Si pensa che il numero di denti soprannumerari possa essere interpretato come l’effetto della nascita e dello sviluppo di una ulteriore gemma dentaria causata dall’influenza di
geni, rari, ma ancora presenti nel pool genetico di una data specie che ricorre molto più
frequentemente, in quelli della propria specie ancestrale, oppure come effetto del cambiamento della gemma di un dente soprannumerario originatasi da una completa divisione della gemma stessa che potrebbe essere ereditaria, o dovuto ad una mutazione o a un cambiamento o alterazione, nel controllo genetico della crescita del dente.
Altri fattori ad esempio come, traumi, infezioni e una alimentazione carente, potrebbero essere fonti di interferenza con il meccanismo di controllo genetico (Wolsan, 1984).
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Canini soprannumerari e primo dente premolare “Wolf teeth”
I canini soprannumerari denominati “Wolf teeth”, denti di lupo o lupini, vengono raramente riconosciuti e molto spesso infatti sono collocati in posizione rostrale rispetto al primo premolare vero e proprio. Si differenziano dai veri denti canini tramite la loro grandezza e forma della loro corona e radice. Nella nomenclatura ufficiale i denti lupini sono considerati come primi premolari .
Dal 40% al 90% dei cavalli emette almeno uno di questi denti a livello dell’arcata superiore. In genere questi denti vengono emessi dai 6 ai 18 mesi di età anche se sempre in maniera variabile. E alcuni puledri all’età di 2-3 anni perdono i lupini in concomitanza con le capsule dei secondi premolari decidui.
Tali denti possono talvolta rimanere inclusi nelle ossa mascellari tali da non rendersi mai visibili nel cavo orale.
Molto spesso, vista la loro posizione anatomica possono creare fastidi a cavalieri o drivers durante il lavoro in quanto interagiscono con il contatto del morso.
Sicuramente come sostiene Easley (2010), sono denti da togliere, anche se non sono da considerarsi denti masticatori e quindi non recano disturbo durante la masticazione.
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CONCLUSIONI
Dalle osservazioni e dalle considerazioni prese in esame in questo studio possiamo confermare che sia in campo genetico nei confronti della Sindrome Navicolare, sia della valutazione morfo-funzionale, sia dell’ortodonzia veterinaria, sono ancora poco evidenti e chiare le eziologie genetiche che portano all’insorgenza di tali malattie.
La Sindrome Navicolare, le Maleocclusioni e i difetti di conformazione, sono eventi che attraversano la storia e l’esperienza di generazioni di allevatori e offre a noi una prospettiva significativa sulle difficoltà imprenditoriali e di management incontrate nel corso del tempo.
Questo è un particolare interessante che conferma come in ambito equino, la scienza sperimentale non è riuscita ancora completamente ad incidere, con efficienza, sulle scelte allevatoriali. Gli interventi, il mestiere, le osservazioni, le aspettative si intrecciano anche in un contesto culturale che nel corso dei decenni non è riuscito a produrre una ipotesi di soluzione.
Ad oggi, si riscontrano ancora dati a volte contraddittori, a volte ancora in fase di studio, altri non ancora presi in considerazione, soprattutto a livello di allevamento.
Ad esempio, ancora inconciliabili e incerte, le possibilità di inserire eventuali liste “carriers” che darebbero l’accesso alla creazione di banche dati dei soggetti portatori, ma allo stesso tempo potrebbero frenarne il mercato.
Vogliamo augurarci che le indagini del presente studio possano dare un ulteriore input per approfondire la ricerca di tali malattie genetiche estendendo gli studi alla vera e propria ereditabilità dei caratteri.
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