato, insomma, fa parte del comportamento quotidiano umano.129 Nonostante ciò sia comune a tutte le epoche,

126 Ivi, pag. 47.

127 Chambers E.K., The Medieval Stage, Vol. I, op cit., pp. 115-116. 128 Ivi, pag. 165.

129 Le Goff J., I riti, il tempo, il riso. Cinque saggi di storia medievale, trad. it. di De Vincentiis A., Bari,

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la cultura popolare della festa risultò il filo conduttore tra le due prese in esame, con l'unica differenza che nel Medioevo si pose al centro di tutti gli scenari.

Si può concludere, quindi, che il cambiamento di epoca non fu una frattura vera e propria, ma un passaggio in cui sopravvissero gli aspetti più popolari, a discapito, invece, di quelli istituzionali. Più semplicemente, tra luoghi di spettacolo e spazi aperti imbottiti di cultura di popolare, furono questi ultimi ad avere la meglio. Spesso, si ritiene che la causa principale fu l'influenza della cultura cristiana, tanto ostile, come abbiamo visto precendetemente, alle esibizioni cruente messe in scena nei circhi o alle oscenità mostrate nei teatri. Sebbene la componente cristiana abbia sicuramente svolto un ruolo non indifferente per tentare di trascinare via dagli occhi del pubblico tali spettacoli immorali, non si può in ogni caso attribuirle del tutto questa responsabilità.

Infatti, nel Medioevo, lo vedremo in seguito, i portavoce del cristianesimo si scagliarono anche contro gli spettacoli dei giullari sulla strada e non riuscirono mai totalmente a debellarli, tanto più che sono giunti fino a noi. La nuova religione non fu sempre così potente da spazzare via ciò che non le piaceva. E non si può nemmeno pensare che le istituzioni ufficiali della Roma antica fossero troppo deboli per resistere all'ondata del cristianesimo. Paradossalmente, quindi, i grandi punti di forza caddero e sopravvissero quelli che sembravano più deboli, anzi, furono proprio questi ultimi a divenire lo scenario protagonista del Medioevo e a perdurare nel tempo. Proprio grazie alla forza di una cultura popolare unita, riusciamo a comprendere fino in fondo che il Medioevo fu tutt'altro che un periodo buio e monotono, ma un'epoca, sotto questi aspetti, unita, versatile e, senza dubbio, sorridente.

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