E SPAZI A VERDE (4 a parte)
1.2. Insediamenti umani e parco
Dall'esame di alcune esperienze significati-ve italiane e dell'Europa Occidentale" si desume che la presenza degli insediamenti umani, correlata al parco, identifica due principali ordini di situazioni, cui corri-spondono scenari di problemi appena vela-tamente differenziati in ragione delle speci-ficità dei luoghi:
a) nell'area a parco non vi sono insedia-menti a carattere permanente;
b) nell'area a parco vi sono insediamenti a carattere permanente e/o temporaneo. Nella prima situazione il parco è stato pe-rimetrato includendovi aree disabitate, allo stato di natura (il che, si è visto, nei territo-ri europei è raramente veterrito-rificabile) o di paesaggio antropico agro-silvo-pastorale, ove il bisogno di opere e di pratiche coltu-rali non comporta necessariamente la pre-senza fissa e continua dell'uomo.
Gli insediamenti a carattere permanente sono situati tutti all'esterno del parco, a di-stanze più o meno rilevanti dai suoi confi-ni a seconda della vastità del territorio dei comuni compresi nel parco, delle asperità topografiche e della struttura geomorfolo-gica dell'area, della natura pedologeomorfolo-gica dei terreni, della complessità del sistema idrico (ad esempio, numerosità e densità dei rami fluviali del delta di un fiume), ma più di tutto a seconda dei criteri adottati nel peri-metrarlo.
Entro il parco possono esservi insediamen-ti a carattere temporaneo, quali malghe, baite e altri simili «ricoveri», stagional-mente abitati dalle popolazioni dedite alle attività silvo-pastorali, o masi, casolari e casane delle rare famiglie occupate nelle magre attività agricole che talora si riscon-trano nelle frange del parco prossime al suo perimetro. Eccezionalmente vi si pos-sono trovare centri e nuclei di turismo sta-gionale, case sparse di seconda residenza,
Figg. 4, 5, 6 - Bardonecchia: immagini di una stazione turistica montana detta prima generazione. Spunti di periferia urbana in «ambiente» alpino.
alberghi isolati, inglobati nel parco per op-portunità di controllo in quanto preesi-stenti alla sua istituzione, o che vi sono sorti posteriormente ad essa a motivo della scarsa efficacia o dell'inosservanza dei vin-coli posti. Quando il parco cade in territo-rio montano, agli insediamenti turistici si accompagnano di regola impianti di risali-ta, piste da sci, attrezzature varie a servizio della popolazione temporanea.
Nelle aree dotate di risorse idriche abbon-danti, minerarie, lapidee, sfruttabili dal punto di vista della convenienza economi-ca, non sono infrequenti i bacini e gli im-pianti idroelettrici, le reti di trasporto del-l'energia, le miniere, le cave, persino im-pianti di prima lavorazione dei materiali estratti ed, insieme, le abitazioni — quasi sempre provvisorie — degli addetti ai lavori. Insediamenti turistici, opere per la produ-zione di energia, miniere e cave, sono con-dizioni al limite della esclusione delle rela-tive aree dal parco. Se ne è fatto cenno per-ché rivelatrici di quanto sia varia la casisti-ca già all'interno della più semplice delle due situazioni considerate12.
Nella seconda situazione, all'interno del parco si rinvengono insediamenti a caratte-re permanente, temporaneo, permanente e
temporaneo, distribuiti sul territorio sulla
base di criteri che si riallacciano a
consue-tudini, motivazioni economiche, condizio-ni di vita del lontano passato (sono i vecchi villaggi, borghi, nuclei di poche case aggre-gate a grappolo, cascinali isolati, ripari ele-mentari sparsi o agglomerati) od a bisogni e sollecitazioni insediativi che hanno la loro matrice, principalmente, nel fenome-no turistico (sofenome-no le strutture insediative recenti legate alla diffusione del turismo stagionale delle aree montane, sciabili e no, collinari di quota più elevata, costiere). Anche in questi parchi, e più qui che nella situazione precedente, si possono trovare bacini e impianti idroelettrici, miniere, cave, impianti di prima lavorazione di mi-nerali, pietre, marmi ed, in più di un esem-pio, borghi importanti e popolosi e perfino città. L'inclusione o meno di tali compo-nenti insediative dipende, ovviamente, dal-le modalità che hanno presieduto alla deli-mitazione del parco all'atto della sua isti-tuzione.
Soffermiamoci qualche poco sulle catego-rie insediative che si incontrano con più frequenza e specialmente, ma non esclusi-vamente, nei parchi montani, di gran lunga più numerosi ed estesi rispetto all'insieme dei parchi fin qui istituiti.
In termini molto generali si assumono le seguenti definizioni:
— gli insediamenti a carattere permanente
(di categoria a), anucleati o sparsi, sono abitati in grande prevalenza da
popola-zione che vi risiede stabilmente nel cor-so dell'anno ed ha le proprie fonti di sostentamento in attività svolgentisi in
situ o all'esterno dell'area;
— gli insediamenti a carattere tempora-neo (di categoria b), sono formati da
strutture insediative anucleate e/o spar-se, con polazione che vi abita saltuaria-mente per motivi di lavoro (b.l) o di turismo di fine settimana e stagionale (b.2).
L'utilizzazione delle strutture insediative sub b.l viene effettuata limitatamente al periodo di sfruttamento della risorsa terri-toriale da cui trae motivazione la loro co-struzione (ad esempio, alpeggi di alta quo-ta), ma può anche essere nulla allorché le aree in origine ad esse asservite sono state abbandonate all'incolto, o quando le strut-ture in questione sono giudicate inabitabi-li, a fronte degli standard correnti, da chi deve usarne per l'espletamento della sua attività.
L'utilizzazione delle strutture insediative sub b.2 è correlata in primo luogo al tipo di turismo che vi si svolge (sportivo-invernale, escursionistico, di vacanza esti-va, termale ed eventuali combinazioni tra i vari tipi).
In secondo luogo, se trattasi di strutture anucleate, essa dipende, oltre che dall'alti-tudine del sito, dalle caratteristiche geocli-matiche del contorno, dall'accessibilità ri-spetto alle grandi aree di domanda turisti-ca, dal modello organizzativo della struttu-ra (ad esempio, stazioni turistiche sorte in base a progetti integrati, oppure a seguito di interventi singoli e non coordinati in en-tità predefinite nella progettazione ed at-tuazione);
— gli insediamenti a carattere misto, per-manente e temporaneo insieme (di
ca-tegoria c), individuano strutture inse-diative anucleate ed anche — in talune particolari aree ove si pratica l'agrituri-smo — sparse. La popolazione è costi-tuita in parte da residenti con dimora stabile come per la categoria a), in par-te da residenti con dimora saltuaria (che hanno, cioè, l'abitazione di prima residenza in situ ed una seconda casa nel comune dove esercitano l'attività lavorativa) ed in parte circa uguale, o superiore, alla somma dei precedenti due fattori, da non residenti, che vi di-morano temporaneamente, come per sub b.2.
Non è questa la sede per svolgere un'anali-si dei tipi funzionali e formali attribuibili alle singole categorie insediative sopra de-finite. Pare sufficiente richiamare i princi-pali, radunati per classi di componenti. A - Strutture insediative agglomerate di
antica formazione. Comprendono:
A. 1 - Borghi di fondovalle con funzione di polo di servizi di rango intercomunale e lo-cale (municipio, chiesa e cappelle di con-fraternite, mercato, negozi, botteghe arti-gianali, osterie, studi professionali, ecc.). Situati nelle medie e basse valli, compaio-no eccezionalmente nelle alte. Le forme planimetriche variano in relazione al sito, alla giacitura, alle funzioni originarie, alle modalità che hanno guidato i successivi ac-crescimenti. Solitamente, l'esigenza di re-stringere all'essenziale l'area insediativa per non sottrarre spazio, prezioso perché raro, alle colture, implica l'adozione di modelli organizzativi che uniscano alla semplicità dell'impianto la capacità di sod-disfare una serie di bisogni sostanziali: — l'esplicarsi della vita di relazione tra i
membri della comunità;
— la realizzazione di percorsi minimi dal-la casa ai punti di servizio;
— il rigoroso dimensionamento degli spazi viari, rapportati al movimento dei mez-zi impiegati, all'epoca, per il trasporto dei prodotti agricoli dalla campagna ai punti di raccolta e conservazione e al passaggio del bestiame tradotto dal pa-scolo alle stalle e viceversa;
— la massima limitazione possibile degli spazi riservati all'abitazione ed ai rusti-ci.
A.2 - Villaggi di fondo valle e di versante, anche di alta quota (oltre + 1500 m s.l.m.) con funzione di centri rurali dotati di ser-vizi di esclusivo interesse della comunità locale (chiesa o cappella, piccolo cimitero e, in quelli di maggior dimensione (più di 100 abitanti e meno di 500), il negozio e l'osteria, per lo più riuniti nel medesimo locale)13.
Le tipologie formali prevalenti si rifanno al modello a grappolo, costruito su un ordito di stradine pianeggianti o a gradoni che si intersecano a livelli differenti, alle quali si appoggiano le cellule edilizie, isolate o rag-gruppate in 3-5 unità accostate.
A.3 - Aggregazioni nucleari elementari, costituite dalla riunione in linea, o per uni-tà isolate, di un ridottissimo numero di cellule edilizie (da 5 ad un massimo di una
Figg. 7. 8, 9. 10 - Prato Nevoso: stazione turistica montana intenzionalmente di seconda generazione. L'insediamento nel suo intorno paesaggistico (fig. 7); ta continuità urbanizzativa del versante e la versatile ba-bele delle tipologie edilizie (figg. 8. 9, 10). Tentativo riuscito degli anni '60-'70, di trasformazione totale, in-tensiva e disordinata, di un'area montana, a margine di un territorio ancora in larga misura intatto.
quindicina).
Numerose e frequenti nelle medie e basse valli, tendono a diminuire — ma non ovunque — nelle alte'4. La densità e distri-buzione sul territorio sono soprattutto cor-relate all'esistenza di terreni coltivabili, alla loro estensione e accessibilità. Esse rappresentano una caratteristica diffusa del popolamento e del paesaggio antropico dell'arco alpino.
B - Strutture insediative agglomerate del
tipo A.l e A.2, con le addizioni recenti15
addensate o rade, se in case isolate e sparse nel loro intorno, formatesi per effetto del richiamo e dello sviluppo del turismo resi-denziale e/o dei cambiamenti economici e sociali indotti localmente o dalle mutate condizioni delle aree esterne.
C - Strutture insediative agglomerate sorte
ex-novo con funzioni turistico-ricettive.
Tra esse le stazioni di sport invernali nelle tipologie ormai classiche che le distinguo-no16.
Rispetto alle categorie insediative ed ai tipi funzionali e formali dianzi detti, i parchi naturali esistenti offrono situazioni estre-mamente differenti l'una dall'altra, specie in ordine ai tipi presenti.
Così, ad esempio, nei parchi nazionali francesi le strutture insediative cadono di regola nel preparco, mentre in quelli regio-nali l'area a parco comprende strutture in-sediative di tutte, o di buona parte, delle categorie e dei tipi indicati. Quest'ultima constatazione, pur con le debite varianti dovute alle differenti caratteristiche del ter-ritorio, è estensibile ai parchi naturali in-glesi e della Germania Federale; analoga-mente per i parchi nazionali montani ita-liani del Gran Paradiso, dello Stelvio e del-l'Abruzzo, sebbene le notazioni tipologiche delle strutture insediative siano diverse da caso a caso17 . Per contro, nei parchi regio-nali piemontesi vengono deliberatamente esclusi gli insediamenti agglomerati a ca-rattere permanente, che risultano all'oppo-sto inclusi nei parchi regionali lombardi. Dalle pur sommarie considerazioni appena riportate è facile arguire che il problema degli insediamenti è riconducibile al tema della perimetrazione del parco, più volte e in varie sedi affrontato e dibattuto senza che siano emerse precise e chiare conver-genze intese a risolverlo in maniera defini-tiva.
A fronte della tesi dell'inclusione nel parco degli insediamenti esistenti, siano essi di
carattere permanente o meno, onde con-sentire all'autorità di governo del parco stesso di controllarne rigorosamente le eventuali trasformazioni e indirizzarle nel-le linee della massima congruenza alnel-le fi-nalità dell'istituzione, sta quella della loro esclusione, con rimando del controllo agli ordinari strumenti urbanistici e di regola-mentazione edilizia di competenza comu-nale18.
Nella prima tesi è implicito che si assegni al territorio, globalmente considerato, il ruolo totalizzante di sostegno ecologico ai beni naturalistici oggetto di salvaguardia; nella seconda, distinguendo i beni da sal-vaguardare dagli insediamenti, si opera di fatto una separazione dei beni medesimi dal resto del territorio, come se si trattasse di entità disgiunte anziché interdipendenti, quali in effetti sono.
Poiché i «parchi» non sono mai elementi isolati, avulsi «dalle altre realtà naturali ed umane che li circondano»1 9, anziché pro-seguire nelle sterili polemiche sull'oppor-tunità o meno di istituirli, sul preparco o no, sugli insediamenti dentro o fuori, su chi deve amministrarli, ed altre consimili, che continuano ad alimentare insoddisfa-zioni umorali tra le schiere di segno oppo-sto, è forse più costruttivo prendere atto che essi rappresentano l'occasione per giungere ad una conservazione globale che, partendo dal comportamento dei singoli, approdi «alla totale revisione dell'etica territoriale»20.
Un disegno da perseguire, quindi, che guardi avanti nella storia e sappia ridare all'uomo la dignità perduta, assumendo a fondamento l'obbiettivo dell'equilibrio permanente uomo-territorio, nella ricerca di «nuovi comportamenti di compatibilità tra sviluppo antropico e il mantenimento degli equilibri naturali»2 1.
Un'occasione da non perdere, quella dell'i-stituzione dei parchi naturali, se ci si vuol convincentemente preparare a svoltare la pagina dell'ormai prossimo millennio, nel-la prospettiva dell'«abolizione generalizza-ta di separazioni (tuttora radicate nella mentalità corrente, n.d.a.), tra usi, consu-mi e tutela delle risorse territoriali» 22. Creare nuovi parchi, gestirli correttamente insieme agli esistenti, divulgarne la cono-scenza, equivale a porre un'ipoteca impor-tante sul futuro di una società: è una tappa impegnativa per la sua crescita civile e la sua stessa esistenza.
Ma dove crearli e con quali criteri delimi-tarli è questione controversa. Quel che se-gue intende recare un contributo alla sua soluzione.
1.3. Delimitazione delle aree