contesto del Single Supervisory Mechanism
3.1. Descrizione della condizione italiana
Dopo aver esaminato gli avvenimenti che hanno colpito il sistema finanziario e bancario negli ultimi anni è opportuno focalizzarsi sulla condizione del sistema italiano, così da poter capire quali sono le implicazioni emerse per le nostre banche in seguito alla valutazione approfondita. Tutte le banche italiane hanno superato l’esame della qualità degli attivi60 (Asset Quality Review, AQR), mentre
in due specifici casi (Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige) si sono manifestate, in relazione alla prova di stress, carenze patrimoniali. Precisiamo fin da subito che le banche italiane sono state penalizzate da una situazione di partenza che sconta l’assenza di ricapitalizzazioni pubbliche (cosa che è avvenuta in termini massicci in altri paesi, primo su tutti la Germania) inoltre all'interno del comprehensive assessment è stato elaborato uno scenario avverso che vede una caduta del Pil italiano del 12%, evoluzione sviluppata sulla base di ipotesi per certi aspetti troppo severe. Se analizziamo meglio quanto emerge dall'esame approfondito vediamo che rispetto alla condizione di partenza, ovvero quella rappresentata dai bilanci al 31 dicembre 2013 in cui per 9 banche italiane (Banco Popolare, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare di Vicenza, Banca Carige, Credito Valtellinese, Banca Monte dei Paschi di Siena, Veneto Banca) emergono carenze complessive per un valore pari a 9,7 miliardi di euro, molto è stato fatto. Infatti, a termine della valutazione solo Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige presentano ancora dei deficit, per un valore che si attesta a 2,9 miliardi di euro. Quindi, anche se due delle nostre banche vengono bocciate dall'esame approfondito della BCE, è necessario riporre fiducia sul nostro comparto poiché in grado di trovare in via autonoma le risorse necessarie per colmare le lacune di
80 cui sopra, coscienti ovviamente che c'è ancora molta strada da percorrere per risanare e rilanciare le nostre banche, cercheremo nel corso del capitolo di esaminare gli avvenimenti che nel corso degli ultimi anni hanno influenzato la gestione bancaria degli intermediari italiani così da potere fornire delle spiegazioni più dettagliate sulle condizioni in cui versa il sistema.
È interessante quindi, per avere un quadro più completo, analizzare la situazione in cui si trovava il sistema bancario italiano prima che la BCE assumesse il ruolo di autorità di vigilanza nell'ambito del Meccanismo Unico; all'interno delle relazioni61 della Banca d'Italia, ad esempio, sono descritti i principali
avvenimenti che hanno interessato gli intermediari negli ultimi anni, notiamo come diversi sono gli eventi che hanno intaccato la stabilità del nostro sistema. Il fattore più allarmante è relativo alla continua perdita di redditività degli intermediari italiani, che ha portato ad una graduale caduta delle performance dei nostri intermediari, in diversi studi viene affrontato questo argomento (Alessandri and Nelson, 2014; Espsositoet al. , 2013; Gambacorta, 2004; IMF, 2013) e tutti concordano con il registrare all'interno del mercato italiano un effettivo calo della redditività.
Il problema è, a questo punto, determinare quali possono essere le cause che hanno intaccato i ricavi delle nostre banche. Secondo Penza (2011) le cause di questo fenomeno sono da imputare alle scelte operative effettuate dai nostri intermediari per reperire le risorse necessarie per soddisfare i requisiti richiesti dalle norme di Basilea III; Alessandri e Nelson (2014), individuano tra le cause della perdita di redditività la mancata innovazione delle strutture bancarie; Esposito (2013), nel suo lavoro, spiega questo calo come conseguenza delle scelte strategiche effettuate negli ultimi anni. Ritornando a Penza invece, egli spiega come l'accumulo di capitale limita le risorse a disposizione per svolgere le funzioni core delle nostre banche, nel senso che le banche per rispondere agli obblighi patrimoniali imposti dalla normativa devono immobilizzare risorse che potrebbero essere destinate invece alla normale attività bancaria, ciò va ad
81 incidere sulla capacità di erogare finanziamenti dei nostri istituti di credito; dello stesso avviso sono Lusignani e Zicchino (2011) che sottolineano come l'adeguamento ai nuovi requisiti di capitale rappresenta un percorso non facile per molte delle banche, questo perché da sole le risorse interne dei nostri intermediari, anche nell’ipotesi di un importante recupero della redditività, potrebbero non essere sufficienti a colmare il gap di capitale necessario per adeguarsi alle nuove regole e allo stesso tempo continuare a finanziare l’economia. Questo fenomeno, ovvero l'incidenza delle norme prudenziali sulle scelte gestionali trova conferma anche in campo internazionale, a tal proposito Harrison (2004) e Brealy (2006) nei loro lavori sottolineano come l'introduzione dei requisiti patrimoniali induca gli intermediari ad effettuare dei cambiamenti nelle scelte di allocazione del capitale che impattano di conseguenza sulle strategie di business.
Inoltre la crisi colpendo anche l'economia reale ha compromesso la stabilità delle piccole e medie imprese. Il declino di molte PMI si è tradotto, infatti, in un peggioramento delle posizioni creditizie detenute dagli intermediari facendo crescere l'incidenza delle posizioni deteriorate all'interno dei bilanci bancari, questa situazione è registrata anche da Gerlach et al. (2004) i quali studiando la redditività e la qualità degli attivi per le banche di Hong Kong notano che le banche con rilevanti esposizioni verso le imprese sono più sensibili agli shock macroeconomici. Tutto ciò si traduce in un aumento del rischio di credito; quindi i nostri intermediari, fortemente esposti nei confronti di imprese e famiglie, subiscono in maniera più pressante l'onere di aumentare le proprie riserve distogliendo risorse utilizzabili per rilanciare l'economia.
Negli ultimi anni il sistema italiano è stato interessato da un graduale declino delle proprie performance, declino che ha messo in evidenza diversi aspetti di debolezza che si sono manifestati agli occhi di tutti nel momento della valutazione approfondita, momento in cui, come riporta Signorini (2012), il nostro sistema ha manifestato al mercato europeo le proprie lacune, legate all’insufficiente quantità e soprattutto alla scarsa qualità del patrimonio delle
82 banche rispetto alle perdite da fronteggiare; Lusignani (2011) sottolinea come tale aspetto sia oggi ancora più importante per ritornare al più presto competitivi sul mercato.
Dunque il sistema bancario italiano si è concentrato sull'obiettivo di reperire risorse di elevata qualità per rispettare quelli che sono i requisiti patrimoniali richiesti dalla CRD IV, risorse che per quanto previsto dalle nuove norme devono essere prontamente liquidabili, poiché sono questi i mezzi che le banche devono utilizzare per affrontare in maniera repentina le tensioni che interessano la normale gestione bancaria. Ma nel momento in cui il mercato ripone poca fiducia nel comparto bancario, reperire i capitali necessari per essere compliant con le soglie stabilite da Basilea III diventa costoso; tutto ciò va incidere non solo sulla redditività degli intermediari, si innesca infatti un circolo vizioso che comporta l'aumento dei costi del funding e parallelamente il peggioramento della qualità dei debitori perché con l'aumento dei tassi d'interesse solo le aziende più rischiose saranno attratte da condizioni contrattuali meno convenienti, tale comportamento è analizzato anche da Keasy e Veronesi (2008) nel loro studio sulle cause di fallimento della Northern and Rock. È come se il nostro sistema bancario si trovasse metaforicamente tra due fuochi, da un lato l'obbligo di rispettare i requisiti patrimoniali previsti dalle norme comunitarie, dall'altro il costante peggioramento della qualità del credito rappresentato dall'aumento dei NPL che comporta un continuo aumento del rischio di credito che si traduce a sua volta in un aumento delle risorse da accantonare.
Obiettivo del seguente capitolo è, dunque, quello di individuare quali sono le determinanti che influiscono sulla redditività così da individuare le cause che hanno portato ad un calo così brusco delle performance degli istituti di credito italiani; per conseguire tale risultato è opportuna una disamina sui principali aspetti della gestione bancaria così da avere un quadro esaustivo sulle condizioni in cui versa il sistema, analizzeremo per tanto la patrimonializzazione, la qualità del credito, l'efficienza e la rischiosità dei nostri enti per poi capire, attraverso la
83 regressione lineare, se e come questi aspetti influiscono sulla profitability delle banche italiane.