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Spartani e Messeni in Erodoto: storia di un'assenza

L'ESPANSIONE DELLA CITTÀ NEL PELOPONNESO: LA CONQUISTA DEL PRIMATO

II.1 Spartani e Messeni in Erodoto: storia di un'assenza

A mo' di introduzione a questo paragrafo, consideriamo il passo V 49, 8 con cui Erodoto affronta, seppure superficialmente, il tema delle guerre ingaggiate nel Peloponneso dagli Spartani. Chi parla è Aristagora, venuto a Sparta in cerca di aiuto; in caso di intervento in favore dei Greci d'Asia, egli promette benefici decisamente maggiori rispetto a tutte le altre campagne militari intraprese (anaballesthai) dagli Spartani contro "Messeni, Arcadi e Argivi"80. E’ stato opportunamente messo in evidenza il significato che assume il verbo anaballesthai in questa circostanza: sarebbe corretto tradurlo come “tirare per le lunghe”, oppure “portare avanti”.81

In effetti, gli scontri militari tra Sparta e questi popoli si protraggono per lunghi decenni fino al V a.C. e costituiscono gli eventi centrali per la comprensione del processo di rafforzamento del potere spartano nel Peloponneso. In particolare, la conflittualità tra Spartani e Messeni, esplosa in fasi diverse della storia spartana, logorò nel tempo il già complesso meccanismo sociale spartano; le vicende relative all'ostilità fra Spartani e Messeni sono descritte da Erodoto in momenti diversi della sua apodexis.

Cominciamo con qualche riflessione di ordine generale sulla relazione fra Sparta e la Messenia.82 L’espansione a ovest del Taigeto e l’occupazione della Messenia costituirono senza dubbio due eventi storici determinanti nella storia della città laconica. La conquista della Messenia, i cui abitanti furono mantenuti in uno stato

80 Hdt. V 49,8. 81

Mi riferisco in particolare alla traduzione di D. Musti, Società antica. Antologia di storici greci, Roma-Bari 1973, p. 65. Così pure Vannicelli 1993, cit., p. 53.

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Sul tema vd. Huxley 1962, cit., pp. 26-36; F. Kiechle, Lakonien und Sparta, Munich 1963; Cartledge 20022, cit., pp. 98-112; più scettici sulla tradizionale datazione delle guerre messeniche Luraghi 2008, cit., part. pp. 68-146; Nafissi 2009, cit., pp. 119-121.

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di perpetua dipendenza economica, fu completata alla fine dell'VIII a.C. Essa permise a Sparta, innanzitutto, di estendersi in un territorio di dimensioni eccezionali e, di conseguenza, di porre le basi di un dominio politico sull’intero Peloponneso: egemonia che, seppure intervallata da momenti di alta tensione, Sparta riuscì a mantenere fino alla liberazione della regione messenica avvenuta nel 370 a.C.83

Com’è noto, Pausania il periegeta, nel suo IV libro interamente dedicato alla Messenia, costituisce la fonte che più di ogni altra fornisce informazioni rilevanti sulle cosiddette guerre messeniche e sulle relazioni tra Messeni e Spartani84. Tuttavia, è risaputo che lo scrittore nella trattazione di queste vicende risente dell’influenza di autori di III a.C., Riano di Bene e Mirone di Priene, i quali, a loro volta, rispondevano alla necessità di garantire ai Messeni un sostrato di tradizioni storiche in seguito alla separazione della Messenia da Sparta poco dopo gli eventi di Leuttra.85 Il resoconto di Pausania sulle relazioni fra Messeni e Spartani va dunque preso con una certa cautela.

Nonostante Erodoto rimanga una delle fonti più significative della storia spartana arcaica, egli non fornisce importanti informazioni relative alle guerre messeniche e non si sofferma sulla centralità del rapporto fra Messeni e Spartani nel processo di rafforzamento socio-economico di Sparta in età arcaica. Ciò potrebbe rispondere per lo più all’esigenza narrativa di rappresentare Sparta come una realtà storica sostanzialmente fissa, monolitica, immune da tangibili elementi di conflittualità. Si potrebbe dire che lo storico isola nel dipanarsi del suo racconto gli eventi che potevano apparire come corruttori potenziali della stabile eunomia sancita da Licurgo: la città dei Lacedemoni si configura, in sostanza, come solido e affidabile baluardo di forza militare. Si noti, più precisamente, che tutti i passi relativi alla

83

Per una sintetica trattazione delle vicende storiche riguardanti Spartani e Messeni dall'VIII fino al IV a.C. vd. in particolare l'ultimo lavoro di Luraghi 2008, cit., partic. pp. 330-331.

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Vd. D. Musti, M. Torelli (a cura di), Pausania: Guida della Grecia, IV: La Messenia, Milano 1991, pp. ix-xxviii.

85

Sulla costruzione dell’identità dei Messeni è oggi di notevole importanza il recente lavoro di Luraghi 2008, cit., pp. 330-344. Cfr. pure L. Pearson, The pseudo-history of Messenia and its authors, Historia 11, 1962, pp. 397-426; T. Figueira, The evolution of the Messenian Identity, in S. Hodkinson, A. Powell, Sparta. New Perspectives, London 1999, pp. 211-244. In particolare, sulle fonti adottate da Pausania vd. C. Castelli, Poeti ellenistici in Pausania, in L. Belloni, G. Milanese, A. Porro (a cura di),

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relazione fra Spartani e Messeni si collocano nel III e nel IX libro: come si vedrà in seguito, in questi libri la città lacedemone viene presentata dallo storico come una città sostanzialmente immune da forme di stasis.

Consideriamo, più precisamente, le tracce di quella che si potrebbe appunto definire un'ingombrante assenza nelle Storie erodotee: le relazioni politiche e militari fra Spartani e Messeni. E' un dato di fatto che i riferimenti alle guerre messeniche, come accennato, sono occasionali. Il passo che allude al confronto in termini cronologici più antico tra Spartani e Messeni è III 47,1: in questa circostanza viene ricordato l'aiuto prestato, in un passato indecifrato, dai Sami agli Spartani contro i Messeni (epi Messenious). E' probabile che Erodoto stia alludendo alla seconda guerra messenica86, in occasione della quale i Sami avrebbero potuto fornire aiuti agli Spartani. In effetti, i rapporti tra Sparta e Samo costituiscono un aspetto nodale della politica estera spartana del VI a.C., di cui Erodoto è perfettamente a conoscenza: non è inverosimile, dunque, che alla fine del VII a.C., periodo in cui si metteva fine alla seconda guerra fra Messeni e Spartani, una parte dell'élite samia abbia fornito un aiuto militare di qualche genere agli Spartani in difficoltà87. In sostanza, non sembra lontana dal vero l’opinione di Vannicelli il quale sostiene che in questo caso Erodoto stia maneggiando una tradizione samia indipendente, che metteva l'accento sugli aiuti prestati dai Sami agli Spartani in occasione di una delle battaglie che animò la seconda guerra combattuta tra Spartani e i Messeni.88

Inoltre, è senz'altro significativo il fatto che se, com'è altamente verisimile, lo storico si riferisce alla seconda guerra messenica, non faccia menzione della figura di Tirteo, figura che, tuttavia, non compare neppure nel primo passo erodoteo dedicato a Sparta (I 65). Il motivo di questo silenzio risiede non tanto nel fatto che Erodoto non

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Sulla seconda guerra messenica la bibliografia è sterminata: tra i lavori più recenti consultati ricordo V. Parker, The dates of Messenian Wars, Chiron 21, 1991, pp. 25-47; Cartledge 20022, cit., pp. 106-11; N. Luraghi, The imaginary conquest of the Helots, in N. Luraghi, S.E. Alcock (a cura di), Helots and

their Masters in Laconia and Messenia. Histories, Ideologies, Structures, Cambridge 2003, pp. 110-

115; Luraghi 2008, cit., pp. 107-146. 87

Sulla possibili datazione dell seconda guerra messenica vd. soprattutto Parker 1991, cit., p. 42, il quale sostiene che essa si poté concludere intorno al 610-600 a.C.

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fosse a conoscenza del poeta spartano, o che volesse intenzionalmente tacere informazioni a lui note; mi sembra, invece, più verisimile l'ipotesi che le tradizioni a sua disposizione in questo preciso momento della narrazione (III 47,1) - sia quella di matrice samia, sia quella di origine spartana - non ne portassero traccia evidente. Il che è abbastanza significativo almeno per quanto riguarda il patrimonio di credenze spartane di V a.C.: il passo rivela che non c'era negli ambienti spartani al tempo della stesura dell'opera erodotea l'esigenza di connettere Tirteo alle vicende della seconda guerra messenica.89

Lo storico di Alicarnasso, viceversa, è propenso a fornire maggiori indicazioni relativamente alla terza guerra messenica;90 il che dipende da due motivazioni: 1) la terza guerra messenica era più vicina cronologicamente alle Guerre Persiane, focus della narrazione dell'opera; 2) è molto plausibile che la vicenda fosse un tema di dibattito molto caldo nel periodo di composizione delle Storie non soltanto all'interno dei circoli ateniesi filospartani che in occasione del grande terremoto avevano spinto Atene ad un avvicinamento con Sparta,91 ma anche nell'élite spartiate. Il terremoto e la conseguente rivolta dei Messeni aveva lasciato dei segni profondi nella società spartana. I riferimenti all'episodio della terza guerra messenica si concentrano nel IX libro.

L'uccisore di Mardonio, Arimnesto - un logimos aner, come Licurgo - sarebbe morto presso la località di Steniclaro a distanza di poco tempo dalle guerre persiane (χρόνῳ ὕστερον μετὰ τὰ Μηδικὰ), insieme ad altri trecento, in occasione di una guerra

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Vd. Jacoby FGrHist III A, Kommentar, p. 112. 90

Come ha giustamente notato Luraghi 2008, cit., p. 182, "all we have is a small corpus of references and allusions, often contradictory, that make it very difficult to reconstruct in a less than controversia l way some of the most central aspects of the revolt". Per una discussione ampia sulle fonti e sulle fasi della terza guerra messenica vd. M. Buonocore, Ricerche sulla terza guerra messenica, MGR 8, 1982, pp. 57-123; di recente il tema è stato ripreso da N. Luraghi, Der Erdbedenaufstand und die Entstehung

der messenischen Identität, in D. Papenfuss, V.M. Strocka (a cura di), Gab es das Griechische Wunder?, Mainz 2001, pp. 280-285.

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Thuc. I 102; Plut. Cim. 17,2. Sulla datazione della redazione delle Storie vd. ora R. Thomas,

Herodotus in Context. Ethnography, Science and the Art of Persuasion, Cambridge 2000, partic. pp. 2 e

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contro tutti i Messeni (πολέμου ἐόντος Μεσσηνίοισι πᾶσι).92 La vicenda qui ricordata - della cui importanza storica Erodoto è certamente a conoscenza - è con ogni probabilità un evento collocabile all'inizio della terza guerra messenica, probabilmente uno scontro molto cruento fra Messeni e Spartani: l'intero corpo di Spartiati guidati da Arimnesto fu, infatti, sbaragliato dai Messeni stessi.93 Se si volesse formulare un'ipotesi sulla datazione di tale evento, mi sembra plausibile che l'episodio possa essere considerato come uno dei primi momenti della rivolta messenica, scoppiata poco dopo il terremoto nel 464 a.C.: con molta probabilità un evento che aveva fortemente scosso gli Spartani.94 Difatti, la descrizione erodotea lascerebbe intendere, non così ambiguamente, che gli Spartani furono vittime di una rapida ed efficace manovra di "guerriglia"; la morte dei trecento - numero peraltro altamente evocativo - al seguito di Arimnesto lascerebbe pensare ad una imboscata ordita dai Messeni.95 Erodoto non fornisce altri particolari sulla vicenda.

Il secondo passo che fa riferimento alla III guerra messenica - più enigmatico del precedente - si colloca sempre nel IX libro contestualmente alla solenne presentazione della celebrazione dei sacrifici che precede la battaglia di Platea. Il protagonista del passo in questione (IX 33-36) è l'indovino Tisameno, il quale ha il compito di vaticinare in questa circostanza cruciale del conflitto greco-persiano. Lo storico sostiene che l'indovino, conscio dell'ascendente di cui godeva presso gli Spartani, avrebbe richiesto con fermezza e ottenuto insieme al fratello Egia la cittadinanza spartana; fatto unico, secondo Erodoto, che commenta, a mio parere non senza una punta di ironia, che i due fratelli furono μοῦνοι δὲ δὴ πάντων ἀνθρώπων

ἐγένοντο οὗτοι Σπαρτιήτῃσι πολιῆται ("i soli fra tutti gli uomini a divenire cittadini

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Hdt. IX 64,2. Traduce in modo simile anche D. Asheri, A. Corcella, Le Storie. Libro IX. La battaglia

di Platea, Milano 2006, pp. 259. Mi sembra preferibile l'interpretazione del passo fornita da J. Ducat, Les Hilotes, Paris 1990, p. 141, il quale lega il dativo Μεσσηνίοισι πᾶσι con πολέμου ἐόντος, e non con συνέβαλε (contra Luraghi, 2001, cit., p. 286 n. 23).

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Della vicenda, evidentemente ben impressa nella memoria degli Spartani (da cui, verisimilmente, lo storico potrebbe aver desunto l'informazione) abbiamo qualche sporadica traccia nella tradizione: nella

Vita di Aristide (19,1) Plutarco alluderà allo Spartiate Arimnesto uccisore di Mardonio.

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Vd. la ricostruzione di Buonocore 1982, cit., p. 116. 95

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Spartiati").96 E proprio questo Tisameno, grazie alle sue doti di indovino (manteuomenos), contribuì (sygkataireei) alla buona riuscita di cinque significative (megistous) battaglie (agonas) intraprese dagli Spartani; tra di esse, lo storico menziona una campagna contro i Messeni presso Itome97. Si può ipotizzare che lo storico stia alludendo ad una battaglia decisiva - megistous è l'aggettivo adottato in questo frangente - sull'Itome (dove i Messeni si erano asserragliati), anziché ad una guerra più ampia.98 Tuttavia, l'unica affermazione che si può formulare è che si trattasse di una battaglia, forse di primaria importanza, come il termine agonas sembra suggerire.

In conclusione, ha senz'altro ragione Vannicelli quando sostiene che la III guerra messenica costituiva un tema di non poca rilevanza nel periodo in cui vennero composte le Storie; infatti, agli occhi dei Greci, e in particolare degli Ateniesi, doveva essere rimasta ben impressa nella memoria la strategia "isolazionista" di allontanare gli Ateniesi guidati da Cimone che erano accorsi in aiuto di Sparta dopo il terremoto del 464 a.C. Inoltre, dalla prospettiva spartana, il terremoto e la rivolta messenica avevano scosso gli equilibri cittadini per lo meno da due punti di vista: demografico e socio- economico. Oltre a porre per la prima volta il problema dell'oliganthropia, il terremoto contribuì molto probabilmente all'accelerazione delle diseguaglianze socio- economiche tra i membri dell'élite spartiate: come ha dimostrato Stephen Hodkinson, l'alto tasso di mortalità registrato a Sparta in quella circostanza comportò un aumento della concentrazione fondiaria e, di conseguenza, il radicarsi della diseguaglianza

96 Hdt. IX 35,1. 97

Senza entrare nel merito dei problemi testuali che il passo presenta, mi sembra preferibile la lezione

Ἱθώμῃ anziché Ἱσθμῷ (contra Asheri, Corcella, 2006, cit., pp. 231 sg.; a dir poco laconica l'ammissione

di M.A. Flower, J. Marincola, Herodotus. Histories. Book IX, Cambridge 2002, p. 173: "no firm conclusions are possible"). Vd. la discussione in merito di Luraghi 2008, cit., p. 184. Il problema filologico è stato affrontato con più attenzione da W. Lapini, Tisameno di Elide (Herod. 9,35,2), SIFC 14, 1996, pp. 152-168.

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Cfr. Thuc. I 103,1. Dell'avviso che si tratti di una battaglia ("open fighting in the field") Oliva 1971, cit., p. 154; cfr. Lapini 1996, cit., p. 159. Per una indagine aggiornata vd. Luraghi 2008, cit., p. 184. Sul passo vd. pure la recente riflessione proposta da P. Vannicelli, Da Platea a Tanagra. Tisameno, Sparta

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economica nel corpo dell'élite spartiate in un sistema economico basato sulla devoluzione divergente dei beni.99 Alla luce di queste osservazioni, si capisce la preferenza dello storico verso questo evento così importante della storia spartana. Tuttavia, come visto in precedenza, Erodoto seleziona soltanto alcuni aspetti di questo tema che viene presentato soltanto marginalmente nello scorrere della sua esposizione. Egli non è interessato alla rappresentazione della conflittualità sociale e politica interno al kosmos spartano; il problema delle guerre messeniche e, più in generale, della relazione fra Spartani e i limitrofi (e pericolosi) Messeni non costituisce un elemento caratterizzante la realtà spartana nell'universo letterario erodoteo. Sparta rappresentata nei libri III e IX - libri in cui compaiono i riferimenti agli scontri fra Messeni e Spartani - è una città priva di forme di individualismo minaccioso per la comunità. La storia dei conflitti tra Messeni e Spartani rimane, pertanto, sullo sfondo come un'ombra, tutt'altro che inquietante.

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