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Definizione della democrazia

LA SOCIETA' ED I PRINCIPI DELLA DEMOCRAZIA E DEI DIRITT

1.1 Definizione della democrazia

Per dare una prima definizione della democrazia, ho effettuato una ricerca letterale del termine su di un vocabolario della lingua italiana. In esso viene fatta la seguente distinzione del termine democrazia: struttura ideale di governo di una società che si fonda sul principio della sovranità popolare, sulla garanzia della libertà e su di una concezione egualitaria dei diritti civili, politici e sociali dei cittadini; oppure l'insieme ideale delle forze politiche che si oppongono alle forme dittatoriali.

Dello stesso termine democrazia si fa un ulteriore specificazione per cui è la forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo tramite rappresentanti liberamente eletti, quindi una democrazia rappresentativa. Di questa definizione della democrazia fa un ulteriore distinzione in :1) Democrazia diretta come esercizio del potere del popolo senza intermediari; 2) Democrazia popolare in quanto espressione che definiva il sistema politico e sociale dei Paesi dell'Europa orientale, URSS esclusa; 3) Democrazia socialista come combinazione dei principi democratici e di autogoverno con quelli dell'uguaglianza sociale ed economica; 4) Democrazia formale, in cui le istituzioni democratiche ed i criteri di uguaglianza si realizzano solo su un piano giuridico e politico ; 5) Democrazia sostanziale in cui le istituzioni democratiche si manifestano anche in una concreta uguaglianza socio-economica tra i cittadini; 6) Democrazia totalitaria come espressione utilizzata nella pubblicistica politica contemporanea per designare una particolare forma di potere dispotico, esercitata da un singolo o da un gruppo, che trova la sua legittimazione nell'entusiasmo delle masse ed utilizza subdolamente lo slogan e i simboli tipici della tradizione democratica57.

La democrazia quindi, è un concetto che presuppone l'esistenza di uno Stato, di un governo, di una società composta da un popolo, quindi ha bisogno dell'uomo. L'uomo di milioni di anni fa viveva dentro le caverne e si cibava di radici. Il mondo era abitato più dagli animali, cui assomigliava anche l'uomo, che non da umani. Rispetto agli animali ciò che ha consentito all'uomo di distinguersi dagli animali è la sua capacità di comunicazione Secondo il materialismo hobbesiano è la razionalità umana collegata alla capacità di comunicazione che permette all'uomo di prevedere e progettare a lungo termine. L'uomo di per sé è un animale egoista per eccellenza che pensa al suo

personale piacere e si unisce agli altri uomini non perché sia un essere sociale come affermava Aristotele ma, bensì per la necessità reciproca di sopravvivenza. Solo col passare di milioni di anni l'uomo ha cominciato a vivere in posizione eretta cambiando anche l'organizzazione della sua vita. La forma sociale primordiale conosciuta anche dagli animali è quella della famiglia. Ogni individuo per il solo fatto di nascere esso diventa già membro di una comunità in quanto condivide con i fratelli gli stessi genitori e per i genitori gli stessi figli. Ma l'uomo comprese che il solo nucleo familiare era destinato a perire e quindi l'uomo per sopravvivere aveva la necessità di aggregarsi con altri nuclei familiari facendo sì che ciascun individuo dia il proprio contributo58. Egli, infatti, ha

imparato a cacciare con mezzi rudimentali e garantire la propria sopravvivenza vivendo in gruppo. Secondo Jean Piaget la società quindi può aver avuto inizio a partire da due individui, i quali interagendo hanno modificato la natura del loro comportamento. I gruppi per sopravvivere e non uccidersi reciprocamente hanno cominciato ad accettare di sottostare a delle regole condivise. In questa fase siamo ancora al livello di crescita di una comunità, cioè persone che condividevano gli stessi spazi e gli stessi fini.

Ciascun uomo quindi viveva responsabilizzandosi dei propri doveri uguali a quelli che tutti gli altri membri del gruppo era tenuti a fare.

Per evitare le discussioni tra essi, decisero che il più forte avrebbe guidato il gruppo che, ancora a quel tempo doveva gestire la propria sopravvivenza in un mondo dove gli animali predominavano.

Secondo Johann Gottlieb Fichte la società è la relazione reciproca degli esseri razionali. Il fine supremo ed ultimo della società è la completa unità e l'intimo consentimento di tutti i suoi membri. L'istinto sociale appartiene dunque agli istinti fondamentali dell'uomo. L'uomo è destinato a vivere in società, egli deve vivere nella società; se vive isolato non è un uomo completo e compiuto, e contraddice a se stesso. L'uomo quindi cede volontariamente ad un altro uomo il potere di gestire la sua vita, e nella progressione temporale esso cederà tale potere alle strutture sovraordinate di cui è composta la società, passando dall'uomo più forte del villaggio al più saggio e dopo al conquistatore a cui doveva la vita che gli era stata risparmiata e da questi al monarca assoluto fino ad arrivare al governo democratico nel quale gli uomini scelgono i propri rappresentanti.

Questo principio rudimentale della creazione di un gruppo è stata la scintilla dalla quale è nata la società come da noi conosciuta negli ultimi millenni, sebbene sempre più modellata con il passare del tempo. La società nella quale interagisce l’uomo è definita società umana. La società umana è una comunità organizzata e stanziata in un territorio definito, che ha una sua autosufficienza economica ed è composta da individui che condividono una stessa cultura, che sono coscienti della loro identità e continuità collettiva e che stabiliscono fra loro rapporti e scambi più intensi rispetto a quelli stabiliti con membri di altre collettività.

In contrapposizione con il termine comunità, la parola "società" indica un sistema di relazioni artificiali impersonali, mediate dal mercato e fondate su un contratto. Gli individui che compongono la società sono organizzati in ceti e classi sociali. Una società in cui ogni individuo odiasse il suo simile, non potrebbe evidentemente sussistere e si discioglierebbe. Vi è dunque un certo minimo di benevolenza verso il proprio simile, necessario perché si mantenga la società e un altro minimo, superiore al precedente, necessario perché i componenti la società, prestandosi mutua assistenza, possano resistere all'urto di altre società59.

La forma della società resiste perché la maggior parte degli uomini, se concepiscono un ideale riescono ad obbedire ai dettami della ragione. L'ideale si chiama ideale perché non è mai stato attuato e non è attuabile; il giorno che questo trovasse attuazione, non sarebbe più l'ideale, ma il reale. Questo ragionamento non può essere essere considerato come della metafisica: esso è filosofia pratica.60

Lo stesso Hobbes afferma che la politica è fondata sul perseguimento dell’interesse privato e sostenendo che l’uomo si trova in uno stato di natura conflittuale, pone la necessità di un accordo tra gli uomini al fine di regolamentare questo diverbio umano limitandone le conseguenze. L'accordo sarebbe la cosciente cessione del diritto di auto-governo dei cittadini a una singola autorità autorizzata legalmente attraverso il voto. Grazie a questo sistema, il popolo resterebbe obbediente al governante, proprio perché si tratta di una libera scelta voluta. È quindi il consenso degli individui singoli e del popolo dopo, l’elemento principale del funzionamento di un sistema. Ma Hobbes, finisce per contraddirsi quando afferma che il consenso è l’unico vincolo posto a chi governa, lasciando nelle mani dell’eletto un eccessivo potere.61

La società nella quale l'uomo interagisce viene definita società umana la quale è una comunità organizzata, stanziata in un territorio definito, è composta da individui che condividono una stessa cultura e delle identiche tradizioni, coscienti della loro identità e continuità collettiva e che stabiliscono fra loro rapporti e scambi più intensi rispetto a quelli stabiliti con membri di altre collettività.

Essendo stanziale in un determinato territorio essa a sua volta deve tendere all'autosufficienza economica. In contrapposizione con il termine comunità, la parola "società" indica un sistema di relazioni artificiali impersonali, mediate dal mercato e fondate su un contratto.

Nella società così costituita si può rintracciare una forma di solidarietà che si basa sulla rassomiglianza fra individui che condividono lo stesso sistema valoriale e quindi si tratta di una solidarietà naturale e meccanica, derivata per lo più dai vincoli di parentela che, nel caso di violazione delle regole stabilite comporta una pena repressiva.

59 Vilfredo Pareto. Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale. Cedam 1974, pag 79 60 Federico de Roberto. L'Imperio. BUR Bompiani, 2009

Nelle società moderne si è invece diffusa una seconda forma di solidarietà che si basa sulle differenze che esistono fra individui. Questa è determinata dalla divisione del lavoro in quanto, attraverso le specializzazioni delle funzioni genera nel sistema sociale quelle differenze tali da consentire una reale interconnessione in grado generare solidarietà organica, meglio definita sociologicamente come coesione sociale.62

Questo tipo di solidarietà organica, tipica delle società contemporanee, prevede che l'attività che ciascuno svolge sia interconnessa con quella di altri e quindi funzionale alla società la quale, premia il tempo applicato in tali attività in cui il soggetto è specializzato attraverso un premio in denaro, costituendo un attività di contrattualizzazione delle relazioni sociali che ha determinato la nascita dello Stato.63

Tutto ciò in quanto, a seguito della cessione del potere ad un altro individuo, ogni società per organizzarsi deve stabilire prima delle regole, e solo sulla base di queste regole che l'uomo è tenuto a rispettare, egli apparterrà ad una certa società.

È l’uomo che ha creato e formato la società scegliendo di uscire dal suo isolamento,ed è stato sempre l’uomo che ha stabilito quali regole e quali norme si devono rispettare. Ciò significa che non può esistere società umana senza diritto. 64Abbiamo bisogno dello Stato e delle sue leggi per far

sì che gli inevitabili limiti della libertà dei cittadini siano uguali per tutti.65

E' così che allo stesso modo in cui l'uomo progredisce avviene una identica progressione della società.

E' bene sottolineare che, intraprendere un lavoro che miri alla conoscenza della democrazia e dei diritti in America Latina, deve tenere in considerazione il fatto che proprio in tale continente esistono ancora amplissimi villaggi nei quali né la modernità né il progresso sono mai giunti. Queste comunità, contrariamente a quanto si possa pensare, non si trovano soltanto all'interno della foresta amazzonica, sono stanziali anche in Bolivia, Perù e Paraguay. Come avrò modo di parlare più avanti nel quarto capitolo, molte comunità indigene vivono ai margini della società civile non avendo riconosciuti nessuno dei diritti fondamentali tipici della società moderna e contemporanea, non avendo neanche il diritto all'esistenza in quanto mai registrati in alcuna anagrafe, mai censiti, al pari con delle razze di animali evoluti che gli uomini spesso hanno l'abitudine di tenere ai margini. Si tratta di nazioni nelle quali il colonialismo, oltre a depredare delle ricchezze naturali ed a sfruttare l'ambiente e gli uomini, ha deciso che non meritassero di conoscere la civilizzazione, per tali motivi è ancor più grave pensare alla suddivisione della società in classi a mano a mano che tali

62 N. E. Friedkin. Social Cohesion in Annual Review of Sociology, 2004

63 Emile Durkheim. La divisione del lavoro sociale. Einaudi Edizioni di Comunità 1999 II° ediz. 64 Karl Raimund Popper. Falf Darhrendorf, Erasmiani, traduzione Sampaolo pag 59

65 Karl Raimund Popper, Simposio, in Karl Popper, Konrad Lorenz. Il futuro è aperto: il colloquio di Altenberg insieme con i testi del simposio viennese su Popper, introduzione e traduzione di Dario Antiseri, prefazione di Franz Kreuser. Rusconi Editore, Milano 1989

territori venivano conquistati ed assoggettati creando quindi un problema di coesione sociale.

Jenson distingue nel problema della coesione sociale i fattori dell'appartenenza-isolamento quindi della conseguente esclusione sociale. I termini inclusione-esclusione sociale e reale cittadinanza sono allora i reali fattori con i quali si può misurare la reale cittadinanza di coloro ai quali non sono garantiti i diritti minimi. A tale binomio si deve altresì associare quello di riconoscimento-rifiuto riferita alla tolleranza per le diverse etnie che convivono nello stesso territorio.

In un gioco di parole la legittimazione-non legittimazione è riferita alle istituzioni, che quando è diffusa genera coesione sociale.

Sulla coesione sociale Jane Jenson afferma che si possono individuare altre correnti teoriche che sono il liberalismo e le teorie democratiche come la socialdemocrazia . Nel liberalismo si concepisce la società come l'insieme degli individui i cui valori principali sono la libertà individuale, l'individualismo, il rispetto dei diritti e che la società funziona in base al rispetto dei doveri comportamentali degli individui. Quando lo Stato interviene nella società opera una limitazione alla libertà dell'individuo e quindi dovrebbe essere ridotto al minimo.

In questa società l'ordine sociale è demandato al mercato, alle istituzioni private ed al singolo, alle associazioni agli enti ecclesiastici.

L'approccio democratico all'opposto del liberalismo classico considera le istituzioni democratiche fondamentali per la società nella quale deve operare con servizi sociali, la redistribuzione dei redditi, la correzione al libero mercato avendo come principio sul quale pesare tutte le scelte da adottare nell'uguaglianza.

La garanzia delle pari opportunità per tutti i cittadini che consenta la redistribuzione sociale della ricchezza che i governi devono assicurare attraverso le politiche sociali che consentono a tutti di poter usufruire di poter usufruire della scuola e della sanità pubbliche, pensioni assegni familiari . In ognuna delle prospettive esaminate la coesione si riferisce all'eliminazione delle diseguaglianze. Uno degli effetti negativi della progressione societaria è stata proprio quella di inserire in essa l'organizzazione per ceti e classi sociali.

Affinché nascesse la società è stato indispensabile il contributo dell'individuo, in quanto, senza di esso non sarebbe esistita. La necessità di sottomettersi alla società si legava allora al bisogno di tutela e organizzazione. Questi due elementi fondanti dello Stato organizzazione ed esercizio legittimo della forza fisica, hanno

portato alla concentrazione del potere nelle mani di un solo individuo che lo dovrebbe esercitare nel rispetto delle regole o norme pattuite con gli individui che compongono la società. Ma, se le regole sono state scelte dagli uomini essi dovrebbero sovraintendere e dirigere la società, invece, oggi è la società che dirige e controlla l'individuo. L'individuo per rimanere all'interno della società deve rispettarne le regole in quanto è stato educato sin da piccolo al rispetto delle stesse. Il rispetto delle

regole porta a valutare quale siano state le motivazioni, il perchè si sia legittimato il potere nelle mani dello Stato, a consentire che esso possa dominare su tutta la società organizzata in forma di associazione politica, dove per politica s'intende la costituzione, organizzazione e amministrazione dello Stato e direzione della vita pubblica.

La forma più antica di organizzazione dello Stato, oltre quella assembleare non dinastica della regalità mesopotamica, è certamente quella greca. La polis dell'antica Grecia era una città-Stato nella quale tutti gli uomini liberi avevano diritto di partecipare negli affari del governo della città- stato.

Il cittadino godeva della polis aveva quindi il diritto di partecipare alle riunioni nelle quali venivano prese le decisioni più importanti per la città. Prima di parlare della democrazia, nelle città- stato, per riconoscere la condizione di parità al governo si parlava di isogoria per intendere l'uguale diritto a parlare durante l'assemblea, mentre si parlava di isonomia per intendere il principio di uguaglianza dinnanzi alla legge. Questi termini, furono utilizzati fino a che, il popolo nella sua interezza non divenne l'unico soggetto a cui venne affidato il governo della città-stato.

Mill affermò che il modello ateniese non era applicabile alle società moderne vista la dimensione degli Stati, società ancora sottoposte al potere del sovrano assoluto.

Il processo di democratizzazione politica è lungo ed articolato. Ha inizio con la crisi del sistema autoritario, stimolato da tentativi infruttuosi di liberalizzazione e prosegue con un periodo di transizione seguito o dal consolidamento della democrazia oppure con una crisi del regime politico instaurato. Secondo Schumpeter, la democrazia è intesa in senso procedurale volta alla formazione di istituzioni che consentano di prendere decisioni politiche e dove il potere di decidere dipende dai risultati delle competizioni elettorali nel quale sarà il voto popolare a decidere. Ciò significa che in una democrazia sono le elezioni che assegnano le cariche politiche più importanti. Tali elezioni dovranno essere libere, periodiche ed a suffragio universale.

Nella teoria contemporanea della democrazia influiscono tre grandi tradizioni del pensiero politico: 1) la teoria classica aristotelica delle tre forme di governo, la monarchia che è il governo di uno solo, l'aristocrazia come governo di pochi e la democrazia che è il governo del popolo o meglio di tutti coloro che godono dei diritti di cittadinanza; 2) la tradizione medievale di origine romana, che contrappone una concezione ascendente ed una discendente della sovranità per cui il potere supremo sia derivato dal popolo e rappresentativo, oppure che derivi dal principe e venga trasmesso per delega al superiore o all'inferiore; c) la teoria machiavellica di epoca moderna che sorge con la nascita dello Stato moderno nel quale si suppone che il potere sia concentrato nelle mani delle grandi monarchie per le quali le forme storiche di governo erano due, la monarchia e la repubblica66.

Era necessario che tutti i membri della società in grado di esprimere la loro opinione, eleggessero un corpo rappresentativo che vigilasse sull'operato del governo mediante elezioni periodiche. Secondo Loke lo Stato avrebbe così avuto il compito di vigilare affinchè non venissero prevaricati i diritti della libertà personale, della propria vita e della proprietà privata. La dottrina della sovranità popolare non deve essere confusa con la dottrina contrattualistica, in quanto essa non ha avuto sempre come esito la democrazia come ad esempio nelle teorie di Hobbes e in quelle di Kant che è un contrattualista non democratico e sia perchè molte teorie democratiche prescindono dall'ipotesi del contratto.

Nella misura in cui il contrattualismo rappresenta uno dei più grandi filoni del pensiero democratico moderno, teoria della sovranità popolare e teoria del contratto sociale sono connesse in quanto il populus concepito come universitas civium è all'origine il prodotto del pactum societatis.

Una volta costituito il popolo, l'istituzione del governo, anche se cambia la modalità della trasmissione del potere, esso avviene sempre nella forma del contratto o pactum subiectionis. Attraverso l'accettazione del principio della sovranità popolare la teoria del contrattualismo entra nella tradizione del pensiero democratico moderno e fondamento della moderna teoria della democrazia. Nella tradizione repubblicana moderna la contrapposizione avviene tra regno e repubblica o tra repubblica e principato. Lo stesso Machiavelli, l'inizio dell'opera Il Principe la dedicò al principato” che tutti gli Stati, tutti i dominii che hanno avuto ed hanno imperio sopra gli uomini sono stati e sono o repubbliche o principati”67.

Nella nozione di Machiavelli tramandata negli scritti del '600 e '700 fino alla rivoluzione francese insorta contro monarca, si cercò di dimostrare l'importanza della distribuzione del potere a diversi corpi collegiali che contribuirìscono a costruire l'immagine della democrazia moderna, oggi distinta tra regime policratico e regime monocratico.

Prima Jannes Althusius e dopo Robert Dhal scrivono di una teoria della poliarchia democratica, nella quale se per democrazia s'intende la forma aristotelica, la repubblica non è democratica, ma, avendo un carattere peculiare di governo libero, di regime antiautocratico, racchiude anche l'elemento fondamentale della democrazia moderna nella misura in cui per democrazia s'intende ogni forma di governo opposta a ogni forma di dispotismo.

Tanto dal modo con cui dottrine opposte rispetto ai valori fondamentali, come le dottrine liberali e le dottrine socialiste, hanno considerato la democrazia non incompatibile coi propri principi, sicché è corretto parlare di liberalismo democratico e di socialismo democratico. La democrazia è quindi compatibile sia con dottrine diverse per contenuto ideologico, in quanto è venuta assumendo un significato procedurale e non sostanziale e non di altre, presuppone un orientamento favorevole ad