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DEL PROJET DE QUARTIER

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1986 (pagine 75-78)

La citata circolare 84-51 definisce e specifica i contenuti del projet de quartier,

attribuen-dogli in qualsiasi caso il compito di concorre-re a ristrutturaconcorre-re la città, a migliorarne il fun-zionamento e rinforzarne l'identità. Le finalità del Projet de quartier sono orien-tate a:

— riorganizzare i quartieri esistenti nel pre-supposto che il miglioramento dell'habitat non sia sufficiente ad assicurare buone condizio-ni di vita sociale e che per farli rivivere occor-ra prevenire il degoccor-rado, ridare loro una fun-zione economica e sociale all'interno della cit-tà, valorizzarne il patrimonio edilizio. Considerato limitato l'intervento settoriale, si propone un approccio globale a questi proble-mi per democratizzare la gestione della città, equilibrare la composizione sociale, inserire i giovani nella società urbana, legare lo svilup-po della comunità alla crescita economica lo-cale;

— realizzare nuovi quartieri, intendendone il compimento non come successione di proce-dure, ma come risultato della riflessione sulle integrazioni a livello di agglomerazione, con-dotta con tutte le componenti operative, in modo da razionalizzare la gestione dello spa-zio, indurre alla riutilizzazione delle aree dustriali abbandonate e produrre effetti di in-centivazione al rinnovamento dei vecchi quar-tieri.

Il significato attribuito all'approccio «globa-le» è la conseguenza di tali intendimenti. Nell'iniziativa comunale ogni realtà è consi-derata specifica e quindi non viene predeter-minato il contenuto tipo o la procedura fissa per la preparazione del Projet, semmai van-no soddisfatte alcune esigenze di riferimento, cui esso deve rispondere sotto la diretta re-sponsabilità del Sindaco, che consistono: — nella creazione delle condizioni preliminari perché la concertazione possa avere luogo, in-dividuando bisogni reali ai quali l'urbanisti-ca, come approccio disciplinare, deve adeguar-si, associando nella strategia progettuale i ser-vizi tecnici, infrastrutturali, sanitari, sociali, gli operatori economici e le agenzie pubbliche, tra loro coordinati;

— nella definizione di requisiti ed obiettivi di sviluppo, di qualità architettonica, di valoriz-zazione del patrimonio culturale e storico, di adattamento dello stock abitativo alle esigen-ze prioritarie degli abitanti del quartiere più disagiati;

— nell'assunzione degli orientamenti dello stato in materia di politica urbana, riferiti al-la sicurezza di vita, al miglioramento delle con-dizioni familiari e dei rapporti tra generazio-ni, all'integrazione sociale, allo sviluppo dei

servizi e delle attività economiche, alla soli-darietà intercomunale;

— nella precisazione del programma di ini-ziative e di investimenti, individuando progetti già architettonicamente e funzionalmente de-finiti e compatibili con le risorse finanziarie attivabili;

— nella valutazione della durata del proget-to ed anche della sua flessibilità (tenuproget-to con-to della mancanza di definizioni fisiche del pe-rimetro) per adattarlo progressivamente agli sviluppi della concertazione.

Rispetto all'attività dello Stato, l'approccio viene definito «trasversale», non esclude al-tre iniziative concorrenti al riassetto urbano, ed il projet de quartier può diventare strumen-to di coordinamenstrumen-to quando fa proprie azio-ni rilevanti della Commissione nazionale per lo sviluppo dei quartieri tratte dai Contratti di piano, del programma Banlieu 89, e ope-razioni di rinnovamento della progettazione architettonica.

Così pure il projet de quartier può essere in-teso come traduzione operativa di regolamenti di architettura ed urbanistica elaborati nel-l'ambito dei settori salvaguardati, oppure co-me occasione per co-mettere a punto i principi di tutela del patrimonio architettonico in am-bito storico2.

Infine il projet de quartier deve integrarsi ad una politica dell'habitat, con una distribuzione degli insediamenti residenziali frutto di apporti locali e decisioni del Commissario di Stato, e può essere inserito tra le priorità della pro-grammazione (circolare del 1984), che permet-te di distinguere i fini dell'urbanistica opera-tiva dal fabbisogno di alloggi, da soddisfare anche con i programmi comunali3 o sovra comunali.

L'attuazione del projet de quartier può avve-nire solo se la concertazione tra amministra-tori, abitanti ed operatori si sviluppa, dalla de-finizione degli obiettivi alla realizzazione del progetto.

Diventa necessario costituire équipes locali di progettazione ed esecuzione denominate «maitrises d'oeuvres urbaines»4, organizzate e finanziate dalla Municipalità, con il compi-to di dare vita e assicurare lo svolgimencompi-to ed il coordinamento delle iniziative anche colla-terali: ne possono fare parte strutture pubbli-che e private, con un'attività integrata a quelle di tutte le componenti operative, senza che possano sostituirsi ai poteri elettivi, anche nel caso che la conduzione delle operazioni com-porti la concessione di deleghe tecniche. Gli aiuti specifici dello Stato consistono in

sov-venzioni concesse dopo l'esame dei projets de quartier svolto dal C.I.V. (Comitato intermi-nisteriale per le città), che approva progetti di qualità, con intendimenti conformi agli obiet-tivi inizialmente stabiliti e che presentano aspetti originali o innovativi nell'organizzazio-ne del processo attuativo e nell'organizzazio-nel coinvolgimen-to operativo.

Le sovvenzioni possono riguardare anche lo svolgimento di studi oppure la formazione del-le équipes di progettazione.

Lo Stato fornisce inoltre assistenza tecnica, at-traverso un gruppo operativo costituito dalle Direzioni dell'Urbanistica, delle Costruzioni e dell'Architettura, con il concorso, a livello nazionale, degli operatori e dei professionisti, che viene messo a disposizione delle équipes locali per valorizzare le loro esperienze, col-laborare nelle decisioni delle Amministrazio-ni per evitare disfunzioAmministrazio-ni e avviare lo scam-bio di esperienze nella predisposizione dei pro-jets de quartier.

Nel caso di interventi sull'esistente, il soste-gno finanziario può essere assicurato ai pro-jets de quartier che rendano evidenti gli obiet-tivi di riassetto urbano e di miglioramento so-ciale, il contesto del progetto con la sua pro-gressione cronologica, gli studi realizzati, le procedure finanziarie ed organizzative in cor-so, lo sviluppo del dibattito pubblico, il coin-volgimento dei differenti operatori. Il rapporto deve descrivere lo svolgimento del-l'incarico di studio e di attivazione del pro-cesso di ristrutturazione urbana, valutare il co-sto del gruppo operativo (maìtrise d'oeuvre) per un periodo massimo di 3 anni e stimare quello degli studi di realizzazione sovvenzio-nabili: la sovvenzione può coprire fino al 35% della spesa totale e la sua erogazione è subor-dinata al parere motivato del Commissario della Repubblica della Regione, che ha il com-pito di selezionare le operazioni, mentre al Commissario del Dipartimento sono riserva-te l'istruzione preliminare e gli adempimenti finanziari. Per i progetti innovativi di nuovi quartieri il finanziamento degli studi può es-sere assicurato fino al 50% del loro costo, te-nuto conto delle particolari difficoltà dei pro-blemi da trattare.

In questo caso l'esame del progetto è affida-to, previo parere del Commissario del Dipar-timento, al Ministero dell'Urbanistica che uti-lizza il gruppo operativo Projet de quartier per valutare l'interesse e la coerenza con gli obiet-tivi nazionali. La decisione di sovvenziona-mento è affidata al comitato di gestione del C.I.V.

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È quest'ultimo infatti che definisce la politi-ca urbana dello Stato (circolare 84-40 del 26.6.1984) ed i projets de quartier assistiti da contributo vanno intesi come incentivo alla sua attuazione, costituendo l'oggetto di una larga implicazione di servizi locali per ciò che concerne i nuovi quartieri.

3. DECENTRAMENTO E NUOVE

COMPETENZE DEGLI ENTI LOCALI

L'apparato amministrativo francese è stato, fino alla riforma del 1982, fortemente centra-lizzato; i diversi livelli di governo — centrale, regionale, dipartimentale e comunale — non avevano lo stesso status giuridico e la stessa efficacia rappresentativa e, in particolare,

mentre dipartimenti e comuni svolgevano una funzione politico amministrativa, con organi eletti a suffragio universale, le regioni si ve-devano attribuito solo un ruolo amministra-tivo. L'influenza dello Stato sui poteri locali era quindi molto forte. Il nuovo ordinamento5 «attenua» la tutela del gover-no centrale e concede maggiore autogover-nomia agli enti intermedi e locali.

Per quanto attiene la pianificazione e gestio-ne urbanistica, i Dipartimenti hanno rappre-sentato la base della struttura amministrativa francese, avendo la competenza della forma-zione ed approvaforma-zione degli strumenti urba-nistici — SDAU e POS6 — del rilascio delle licenze di costruzioni per i comuni inferiori a

10.000 abitanti e per quelli sprovvisti di POS, della gestione dei finanziamenti. Alle Regio-ni, istituite nel 1972 come enti amministrativi

autonomi, era attribuita la funzione di coor-dinamento degli investimenti statali, di par-tecipazione all'elaborazione e all'attuazione del Piano nazionale — che ha espresso dagli anni '60 significative politiche territoriali mi-rate al decentramento industriale da Parigi e alla creazione di un sistema urbano più effi-ciente ed equilibrato a supporto del sistema produttivo7 — e di realizzazione di servizi ed infrastrutture di livello regionale.

Assai limitate erano le competenze in mate-ria urbanistica dei Comuni, ristrette alla col-laborazione nella stesura del piano ed alla for-mulazione di un parere prima della sua appro-vazione finale da parte del Prefetto, al rila-scio delle licenze di costruzione solo nei co-muni superiori a 10.000 abitanti, al rilascio del Certificato Urbanistico8.

Poteri più estesi in termini di pianificazione

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Le ouartier de Montreal situé entre le périphérique et la Maine sera trans-formè «n orofondeur au cours des annèes a venir, dans le cadre et au rythme de la réalisation du projet de quartier BAS-W0NTREUIL engagé par la m u n i c i p a l i ^ . Le projet comporte deux o b j e c t i f s p r i o r i t a i r e s :

- ftCTUITES (maintien des entreprises existantes et développement de nouvelles productions)

- L0GEMENTS ( r é h a b i l i t a t i o n du pare ancien et construction d'immeubles neufs}

et les mesures d'accompagnement nécessaires I c i r c u l a t i o n s , stationnements, équipements pubìics)

C'est donc au coeur d'un paysage urbain moderne qu'est projetée la réalisation du C.A.P. H0NTREU1L, point f o r t de l ' a f f i r m a t i o n de la «ocation m d u s t n e l l e du quartier.

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e gestione del territorio possedevano, dal 1966, les communautés urbaines delle aree metro-politane, con competenza di formazione de-gli SDAU e di gestione dei servizi dell'area di pertinenza.

Gli effetti delle politiche centralistiche di pia-nificazione si sono manifestati in colossali in-vestimenti in infrastrutture urbane e territo-riali per rendere le città più attraenti per l'in-sediamento e lo sviluppo delle attività econo-miche, con ciò penalizzando fortemente l'in-tervento a scala minore orientato a migliorare le condizioni di vita della popolazione. Solo nell'ultimo periodo, alle soglie degli an-ni '80, in ritardo sulle inversioan-ni di tendenza rilevate fin dagli inizi del decennio preceden-te — stallo della crescita demografica e sta-gnazione economica —, le politiche statali per il territorio si orientano ad interventi di livel-lo inferiore e teorizzano la necessità di foca-lizzare l'interesse sulla qualità urbana e sulla qualità della vita dei cittadini.

Ma l'iniziativa di tale politica9 viene lasciata alle amministrazioni, senza una presenza forte dello Stato come nel passato, sia in termini di programmi che di finanziamento.

Con il decentramento (legge 83-8 del 1983) la ripartizione gerarchica dei poteri e delle com-petenze permette di assegnare alle Regioni (II livello) una dotazione globale di risorse, co-me trasferico-mento dallo Stato, proporzionale non alla popolazione, bensì al volume di in-vestimenti da attivarsi; questi possono essere arricchiti da imposizioni regionali speciali, le-gate allo sviluppo degli insediamenti (oneri di urbanizzazione, tasso di registro, ecc.), anche se in Francia, ove è praticata la fiscalità di sco-po, si sta verificando, come linea di tenden-za, una pausa impositiva, nel tentativo di di-minuire il carico fiscale. In ogni caso con la legge sul decentramento ogni ente territoriale è divenuto autonomo ed è venuta meno la so-vrapposizione di competenze, ovvero l'inter-ferenza o l'imposizione di poteri esorbitanti rispetto alle specifiche attribuzioni.

La Regione, inoltre, è sottoposta ad un con-trollo a posteriori da parte dello Stato, attra-verso la Corte dei Conti. Lo stesso vale per il III livello, quello dei Dipartimenti, ove il presidente del Consiglio subentra al Prefetto. Ai Comuni compete la definizione e l'appro-vazione dei programmi di sviluppo e di gestio-ne a medio termigestio-ne del loro assetto economi-co, sociale, culturale e urbanistieconomi-co, e la respon-sabilità dei propri strumenti urbanistici. In particolare10, per gli Schémas directeur o Schémas du secteur (piani dei comuni singoli

o associati di una agglomerazione o di un'a-rea geografica con coincidenza di interessi eco-nomici e sociali e di prospettive di sviluppo e tutela), sono i Comuni a proporre la peri-metrazione dell'area da assoggettare al piano, ad elaborarlo, a effettuarne la pubblicizzazio-ne, mentre è lo Stato questa volta a parteci-pare ad esso attraverso informazioni e progetti di interesse generale. Così è anche per il P.O.S., che può riferirsi solo a parte del ter-ritorio di un comune o di più comuni; è l'en-te locale a deliberare la formazione del pia-no, a fissare le modalità di associazione di am-ministrazioni pubbliche oltre allo Stato per l'e-laborazione del piano stesso (che può aprirsi alla collaborazione di organismi anche priva-ti, dietro loro richiesta), a sviluppare le for-me di partecipazione, ad approvarlo. L'inter-vento degli organi statali è limitato alla veri-fica di compatibilità del piano locale con i pro-getti statali, alla richiesta al Comune di mo-difica o di revisione ed ai poteri sostitutivi in caso di inadempienza.

4. L'AZIONE PER LE CITTÀ

Il nuovo peso assunto dalla « dimensione lo-cale» negli ultimi anni, trova riferimento in una serie di azioni e di strumenti di interven-to che vedono come atinterven-tori non solo le comu-nità interessate, ma anche lo Stato e le Re-gioni.

Fra questi, i «contracts de pian»", iniziative che lo Stato intraprende con i Comuni, le Re-gioni, le imprese pubbliche e private ed altri enti e che comportano impegni reciproci del-le parti orientati alla realizzazione del piano nazionale e dei suoi programmi prioritari. Del resto, il IX piano nazionale pone fortemente l'accento sulla città proprio con il PPE12

« Vivere meglio nella città » che definisce un programma quinquennale di recupero delle abitazioni esistenti e di sviluppo sociale dei quartieri.

La concertazione delle Regioni con lo Stato riesce in alcuni casi a far prevalere temi di in-teresse regionale o locale su cui formare ap-punto dei contracts (e quindi impegnarlo fi-nanziariamente), diversi da quelli definiti co-me prioritari nel piano nazionale13. Ma molte altre ed articolate iniziative si sono recentemente sviluppate sotto l'impulso sta-tale, in relazione con le aspirazioni delle co-munità locali, per affrontare problemi delle città.

ENGAGEMENTS DE L'ETAT ET DE LA REGION SUR LE CONTRAT DE PLAN

DE L'ILE-DE-FRANCE

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1986 (pagine 75-78)