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DELLA VALLE DAOSTA

Nel documento Cronache Economiche. N.002, Anno 1983 (pagine 99-109)

Walter Giuliano

L'ambiente alpino è particolarmente ostile, a causa delle condizioni climatiche e pedo-logiche. La buona stagione può essere assai breve e durare solo pochi mesi, le tempera-ture invernali estremamente rigide possono scendere spesso a 30, 40 gradi sotto zero, ma anche in estate le differenze di tempe-ratura tra giorno e notte possono essere molto alte, fino ad un massimo di 80 gradi di escursione termica.

La radiazione solare d'altra parte può esse-re molto violenta riscaldando la terra e le rocce sino a 40, 50 gradi; a causa della pu-rezza dell'atmosfera, della scarsità di vapo-re d'acqua e del minovapo-re spessovapo-re di essa che i raggi devono attraversare, la radiazio-ne solare è ricca di raggi ultravioletti, cioè di raggi molto attivi. Nonostante l'appa-rente abbondanza di acqua sotto forma sia di precipitazioni piovose, sia di neve, il terreno montano roccioso, ghiaioso, pove-ro di terra fine e di sostanze organiche, la lascia filtrare subito in profondità, mentre la scarsità di vapore acqueo ed il soffiare continuo del vento, rendono asciutta l'at-mosfera e favoriscono l'evaporazione e la traspirazione. Per finire, anche il nutri-mento, a parte il fatto che esso può essere assorbito dalle radici solo se è disciolto nell'acqua, non è certamente abbondante. Le piante, in questo ambiente terribilmen-te ostile, non solo sopravvivono ma riesco-no a fiorire e a riprodursi e un po' alla vol-ta a prendere il sopravvento, a trasformare le rocce, le morene, i ghiaioni, in una ri-dente distesa fiorita. Questo sorprenri-dente risultato è raggiunto grazie ad una serie di particolari adattamenti, che sono in parte ereditari e rimangono quindi caratteristici della pianta ovunque essa si trovi a vivere, mentre in parte sono determinati dalle condizioni locali e suscettibili di cambiare se cambia il posto dove cresce la pianta. Alcuni di questi adattamenti sono ad esempio il nanismo (causato dalle radia-zioni ultraviolette che inibiscono determi-nati ormoni di accrescimento), la pelosità (che difende le piante dal disseccamento costituendo un micro-ambiente saturo di umidità, a contatto con la pianta), lo spes-sore delle foglie e dei fusti (che consente il trattenimento e l'accumulo di acqua), lo sviluppo notevole dell'apparato radicale (che permette da un lato di andare a cerca-re il nutrimento in profondità, dall'altro di ancorarsi saldamente a terreni spesso mo-bili o franosi o alle rocce) ecc.

Figg. 1, 2 - La maggior parte dette piante alpine è ca-ratterizzata da fiori di colore vivace ed intenso, spesso anche profumati. Ciò è in relazione atta intensa irradia-zione ed alla ricchezza di raggi ultravioletti. Inoltre è in tal modo possibile rendere te piante più visibili agli in-setti pronubi, facilitandone l'impollinazione. Il bellissi-mo giglio rosso ed it cipripedio o scarpetta della Ma-donna. dai colori intensissimi, sono due esempi della bellezza detta flora alpina. Purtroppo questa bellezza nuoce spesso alle piante, massicciamente raccolte ed in grave pericolo di scomparsa, specie allorché come per te piante raffigurate si tratta di specie piuttosto rare.

Come si vede, il mirabile operato della Na-tura, ci consente di allietare le nostre pas-seggiate montane con i colori ed i profumi dei fiori alpini.

Ma questo patrimonio floristico va attenta-mente salvaguardato affinché si conservi intatto di anno in anno ed affinché anche

le generazioni future ne possano godere ap-pieno. Oltre a questo valore estetico è chia-ro che la flora alpina riveste anche un enorme valore scientifico, basti pensare alla preziosità della variabilità genetica ve-getale che trova nell'ambiente alpino l'area di maggiore ricchezza qualitativa.

Chi ama la montagna le lascia i suoi fiori!: è questo il motto che dobbiamo tenere pre-sente sempre, tanto più se pensiamo alle difficoltà con cui le piante alpine devono lottare per tornare ogni anno a fiorire. Tut-to ciò indipendentemente dal fatTut-to che an-che la legge nazionale e quella regionale proteggono le specie di maggior pregio e rarità, prevedendo pesanti sanzioni a cari-co dei trasgressori.

Per proteggere questo patrimonio culturale e scientifico, sono sorti sin dalla fine del secolo scorso in Europa, i primi giardini botanici alpini, per opera del ginevrino Henry Correvon, fondatore dell'Associa-tion pour la Protecdell'Associa-tion des Plantes. Essi sorsero in Val d'Annivieres, a Ginevra e a Bourg St. Pierre. Oggi sono numerosi e sono riuniti nell'Associazione Internazio-nale Giardini Botanici Alpini (A.I.G.B.A.) che ha tenuto lo scorso anno il suo con-gresso proprio nella nostra regione, presso il giardino R E A di San Bernardino di Tra-na (TO).

N o n molti sono in Italia i giardini alpini: tra i più importanti ricordiamo il giardino «delle Viotte» al M o n t e Bondone (Tren-to), il giardino « A l p i n i a » all'Alpino di Stresa (Novara), il giardino «Paradisia» a Valnontey presso Cogne (Aosta), il giardi-no sperimentale di acclimatazione alpina « R e a » a Trana (Torino); nella zona ap-penninica il giardino « E s p e r i a » (Modena) ed il giardino di C a m p o Imperatore sul Gran Sasso.

Chanousia:

la rinascita del primo giardino alpino

La Valle d'Aosta è costituita quasi essen-zialmente da territori di montagna ed alta montagna ed è quindi logica conseguenza che i suoi giardini botanici siano alpini; in essi è raccolta la tipica flora alpina locale nella sua multiforme varietà di specie. Iniziamo il nostro esame partendo dal pri-mo giardino botanico alpino italiano, quel famoso Chanousia che fino alla seconda guerra mondiale rappresentò uno dei più

Figg. 3, 4 - Una visione d'insieme e ia sistemazione originaria dei primo giardino alpino italiano, « Chanou-sia» al colle del Piccolo San Bernardo, in due fotogra-fie di inizio secolo.

ro, generalmente conosciuto come Ordine Mauriziano.

Nel 1858 fu nominato a rettore dell'Ospi-zio l'abate Pierre Chanoux, che lo resse sino al 1909.

Pierre Chanoux era nato il 3 aprile 1828 nell'alta Valle di Champorcher e fin dal suo arrivo all'Ospizio pensò alla possibilità di farvi sorgere un giardino botanico, spin-to in ciò dalla sua notevole passione per la montagna e per la natura.

Il primo progetto di giardino botanico alpi-no al Colle del Piccolo San Bernardo, fu prospettato già nel 1882 e nel 1885 inizia-rono le prime pratiche con il C o m u n e di Seez per il reperimento di un terreno vici-no all'Ospizio.

II 1891 vide il piantamento sperimentale di alcune specie ad opera dell'Abate che nel 1893 si incontrò con il Correvon; que-sti prese a cuore la vicenda, perorò la cau-sa del Chanoux presso la sua Associazione e presso il CAI, inviando nel contempo al-cune specie esotiche per il giardino che in-tanto aveva visto sorgere le prime mura di cinta attorno al terreno concesso dal Co-m u n e di La Thuile. Oltre a ciò il botanico svizzero tenne alcune conferenze tra cui

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importanti giardini alpini europei; quasi del tutto distrutto dagli eventi bellici, è ri-nato negli anni passati ed è tuttora in fase di ricostruzione.

Il giardino alpino « C h a n o u s i a » sorge pres-so il Colle del Piccolo San Bernardo (m 2188 s.l.m.) nei pressi di quello che fu l'O-spizio fondato nel XII secolo per opera dell'Ordine di San Maurizio e San

Lazza-una ad Aosta nel 1897, lanciando in seno al CAI una sottoscrizione per il giardino. Finalmente il 29 luglio 1897 gli sforzi sono coronati con l'inaugurazione ufficiale del giardino del Colle Piccolo San Bernardo, chiamato in onore del suo creatore «Cha-nousia», che oltre ad un discreto numero di specie botaniche, presentava una discre-ta raccoldiscre-ta di minerali.

L'anno seguente vede la partecipazione di «Chanousia» all'Esposizione Internazio-nale di Torino, dove ottiene la medaglia d'argento, primo riconoscimento alla vo-lontà ed all'impegno profusi con serietà e passione dall'Abate Chanoux. Collabora-tore di questi fu, fin dal 1897, il prof. Lino Vaccari, allora insegnate al Liceo di Aosta, che si dedicò al giardino portandovi specie raccolte durante le vacanze spese a percor-rere le montagne di tutta Europa; a lui si aggiunse nel 1900 il suo allievo Valeriano Jaccod.

L'estate 1907 vede la salita al giardino e la visita di S.M. la Regina Margherita di Sa-voia che, trattane una buona impressione, ne aumentò la dotazione finanziaria otte-nendo il contributo da parte dei Ministeri della Pubblica Istruzione e dell'Agricoltura. Nel 1908 il giardino contava oltre 2000 specie, ed era affidato alle cure di un giar-diniere assunto nel contempo; oltre alla cura ed all'arricchimento delle specie flori-stiche di tutte le montagne europee, conti-nuano le esperienze sulla coltura e selezio-ne di piante foraggere, iniziate selezio-nel 1906 per consentire un intervento a favore della povera e trascurata economia montana, ed effettuate con l'appoggio della Società degli Agricoltori Italiani.

A confermare il valore di «Chanousia» come struttura culturale oltre che scientifi-ca, vediamo il sorgere proprio ai giardino della Società Pro Montibus nel 1899 promossa dal Griinwald con l'aiuto del Corre -von da un lato, e la rinascita della Société de la Flore Valdótaine dall'altro.

Purtroppo il 10 febbraio del 1909 all'età di 81 anni muore l'Abate Chanoux prezioso creatore ed iniziatore del giardino, seppel-lito il 13 febbraio a La Thuile; quattro anni più tardi, il 24 agosto 1913 la sua sal-ma sarà tumulata, con quella della sorella Maria, al Piccolo San Bernardo, dove in seguito a sottoscrizione internazionale gli fu eretto un monumento funerario.

Il giardino viene offerto all'Università di Torino, che rifiuta il legato a causa delle

forti spese di gestione, che esso comporta; la gestione è allora assunta dall'Ordine Mauriziano che promuove alla direzione del giardino il prof. Lino Vaccari e lo dota di personale adatto. «Chanousia» vive al-lora il periodo di maggior splendore con la sua riorganizzazione, l'avvio delle prime ricerche biologiche, la dotazione di un la-boratorio (inaugurato nel 1915), di una bi-blioteca e l'arricchimento della raccolta scientifica.

Purtroppo nel giugno del 1919, lo straripa-mento del torrente che scende dal Lago Longet, attraversando in tutta la sua lun-ghezza il giardino, ne distrusse in meno di 20 minuti i 3/4.

La ricostruzione avvenne spostando il giar-dino più a monte, sulla collinetta intorno al lago.

Il 23 agosto 1922 viene inaugurato il «La-boratorio di Botanica Alpina De Marchi» sorto grazie al mecenatismo del Dott. Mar-co De Marchi, mediMar-co, studioso di biologia lacustre, presidente della Società Italiana di Scienze Naturali; contemporaneamente venne inaugurato anche il nuovo osserva-torio meteorologico, già presente fin dal

1870 ma radicalmente migliorato ed in-grandito con il contributo dei Fratelli Per-rone dirigenti dell'acciaieria Ansaldo di Aosta.

Il laboratorio era costituito da un pianter-reno destinato a museo e laboratorio, un

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primo piano destinato ad abitazione della Direzione ed un sottotetto adibito a came-re per il personale. Da allora «Chanousia» funzionò come Museo alpino, laboratorio di ricerca e giardino botanico, con raccolte di fossili, di minerali, un ricco erbario e la collezione archeologica valdostana «Tan-credi Tibaldi».

Lo stesso anno vide la pubblicazione del primo numero di un «Annuario del Labo-ratorio della Chanousia, giardino botanico alpino dell'Ordine Mauriziano al Piccolo San Bernardo», con contributi oltre che del direttore Lino Vaccari, di Carla Lom-bardi, Luigi Pavarini, Beniamino Peyronel. Il 25 agosto 1937 vide la celebrazione del 40° anniversario del giardino, con la parte-cipazione di illustri personalità del mondo politico, scientifico e culturale; «Chanou-sia» contava allora 4500-5000 specie di cui 500 locali e 1000 italiane.

L'arrivo della guerra vide l'abbandono del giardino e le vicende belliche completate dalle attività vandaliche di collezionisti poco intelligenti e scrupolosi, portarono alla completa distruzione del giardino; con il Trattato di Parigi, l'Ospizio e Chanousia passarono in territorio francese.

Dal 1946 al 1951 difficoltà politico-bu-rocratiche causarono la completa rovina Fig. 5 - Distrutta dagli eventi bellici, Chanousia è stata recentemente riportata agli antichi splendori grazie al-l'appassionata opera di alcuni docenti e volontari, so-stenuti dalla Società de la Flore Valdótaine.

sia del giardino che dell'Ospizio, nonostan-te l'innonostan-teressamento fin dal 1947 della So-cietà di Storia Naturale di Grenoble, dopo il declino fatto dal Museo di Parigi e dalla Facoltà di Scienze di Grenoble, per la rico-struzione.

La Società di Storia Naturale tuttavia non ebbe mai l'affidamento ufficiale dell'incari-co di ridell'incari-costruzione né arrivò mai alcun fi-nanziamento, nonostante la buona volontà e la costituzione di una Commissione per la ricostruzione di cui il prof. Louis Em-berg della Facoltà di Scienze di Montpel-lier ebbe la responsabilità scientifica. L'ostacolo maggiore che si frappose a che ci si occupasse con impegno della ricostru-zione di Chanousia era quello della pro-prietà, palleggiata tra l'Ordine Muriziano, il Comune di La Thuile ed il Comune di Seez.

Dopo l'operato e le sentenze di una Com-missione Internazionale di Conciliazione, finalmente il 26 aprile 1964 la proprietà fu restituita all'Ordine di San Maurizio e San Lazzaro.

Numerosi nel frattempo erano stati i pro-getti di ricostruzione tra cui quello del prof. Bruno Peyronel ordinario di Botanica all'Universiteà di Torino, ultimo discepolo e naturale continuatore dell'opera del prof. Vaccari, e già fondatore nel 1955 del giar-dino alpino «Paradisia» di Valnontey nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Interessatosi della ricostruzione del giardi-no, sin dall'indomani della guerra, nel

1965 il prof. Peyronel, presenta sotto il pa-trocinio del Movimento Italiano Protezio-ne della Natura (oggi FederazioProtezio-ne Nazio-nale Pro Natura) un piano di ricostruzione di Chanousia, auspicandone la rinascita sullo stesso terreno di origine.

Ben altri progetti si formularono in seguito per la zona del Piccolo San Bernardo: il 20-XI-1971 si costituisce una «Associazio-ne del Piccolo San Bernardo» che si pro-pone di creare un complesso turistico-economico; nel 1974 nasce una società ci-vile immobiliare «L'avvenire del Piccolo San Bernardo» con programmi di costitu-zione di un centro turistico-sportivo. Fortunatamente questi programmi di spe-culazione sul territorio non hanno esito, mentre con la sua rifondazione del 1970 la Société de la Flore Valdótaine pone come suo primo obiettivo la rinascita di Cha-nousia e perseguirà con tenacia e con suc-cesso questo fine.

L'associazione naturalistica valdostana promuove incontri con l'Ordine Maurizia-no che dimostra dapprima scarso interesse al problema, poi il 22 luglio 1974 dichiara dopo un incontro con il Comune di Seez la sua disponibilità confermata il 20-3-1975 con una nota in cui l'unico interlocutore considerato per la questione delle sue pro-prietà al Colle del Piccolo San Bernardo è il Comune francese.

Visti vani i suoi tentativi, la Société de la Flore Valdótaine è disposta a questo punto ad accettare la proposta del Comune di La Thuile che offre gratuitamente la cessione di 2 ha. di sua proprietà sul versante italia-no del Colle, per la ricostruzione di Cha-nousia e lancia nel giugno 1975 la sotto-scrizione internazionale « U n fiore per Chanousia». Solo davanti a questa decisa e ferma intenzione di ricostruire comunque il prestigioso ed antico giardino alpino, l'Ordine Mauriziano accetta il dialogo con la Société e nel dicembre 1975 mette a di-sposizione i terreni di Chanousia.

Il 20 gennaio 1976 ad Aosta si svolge un incontro con la partecipazione del Presi-dente della Giunta Regionale Valle d'Ao-sta, dei rappresentanti dell'Ordine Mauri-ziano, dei rappresentanti della Société de la Flore Valdótaine, dei rappresentanti del Comune di Seez, e del rappresentante della Prefettura di Savoia.

L'incontro sfocia in un accordo per la co-stituzione di una «Fondazione Internazio-nale Chanousia» con sede sociale al Colle del Piccolo San Bernardo.

L'atto costitutivo della Fondazione, pub-blicato sul Giornale Ufficiale della Repub-blica Francese in data 12 agosto 1977, pre-vede l'ammissione di membri di tutte le nazionalità, amministrati da una Assem-blea Generale presieduta dal Presidente dell'Ordine Mauriziano, con vicepresidenti i sindaci di Seez e di La Thuille e per se-gretario il direttore generale dell'Ordine Muriziano.

Il 4 luglio 1976 avviene la cerimonia per l'inaugurazione dei lavori di ricostruzione, al cui finanziamento contribuiscono Re-gione Valle d'Aosta, ReRe-gione Piemonte, Comunità locali e Société de la Flore Val-dótaine, con i fondi raccolti tramite la sot-toscrizione internazionale.

La direzione dei lavori di ricostruzione e la responsabilità scientifica sono affidati ad una Commissione presieduta dal Prof. Peyronel.

Il 13 agosto 1978 avviene l'inaugurazione del giardino dopo i primi lavori di restau-ro, cui hanno partecipato come volontari studenti provenienti da tutta Italia. Il giar-dino vede oggi a dimora oltre 1.000 specie di cui 500 recuperate dal vecchio patrimo-nio anteguerra.

È un grosso risultato se si considerano le difficoltà ambientali in cui si trovano a crescere le piante ed in cui hanno operato i «restauratori». Ma l'opera è ormai solida-mente avviata e la serietà, la competenza e l'impegno che fino ad oggi l'hanno accom-pagnata e sorretta, lasciano intravedere un futuro ricco di soddisfazioni, capace di ri-portare Chanousia all'antico splendore. Intanto continua l'opera per il recupero di altre 300 specie che si stima ancora pre-senti nel giardino e che si affiancano alle nuove introduzioni. Il giardino si estende attualmente su una superficie di un ettaro; il terreno è costituito da scisti carboniferi mentre l'introduzione di piante calcaree è possibile grazie alla vicinanza di affiora-menti di questo tipo. Il clima è caratteriz-zato da precipitazioni totali intorno ai 2.000 m m annui con massimi primaverili ed autunnali; la durata dell'innevamento varia intorno agli 8-9 mesi (non rare le ne-vicate in agosto) e raggiunge mediamente i 6 metri. I venti sono costanti e ciò impedi-sce nella zona la crescita di piante d'alto

Fig. 7 - // Paradisia liliastrum, il bei giglio bianco che ha dato il nome ai giardini alpini Paradisia di Champo-luc e Valnontey.

Fig. 6 - In primo luogo si è proceduto alla ristruttura-zione ed ai riuso dei fabbricato principale, qui ripreso durante una nevicata nell'agosto del 1980; la rigidità del dima costituisce uno dei fattori limitanti per molte specie vegetali: un larice piantato qui dai prof. Vaccari all'inizio dei secolo, non ha mai raggiunto un'altezza superiore ai 50 cm.

fusto che altrove raggiunge limiti di gran lunga superiori: un larice piantato dal Vac-cari è morto due anni or sono e non ha mai raggiunto altezza superiore ai 50 centi-metri.

Sotto il profilo amministrativo, il giardino è gestito dalla fondazione internazionale appositamente istituita che si avvale dell'o-pera di un direttore (posto attualmente va-cante dopo la scomparsa del compianto professor Peyronel dell'Istituto Botanico di Torino) e di un curatore (Dr.ssa Marina Montemurro). Il personale è ridotto ad un soggetto fisso per i due mesi e mezzo di apertura, a sporadici interventi del Corpo Forestale ed all'opera di volontari prove-nienti soprattutto (falle Facoltà di Scienze naturali universitarie.

L'unico contributo fisso è quello disposto dal Comune francese di Seez che versa an-nualmente la cifra di 30.000 franchi; ulte-riori contributi provengono da enti pubbli-ci interessati al giardino.

L'apertura di Chanousia va in media dalla metà di luglio alla fine di settembre a se-conda dell'andamento stagionale: nel 1981

ad esempio il giardino potè essere aperto solo il 20 agosto ed ancora in presenza di neve; l'affluenza è valutata in circa

10.000-15.000 presenze annuali.

Caratteristica importante del giardino è la messa a disposizione dei visitatori di un apposito servizio di informazione e guida fornito da studenti universitari volontari. L'organizzazzione del giardino avviene in base alle esigenze delle piante, lasciando quelle sopravvissute in loco e disponendo

le nuove acquisizioni nell'ambiente adatto alla loro vita. Il secondo passo sarà quello della disposizione per aree geografiche, mentre sono già stati costruiti alcuni am-bienti ecologici (acquitrino, torbiera, ru-scello, laghetti) ed altri sono in progetto (morene ecc.).

Parallelamente al giardino vero e proprio si stanno organizzando e completando strutture scientifiche di appoggio quali un erbario, una fototeca ed una spermatoteca

per lo scambio dei semi con analoghi

Nel documento Cronache Economiche. N.002, Anno 1983 (pagine 99-109)