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Delimitazione delle aree a parco

Nel documento Cronache Economiche. N.002, Anno 1983 (pagine 86-89)

E SPAZI A VERDE (4 a parte)

1.3. Delimitazione delle aree a parco

A tutt'oggi gli enti preposti all'istituzione di parchi e riserve naturali, nazionali, re-gionali, locali, hanno scelto e deciso i rela-tivi luoghi avvalendosi soprattutto delle se-gnalazioni e delle istanze provenienti da istituti, associazioni, gruppi di privati, or-ganismi diversi, che hanno — tra i fini sta-tutari della loro azione — la ricerca scien-tifica nel campo delle scienze naturali, la protezione della natura, la promozione del benessere sociale, della migliore qualità della vita e dell'ambiente23. Fuori del no-stro paese apposite autorità del governo statale provvedono a riguardo attraverso studi ed analisi appropriati affidati alla competenza degli uffici alle loro dipenden-ze, o di istituti specialistici dell'Università. A quanto consta, però, anche nelle espe-rienze straniere, scelte e decisioni vengono prese di volta in volta, senza l'appoggio di un quadro generale di riferimento che col-ga e riunisca unitariamente i luoghi natu-ralisticamente e paesisticamente meritevoli di salvaguardia assoluta connettendoli tra loro a sistema.

Questa ricerca metodica delle aree da pro-teggere dovrebbe precedere qualsiasi altra decisione in tema di «parchi». Essa avreb-be segnatamente i seguenti scopi:

i. 1 - individuare e localizzare i componenti da salvaguardare, naturali e antropici, pre-senti sulla totalità del territorio, conoscer-ne le caratteristiche principali, delimitare le aree che li contengono;

1.2 - sottoporre a vincolo di tutela24 le aree individuate, valutare quali vanno acquisite al demanio pubblico e i presumibili costi d'acquisto25;

1.3 - costruire un disegno che connetta le varie aree protette, congiungendole tra loro, ovunque possibile, mediante l'inclu-sione degli spazi che le intervallano; 1.4 - predisporre un piano di priorità negli acquisti delle aree i.2 per la realizzazione graduale del sistema.

Riconfermato così il principio, già in altra parte enunciato, del sistema delle «aree protette»2 6, resta da stabilire quali tra esse

Figg. 11. 12 - «isola 2000»: stazione turistica monta-na di terza generazione. L'insediamento nel contorno dei monti, tra boschi e pascoli (fig. 11). La compatta struttura dei complesso insediativo tratteggia un profi-lo che ritrae, per grandi linee, quelprofi-lo delle montagne circostanti (fig. 12).

possono essere istituite a parco naturale, o comprese in un parco naturale, giusta la definizione data di quest'ultimo27.

Una risposta al quesito richiede che si deli-nei una qualche metodologia atta ad indi-viduare scientificamente, da un lato le «aree da assoggettare a vincolo di salva-guardia» (aree protette) e, dall'altro, il tes-suto territoriale destinato ad avvilupparle e connetterle in modo che costituisca sup-porto e garanzia della voluta protezione. Riassuntivamente, si dovrebbe pervenire alla elaborazione di un progetto del siste-ma del verde e delle aree protette fondato in prima approssimazione sulla prelimina-re delimitazione, alla scala prelimina-regionale28: I - degli ambiti geografici che, per la speci-ficità o rarità dei componenti naturali de-vono essere protetti e preordinati alla for-mazione del subsistema dei parchi e delle

riserve naturali-,

II - degli ambiti geografici che, per la con-corrente dominanza di specifiche compo-nenti (naturali e antropiche) del paesaggio e presenza di emergenze architettoniche, di elementi di percezione visiva o di altri di-versamente rilevanti (ad esempio, insiemi di reperti archeologici), devono essere sot-toposti a norme finalizzate alla tutela dei caratteri rilevati, pur nell'evolversi delle condizioni strutturali dell'ambito di appar-tenenza. Tali ambiti concorrono a formare il subsistema delle aree protette.

In buona sostanza si tratta di identificare sul territorio e rappresentare su una prima carta in scala appropriata (ad esempio 1:50.000 o 1:100.000) le aree di rilevante interesse naturalistico sotto il profilo oro-grafico, geologico, eologico, paleontologi-co, idrografipaleontologi-co, petrografipaleontologi-co, mineralogipaleontologi-co, botanico, forestale, faunistico.

A puro titolo esemplificativo, e con riferi-mento a situazioni note dell'Italia, si ritie-ne che possano essere compresi ritie-nel subsi-stema I:

— i massicci montuosi; — i ghiacciai ed i nevai;

— le aree dominate o segnate da fenomeni di dolomitizzazione, carsismo, vulcani-smo;

— le aree rappresentative di ere geologiche particolari (es. Langhiano, Astiano); — i pianalti e gli altopiani;

— i solchi vallivi;

— le aree a brughiera (od anche baraggia, vauda, groana), quando caratterizzate dalla presenza, anche residua,

dell'ori-ginario habitat vegetazionale;

— gli affioramenti rocciosi e le aree con massi erratici;

— le gole, forre, grotte, caverne;

— le aree di erosione (calanchi, balze, ca-stelletti, funghi, guglie, marmitte, pira-midi di terra, a scultura alveolare, ecc.); — le aree di depositi glaciali, eolici,

resi-duali, morenici, fossili, mineralogici; — i corsi d'acqua, in superfice e

sotterra-nei, gli alvei fluviali nei tracciati attuali ed in quelli storicamente documentabi-li, i laghi, le paludi e le zone umide in genere, di pianura e costiere;

— le aree di significativa presenza di flora spontanea;

— le aree a boschi con dominanza di spe-cie arboree spontanee originarie o co-munque di riconosciuto interesse natu-ralistico;

— le aree con habitat specificamente ido-neo all'insediamento di specie faunisti-che selvatifaunisti-che, esistenti, in via di estin-zione od estinte ma reinseribili. In questa stessa carta proporrei di segnare le aree montane oltre la quota massima dei pascoli economicamete agibili, nel presup-posto che esse abbiano a far parte — per intrinseca naturale vocazione — da subito o in prospettiva programmatica poco im-porta, del patrimonio demaniale delle aree protette, indipendentemente dal valore di contenuto degli elementi territoriali che le compongono2 9.

Su una seconda carta, alla stessa scala del-la precedente, si rappresentano le aree del subsistema II, ossia di riconosciuto interes-se paesistico antropico, laddove i compo-nenti naturali e artificiali che le formano sono tanto forti e tra loro equilibrati da co-stituire organismi territoriali esemplari e tipici sotto il profilo figurale e della storici-tà del paesaggio costruito30.

Questa seconda carta è, delle due, la più difficile da elaborare. Mentre la prima, in-fatti, si basa su ricerche che hanno un fon-damento scientifico consolidato, ed al mas-simo richiederà mezzi e tempi adeguati per produrla, la seconda, coinvolgendo aspetti che riguardano la cultura dell'uomo nel suo estrinsecarsi sul territorio, necessita di analisi ed elaborazioni difficilmente immu-ni da pecche di soggettività e arbitrarietà. Nonostante le svariate metodologie sinora proposte e applicate per oggettivare la let-tura e la trascrizione del paesaggio31, non sono affatto fugati i dubbi sulla possibilità

di misurarne le qualità, donde far discen-dere la definizione di quegli ambiti «di ri-conosciuto interesse» di cui si è detto. Le stesse analisi storico-geografiche, per quan-to raffinate, non paiono ancora soddisfare tale esigenza: utilissime e fattibili su terri-tori di piccola ampiezza, denunciano i loro limiti allorché devono essere estese su aree vaste, com'è nel caso di una regione32. Il campo del paesaggio antropico, pertanto, rimane in buona misura da esplorare nelle sue potenzialità di ricerca teorica ed appli-cata, sicché non resta che ripiegare, nel frattempo, su criteri empirici e soggettivi intesi a identificare grosso modo — sulla base delle conoscenze acquisite e acquisibi-li entro tempi ragionevoacquisibi-li — le parti di ter-ritorio da proteggere33.

Ciò che può esser fatto, invece, con una approssimazione ben maggiore, è l'indivi-duazione degli ambiti di protezione mini-ma che integrano nel contorno le aree del subsistema I. La loro delimitazione, de-mandata agli stessi esperti che in preceden-za hanno contribuito a identificare dette aree, varrà a determinare il perimetro del parco naturale ogni qual volta l'area com-plessiva risultante raggiunga un'estensione minima predefinita34. In differente caso non potrà che trattarsi di un'area di riserva naturale.

Un criterio per determinare le aree di

con-torno potrebbe consistere nell'aggregazione

delle aree appartenenti al subsistema II, di quelle a bosco e suscettibili di rimboschi-mento, a rischio idrogeologico, a colture o suscettibili di recupero produttivo, adia-centi o limitrofe alle prime e comunque in-tegrantisi in ecosistema con esse e tra loro. Per conseguire risultati soddisfacenti e suf-ficientemente oggettivi occorrerà disporre di analisi territoriali che, attraverso la suc-cessiva elaborazione delle informazioni raccolte, consentano la costruzione di alcu-ne carte tematiche di base e, più precisa-mente:

a) carta dei beni naturali (o del subsiste-ma I);

b) carta dei beni culturali ambientali e del-le aree di interesse paesistico antropico (o del subsistema II);

c) carta forestale e dei boschi; d) carta delle capacità d'uso dei suoli; e) carta del rischio geologico e dei dissesti in atto e potenziali35.

In prima approssimazione le aree a parco naturale potrebbero essere definite

me-Figg. 13, 14, 15. 16, 17, 18 - Valsavarenche. Un co-mune di piccoli villaggi alpini nel cuore del parco nazio-nale del Gran Paradiso Accostamenti e inserimenti di nuova edilizia alla compatta antica trama insediativa tfigg. 13, 14, 15, 16) e aggiunte isolate net mezzo dei prati di versante (figg. 17, 18). / guasti paesaggistici e ambientali, di tutta evidenza, sono i segni percepibili della difficoltà di controllare e guidare ia trasformazio-ne del territorio all'interno di un parco nazionale.

diante la sovrapposizione di queste carte, con l'avvertenza di far coincidere il peri-metro del parco con i confini comunali, onde evitare regimi normativi differenti per territori appartenenti alla stessa unità amministrativa, e di connettere tra loro, senza soluzione di continuità spaziale, le aree protette dei subsistemi I e II contigue e limitrofe.

Stante il criterio esposto non è affatto im-probabile che nelle aree a parco debbano ricadere degli ambiti le cui destinazioni d'uso di fatto siano in contrasto con le prioritarie finalità conservazionistiche del parco stesso (ad esempio, aree sciistiche e relativi impianti di risalita, insediamenti turistici e produttivi, cave, ecc.). Situazioni del genere, sono abbastanza comuni nei parchi esistenti, perimetrali — come noto — con criteri di grande empiricità.

Spetterà al piano del parco mediare i con-flitti insorgenti dalla sua istituzione, inclusi quelli derivanti dalla preesistenza di attivi-tà in antitesi con i suoi fini e le sue funzio-ni, specificando i provvedimenti e gli inter-venti progettuali idonei a contenere ed, al limite, eliminare i danni recati agli ambiti protetti, ad arginare l'estendersi delle atti-vità in contrasto in aree finitime, a piegare agli obiettivi del piano la loro sopravviven-za.

In tutti i casi si porrà la questione degli in-sediamenti umani: una realtà da cui è pres-socché impossibile prescindere che, coin-volgendo il patrimonio edilizio esistente (e di riflesso gli spazi aperti potenzialmente edificabili), scatena l'innesco di reazioni a catena della popolazione insediata contro il parco.

1.4. Parchi, insediamenti umani

Nel documento Cronache Economiche. N.002, Anno 1983 (pagine 86-89)