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M» COME MICHELOTTI

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1986 (pagine 93-97)

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el panorama delle aziende che hanno re-so famore-so nel mondo il design torinese occupa un posto di rilievo la carrozzeria Mi-chelotti. (In numeri precedenti di questa pub-blicazione avevamo trattato di altre «firme»: Pininfarina, Bertone, Giugiaro, Ghia). La fondazione dell'azienda risale all'anno 1949. Ad impiantarla è Giovanni Michelotti, un uomo di grande spirito di iniziativa, ma so-prattutto un bravo disegnatore, appassiona-to di auappassiona-tomobili.

Michelotti investe tutte le sue sostanze, per la verità non eccessive, in un modesto studio in Corso Francia, a Torino. Inizia l'attività con un solo dipendente in organico; poi, piano pia-no, ne assume altri, e in capo ad un paio d'an-ni arriva ad averne una quindicina. Il lavoro di Michelotti e della sua équipe con-siste nella collaborazione con grandi Case au-tomobilistiche, come Triumph, BMW, Daf, e con la giapponese Hino Motor.

Il gusto e lo stile dell'imprenditore torinese in-cominciano a piacere un po' ovunque, ma spe-cialmente nel Paese del Sol Levante. Miche-lotti è il primo italiano a collaborare con i giapponesi.

Il suo rapporto con le Case italiane è, almeno nei primi tempi, più difficoltoso e più spora-dico. Chi lo apprezza e lo fa «produrre» è Vi-gnale, il carrozziere della Ferrari.

Dalle matite dello studio Michelotti scaturi-scono molti prototipi, ma nessun modello per la produzione italiana di serie.

Nel 1959 l'attività dell'azienda non si limita più allo studio di stile e progettazione: inizia la costruzione vera e propria delle carrozzerie. L'attività si espande e i locali di Corso Fran-cia diventano insufficienti.

Nel '66 la Michelotti si trasferisce ad Orbas-sano, ed occupa una cinquantina di dipenden-ti. Successivamente la sede viene spostata a Beinasco, dove si trova tuttora, e dove sem-bra ormai trovare la sua collocazione defini-tiva.

Non è certo possibile ricordare le centinaia di realizzazioni che scandiscono la storia della Michelotti. Basta citare, a vanto e garanzia di una grande tradizione, vetture come la Triumph «Spitfire», la «TR4», le BMW «Touring» e «2002», la berlinetta «Alpine A110» e le giapponesi «Prince Skyline» e «Hino Contessa».

Sono automobili che hanno rappresentato, e in un certo senso ancora rappresentano, un

perfetto equilibrio fra tradizione ed evoluzio-ne, fra artigianato e tecnologia, fra fantasia ed essenzialità.

La feconda collaborazione fra design torine-se ed industria giapponetorine-se ha avuto anche un curioso risvolto.

Un bel giorno, un giovane disegnatore giap-ponese, Tateo Uchida, desideroso di affinare il proprio stile e fare esperienza, fece i baga-gli e partì alla volta dell'Italia. Giunto a To-rino si presentò a Michelotti, il nome che per l'appunto, a quell'epoca, andava per la mag-giore in Giappone. Si installò presso la car-rozzeria torinese, con l'intenzione di rimanervi alcuni mesi per un semplice corso di aggior-namento, e di fare poi ritorno in Giappone. Ma dopo il primo periodo di pratica, Miche-lotti gli chiese di rimanere a Torino, e Tateo Uchida, che aveva proprio l'intenzione di avanzare una proposta in tal senso, ne fu en-tusiasta. Rimase dunque alla Michelotti, sen-za fare più ritorno in Giappone, se non spo-radicamente per visitare la famiglia. Alla Michelotti il giovane giapponese ha dav-vero fatto carriera, ed ha assimilato totalmen-te, non soltanto il modo di concepire l'auto-mobile all'europea, ma il tipico, inconfondi-bile stile italiano. Adesso è Direttore Genera-le dell'azienda, e dunque il più stretto e pre-zioso collaboratore di Edgardo Michelotti, Presidente e Amministratore unico, che si è, come si suol dire, rimboccato le maniche nel-la successione del padre fondatore. In un momento come l'attuale, in cui il pro-gresso tecnologico tende sempre più spesso a spersonalizzare uomini e cose, Michelotti con-tinua ad interpretare il presente con l'entusia-smo di chi crede nel futuro: proporre idee e forme che vivano nel tempo, sintetizzandole in prodotti di creatività e tecnica.

Erede di un'Arte scaturita dalla geniale indi-vidualità dei grandi maestri dello stile, la nuo-va generazione dei carrozzieri italiani ha do-vuto, attraverso la codificazione delle espe-rienze passate, trasformare le strutture ope-rative e le metodologie di lavoro, rendendole idonee alle nuove esigenze tecniche, ai sem-pre più numerosi vincoli imposti dal mercato e ai mutati rapporti di collaborazione con le grandi Case costruttrici. La Michelotti è un simbolo di tale complessa realtà.

Solo una collaudata équipe di designers, tec-nici progettisti e inimitabili artigiani, è oggi in grado di amalgamare i nuovi concetti di er-gonomia, aerodinamica, razionalità costrut-tiva, funzionalità, con l'originalità estetica del-lo stile italiano.

Il rigoroso rapporto tra i «professionisti del-l'automobile » che compongono l'organico della Michelotti, unito al processo di «feed-back» che lega, in una sequenza di continue verifiche, tutte le fasi di lavorazione, dalla pri-ma definizione del progetto alla sua realizza-zione finale, garantisce infatti altissimi stan-dards qualitativi.

La carrozzeria Michelotti è dotata di attrez-zature ed impianti che le permettono di ope-rare in completa autonomia e con garanzia di riservatezza. Possiede infatti reparti di model-listica, battitura e montaggio di lamiere, sel-leria, verniciatura, resine, finizione e mecca-nica.

L'assemblaggio delle vetture viene effettuato su piani di riscontro e, mediante un sistema «D.E.A.» di rilevazione tridimensionale com-puterizzata, si ottiene l'ottimizzazione dei mo-delli in scala ridotta ed al naturale. Per soddisfare inoltre le esigenze più specifi-che dei clienti, sono stati sviluppati accordi di collaborazione con istituti di ricerca, centri di calcolo e laboratori specializzati, allo scopo di verificare in galleria del vento le imposta-zioni teoriche dei progetti, per la messa a pun-to dei mopun-tori e parti meccaniche in sala-prove e per collaudare i veicoli su circuito. La struttura polifunzionale e le nuove risorse umane e tecniche delle quali si avvale, consen-tono alla carrozzeria Michelotti una continua evoluzione nella molteplicità dei suoi settori operativi. Sebbene l'obiettivo predominante dell'azienda sia costituito dalla ricerca di de-sign e di nuove soluzioni per l'automobile, Mi-chelotti è in grado di proporre una serie di ser-vizi distinti o integrati fra loro, vale a dire: concept-car, design, progettazione, modelli in scala naturale e ridotta, mock-up, masters, prototipi statici e funzionanti, rilievi dimen-sionali, studio di interni, tecnologie, aerodi-namica, ergonomia, ed una prima analisi dei problemi relativi a impianti, attrezzature, tem-pi e metodi. Inoltre, nel rispetto di una tradi-zione che coincide con la stessa storia del de-sign italiano dell'automobile, la Michelotti realizza tuttora vetture fuoriserie, a misura delle esigenze del cliente privato.

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ra le più recenti creazioni di Michelotti, vi è il prototipo « PAC », che ripropone il concetto tipicamente italiano di vettura utili-taria alla luce delle più moderne esperienze tec-nologiche e stilistiche. È lo studio di una pic-cola vettura espressamente concepita per

l'u-Fig. 2 - Con il prototipo « PAC » la carrozzeria torinese Michelotti luna delle più vecchie in Italia) ripropone il concetto di vettura utilitaria, alla luce delle più avanza-te esperienze stilistiche e avanza-tecnologiche.

Fig. 1 - Lo spider a 2 posti « SCIMITAR SS 1 » realizzato dalla carrozzeria torinese Michelotti. Vi sono largamente impiegati i materiali plastici.

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so urbano e a medio raggio. Riallacciandosi alla filosofia progettuale che decretò il succes-so di vetture come la Fiat Topolino, la 600, la 500 e l'Autobianchi Bianchina, la «PAC» ne riassume, in chiave più attuale, la raziona-lità delle soluzioni costruttive, la versatiraziona-lità d'uso e l'economicità d'esercizio.

Il prototipo è stato sviluppato su base mecca-nica Daihatsu: motore 548 di cilindrata e 31 cavalli di potenza, trazione anteriore, cambio automatico, velocità massima di 115 chilome-tri orari.

Le particolari soluzioni progettuali, tenendo conto del diffuso impiego dei robot, consen-tono il montaggio della componentistica di-rettamente sulla scocca portante in acciaio — composta dal pianale e dall'ossatura dell'abi-tacolo — secondo una tecnica cosiddetta « a cielo aperto».

Successivamente, con non più di 40 bulloni, vengono applicati gli elementi della carrozze-ria, realizzati in materiali plastici e compositi.

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ti vecchio tipo, con lancette nere e fondo bian-co, come sulle sportive di una volta.

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a fama del marchio Michelotti in Giap-)one non è dovuta soltanto al design delle automobili, ma anche ad una serie di altri pro-dotti presenti su quel mercato da una decina d'anni.

Nel 1977 la Ushio Electric Inc. iniziò la pro-duzione di fari antinebbia disegnati appunto dallo Studio torinese.

In seguito fu creata una linea di accessori au-tomobilistici comprendente: ruote in lega di magnesio, volanti in pelle e legno, sedili, spec-chi retrovisori, guanti, calzature, borse e ab-bigliamento sportivo.

La recente costituzione di una filiale commer-ciale a Tokio — la Michelotti Japan — ha per-messo di ampliare la linea di prodotti della Ca-sa torinese e di riservare una più specifica at-tenzione al disegno industriale.

La nuova serie di occhiali Michelotti, prodotti dalla Seelex in fibra di carbonio, costituisce un ulteriore e significativo esempio di design italiano applicato alle più moderne esperien-ze tecnologiche.

« M »> COME MAGGIORA

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a la nostra sia pur sintetica trattazione dell'attività delle carrozzerie torinesi non può non comprendere anche la Maggiora. Ha attualmente sede a Moncalieri, in borgo San Pietro, e dà lavoro a 120 persone. È una delle più vecchie carrozzerie italiane. Venne fondata nel 1925 da Arturo Maggio-ra, padre degli attuali titolari Bruno e Vincen-zo, con la ragione sociale di «Martelleria Mag-giora».

Ha collaborato con diverse grandi Case, co-me Fiat, Lancia, Alfa Roco-meo, Cisitalia,

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a «Scimitar SS1 » ha segnato invece il ri-orno del marchio Michelotti a contraddi-stinguere il design di una vettura di serie. Edgardo Michelotti e Tateo Uchida hanno svi-luppato una linea che si rifà al « feeling» del-le gloriose «Triumph Spitfire» e «TR4», ri-svegliando quella tradizione di spider inglese che sembrava ormai perduta.

La vettura, uno spider a due posti di ispira-zione dichiaratamente sportiva, è caratteriz-zata dal lungo cofano anteriore e dalla linea a cuneo. I materiali plastici e compositi vi so-no impiegati largamente. Tutte le parti ester-ne della carrozzeria, l'abitacolo ed il vano ba-gagli sono infatti realizzati in poliestere. L'impostazione meccanica prevede la soluzi-zone con motore anteriore (versioni 1300 e

1600) e trazione posteriore, mentre le sospen-sioni sono a 4 ruote indipendenti.

Con il prototipo «Clas», l'ultimo nato alla Michelotti, è stato posto un particolare accen-to sugli aspetti più strettamente connessi con la ricerca stilistica. È una berlinetta sportiva con motore posteriore centrale di 1600 di ci-lindrata, basata su meccanica Toyota: è la pri-ma volta che la Casa giapponese concede uf-ficialmente ad uno studio d'i design un telaio per la costruzione di un prototipo. Una delle novità più interessanti del « Clas » è costitui-to dalla strumentazione: nessun congegno elet-tronico, nessun quadro digitale, ma

strumen-Fig. 3 - La berlinetta coupé «Halley», una delle crea-zioni della Carrozzeria Maggiora di Moncalieri Idisegna-ta da Paolo Martin).

Abarth, Maserati e, in tempi più recenti, De Tomaso e Bitter. Quest'ultima è una piccola e giovane azienda della Germania Occidenta-le; è sorta nel 1973 e produce una gran turi-smo di linea classica con motore Opel 6 ci-lindri.

Tra le vetture costruite col contributo della Maggiora figurano alcuni modelli veramente splendidi; ricordiamo, ad esempio, l'Alfa Touring 2000 e 2600, il coupé Flaminia Tou-ring, la Lancia B20, la Fiat 2300 coupé, la «Mangusta» e «la Pantera» De Tomaso, la Maserati «Mistral». Alla Casa modenese, la

Maggiora aveva dato il suo contributo anche nella realizzazione della «1500 Record» del 1937.

Oltre alle «belle» vetture, la Carrozzeria di Moncalieri ha però da sempre lavorato anche per il «mezzo funzionale»: dalla gloriosa Giardinetta Viotti del 1953 su meccanica Fiat 1100-103, ai furgoni Lancia Jolly degli anni Sessanta, dal Fiat 241 «Cubo» alla Panda «furgonetta» del 1980. Quest'ultima è nata da una proposta Maggiora con la collabora-zione della società telefonica SIP.

Attualmente l'attività della Maggiora com-prende la costruzione della scocca della Bit-ter coupé, le trasformazioni delle Panda « fur-gonetta», «Van» e «Pick-up» e della «Uno Van». Dallo stabilimento di Moncalieri esce anche il telaio dello scooter «GSA» della Piaggio.

I tre settori principali sui quali si fonda l'atti-vità della Maggiora sono: «Esperienze e pro-totipi», «Attrezzature ed engineering» e «Produzione ed assemblaggi».

II primo è dotato di uomini e mezzi che con-sentono di dare corpo alle idee del cliente e di esprimerne delle proprie. Ne fanno fede le proposte originali del designer Paolo Martin (che crea e modella nel suo studio di Gas-sino Torinese), che la Maggiora ha ben inter-pretato e realizzato, grazie all'esperienza e stu-dio dei suoi uomini — vecchi e nuovi — gli uni con il senso, il gusto della lamiera, gli al-tri con la fantasia e la certezza del calcolatore. Altro reparto nel quale tradizione e tecnolo-gia ben si accompagnano è quello delle « At-trezzature ed engineering». Anche qui la Mag-giora ha la possibilità di eseguire attrezzature per conto terzi e studiare linee complete di la-vorazione ed assemblaggio, fornendo «know-how», tecnologia ed impianti «turn-key». Il reparto « Produzione ed assemblaggi» è il più importante. È diviso nelle sezioni: Gran-di Presse, Linee Gran-di assemblaggio e saldatura, e Linee di montaggio.

Da qui escono i prodotti finiti nei quali si esprimono tutte le attività a monte. Ed è per questo che qui il Controllo qualità è ancor più attento e le apparecchiature elettroniche so-no più diffuse.

L'ACCADEMIA DI AGRICOLTURA DI TORINO.

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1986 (pagine 93-97)