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Erodoto, Samo e Sparta

LE ROTTE NELL'EGEO: SPARTA, SAMO E TERA NELLE

III.1 Erodoto, Samo e Sparta

Tra le vicende politiche che interessano Sparta al di fuori il Peloponneso, Erodoto dedica i suoi sforzi di ricerca principali alla relazione politica di Sparta con l’isola di Samo, la quale acquista rilievo nelle Storie erodotee nel momento in cui Samo entra in contatto con l’espansione persiana; più precisamente, il focus della narrazione degli eventi si colloca nel III libro166.

Il racconto erodoteo riguardante i contatti fra Sparta e Samo va letto da due prospettive: innanzitutto, deve essere contestualizzato nel tessuto narrativo dei passi che lo storico dedica alla città lacedemone, oggetto specifico della nostra trattazione; contestualmente, esso ci impone una riconsiderazione del problema dei possibili interessi spartani nell’ambito della politica estera nell’area ionica e più in generale nel Mediterraneo alla luce degli studi su Sparta più recenti.

Lo storico fornisce un’indicazione temporale precisa: la campagna militare condotta dagli Spartani contro Samo si svolse contemporaneamente alla spedizione di Cambise in Egitto, solitamente datata nel 525 a.C167. La vicenda si pone storicamente a conclusione delle fasi di espansione di Sparta nel Peloponneso descritte nelle Storie; nel primo libro, in particolare, Erodoto ha descritto, seppure per sommi capi, le due

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Si tratta del cosiddetto primo logos samio (III 39-60); gli altri due abbracciano rispettivamente i capitoli 120-125 e 139-149. Sui logoi sami vd. il pionieristico lavoro di H. Immerwahr, The Samian

Stories of Herodotus, CJ 52, 1957, pp. 312-322 e B.M. Mitchell, Herodotus and Samos, JHS 95, 1975,

pp. 75-91. Più precisamente, sul rapporto tra Samo e Sparta vd. Huxley 1962, cit., p. 74 sgg.; vd. J. Labarbe, Les rebelles samiens à Lacédémone (Hérodote, III, 46) in J. Bingen, G. Cambier, G. Nachtergael (a cura di), Le Monde Grec, Bruxelles 1975, pp. 365-375. Inoltre, di centrale importanza per la comprensione delle relazioni politiche e economiche tra Spartani e Sami rimane il contributo di P. Cartledge, Sparta and Samos. A special relationship?, CQ 32, 2, 1982, pp. 243-265. Di recente una sintesi sul tema l'ha proposta Kennell 2010, cit., p. 52 sg. In particolare, sulla rappresentazione narrativa di Samo in Erodoto vd. i recenti lavori di Baragwanath 2008, cit., pp. 87-100; E. Irwin, Herodotus and

Samos: Personal or Political?, ClW 102, 4, 2009, pp. 395-416 e di C. Pelling, Herodotus and Samos,

BICS 54,1, 2011, pp. 1-18. 167 Vd. Asheri 1990, cit., p. 212.

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serie di guerre che gli Spartani hanno dovuto sostenere contro i Tegeati e gli Argivi: esse rappresentarono senz’altro i due tasselli principali, insieme alla conquista della Messenia (alla quale Erodoto tuttavia non dedica spazio), della piena affermazione dell’egemonia spartana nel Peloponneso. Se Tegea e Argo rappresentano, dunque, i due momenti cruciali dell'espansione spartana nel territorio peloponnesiaco nella prospettiva erodotea, Samo costituisce la tappa egea per antonomasia dell'azione militare dei Lacedemoni.

Veniamo al testo. L'intervento militare patrocinato dagli Spartani a Samo è strettamente correlato alla figura del tiranno Policrate: secondo lo storico, i Lacedemoni sarebbero stati chiamati da quei Samii che, cacciati da Policrate, avrebbero fondato a Creta la città di Cidonia.168 Erodoto racconta che quest'ultimo mandò in aiuto a Cambise in occasione della sua campagna d'Egitto quei Samii a suo parere più riottosi: quelli che, in sostanza, erano sospettati di ribellione (τοὺς ὑπώπτευε

μάλιστα ἐς ἐπανάστασιν).169

Policrate, evidentemente ostile a questa fazione di Sami, avrebbe raccomandato, inoltre, a Cambise di non farli più ritornare indietro. Proprio questi Samii fuggiaschi di ritorno dall'Egitto ingaggiarono un combattimento contro Policrate prima in mare e poi sulla terraferma; in questo secondo scontro avrebbero avuto la peggio. Dopo la sconfitta, fecero rotta verso Sparta. Erodoto si dimostra fermamente convinto che proprio la sconfitta contro il tiranno di Samo spinse i Samii a chiedere aiuto agli Spartani: a suo parere, era impensabile che un numero così esiguo di Sami (ἐόντων ὀλίγων) potesse avere la meglio contro un solo uomo, Policrate, che disponeva al suo seguito di un numero notevole (πλήθει πολλοί) di arcieri e mercenari.170 I Samii non appena giunsero a Sparta discussero a lungo, in quanto obbligati dalla dura necessità (οἷα κάρτα δεόμενοι).171 Le istituzioni di fronte alle quali si relazionano questi uomini non sono precisate da Erodoto, il quale le definisce

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Su Policrate di Samo Erodoto si sofferma in particolare nei capp. 39-43. 169 Hdt. III 44, 2. 170 Hdt. III 45,3. 171 Hdt. III 46,1.

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genericamente come archontes, ovvero “magistrati”172. Ci sono pochi dubbi su chi possano essere questi ultimi: erano con tutta probabilità gli efori (probabilmente accompagnati dalla massima istituzione politica cittadina, i re) coloro che gestivano le relazioni con gli xenoi e presso gli efori dovettero, quindi, intavolare una trattativa i Sami giunti a Sparta173. Erodoto si serve del racconto dell’arrivo dei Sami per mettere in luce un atteggiamento proverbiale assunto dagli Spartani: la tendenza alla concretezza e l’ostilità nei confronti della verbosità degli Ioni.174

Il contrasto in termini etnico-culturali fra Dori e Ioni sarà a più riprese messo in evidenza dallo storico nella sua opera; funzionale a questa opposizione è l'aneddoto secondo il quale gli Spartani dimenticano la prima parte del discorso pronunciato dai Sami (τὰ μὲν πρῶτα λεχθέντα

ἐπιλελῆσθαι) e non ne comprendono la parte conclusiva (τὰ δὲ ὕστατα οὐ συνιέναι).175

I Lacedemoni alla fine, dopo qualche tentennamento, si decidono di muovere contro Samo e di aiutare gli esuli (ἐστρατεύοντο Λακεδαιμόνιοι ἐπὶ Σάμον).

L'esposizione delle motivazioni che avrebbero indotto gli Spartani a intervenire in favore dei Sami fuggiaschi ci consente di fare un passo indietro e di indagare sulle relazione fra Sami e Spartani prima del 525 a.C. Erodoto afferma che, stando alla testimonianza degli stessi esuli Sami, gli Spartani intervennero in loro aiuto per ricambiare un antico favore (εὐεργεσίας ἐκτίνοντες)176: i Sami avrebbero inviato navi in aiuto dei Lacedemoni in occasione di una delle guerre combattute contro i Messeni (epi Messenious)177. Ma Erodoto, quasi confondendo le acque, riporta pure la versione lacedemone, secondo la quale la motivazione che spinse gli Spartani a intervenire fu una semplice vendetta (tisasthai): essi volevano vendicarsi del furto perpetrato dai

172 Vd. Cragg 1976, cit., p. 91 sg. 173 Cfr. N. Richer 1998, cit., p. 265 sg. 174

Altre fonti riportano con lievi varianti l'aneddoto del sacco di grano (Plut. Mor. 223d, 232d; Sext Emp. Adv. Math. 2. 23). Sulla cosiddetta brachilogia degli Spartani vd. il recente contributo di A. J. Bayliss, Using few words wisely?:'Laconic swearing' and Spartan duplicity, in S. Hodkinson (a cura di), Sparta. Comparative approaches, Swansea 2009, pp. 231-260.

175

Hdt III 46,1. Sul passo vd. pure Labarbe 1975, cit., pp. 365-375. 176

Secondo Asheri 1990, cit., p. 265 tale affermazione deriverebbe da una "genuina tradizione di origine samia e oligarchica".

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Sami del cratere che gli Spartani offrirono a Creso178. Lasciando da parte quest'ultima argomentazione, in base alla quale l'azione militare spartana sarebbe stata dettata dal soddisfacimento di un sentimento di vendetta (tisis), occorre discutere sulla prima versione, storicamente pregnante.

In effetti, è molto verisimile che Sparta avesse avuto bisogno di aiuti militari in occasione di uno dei diversi e snervanti conflitti combattuti contro i Messeni: non mi sembra lontana dal vero l’ipotesi proposta da Cartledge, che ha dedicato pagine fondamentali e insuperate alla relazione fra Samo e Sparta: secondo lo studioso cantabrigense sarebbero stati “the landholding aristocracy of the Geomoroi who, individually or collectively, gave the military aid”.179

La stretta relazione fra Sparta e Samo, caratterizzata con ogni probabilità da una fitta rete di rapporti di xenia personali, è, inoltre, ben testimoniata non solo dal testo erodoteo, ma anche da fonti di natura archeologica. Lo stesso Erodoto poco dopo menziona un suo informatore spartano, Archia, originario di Pitane180: è proprio il padre di questo Archia ad avere assunto il nome di "Samio", a testimonianza del legame di xenia che si dovette stabilire per lo meno nella seconda metà del VI a.C. tra una parte dell'aristocrazia samia e quella spartiate181. In particolare, si può facilmente ipotizzare che Archia fosse un proxenos samio.182

Come detto in precedenza, oltre a Erodoto, i dati archeologici sono

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Vd. Hdt. III 47,1. Cfr. Plut. Mor. 859c-e, il quale sottolinea la malignità di Erodoto nell'attribuire agli Spartani una motivazione poco favorevole agli Spartani stessi. La vicenda del furto del cratere viene ricordata dallo storico pure in I 70. Sull'atteggiamento di Erodoto nei confronti di queste due versioni, mi sento di poter concordare con quanto afferma Baragwanath 2008, cit., p. 90: "Herodotus' refraining from expressing explicitly his own opinion on the question of Spartan motivation and simply setting the two versions side by side has the effect of drawing his audience further into their individual process of (source) evaluation".

179

Vd. Cartledge 1982, cit., p. 259. 180

Hdt III 55, 2. Archia è uno dei pochissimi nomi di informatori che compaiono nelle Storie (cfr. II 55; IV 76; IX 16).

181

Vd. Asheri 1990, cit., p. 272. Su Archia di recente vd. anche Irwin 2009, cit., p. 408: la studiosa ha messo in evidenza la risonanza che doveva avere il nome di Archia tra gli ascoltatori contemporanei di Erodoto.

182

Vd. Cartledge 1982, cit., p. 250; Asheri 1990, cit., p. 272. Sull'istituzione della proxenia a Sparta vd. S. Hodkinson, Property and wealth in Classical Sparta, London 2000, pp. 339-341.

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significativi. Una delle testimonianze più interessanti è senz'altro il rinvenimento di un leone bronzeo - tra i diversi reperti rinvenuti presso il noto tempio di Era a Samo - con una iscrizione dedicatoria che recita "Eumnasto, uno Spartiate, a Era".183 Esso è databile alla metà del VI a.C. Il che, di per sé, ci permette di fissare due importanti punti fermi nella nostra indagine: innanzitutto, l'esistenza di una forte élite in seno al gruppo di homoioi 184 spartani per lo meno molto verisimilmente nella metà del V a.C., e senza dubbio già nel VI a.C., capace di intessere dei rapporti di xenia con esponenti appartenenti alle aristocrazie di altre località; inoltre, consente di congetturare, come ha intuito Cartledge, che il viaggio compiuto da questo spartiate benestante, Eumnasto appunto, potesse avere tra i suoi obiettivi la visita al suo xenos samio.185 Si può, quindi, affermare che Erodoto ha conservato una testimonianza storicamente credibile del rapporto tra Samo e Sparta negli anni precedenti il regno di Policrate, testimonianza marginalmente inserita con tutti i limiti imposti dallo scorrere della apodexis: infatti, il racconto erodoteo, come ha giustamente osservato Asheri,186 non tiene in considerazione le più ampie motivazioni politiche ed economiche, in una parola di Realpolitik, di cui si è appena fatto cenno e che avrebbero spinto gli Spartani a intraprendere una rischiosa campagna militare contro Policrate, ma presenta gli Spartani per lo più sul campo di battaglia dopo qualche tentennamento iniziale.

Si può affermare, dunque, che la testimonianza erodotea permette di far luce sul network di relazioni che Sparta, e la sua élite, riuscì a stabilire già a partire per lo meno dalla metà del VI a.C. in un bacino tutt'altro che ridotto, come poteva essere il

183

M. Herfort-Koch, Archaische Bronzeplastik Lakoniens. Boreas: Münstersche Beiträge zur

Archäologie, Beiheft 4, Müster 1986, n. 163a; L.H. Jeffery, The Local Scripts of Archaic Greece

(edizione rivista dell'originale del 1961) Oxford 1990, p. 446, n. 16a. Sulla diffusione della ceramica laconica vd. M. Nafissi, Distribuzione della ceramica laconica, in Studi sulla ceramica laconica, Atti del Seminario, Perugia 23-34 Febbraio 1981, Roma 1986, pp. 149-182; C.M. Stibbe, Lakonian Mixing

Bowls. A History of the 'Krater Lakonikos' from the Seventh to the Fifth Century B.C., Amsterdam

1989; Id., Lakonian Drinking Vessels and Other Shapes, Amsterdam 1994. 184

Hodkinson 2000, cit., p. 342. 185

Cartledge 1982, cit., p. 255. Sull'importanza del possesso e dell'impiego di ricchezza come parte integrante alla partecipazione ad alti livelli di xenia vd. G. Herman, Ritualized Friendship and the

Greek city, Cambridge 1987, pp. 58-61; 73-115; L. Mitchell, Greeks Bearing Gifts. The public use of private relationships in the Greek world, 435-323 BC, Cambridge 1997, pp. 18-21.

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Peloponneso, ma proteso in direzione di una dimensione "mediterranea".187 L'indagine condotta da Herman, ancora utile, relativamente alle attestazioni di xenia in età pre- ellenistica conferma tale prospettiva: essa include un numero decisamente cospicuo di Spartiati quali partner di rapporti di xenia.188

La digressione sull'aiuto prestato dagli Spartani ai Samii contro Policrate si chiude con la descrizione del fallito tentativo di occupazione di Samo da parte degli Spartani, i quali giunsero nei pressi dell'isola di Samo con una grande flotta (στόλῳ

μεγάλῳ).189

Lo storico accenna all'attacco spartano a Samo, e si concentra, in particolare, sulla vicenda di due Spartani che si sarebbero distinti nella spedizione spartana. Si racconta, infatti, che se tutti gli Spartani si fossero comportati come Licopa e Archia - alla lettera "se fossero stati uguali a Licopa e Archia" (ὅμοιοι190 ἐγίνοντο...Ἀρχιῃ τε καὶ Λυκώπῃ) -, Samo sarebbe stata conquistata.191

Erodoto insiste sull'atto di valore di questi due Spartani i quali sarebbero riusciti, da soli (mounoi), a penetrare all'interno delle mura della città insieme ai Sami in fuga e, dopo avere bloccato la via della ritirata, sarebbero morti in città. Come visto in precedenza, questo episodio permette di fare un breve riferimento alla figura di Archia, nipote di quell'Archia divenuto famoso "eccellendo" (aristeusas) proprio in occasione dell'assedio spartano a Samo. Dopo un assedio durato ben quaranta giorni, gli Spartani desistono e decidono di far ritorno nel Peloponneso (ἀπαλλάσσοντο ἐς

Πελοπόννησον).192

Erodoto fa soltanto una breve allusione alle cause che avrebbero spinto i Lacedemoni al ritorno nel Peloponneso e riporta una versione - la meno credibile

187

A tal proposito vd. l'illuminante lavoro di Malkin 1994, cit., che svincola Sparta da una dimensione squisitamente peloponnesiaca.

188

Vd. Herman 1987, cit., pp. 166-175. Cfr. anche Hodkinson 2000, cit., p. 337 sgg., il quale ha preso come riferimento l'analisi di Herman quando affronta il tema delle xeniai in cui erano coinvolti Spartiati.

189

Hdt. III 54,1. 190

Sull'ironia erodotea in questo frangente vd. B. Shimron, Ein Wortspiel mit HOMOIOI bei Herodot, RhM 122, 1979, pp. 131-133; in questa direzione pure Asheri 1990, cit., p. 250.

191

Hdt. III 55,1. 192

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secondo lo stesso storico (ὁ ματαιότερος λόγος) - in base alla quale Policrate sarebbe stato l'artefice di un inganno. Egli, facendo battere moneta locale di piombo, poi rivestita d'oro, l'avrebbe consegnata agli Spartani, i quali, ignari dell'inganno, sarebbero ripartiti193. Questo logos riportato nelle Storie sembra per lo più il frutto dell'ironia di Erodoto anziché la semplice riproposizione di una testimonianza da lui raccolta. In effetti, il racconto fa leva per lo più sulla presunta ingenuità degli Spartani, inesperti di monete, secondo uno stereotipo poi ampiamente radicato nella letteratura posteriore.194

Si può, in conclusione, affermare che le notizie sulla spedizione spartana a Samo, e più in generale sulle relazioni tra Spartani e Sami, presentate, in modo piuttosto discontinuo, nel primo logos samio, sembrano, per lo più, di ascendenza spartana e permettono di formulare osservazioni più ampie sul rapporto fra Erodoto e Sparta. Innanzitutto, i passi in questione rivelano la piena conoscenza da parte di Erodoto degli ingranaggi che regolano la società spartana: homoioi, usato in modo ironico, è infatti una parola chiave del lessico spartano. Difatti, il riferimento a Archia non può che confermare gli stretti contatti che lo storico intrattenne con l'élite spartiate, dalla quale poté ricavare molteplici informazioni sul conto della storia della città lacedemone e dei suoi rapporti economici e politici con l'esterno. D'altra parte, Erodoto, come ogni storico che si rispetti, riflette sul presente analizzando episodi del passato: il riferimento alla campagna spartana a Samo e ad Archia, contemporaneo di Erodoto e nipote del più celebre Archia, non poteva non evocare nei suoi ascoltatori le recenti e traumatiche vicende di Samo note all'intera Ellade: l'insurrezione dei Sami del 440/439 a.C., la conseguente violenza degli Ateniesi contro Samo, e il mancato aiuto spartano agli abitanti dell'isola.195

Infine, la frase con la quale Erodoto pone fine al suo racconto su questa vicenda che ha interessato gli Spartani è molto indicativa: "questa fu la prima

193 Hdt. III 56,2. 194 Vd. Asheri 1990, cit., p. 272. 195

Sull'insurrezione samia ved. in particolare Thuc. I 115-117; Plut. Per. 25-28. Sul mancato aiuto di Sparta vd. Thuc. I 40,5. In questa direzione pure Irwin 2009, cit., p. 401 sg. Più cauto Pelling 2011, cit., p. 6.

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spedizione compiuta in Asia dai Lacedemoni di stirpe dorica".196

Due sono gli aspetti che mi sembra opportuno in questa sede segnalare. Il primo è che lo storico mette l'accento sul fatto che questa è la prima spedizione in Asia degli Spartani di stirpe dorica: essa costituisce il primo tentativo condotto dagli Spartani di estendere le proprie mire al di fuori del Peloponneso. E questo tema, cioè l'espansione spartana, è un argomento a cui Erodoto è molto sensibile: infatti, anche in occasione della prima spedizione spartana fuori dalla Laconia in Arcadia contro i Tegeati (I, 65), Erodoto mette l'accento sulla preoccupante tendenza all'espansione di Sparta, come un rischio che porterà, almeno nei primi momenti della guerra, ad una cocente sconfitta degli Spartani - la famosa battaglia dei ceppi.

D'altra parte, mediante l'uso dell'aggettivo prote, cioè "primo", si intende sottolineare il fatto che fino ad allora la potenza spartana aveva soltanto mantenuto le sue mire all'interno del Peloponneso. Ma l'aggettivo, a mio parere, sembra richiamare, inoltre, non tanto velatamente, altre spedizioni in Asia condotte dagli Spartani, di cui lo storico farà cenno soltanto in un secondo momento; di una seconda spedizione spartana in Asia, infatti, Erodoto ci fornirà notizia in occasione della campagna di Micale.197

Al fine di rendere più esauriente la trattazione del rapporto fra Samo e Sparta - che in Erodoto senz'altro riveste un ruolo primario se confrontato con gli altri esempi già menzionati riguardanti il network di relazioni spartane -, assume un'importanza centrale l'analisi di un altro passo (III 148).198 In questo caso emerge per la prima volta nella trattazione erodotea il re Cleomene a cui, com'è noto, Erodoto dedicherà molto spazio nel V e nel VI libro. La vicenda che descrive Erodoto è la seguente.

Il tiranno Meandrio, fuggito da Samo in seguito all'attacco persiano all'isola,

196 Hdt III 56,2. 197 Hdt. IX 96 sgg. 198

Siamo in presenza del terzo logos samio costituito dai capitoli 139-149 (cfr. Asheri 1990, cit., p. 348 sg.).

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arriva a Sparta con molte ricchezze199. Cleomene si dimostra sbalordito dalla bellezza delle coppe portate dal tiranno di Samo, il quale esorta il re a prendere quante ne desiderasse. Ma Cleomene, il re che sarà presentato per lo più come un forsennato in particolare nel VI libro, assume un atteggiamento assai moderato in questo frangente: egli, dipinto da Erodoto come δικαιότατος ἀνδρῶν,200 rifiuta di fornire aiuti al tiranno. Più precisamente, lo storico mette l'accento sull'accortezza del gesto di Cleomene, mediante la riproposizione delle due forme δικαιότατος e ἐδικαίου, a cui segue il participio μαθών,201 termini che fanno riferimento al campo semantico della giustizia.

Il re, temendo che le ricchezze portate da Meandrio a Sparta potessero indurre gli Spartiati a prestare aiuto allo straniero, invita, ragionevolmente, gli efori - in questo caso Erodoto menziona gli efori con il loro nome (τοὺς ἐφόρους) e non con un generico archontes - a congedare il tiranno. Conclusa l'esposizione della "trama" del racconto erodoteo, si impongono diverse riflessioni di carattere storico.

Innanzitutto, il rapporto tra Samo e Sparta. La comparsa del re Cleomene nel dipanarsi della apodexis ci permette di fornire una data, per quanto orientativa, dell'arrivo di Meandrio: Cleomene regnò molto verisimilmente fra 519 e 490 a.C. e la conquista di Samo da parte dei Persiani è datata intorno al 520/19 a.C.202 Pertanto è verisimile che intorno al 519 si sia potuto concretizzare l'arrivo a Sparta del tiranno deposto di Samo.

La presenza di Meandrio a Sparta consente, inoltre, di affermare che nonostante il fallito tentativo di prestare aiuto da parte di Sparta a Samo qualche anno prima, i rapporti fra le due città erano rimasti distesi e che vi erano delle stabili

199

Su Meandrio di Samo vd. J. Roisman, Maiandros of Samos, Historia 34, 1985, pp. 257-277; M. Detienne, Lo spazio della pubblicità: i suoi operatori intellettuali in città, in M. Detienne (a cura di), Sapere e scrittura in Grecia (trad. it.), Bari 1989, pp. 41-49.

200

Si noti l'analogia con Hdt. III 142,1, in cui si afferma che Meandrio desiderava essere il più giusto degli uomini (τῷ δικαιοτάτῳ ἀνδρῶν βουλομένῳ), ma non vi riuscì. Credo che Erodoto abbia voluto mettere in antitesi Meandrio e Cleomene; se nel primo caso, infatti, non si può non leggere una affermazione ironica, nel caso della definizione di Cleomene sembra emergere l'apprezzamento dello storico per un re che non estende le proprie mire al di fuori dei confini peloponnesiaci.

201 Hdt. III 148,2. 202

Vd. Asheri 1990, cit., p. 353. Sulla cronologia della conquista persiana dell'isola di Samo vd. il puntuale lavoro di G. Shipley, A History of Samos. 800-188 BC, Oxford 1987, pp. 103-112.

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relazioni di xenia tra ricchi Spartiati e nobili Sami ancora alla fine del VI a.C. Difatti,