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Due madri: la madre di Demarato e Argia (madre di Euristene e Procle) Oltre Euridame e Percalo, nell'ambito della corte spartana, due donne erodotee in

RITRATTI DI DONNE SPARTANE: FIGLIE, MADRI, MOGLI FRA OIKOS E POLIS

V.5 Voci femminili a corte

V.5.1 Due madri: la madre di Demarato e Argia (madre di Euristene e Procle) Oltre Euridame e Percalo, nell'ambito della corte spartana, due donne erodotee in

particolare meritano la nostra attenzione: Argia e la madre di Demarato.

Il racconto della nascita di Demarato si intreccia con la riflessione erodotea sull'ascesa (illecita) di Leotichida e sulle cause sotterranee relative allo scontro degli esponenti delle due case regnanti - Cleomene e Demarato; la nascita del re è avvolta nel mistero e nasconde qualcosa di divino. La madre di Demarato appare in due passi molto interessanti che riguardano la successione di Aristone566 e introducono alla figura di Demarato; alla madre di Demarato Erodoto dedica uno spazio notevole, secondo soltanto alla rappresentazione di Gorgo.

Un primo dato interessante è il fatto che la donna non venga mai nominata nelle Storie, malgrado le sia dato un ruolo centrale nello scontro dinastico a Sparta. L'omissione del nome di una donna è una tecnica che torna di frequente nell'opera; due casi sono senz'altro paragonabili a quello della madre di Demarato, ovvero quelli della

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In realtà la frequenza e la varietà di scene in cui le donne appaiono come protagoniste nelle Storie stanno proprio a dimostrare, a mio parere, che esse hanno un ruolo nell'opera ben più importante e complesso di quello di semplici garanti dell'ordine sociale precostituito. Cfr. anche Gould 20002, cit., p. 130.

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La digressione riguardante la vicenda della madre di Demarato si dipana per diversi capitoli nelle

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moglie del persiano Masiste e della moglie di Candaule. In un articolo uscito di recente, Stephanie Larson ha sostenuto che il mancato riferimento al nome di queste due donne può dipendere da due fattori: l'anonimato rivelerebbe il rispetto di Erodoto nei confronti dell'aidos della donna, la cui moralità viene preservata; inoltre, lo storico, giocando la carta del silenzio, avrebbe scagionato le donne dalla rovina cui va incontro la dinastia dei rispettivi mariti.567 Perché, dunque, lo storico non fornisce il nome della madre del celebre re spartano? Un tale silenzio non dipende certamente dalla scarsità di informazioni nelle fonti consultate: è ben noto, infatti, che Erodoto più volte menziona nomi di donne nella sua opera e spesso tace, volutamente, il susseguirsi degli eventi in quanto il filo della sua narrazione non richiede altri riferimenti al tema. In questo caso, la madre di Demarato ha tutte le qualità per essere definita una donna giusta: pertanto, il mancato riferimento al nome con molta probabilità si può intendere come il tentativo di Erodoto di scagionare la donna dalle illazioni sul suo comportamento sessuale che dovevano ancora circolare a Sparta al momento della sua visita in città. D'altronde, le informazioni fornite in questo momento del racconto sono di chiara matrice spartana e riecheggiano le accuse rivolte dai cittadini lacedemoni alla fazione di Demarato, che Erodoto vuole mettere a tacere.568

Lo storico, in modo quasi simmetrico, accosta la nascita di Demarato a quella di Cleomene e Dorieo. L'introduzione di queste figure storiche nell'apodeixis nasce dall'esigenza di rendere noto ai suoi ascoltatori un problema che doveva assillare l'élite spartiate e che trova traccia evidente nell'opera erodotea: la sterilità della coppia reale spartana569. La madre di Demarato, infatti, è la terza moglie di Aristone. Questi, non avendo avuto figli dalle due mogli precedenti, si invaghisce della bellissima moglie del suo caro amico Ageto. Il racconto ricalca uno schema adottato più volte nell'opera,

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S. Larson, Kandaules' wife, Masistes' wife: Herodotus' narrative strategy in suppressing names of

women (Hdt. 1.8-12 and 9. 108-113), CJ, 101, 2005/2006, partic. p. 241 sg.

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Concordo, in sostanza, con quanto dice Larson 2005/2006, cit., p. 233 in merito alla madre di Demarato: "Herodotus' suppression of the queen's name thus highlights her innocence of the original accusation against her (and by extension her son's) reputation".

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Vd. Dewald 2013, cit., p. 154 sg.:"the infertility of a Spartan queen forces the queen to resort bigamy or polygamy; the consequence, Herodotus makes clear, is fraternal and civic strife in the next generation".

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che viene rimodulato in base alle esigenze narrative. La vicenda del matrimonio fra Aristone e la donna viene preceduta da un racconto dai tratti mitici sull'infanzia della futura sposa. Si racconta che l'aspetto esteriore della bambina fosse molto sgradevole (aischiste) - cosa che veniva vista dai genitori come una sciagura; inoltre, la bambina era figlia di genitori ricchi (olbion).570 Come detto in precedenza, l'aggettivo olbios è molto indicativo in quanto presuppone che esistesse a Sparta perlomeno una differenza della distribuzione della ricchezza fra gli Spartiati, i cosiddetti Homoioi.571

Il racconto della futura madre di Demarato ha come protagonista una scaltra nutrice (trophos), la quale, consapevole (mathousa) del disagio che affligge i genitori della piccola, escogita (epiphrazetai) un piano. Porta ogni giorno la bambina al tempio di Elena, nella località di Terapne, e la mostra alla statua perché la dea allontani da lei bruttezza fisica (dysmorphia). La storia, su cui lo storico ama dilungarsi, si risolve con l'apparizione di un deus ex machina, ovvero l'intervento di una donna, la quale, dopo aver toccato il capo della bambina, annuncia che questa sarebbe divenuta la donna più bella (kallisteusei) di Sparta. Erodoto ammette che da quel giorno la bambina cambiò aspetto.

E' verisimile che lo storico abbia ricavato questa informazione da una tradizione spartana; oltre al topos della bellezza delle donne spartane, conosciuto già ai tempi di Omero, vi è una conoscenza puntuale della geografia della Laconia: i cenni su Terapne e sul tempio di Elena corroborano la tesi che l'informazione è di ascendenza spartana. Erodoto riprende in sostanza il topos della bellezza delle donne a Sparta e riporta il "miracolo" della trasformazione senza alcuna critica di natura razionalistica;572 il passo serve, perlopiù, a introdurre il racconto dell'inganno perpetrato da Aristone ai danni dell'amico Ageto, marito della donna.

Lo storico racconta il modo in cui Aristone riuscì a conquistare quest'ultima. Ageto, infatti, è vittima di un raggiro del re. Questi, che era infiammato (eknize)

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Hdt. VI 61,3. 571

Erodoto, com'è noto, non fornisce notizie precise sul sistema economico spartano, ma alcuni passi permettono di fare luce sulle caratteristiche economiche della città che, per molti versi, non si discostava molto dalle altre città greche (cfr. I 153; VI 57; VI 62; VI 86; VII 134). In proposito vd. Hodkinson 2000, cit., p. 19 sg.

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d'amore per la donna, chiese a Ageto di avere da lui qualsiasi cosa egli desiderasse; lui avrebbe fatto allo stesso modo. Il ricorso al verbo knizo, utilizzato in questo caso relativamente alla sfera erotica (unicum nelle Storie), serve a evidenziare l'insana passione del re, indirizzata verso la moglie di un altro uomo e, nel contempo, prepara la scena successiva in cui si manifesta l'inganno di Aristone573. Ageto, che pensava a tutto tranne che alla concessione della propria moglie, decise di esaudire la proposta del re. In verità, dopo che Ageto ebbe preso ciò che desiderava tra i tesori di Aristone, questi decise di chiedergli la moglie: Ageto, nonostante fosse contrario, cedette, vinto da giuramento e dall'astuto raggiro tesogli dall'amico Aristone.

Come è stato messo in evidenza più volte, il tema dell'amore smodato di un re per una donna che non sia sua moglie e verso la quale punta ostinatamente le sue mire è molto diffuso nelle Storie.574 Il re impone il suo volere con subdola prepotenza e con l'inganno ai danni dell'amico. In questo caso, la donna appare come una vittima delle trame sordide del re in quanto non manifesta alcuna reazione nei confronti di quest'ultimo: l'inganno che questi ordisce nei confronti dell'amico Ageto sembra essere oggetto di biasimo da parte dello storico. L'agire della madre di Demarato non ha i tratti vendicativi di alcune donne che si muovono in uno scenario di sopraffazione simile; ricordiamo il caso della moglie di Candaule che per vendicarsi del marito si serve di Gige; oppure nella vicenda di Masiste e Serse. La moglie infatti di quest'ultimo, Amestri, si vendica - seppure involontariamente - del marito dopo essere venuta a conoscenza che questi ha consegnato un suo abito all'amante Artaunte, figlia di Masiste575. Nel caso del racconto relativo alla moglie di Demarato, vi è una modifica del tema: la futura sposa del re non si vendica dell'inganno perpetrato da Aristone ai danni del marito, ma accetta e, si potrebbe dire, subisce la decisione del re.

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Sull'uso erodoteo del verbo knizo vd. Powell 1977, cit., p. 197. Sull'avidità del re, che pervade pure la sfera erotica, vd. ora Boedeker 2011, cit., p. 231: "each time the erotic impulse is associated with a king or tyrant, is wrongly directed, and has disastrous, usually large-scale, consequences".

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Il tema viene trattato in particolare da V. Gray, The rethoric of Otherness, AJPh 116, 1995, pp. 185- 211.

575

Sulla struttura narrativa del passo si veda ora K. Wesselmann, Xerxes un die Frau des Masistes (Hdt.

9.108-113). Mytische Erzählstruktur in Herodots Historien, in A. Bierl, R. Lämmle, K. Wesselmann (a

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Neppure Ageto, l'amico tradito di Aristone, si oppone all'inganno, ma, dopo un leggero tentennamento, lascia che le cose vadano come l'accordo tra i due prevede. Vi è pertanto un'alterazione evidente nello schema erodoteo: la donna spartana non è dunque animata da sentimenti di vendetta576, ma si inserisce nella logica di sopportazione rispetto al predominio maschile rappresentato, in questo caso, dal re Aristone.

La donna, quindi, diviene il mezzo per la risoluzione di un problema cittadino, sentito in particolare dall'élite che ruotava attorno alla corte dei re. Come vedremo, questo aspetto accomuna il caso della madre di Demarato alla figura di un'altra spartana, Argia: entrambe, infatti, sono vittime delle logiche della polis, logiche che a volte scavalcano l'interesse dell'oikos spartano, di cui le donne costituiscono le sicure rappresentanti.

La madre di Demarato trova uno spazio narrativo significativo in occasione della descrizione del declino politico del figlio. Il racconto attorno all'illegittimità di Demarato è tutto incentrato sul dialogo fra la madre e quest'ultimo il quale cerca di fugare le cattive dicerie messe in circolazione da Leotichida e Cleomene, suoi rivali politici. In particolare, Erodoto specifica che si erano diffuse due maldicenze sul re: da una parte, Leotichida asseriva che Demarato fosse figlio del primo marito della madre di Demarato, ovvero Ageto; altri non ben precisati (hoi de) sostenevano che fosse figlio di un servo, un guardiano di asini per la precisione (onophorbon)577. La donna risponde con sottile scaltrezza sostenendo che il figlio può avere due padri: o l'eroe Astrobaco578, che avrebbe consegnato alla donna alcune corone dopo una notte d'amore, oppure il re Aristone. La madre si difende: Aristone, avendo capito di aver

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Sulla figura della regina vendicativa centrale rimane il lavoro di S. Flory, The Archaic Smile of

Herodotus, Detroit 1987, pp. 23-48.

577

Hdt. VI 68,2. 578

Non è oggetto specifico di questo capitolo l'indagine dell'origine di questa associazione di Demarato con l'eroe Astrabaco. Mi sembra in linea di massima convincente la tesi di W. Burkert, Savages

Energies. Lessons of Myth and Ritual in Ancient Greece (trad. P. Bing), Chicago 2001, pp. 97-110,

secondo il quale dietro la discendenza mitica di Demarato con l'eroe Astrabaco si celerebbe la traccia di una tradizione di matrice cultuale-progandistica favorevole a Demarato stesso e diffusa verisimilmente a Sparta a ridosso delle guerre persiane. Bichler 2007, cit., p. 121 riprende, in sostanza, la tesi di Burkert.

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accusato la moglie per ignoranza (anoia), si era, alla fine, pentito di quello che aveva detto; inoltre, i suoi principali detrattori parlavano senza avere conoscenza di aspetti di questo genere, erano mossi da "ignoranza" (aidreie). Non mi sembra un caso che lo storico adotti queste due parole nella sua descrizione: esse sono due hapax nelle Storie e stanno a corroborare la difesa di Erodoto stesso nei confronti di Demarato. In sostanza, Erodoto taccia di ignoranza i detrattori del re e dà forza alla testimonianza della madre, apparentemente contraddittoria, ma rafforzata dall'intervento divino.

Il Leitmotiv del racconto è costituito, pertanto, dal tentativo di portare a galla l'aletheia, in opposizione all'anoia di cui si fanno portavoce i detrattori del figlio. Come visto in precedenza, è evidente che la rappresentazione della madre di Demarato è positiva: Erodoto qui vuol mettere in cattiva luce prima l'avidità (eknize) del re spartano Aristone che pur di soddisfare i propri desideri raggira l'amico Ageto; in un secondo momento, intende screditare le maldicenze fomentate dai nemici politici di Demarato, anche loro mossi da interessi personali e da ignoranza. E' possibile, quindi, affermare che la donna in questo frangente ha una forza morale che entra in contrasto con l'agire degli uomini: non si può certamente tacere il fatto che alla donna venga dato il ruolo di portavoce della verità in opposizione alla trame ordite contro Demarato stesso. Un'ulteriore prova di ciò è data dal lessico adottato in questi passi dallo storico, un lessico assai eloquente che affonda le sue radici nella sfera del sacro. Demarato è presentato come un iketes, un supplice (katiketeue e iketeuo); la ricerca della verità diviene un percorso di iniziazione, scandito dalle continue invocazioni del re agli dei (μετέρχομαι τῶν θεῶν; λιτῇσι μετέρχεαι). Anche nella dichiarazione della donna vi è il ricorso ad un lessico ben preciso, che è quello dei giuramenti, come dimostra il verbo

κατομνυμένην.579

Questo verbo trova, non a caso, corrispondenza proprio in quello adottato in occasione dello scontro fra Leotichida e Demarato: Leotichida, infatti, accusa (κατόμνυται) Demarato sotto giuramento.580 Non si può non vedere in questa ripetizione un tentativo da parte dello storico di riscattare la posizione di Demarato accusato ingiustamente dal suo diretto rivale.

579

Hdt. VI 69,3. Sul tema vd. ora anche Demont 2009, cit., p. 191 sg. 580

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Infatti, il giuramento prestato da Demarato stesso e dalla madre è presentato come il superamento dell'accusa empia di Leotichida e sancisce la scoperta della verità. Inoltre, il resoconto relativo all'incontro con l'eroe Astrabaco è in un certo senso riabilitato dall'intervento di alcuni indovini (manties), i quali dichiarano che le parole della donna sono veritiere.

Un'altra donna gravitante attorno alla corte spartana è la regina Argia, che ha un ruolo centrale nel racconto delle origini della diarchia spartana; la vicenda che la riguarda costituisce una breve digressione a latere che consente allo storico di illustrare le origini della diarchia di Sparta, e di accennare alla delicata questione della diaphorà tra i due re.581 La donna si colloca in uno spazio narrativo di primo piano in cui si ripercorrono le origini dei due fratelli Euristene e Procle, capostipiti delle case regnanti a Sparta; concentriamoci sulla figura femminile. Il ruolo di Argia è molto interessante: come nel caso della madre di Demarato, la donna decide, ancora una volta, di tutelare chi ha generato, i figli. Erodoto racconta che gli Spartani, su suggerimento della Pizia, dopo che la donna ha partorito due gemelli, le chiedono quale dei due sia il primogenito. La donna finge di non sapere, ma Erodoto, esprimendo la sua opinione, sostiene che la donna fosse perfettamente a conoscenza (eiduian), ma mentì per favorire entrambi: Argia voleva che entrambi figli divenissero re, in modo eguale582.

Nel racconto emerge un dato centrale: la donna spartana punta alla salvaguardia dello spazio dell'oikos minacciato dai Lacedemoni, rappresentanti della

polis. Anche la battuta di Erodoto, secondo il quale la donna era in verità in grado

(eiduia) di distinguere fra i due suoi figli, rivela il desiderio (boulomenen) della donna di tutelare l'oikos. La scoperta del primogenito da parte degli Spartani appare dunque come l'esito di un inganno perpetrato in modo subdolo dagli stessi ai danni di Argia, la quale viene, in ultima analisi, presentata dallo storico come ouk eiduia, cioè non consapevole del motivo per il quale i Lacedemoni la controllavano.

In definitiva, l'immagine della donna è altamente positiva. Argia è, infatti, una

581

Hdt. VI 52. Su Argia nel complesso contesto della narrazione erodotea vd. Bichler 2007, cit., p. 120. 582