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Nei mesi tra novembre 2006 e giugno 2007 si è svolta la raccolta dei dati, che ho curato e svolto personalmente. Anche ciò merita un appunto meto- dologico. C’è un forte legame tra raccolta e analisi dei dati, dal momento che le due fasi si influenzano ricorsivamente. Per questo motivo non devo- no essere intese come due fasi distinte, l’una successiva all’altra, dal momento che la l’analisi dei dati precedentemente raccolti guida la raccol- ta successiva in termini di interlocutori (oltre che le strategie e i contenuti). Non si tratta di un disegno sperimentale dove il campione è controllato e definito sin dall’inizio, ma di un contesto dove la direzione della raccolta dati si esplica nel momento stesso nel quale avviene (Tuckett, 2004). Sempre per lo stesso motivo, i dati raccolti da un ricercatore acquisiscono maggior senso se analizzati dallo stesso, in quanto è lui che è andato sul contesto, quindi può ricordare (se analizza i dati immediatamente dopo averli prodotti) come certe affermazioni sono state esplicitate, a cosa si rife- riva l’interlocutore in determinati momenti del colloquio, e altre questioni che caratterizzano la relazione.

Si è quindi proceduto al monitoraggio principalmente attraverso tre fasi. La prima fase, durata circa un mese e mezzo, è stata impiegata per “entra- re nel progetto”, ossia per raccogliere tutte le informazioni necessarie per conoscere al meglio il progetto e la situazione nella quale si trovava al momento dell’inizio del monitoraggio. Si è trattato di comprendere gli obiettivi del progetto nei diversi livelli nel quale esso si svolge, oltre al suo funzionamento in termini di ruoli e di competenze messe in atto. Importante è stato anche ricostruire la storia del progetto, soprattutto se considerata in modo locale, laddove quasi sempre esistevano già processi di partecipazione, o comunque un certo modo di attuare e intendere que- sto tipo di dinamiche. Ma la parte più impegnativa di questa fase è stata quella di una mappatura e tracciatura della rete di relazioni interne al pro- getto, riferendomi con il termine relazione a tutte quelle dinamiche di scambio di informazioni, condivisione di competenze e azioni di coordina- mento che dall’inizio del progetto Partecipa.net si sono aggiunte e consoli- date sia a livello intra-istituzionale sia a livello inter-istituzionale. Da una parte infatti mi sono concentrato sui diversi partner del progetto, chieden- do direttamente ai loro referenti quali fossero le persone e i ruoli coinvolti,

e in che modo essi si coordinassero per lavorare insieme su tale progetto. Dall’altra parte invece ho tenuto presente un livello trasversale delle azioni compiute, che si è espresso in termini di relazioni più o meno forti, più o meno consolidate, tra i soggetti dei diversi enti locali. Sempre in questa fase ho approfondito la conoscenza degli strumenti più “tecnici” del progetto, quali i kit per lo scambio e la condivisione di esperienze e i siti sviluppati dai partner. Questi ultimi in particolare sono stati tenuti monitorati per tutto l’arco della durata del monitoraggio, in modo da poter confrontare l’inter- faccia on-line con l’esterno e le rilevanze emerse dai colloqui con i sogget- ti coinvolti nel progetto.

La seconda fase, quella che definirei centrale al processo di monitoraggio, ha visto svolgersi una serie di interviste in profondità a tutti i referenti degli enti partner, con l’obiettivo di venire a conoscenza del lavoro svolto a livel- lo locale e di comprenderne le peculiarità che caratterizzano i progetti rea- lizzati in ambiti differenti, non solo dal punto di vista dei processi partecipa- tivi messi in atto, ma anche per conoscere (soprattutto a livello di percezio- ne soggettiva) la rete di scambi che si andava instaurando. Come già detto, si è trattato di interviste in profondità, ossia si sono svolte in modalità di col- loqui leggermente strutturati, al fine di poter raccogliere dai referenti stessi il punto di vista sul lavoro che si stava svolgendo. Queste interviste quindi hanno lasciato ampio spazio agli interlocutori, che non erano costretti a rimanere ristretti nello spazio di domande precise, potendo così restituire una valutazione del lavoro ad ampio raggio. Le interviste sono comunque state guidate dalle seguenti domande:

- quali sono i processi partecipativi messi in atto localmente o nell’ambito della competenza dell’Ente locale;

- quali sono progetti precedentemente attivati e implementati in Partecipa.net;

- chi lavora al progetto all’interno dell’Ente e con quali competenze; - quali risorse umane sono coinvolte nel processo (criteri ed eventuali

carenze);

- utilizzo, potenzialità, problematicità del kit di Partecipa.net;

- quali sono le figure politiche di riferimento e qual’è il livello di collabora- zione tra di essi e i referenti stessi. Quale interesse a livello politico; - come viene pubblicizzato localmente il progetto;

- qual’è attualmente la risposta dei cittadini;

- quali rapporti si sono (eventualmente) instaurati o si sono consolidati con altri partner del progetto.

Queste domande che hanno avuto la funzione di traccia delle interviste, hanno fornito la possibilità di sondare il punto di vista dei singoli partner.

Dalle stesse interviste sono emerse altre questioni, alcune delle quali sono state affrontate nella terza fase del monitoraggio. Sono infatti stati realizza- ti due focus group al quale hanno partecipato quasi tutti i referenti, per approfondire la discussione ed aumentare la conoscenza. I focus group hanno approfondito due argomenti piuttosto ampi ma specifici:

- il funzionamento e la realizzazione dei forum on-line e la rete degli esper- ti per le risposte personalizzate;

- la ricezione da parte degli enti di ciò che emerge dai processi partecipati- vi messi in atto.

É stato scelto di utilizzare il metodo dei focus group, in quanto la terza fase mirava ad una condivisione di conoscenze, anche con l’obiettivo di aumentare le competenze e la consapevolezza riguardo a temi che potes- sero esser utili agli stessi referenti per lo sviluppo successivo del progetto. Il focus group infatti è uno degli strumenti che rende una ricerca perfor- mativa e non solo conoscitiva, ossia stimola, attraverso l’utilizzo delle dinamiche di gruppo, una rinnovata consapevolezza dei soggetti riguardo al gruppo stesso e ai suoi obiettivi, e crea un processo di elaborazione di nuove conoscenze utilizzabili successivamente (Zammuner, 2003). Oltre alle specifiche azioni messe in atto per raccogliere dati ai fini del moni- toraggio, trasversalmente alle tre fasi appena specificate è stato tenuto pre- sente quanto emerso dai tavoli di coordinamento a livello regionale; lo stes- so coordinamento regionale è stato più volte interpellato tramite interviste brevi, per specificare alcune questioni o punti di difficile comprensione. Inoltre il referente regionale ha partecipato ai due focus group.

Per avere ben chiari tutti i dati di contesto, utili a mirare fin da subito l’azio- ne di monitoraggio, sono stati implementati nella raccolta dati tutti i docu- menti prodotti dalle diverse riunioni o in altri ambiti durate il progetto, come documenti inseriti nel kit e i materiali apparsi sui siti web dedicati. Questi ultimi sono stati essi stesso un’importante risorsa, per documentare in tempo reale lo svolgimento dei progetti.

Infine si è svolto un incontro di “restituzione dati”, nel quale si è discusso con i referenti riguardo a ciò che è emerso, anche per correggere eventuali incomprensioni dovute allo scambio di informazioni. Questo incontro si è svolto successivamente all’analisi dei dati, ma comunque in una fase nella quale essi potevano ancora essere rimodellati. Il report dell’intero monito- raggio è infatti stato redatto solo successivamente a questo incontro.

Processi partecipativi de-localizzati

Non risulta facile parlare oggi di processi partecipativi, non tanto perché non ce ne sia spazio, ma piuttosto in quanto lo stesso termine “partecipa- zione” è inflazionato da un uso talvolta eccessivo e troppo spesso spropo-

sitato. In uno sconfinato scenario nel quale amministrazioni locali e altre istituzioni (o soggetti più o meno formali) si rimbalzano il compito/tentativo di coinvolgere i cittadini nei processi di decision making, talvolta diviene impossibile definire un processo di partecipazione che sia allo stesso momento formativo per i soggetti coinvolti ed efficace all’interno di uno spazio democratico che secondo gli obiettivi dovrebbe essere raggiunto. Succede infatti molto spesso che si scambi il termine partecipazione, soprattutto in riferimento alle fasce d’età giovanili, per quello che invece è meramente manipolazione o decorazione, o al limite per quello che Roger Hart (1992) definisce con il termine tokenism, definendo con esso quel- l’istanza nella quale i cittadini apparentemente hanno voce, mentre di fatto la loro voce non incide affatto nelle scelte amministrative e politiche prese in seguito ad un’eventuale consultazione. Molti progetti italiani sono tutto- ra affetti da questo problema, anche nelle regioni nelle quali il lavoro su di una possibile partecipazione democratica si sta sviluppando da almeno un decennio. Ciò non tanto per una volontà degli amministratori di intendere in malafede il processo partecipativo, ma proprio per quella tendenza ad intendere con questo termine anche tutte quelle esperienze che coinvolgo- no i cittadini, ma che di fatto o sono calate dall’alto o non hanno niente a che fare con processi di decision making (Artoni, 2005). L’inganno tutto ita- liano su tale questione è dato, a mio avviso, soprattutto dal fatto che spes- so i processi partecipativi rimangono isolati, spesso organizzati magari sep- pur con grossi sforzi da piccole realtà, che oltre a non riuscire ad inserire i propri progetti in una rete condivisa di esperienze, non pianificano un fase valutativa (simultanea o successiva) che fornisca un riscontro di quali obiet- tivi sono stati raggiunti e con che qualità. Spesso la partecipazione rimane quindi un processo autoreferenziale, realizzata solo perché in qualche modo deve essere realizzata o perché capace di dare lustro a chi si fa cari- co di stimolarla.

Il progetto Partecipa.net, pur avendo una serie di criticità che meritano attenzione e hanno una buona possibilità di essere almeno in parte risolte, ha a suo favore un caratteristica innovativa: il fatto di non nascere come par- tecipazione fortemente localizzata, ma al contrario di caratterizzarsi fin dal- l’inizio come una rete di esperienze che si svolge ad uno dei livelli più alti dell’amministrazione pubblica (quello regionale), ma che attinge da realiz- zazioni nate e sviluppate a livello più locale (comuni e province). Inoltre, per realizzare questa struttura si appoggia fortemente alla rete web,creando quindi una possibilità di aggiornare in tempo reale la discussione e il con- fronto sulle esperienze stesse di partecipazione, senza rischiare che la comunicazione si perda in questioni logistiche e organizzative. Ciò non per difendere a spada tratta ogni processo che si svolga in una realtà virtuale (che poi sia virtuale è tutto da verificare), con la quale in effetti è necessa- rio prendere certe precauzioni per non rischiare di annullare l’interazione

personale a favore di quella mediatica; ma i processi partecipativi necessi- tano più di altri di un’interfaccia che li renda espliciti, trasparenti, che li renda accessibili in qualsiasi momento. Proprio questo aspetto è uno di quelli che più è emerso dal monitoraggio. Il fatto di avere una piattaforma on-line sia per la condivisione delle esperienze tra diversi enti, sia per la comunicazione e la stessa partecipazione dei cittadini, rende i processi meno isolati e più inter-connessi tra di loro, in modo che possano confron- tarsi e operare una sorta di perfezionamento reciproco. Uno dei punti che rende interessante il progetto Partecipa.net, infatti, è proprio dato dal fatto che la piattaforma on-line non segue solamente esigenze di comunicazio- ne tra amministrazioni e cittadini, piuttosto è lei stessa strumento di parte- cipazione. Una delle forme attraverso la quale si realizza questo strumento è quello dei forum on-line, realizzati per esempio dai Comuni di Modena e di Ferrara, dalla Provincia di Ferrara e dall’Assemblea Legislativa. Emerge infatti che essi siano strumenti preziosi per costruire un dialogo con i citta- dini, in quanto riescono efficacemente a ricondurre ad unità i vari e diffe- renziati interventi provenienti dai soggetti che spontaneamente decidono di intervenire alla discussione on-line. Ogni forum inoltre può evolvere in uno strumento molto vasto, in grado di coinvolgere un bacino molto ampio di utenze e di collegare realtà molto differenti tra di loro.

Esso offre la possibilità di mantenere buona parte delle dinamiche (dinami- che interpersonali, gestione di conflitti, organizzazione in ambiti differenzia- ti di volontà e attese) che si realizzerebbero in uno spazio fisico di parteci- pazione (come un’assemblea o un dibattito pubblico), ma all’interno di uno spazio virtuale, ovviamente considerandone tutte le differenze rilevabili. Altra potenzialità del forum è quella di offrire la possibilità di entrare nel confronto con un’idea e di uscirne con una modificata o radicalmente cam- biata; ovviamente ciò non è scontato che avvenga, ma, proponendo una dimensione temporale ampia, lascia il tempo per ritornare sulle proprie idee e per rielaborare le opinioni in tempi larghi, più di quanto sia ipotizza- bile che avvenga in una situazione di discussione faccia a faccia. In altre parole si attiva una progettualità, un processo dinamico, qualcosa che cam- bia nel tempo. Avviene inoltre un maggiore approfondimento degli argo- menti che consente, soprattutto se ben moderato, una focalizzazione molto forte, e quindi una concettualizzazione più puntuale. Lo scopo della discus- sione rimane ben visibile ed è più difficile che si disperda rispetto ad un confronto off-line; laddove comunque ci sia qualche utente che tende ad uscire dal tema, il forum è interessante come spazio aperto per proposte, relazioni, scambio di pensieri. In questo senso ha un importante valore come uno spazio di ascolto. Si rileva inoltre una tendenza a intervenire soprattutto da parte di chi ha effettivamente qualcosa da richiedere: difficil- mente appaiono interventi su un argomento dove “tutto va bene”.

Il forum on-line offre la possibilità di un forte coinvolgimento personale 136

della persona che contribuisce alla discussione, e potenzia le dinamiche di partecipazione perché tiene tracciati tutti gli interventi. Ciò crea uno stru- mento in grado di superare la tendenza a radicalizzarsi su modalità polemi- che, in quanto favorisce lo sviluppo di un’identità di gruppo che tende a far avanzare la discussione evitando i dialoghi “a due” più tipici delle assem- blee off-line.

Perché il forum abbia un valore significante per il lavoro di un Ente, non riveste eccessiva importanza il numero degli iscritti al forum, ma è sufficien- te che ci sia un buon numero di persone per tenere viva una discussione. Ciò che più importa invece è quale livello di contributi portano gli interven- ti: il dato interessante è il modo in cui le persone hanno partecipato, non tanto il numero di persone.

Infine, un’importante potenzialità che questo strumento offre, rispetto ad un processo off-line, è dato dal fatto che essendo on-line fornisce un mate- riale più strutturato da presentare alle amministrazioni, e in un certo senso formalizza le questioni emerse più di quanto possa avvenire in discussioni che si svolgono in modo tradizionale.