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Come valutare l’e-democracy? Effetti diretti, indiretti e di medio termine

L’E-DEMOCRACY LOCALE IN ITALIA GENESI ED ELEMENTI PER LA VALUTAZIONE DELLA POLICY NAZIONALE

4. Come valutare l’e-democracy? Effetti diretti, indiretti e di medio termine

La valutazione di una politica di innovazione, per di più così particolare per il fatto di avere un impatto istituzionale su forme e qualità della partecipa- zione democratica, richiede una riflessione preliminare. Ogni valutazione parte dall’identificazione di cosa, perché e come valutare. A loro volta le risposte a queste domande sono collegate al sistema di fini adottato dai valutatori, cioè a chi valuta, con quale mandato e con quali mezzi a dispo- sizione. Dal nostro punto di vista di ricercatori sociali, terzi rispetto alle espe- rienze studiate, la policy nazionale può per esempio essere valutata rispet-

to al raggiungimento del suo obiettivo finale più ambizioso, così come que- sto emerge dal disegno esplicito della policy (Linee guida e Avviso naziona- le), in particolare quindi guardando agli esiti finali degli interventi in termi- ni di promozione della partecipazione dei cittadini ai processi decisionali locali, oppure in termini di contributo al raggiungimento di obiettivi inter- medi, come per esempio la predisposizione di sistemi, procedure, metodi adeguati a supportare almeno in fase sperimentale servizi di informazione, di consultazione, di partecipazione tesi a valorizzare appunto la cittadinan- za politica digitale. L’Avviso lasciava ai proponenti l’opportunità di definire il livello dell’ambizione del proprio progetto, ma è indubbio che rispondere alla domanda se i progetti di e-democracy siano riusciti davvero a promuo- vere una partecipazione dei cittadini nuova, per soggetti intercettati e per modalità di interazione politica, è decisivo nella valutazione complessiva di questa politica. Il raggiungimento di altri obiettivi intermedi rilevanti, come quelli riguardanti processi di mutuo apprendimento e di diffusione delle competenze all’interno delle amministrazioni, o un’offerta di servizi innova- tivi ed abilitanti la partecipazione, è importante, ma, fermandosi al livello della creazione di precondizioni rilevanti, rimanda inevitabilmente al proble- ma del futuro delle iniziative avviate.

La scelta riguardante il rapporto fra obiettivo centrale della policy e suoi risultati, tuttavia, deve essere definita in maniera più precisa19. In effetti,

appare opportuno distinguere almeno tre livelli di interesse della valutazio- ne dei progetti di e-democracy. Un primo livello riguarda il raggiungimento delle pre-condizioni che rendono possibili processi partecipativi, in qualche modo precedenti i progetti stessi che pertanto vi si devono confrontare. A questo livello è per esempio molto importante acquisire elementi sul pro- cesso di selezione dei partecipanti e temi della partecipazione, così come sul framing partecipativo prescelto e sui contorni assunti dalla nuova arena. È in relazione a questa dimensione di analisi che può essere apprezzato meglio un secondo livello di valutazione, che riguarda i processi partecipa- tivi avviati con i progetti ed i loro esiti diretti: in buona sostanza si tratta di concentrarsi sul funzionamento interno dei processi partecipativi. Un terzo livello riguarda invece gli effetti indiretti, estesi al mutamento più comples- sivo del rapporto fra attori interni, ma anche fra questi e gli attori esterni al percorso degli specifici percorsi analizzati. Si tratta insomma di una valuta- zione che guarda di più all’impatto democaratico, agli effetti istituzionali e di medio termine, alla persistenza di effetti della sperimentazione nel siste- ma delle relazioni fra attori. Semplificando, se ad un primo livello ricostrui- sco vincoli e opportunità di uno specifico intervento, al secondo posso apprezzare meglio gli effetti delle strategie per modificare il precedente sistema di vincoli/opportunità specifiche, al terzo posso osservare effetti 19

indiretti di natura più ampia. Nel caso della e-democracy per esempio è abbastanza assodato il fatto che le informazioni sulla offerta di servizi par- tecipativi dicono ben poco su quanto questi siano usati, su chi siano i parte- cipanti, cittadini ed amministratori, sull’impatto che la partecipazione ha sui processi decisionali o su un cambiamento nelle relazioni fra attori pubblici e cittadini. Da questo punto di vista sono necessari strumenti di ricerca più sofisticati che forniscano un’analisi contestualizzata delle esperienze parteci- pativo-deliberative, a valle e a monte, dei loro vincoli, delle risorse, dei cam- biamenti registrati tanto a livello micro, di singola esperienza, quanto a livel- lo di sistemi di governance locale più ampi, mettendo in campo un mix di tecniche di ricerca che vanno dal questionario ai partecipanti, alle interviste agli operatori coinvolti, fino all’osservazione diretta delle fasi cruciali dei pro- cessi studiati20. In questa prospettiva di valutazione a largo raggio anche

l’adeguatezza degli strumenti di policy rispetto ai fini indicati può/deve esse- re discussa. Stando agli elementi disponibili per esempio, ed in particolare al mancato superamento dei vincoli messi in evidenza dallo studio preparato- rio, la policy potrebbe essere valutata, nel suo complesso, velleitaria, troppo avanzata rispetto ai territori, o per altri versi anticipatrice rispetto a processi di trasformazione che però richiedono una maggiore sedimentazione nel tempo, più diffusi processi di apprendimento; o, ancora, sfocata dal punto di vista dell’analisi degli strumenti di intervento, della strategia complessiva date le grandi distanze di partenza fra aree del Paese. La policy nazionale ha di fatto promosso un protagonismo locale, che tuttavia non è stato sorretto da azioni di accompagnamento per favorire sinergie importanti, per esempio fra progetti a rete più imponenti e maggiormente dotati di risorse organizza- tive e politiche. Un’eccezione significativa nel panorama nazionale è rappre- sentata dal progetto Partecipa-net: qui infatti la Regione ha colto l’occasione dell’Avviso per farsi coordinatrice di una vera e propria policy regionale della e-democracy, integrata con altre linee di intervento alla stessa scala e con l’azione di altri enti locali, inserendo il progetto in un percorso di medio ter- mine per l’innovazione della governance locale. Ed è forse questo uno dei motivi che, permettendo una crescita delle attività su una base integrata e consolidata, ne fanno un’esperienza che, più di molte altre, può superare la fase sperimentale per misurarsi con l’avvio di processi partecipativi più ambi- ziosi e con un cambiamento durevole. In modo simile a quanto avvenuto per la diffusione di nuovi approcci alla definizione e alla analisi delle politiche locali in campo socio-economico, per le quali appunto è stata superata una logica valutativa di breve respiro (Magnatti et alii 2004, Paci 2008), è infatti nel medio periodo ed allargando il campo di analisi che sarà possibile apprezzare, gli effetti indiretti e imprevisti di una policy sulla carta indirizzata

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Questo approccio complessivo di ricerca è stato proposto ed applicato nello studio sull'esperienza dell'Electronic Town Meeting sperimentato dalla Regione Toscana (Cellini-Freschi-Mete 2007, Freschi-Raffini-Tizzi 2007).

a promuovere una innovazione di processo che passa per una ridefinizione non banale del ruolo degli attori sociali e politici 21.

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L’autrice ringrazia per il loro costante ed intelligente contributo alla ricerca in corso presso l’Università di Bergamo sulla e-democracy locale in Italia Giovanna Tizzi, dottoranda di ricerca presso l’Università di Firenze, Luca Raffini e Michela Balocchi, assegnisti di ricerca Post-doc presso l’Università di Bergamo, e più in generale il gruppo di Ricerc@attiva di cui tutto il team è parte integrante.

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