IL PROBLEMA DELL'ENERGIA ELETTRICA NELLA SIDERURGIA
NEI PRINCIPALI PAESI INDUSTRIALIZZATI
Il ruolo dell'energia nella produzione dell'ac-ciaio è stato, come si è detto, di importanza primaria nel determinare le scelte localizzati-ve degli impianti e nel condizionare di conse-guenza lo sviluppo regionale dei paesi indu-strializzati. La maggiore facilità di approvvi-gionamento di energia, la diversificazione delle fonti, la maggiore trasmissibilità consentita dall'energia elettrica, sono fattori che hanno consentito alla siderurgia di raggiungere una maggiore elasticità localizzativa degli impianti. La componente energetica resta vincolante per la siderurgia specie dopo la crisi petrolifera che ha aumentato la sua incidenza in termini di costi, sia pure attenuati dalle politiche tarif-farie dell'Enel nel periodo 1975-1984, perio-do in cui parte dei costi aggiuntivi derivanti dall'aumento dei prezzi petroliferi andarono a gravare sul Bilancio del Tesoro anziché sul sistema delle imprese, riuscendo a mantenere le tariffe, sugli standards europei.
Ma al di là del calcolo dei costi monetari, l'e-levato contenuto energetico rappresenta un vincolo per la siderurgia anche in tempi nor-mali; in particolare per i paesi come l'Italia ed il Giappone esso ha costituito un banco di prova della capacità competitiva internazio-nale. È per questo motivo che il «contenuto energetico» può essere preso come parametro del grado di efficienza del sistema. Il confronto nel tempo tra i diversi paesi Ce-ca fornisce utili indiCe-cazioni sulla Ce-capacità dei sistemi siderurgici di minimizzare i costi di
produzione. D'altro canto la ricerca tecnolo-gica ha sempre conseguito un certo conteni-mento dei consumi ancora prima che si veri-ficasse la crisi energetica (come hanno dimo-strato Bernardini, Foti in Energia, 1982). Tut-tavia se ciò è vero, è anche vero che ciascun paese ha diverse ragioni per realizzare econo-mie di costo. Motivi congiunturali e struttu-rali possono indurre i paesi ad adottare poli-tiche di contrazione dei consumi di combusti-bile e di energia, ad esempio alcuni hanno cer-cato di valorizzare le fonti energetiche inter-ne come il Regno Unito con il petrolio e la Repubblica Federale tedesca con i propri gia-cimenti di carbone, mentre per l'Italia ed il Giappone, poveri di risorse energetiche, la ca-pacità di competere sul piano internazionale dipendeva dal risparmio energetico. Ma al di là delle differenze nazionali o regio-nali, tutte le aree siderurgiche sono state ob-bligate, sotto i colpi della crisi petrolifera, a razionalizzare l'utilizzo dell'energia, abbatten-do il livello dei consumi. In altre parole nel decennio '71-82 si è assistito ad un generale abbassamento dell'indice (Ktep/acciaio) nel-la misura del 6% gli Stati Uniti, del 30% nel-la Francia, del 22% il Regno Unito, del 25% l'I-talia, la Repubblica Fed. Ted., ed il Giappone. Il nostro paese, nonostante la riduzione delle differenze, è il più basso consumatore di ener-gia per tonn. di acciaio prodotto, con 320 Ktep, contro la Francia con 389 Ktep, la Rep. Fed. Ted. con 428, il Regno Unito con 503, gli USA con 623, il Giappone con 367. Tabella
n° 3 - sub. 1. Grafico 1.
Se facciamo ora pari a 100 l'indice del 1982 dell'Italia, notiamo che la Francia ha un con-tenuto energetico superiore del 21 %, la RFT. del 34% il R.U. del 57%, gli Usa del 94%, il Giappone del 14%. Ciò dimostra che il no-stro paese realizza il maggiore risparmio ener-getico per unità di prodotto. Tabella n°3 -sub 2. Ci dobbiamo chiedere quali ragioni rendono la siderurgia del nostro paese più efficiente, capace di maggiori risparmi. Queste sono da ricercare nelle caratteristiche della struttura si-derurgica, ovvero:
— nella maggiore diffusione del processo a F.E. che se da un lato impiega rottame di fer-ro, una materia prima che incorpora un con-tenuto energetico dall'altro questo è capace di maggiore innovazione tecnologica; — nella sostituzione dei processi Martin Tho-mas, con i convertitori L.D. capaci di mag-giori economie;
— nella capacità di innovazione del sistema siderurgico.
Tab. 3 1 c o n s u f T l i di energia dell'industria siderurgica (Ktep / Tonn. Acciaio)
Anni Italia Francia R.F.T. R.U.
U.S.A. Giappone 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 4 2 9 361 3 6 7 369 3 6 2 3 4 9 3 3 4 3 4 9 348 317 3 2 6 320 560 549 551 541 559 524 536 524 4 6 5 457 4 3 3 3 8 9 573 552 549 545 573 516 509 4 4 0 4 2 7 4 4 2 4 2 2 4 2 8 642 584 571 561 593 533 534 510 525 577 4 9 9 503 661 629 597 613 647 590 576 546 566 644 511 623 1. (82-71.100) 71 4 8 9 461 4 3 0 432 4 5 3 4 3 3 421 393 381 377 3 6 7 367 - 2 5 - 3 0 - 2 5 - 2 2 - 2 5 2. Italia = 100 100 121 134 157 194 114
Fonte: OECD, Energy Balances of Oecd Countries, Parigi, 1983. Nostre elaboraz.
I C O N S U M I E N E R G E T I C I N E L L A S I D E R U R G I A ( K T E P / TONN ACCIAIO) soo • U S A —• GIAPP
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2 3 4 5 6 7 8 9 1 2 1971 1980 4. IL M U T A M E N T O DEL MIX ENERGETICO NEI PRINCIPALI PAESI SIDERURGICIPuò interessare ora fare qualche osservazio-ne in merito alla scomposizioosservazio-ne dei consumi energetici nelle voci corrispondenti alle diverse fonti energetiche utilizzate da questo settore, così come sono state classificate dalle statisti-che internazionali (Fonte Ocde), per capire da questa angolatura l'orientamento delle poli-tiche energepoli-tiche attuate dai principali paesi europei.
In primo luogo si deve notare un consumo del combustibile solido, in tutti i paesi conside-rati, con l'unica eccezione della RFT, ed un minore utilizzo di combustibile liquido da par-te di tutti i paesi, contro un crescenpar-te utilizzo di gas naturale e soprattutto di energia elet-trica di varia origine (nucleare, termica, ecc.). Con riguardo al consumo unitario di energia, notiamo, infatti, che il trend nel periodo '71-82 mostra che per produrre una unità di ac-ciaio l'Italia utilizza da 196 a 150 Ktep di car-bone, da 90 a 29 Ktep di petrolio, da 82 a 75 Ktep di gas naturale, da 59 a 64 Ktep di ener-gia elettrica. La Francia invece utilizza da 393 a 251 Ktep di combustibile solido, da 93 a 25 Ktep di petrolio, da 29 a 41 Ktep di gas, da 44 a 70 Ktep di energia elettrica. La RFT uti-lizza dal canto suo da 323 a 300 Ktep di com-bustibile solido, da 90 a 15 Ktep di petrolio, da 118 a 60 Ktep di gas, da 40 a 51 Ktep di energia elettrica. Il R.U. utilizza da 363 a 294 Ktep di carbone, da 201 a 83 Ktep di petro-lio, da 32 a 61 Ktep di gas, da 44 a 65 Ktep di energia elettrica.
In sintesi tutti i paesi consumano una minore quantità di petrolio ed una maggiore quanti-tà di energia elettrica per uniquanti-tà di acciaio pro-dotta, anche il ricorso al gas naturale pare più accentuato, pur se meno consistente risulta la sua incidenza sul totale del consumo unitario.
Tabella n° 4.
Da quanto detto consegue che le strategie ener-getiche europee in campo siderurgico sono orientate verso la sostituzione delle fonti, ten-dente ad una diversificazione, e alla valoriz-zazione delle fonti nazionali, al minor consu-mo di petrolio ed una decisa maggiore pro-pensione per i consumi elettrici ed a favore del gas naturale. In corrispondenza ad una mag-giore efficienza energetica, si ha quindi, attor-no alla fine degli anni '70 un maggiore ricor-so all'energia elettrica. Una conferma di ciò si ha dal raffronto tra il peso che le varie
ti energetiche esercitano sul totale dell'ener-gia impiegata per una unità di acciaio prodot-ta, fatto pari a 100 quest'ultimo si può sinte-ticamente notare che la Francia ha aumenta-to nel periodo di riferimenaumenta-to '71-82 il consu-mo di energia el. e di gas di oltre il 120% mentre ha ridotto rispettivamente il carbone del 7% ed il petrolio del 65%; la RFT ha au-mentato il ricorso all'energia elettrica ed al carbone rispettivamente del 71% e del 25% mentre ha ridotto il petrolio del 75% ed il gas del 33%; il R.U. ha ridotto il petrolio del 48% mentre ha incrementato del 5% il carbone, del 50% il gas, dell'86% l'en. el.; infine l'Italia ha aumentato del 2% il carbone, del 20% il gas, del 53% l'en. el. ed ha ridotto del 57% il petrolio. Tabella n° 5.
Tali andamenti sono la risultante dei diversi effetti legati sia alla modifica del mix delle fon-ti di energia impiegata che abbiamo appena visto, sia alla modifica del mix di produzione e di processo. Rispetto al processo impiegato nel periodo '75-82 la produzione di acciaio è aumentata del 9,9%, in confronto all'aumento del 28% dei consumi elettrici passando da
Tab. 4 - Consumi di energia per unità di acciaio prodotta e per fonte impiegata
Anni
Comb. Solidi Petrolio Gas En. Elettrica
Anni Italia Francia R.F.T. R.U. Italia Francia R.F.T. R.U. Italia Francia R.F.T. R.U. Italia Francia R.F.T. R.U.
1971 196 393 323 363 90 93 90 201 82 29 118 32 59 44 40 44 1973 168 370 304 327 51 95 88 203 90 39 113 33 56 47 42 42 1975 168 372 297 336 56 93 78 162 76 47 152 43 61 45 46 50 1977 157 339 299 302 40 86 67 124 71 55 94 53 66 56 50 54 1979 143 279 265 294 46 74 51 115 89 56 65 57 70 56 47 58 1982 150 251 300 294 29 25 15 83 75 41 60 61 64 70 51 65
Fonte OECD, Energy Balances of Oecd Countries, Parigi, 1983. Nostre elaborazioni.
Tab. 5 - Consumi energetici per la siderurgia e per la fonte energetica e per unità di acciaio prodotto (in percentuale)
Anni Italia Francia R.F.T. R.U. Italia Francia R.F.T. R.U. Italia Francia R.F.T. R.U. Italia Francia R.F.T. R.U.
1971 46 70 56 56 21 17 16 31 19 5 21 6 13 8 7 7 1975 46 67 52 56 16 16 13 28 21 8 27 8 17 9 8 8 1977 47 63 59 57 12 16 13 23 21 11 18 10 20 10 10 10 1979 42 60 62 56 13 16 12 22 25 12 15 11 20 12 11 11 1982 47 65 70 59 9 6 4 16 24 11 14 12 20 18 12 13 Variaz. 71/82 2 - 7 25 5 - 5 7 - 6 5 - 7 5 - 4 8 20 120 - 3 3 50 53 125 71 86
Fonte OECD, Energy Balances of Oecd Countries, Parigi, 1983. Nostre elaborazioni. 6.709 a 8.628 x 10 elev. 6 Kwh nei due
pro-cessi a F.E. ed a Convertitore con un aumen-to dei consumi specifici da 307 a 359 mila Kwh.
5. IL RUOLO DELL'ENERGIA ELETTRICA NEL SISTEMA ELETTROSIDERURGICO
Al fine di comprendere il ruolo che l'energia elettrica ha avuto nella tecnologia a F.E. si ri-tiene di dover distinguere i consumi elettrici
utilizzati dai due tipi di processo, a converti-tore e a Forno Elettrico. Nel 1975 il consumo di energia elettrica è stato pari a 6.265 x IO6
Kwh, mentre nel 1982 il consumo è stato di 8.162 x IO6 Kwh con un incremento del 30% mentre la produzione di acciaio è aumen-tata nello stesso periodo del 34,5%. Pertanto il consumo specifico (Kwh/tonn.acc.) è pas-sato da 667 Ktep nel 1975 a 646 Ktep nel 1982
con una riduzione del 3,1%. Tabella n° 6. Da ciò consegue che il processo a F.E. è stato capace di realizzare un rendimento in termini di energia elettrica proprio nel periodo cen-trale della crisi energetica. Inoltre, mentre nel '77 il 47% della produzione primaria prove-niva da impianti a colata continua nel 1980, a seguito di una ulteriore penetrazione tecno-logica, il 56% della produzione totale prove-niva dal processo a F.E.. Dal punto di vista tecnologico il procedimento ha comportato una notevole economia energetica consentita dall'eliminazione della fase di pre-riscalda-mento dei lingotti prima della laminazione. I miglioramenti nelle rese della siderurgia ita-liana dopo la crisi petrolifera sono dunque di-pesi, per un verso dall'ulteriore mutamento del mix dei processi, mediante incremento del F.E. e per altri versi dal ciclo integrale. Da quanto precede si può ragionevolmente ri-tenere che le unità elettrosiderurgiche saran-no destinate ad avere un ulteriore incentivo. II Metal Bulletin prevede che nei prossimi dieci anni, il numero delle mini-acciaierie è desti-nato ad aumentare:
— per la possibilità di impiegare il minerale pre-ridotto;
— per la minore spesa occorrente ad instal-lare un impianto elettrosiderurgico rispetto ad uno a ciclo integrale a parità di capacità pro-duttiva, nella misura di circa un terzo infe-riore;
— per la maggiore adattabilità delle acciaie-rie agli andamenti ciclici di mercato specie nei periodi di indebolimento della domanda o di fluttuazione dei costi e dei prezzi vendita; — per la capacità di innovazione tecnologica; — e da ultimo per la capacità di modulare i prelievi di energia elettrica consentendo una riduzione di costo per l'Ente erogatore di energia.
Quest'ultimo punto lo vedremo con riferimen-to al caso italiano.
La dinamica dell'espansione elettrosiderurgi-ca è cosa nota (Fantinelli G., '81); nel perio-do 1975-1982 si è verificato uno sviluppo con-siderevole di tale processo, a scala mondiale, passando dal 17% al 23% sul totale della pro-duzione mondiale. Nell'area Comunitaria al 1978 i F.E. installati sono risultati 550, con una capacità produttiva di circa 20 milioni di tonnellate; in tale contesto l'Italia ha registrato una maggiore diffusione, nel 1982 risultava-no infatti installati 346 impianti con una ca-pacità di 12,6 milioni di tonn. corrispondenti al 44% dell'acciaio grezzo prodotto in sede co-munitaria.
6. LA DISPONIBILITÀ DI ENERGIA ELETTRICA IN ITALIA E LE POLITICHE TARIFFARIE
Il costo dell'energia elettrica, pur non essen-do l'unico elemento a creare le difficoltà per la siderurgia minore italiana, ha subito nel pe-riodo 1976-1981 un forte aumento di prezzo. A fronte di questo incremento di costo, il Go-verno ha deciso di far gravare sul bilancio pub-blico, anziché sulle imprese siderurgiche, parte dei costi aggiuntivi. Ciò ha permesso ai prez-zi italiani di adeguarsi agli standard europei per le forniture di alta tensione — oltre 10.000 Kw — e per l'altissima utilizzazione — oltre ad 800 h/anno —. Con questo sistema di age-volazioni tariffarie è stato possibile alleggeri-re, temporaneamente, il sistema siderurgico
italiano di ulteriori aggravi di costo (Berrà P Lui C., 1983).
Un confronto delle strutture tariffarie dei prin-cipali paesi europei permette di comprendere la posizione relativa delle tariffe italiane e di verificare di quanto queste siano difformi dalle medie europee. Il metodo generalmente segui-to consiste nel confrontare i prezzi medi di un insieme di forniture-tipo per usi industriali, ai diversi livelli di potenza.
La validità dei confronti internazionali dei prezzi dell'energia elettrica dipende, come per gli altri beni, dall'oscillazione dei cambi va-lutari e dal livello generale dei prezzi dei sin-goli stati e delle diverse strutture dei consumi con cui ogni sistema tariffario si riferisce. La difficoltà di rendere omogenei i dati dipende dal fatto che soltanto alcuni paesi della Co-munità hanno tariffe pubbliche per le
forni-Ia b: 6 produzione di acciaio in Italia ed i consumi elettrici per tipo di processo
Anni Produzione di acciaio (in 000 tonn.) 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 (82-75-100) 75
Convert. F.E. Totale
Consumi Elettr. (in milioni Kwh) 9.991 10.664 10.452 10.465 10.190 12.000 12.045 11.383 9.381 10.819 11.291 12.299 12.915 14.037 12.715 12.619 21.836 23.447 23.334 24.283 24.250 26.501 24.770 24.009 + 13 i- 34,5 + 9,9
Convert. F.E. Totale 370 390 370 377 355 414 423 466 6.265 7.189 7.606 8.025 8.452 9.291 8.334 8 . 1 6 2 6.709 7.647 8.030 8.455 8.854 9.733 8.757 8 . 6 2 8 + 25 + 30 + 28 Fonte: ASSIDER. Nostra elaborazione.
Consumi Specifici (in 000 tonn.) Convert. F.E. Totale
37 37 35 36 34 34 35 40 667 307 664 326 673 344 652 348 654 365 661 367 655 353 646 359 + 8 - 3 + 17 I u e t t e mP b? e2' 8 T ( L i t ? K w h )Ì a'C U n 6 f°m Ì t U r e m d U S t r Ì a l i * e n w g i 8 6'e t t r Ì C a n e i p a e s i d e l ! a C E E' Fornitura-Tipo fino a 4000 Kw fino a 10.000 Kw fino a 25.000 Italia Francia R.F.T. GB. 8 8 , 2 6 68,81 60,74 65,67 53,75 53,75 72,73 64,82 64,85 Fonte: Enel. 79,40 82,40 76,15 79,30 75,20 79,30
settembre "^84 'n d i C e d' f°m ì t U r e i n d u s t r i a l i d i energia elettrica nei paesi della CEE, ^ T
Fornitura-Tipo Italia Francia
fino a 4000 Kw fino a 10.000 Kw fino a 25.000 Kw R.F.T. GB. 100 100 100 74 78 88 82 106 106 89,9 93 110 115 124 130 Fonte: Enel, 1984. Nostre elaborazioni.
ture relative ai maggiori livelli di potenza — oltre i 10.000 Kw — con un numero di ore di utilizzazione le più frequenti nei settori di al-to consumo di energia.
Sono state considerate anche le eventuali dif-ferenziazioni territoriali dei prezzi come nel ca-so del R.U. o della RFT nel modo seguente: — i prezzi della Francia riguardano le forni-ture a tariffe unificate;
— in G.B. i prezzi tengono conto dei valori medi delle aree più rappresentative degli Area Boards a diverso grado di industrializzazione; — per la RFT non sono disponibili prezzi pubblici, pertanto sono stati scelti i prezzi ap-plicati ad alcune industrie tipo;
— per l'Italia, con l'introduzione delle tarif-fe multiorarie dell'agosto '80 abbiamo un re-gime tariffario duplice, uno riguardante i con-tratti stipulati in precedenza a questa data al-le condizioni pregresse per gli utenti a media ed alta tensione, ed uno posteriore alla data citata. Per le imprese a prezzi agevolati è sta-bilito che al termine del contratto ci sarà un aumento del 20% sull'aliquota media appli-cata nei 12 mesi precedenti, secondo i criteri di calcolo seguiti dall'Enel.
L'agevolazione introdotta nel 1975 consiste-va nel far graconsiste-vare sul Tesoro, costituendo una Cassa Conguaglio, gli aumenti del «sovraprez-zo termico», nelle ore «vuote» ovvero nei pe-riodi di minor carico della rete4.
Ora le strutture tariffarie elettriche sono sta-te modificasta-te con provvedimento CIP n. 12/84 con cui è stata eliminata la condizione di fa-vore concessa alle imprese elettrosiderurgiche, rispetto alle altre con utilizzi della utenza in-feriore alle 7.000 ore annue creata in prece-denza con provvedimento CIP n. 25/75.
Dai dati a nostra disposizione, come si può notare dalle Tabelle n. 7-8, e come viene con-fermato anche dall'indagine Cozzi (IEFE n. 20, 1984), oggi abbiamo la seguente situazio-ne per le alte forniture superiori ai 10.000 Kw: i prezzi dell'energia della Francia rimangono più bassi di quelli della G.B. e della RFT; men-tre i prezzi italiani non si discostano dalla me-dia degli altri paesi europei.
È stata così eliminata la discriminazione tra le imprese vecchie che godevano delle agevo-lazioni tariffarie suddette, anche se queste co-privano solo parzialmente l'aggravio del mag-giore costo petrolifero, e quelle nuove, sorte dopo il 1975 che non beneficiano di alcuna agevolazione. In tal modo tutte le imprese so-no state riportate in condizioni di equità®. Il mezzo per ripristinare tali condizioni di equi-tà è stato l'introduzione della «tariffa multio-raria», che adegua i prezzi ai costi di produ-zione dell'Enel, poiché i carichi si possono spostare dai livelli alti della curva dei prelievi giornalieri, ai livelli più bassi. L'Ente può così far pagare il costo minore in virtù dei minori costi sostenuti per i prelievi effettuati duran-te le ore «vuoduran-te». Ciò si traduce in una dimi-nuzione dei costi per l'Ente che può attivare i propri impianti a rendimento maggiore e la-sciare gli altri di riserva. Gli utenti dovranno modulare gli impieghi.
La caratteristica della dimensione delle impre-se siderurgiche permette loro di contribuire in misura determinante a realizzare questa poli-tica energy saving.
7. BREVE SINTESI
Si può notare che l'osservatorio della elettro-siderurgia fornisce lo spunto per svolgere uti-li considerazioni sulle pouti-litiche territoriauti-li dei principali paesi siderurgici, sulle regioni side-rurgiche sulle aree di nuova industrializzazione e sulla innovazione tecnologica. Il sistema si-derurgico italiano, data la scarsità delle risorse energetiche, sin dagli anni precedenti la crisi ha realizzato un considerevole risparmio ener-getico, superiore ad altri paesi siderurgici; que-sto compito è stato facilitato dalla struttura più flessibile consentita dal sistema a F.E. che nel nostro paese ha un peso produttivo supe-riore al 50% del totale.
Se la crisi energetica ha comportato, nell'im-mediato, un aumento dei costi energetici e quindi una contrazione complessiva dei
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sumi, fatto che sembra confermare l'avvici-namento al tetto della «curva logistica» dei consumi, tipica dei paesi ad economia matu-ra, si è anche visto che c'è stata una pronta risposta da parte delle istituzioni che hanno permesso di ridurre parte dei costi aggiuntivi derivanti dall'aumento dei prezzi petroliferi. Con ciò la struttura siderurgica ha sopporta-to un cossopporta-to inferiore pagando tariffe minori rispetto al prezzo reale, mantenendoli sugli standard europei.
Da ultimo l'accordo tra sistema siderurgico ed Ente Elettrico, introducendo il meccanismo dei prelievi «multiorari», ha permesso il su-peramento del sistema provvisorio delle age-volazioni tariffarie che peraltro aveva inizia-to ad innescare disparità tra le stesse imprese siderurgiche a svantaggio di quelle più giovani. Resterà da chiarire l'aspetto delle trasforma-zioni territoriali indotte dalla contrazione pro-duttiva sulle regioni siderurgiche, del nostro paese in modo particolare, che per aree come quella ligure e campana, ha avuto conseguenze molto gravi.
N O T E
1 Alcuni autori, tra i quali G. Nebbia (Scienza Esperien-za, 1985) sostengono che i piani energetici nazionali sono volutamente sovrastimati, in quanto sono fondati sul prin-cipio secondo cui « più energia equivale a più ricchezza ». Ciò varrebbe qualora il nostro paese fosse in fase di gran-de sviluppo industriale, ma in quanto paese ad economia matura l'Italia sta raggiungendo il tetto dei consumi ener-getici che hanno un andamento simile alla «curva logisti-ca», stazionaria nel tempo.
! Alcuni autori sostituiscono al principio applicato ai pia-ni energetici nazionali, quello dello sviluppo «a bassa in-tensità di energia», perché la società che produce merci e fornisce servizi con più bassi consumi di energia, cioè con minori spese, è anche una società più ricca, perché sopporta minori spese, inquinamento e dissesto ambientale, a pari-tà beni e servizi forniti (Scienza Esperienza, 1985). ' Le politiche di localizzazione delle nuove centrali ener-getiche previste dai PEN (piani energetici nazionali), sono incapaci a tutt'oggi di ottenere il consenso da parte delle popolazioni locali destinatarie degli impianti a causa degli elevati rischi per la sicurezza e l'equilibrio ambientale. 4 Le condizioni tecniche di utilizzo per le quali il sovrap-prezzo termico veniva dimezzato sono:
— qualora oltre il 50% dell'energia venisse consumata in ore «vuote»;
— se venivano superati i 10.000 Kw di prelievo, per alme-no 1000 ore/analme-no;
— se consumavano oltre il 50% di energia per processi di riscaldamento.
5 Per le vecchie imprese l'adeguamento al nuovo tratta-mento avviene con criteri di gradualità in modo da arriva-re alla fine degli anni '80 a portaarriva-re tutte le imparriva-rese alle stesse condizioni di prezzo.
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