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Una sintesi dei risultat

Costo to Income ratio

3.8. Una sintesi dei risultat

La redditività del sistema bancario italiano presenta dei valori contenuti, al di sotto della media europea e con un andamento al ribasso; questa condizione non può essere sottovalutata soprattutto in considerazione del fatto che l'Italia fa parte di un contesto più ampio come quello dell'Unione Europea, ciò significa che gli intermediari italiani devono monitorare e migliorare le proprie performance per garantire la stabilità del sistema nazionale ed europeo. Ai fini dell'analisi di regressione, abbiamo descritto quali sono i fenomeni che in questi ultimi anni hanno inciso sulle scelte strategiche e operative dei nostri intermediari nel tentativo di fornire una descrizione circa le condizioni del nostro sistema che, come abbiamo già visto in seguito alla valutazione approfondita della BCE presenta delle carenze patrimoniali da colmare. Quindi, una volta fornite delle spiegazioni di tipo concettuale, è interessante valutare se i fenomeni descritti hanno un'influenza sulla redditività descrivibile anche tramite una relazione di tipo statistico. Per raggiungere questo obiettivo effettueremo un'analisi di regressione lineare così da determinare se le variabili prese in considerazione hanno un'influenza sui bassi livelli di redditività raggiunti dai nostri istituti di credito, quindi valuteremo se esiste effettivamente una relazione tra il ROE e il ROA e gli indicatori scelti come determinati della redditività delle banche analizzate, ovvero Tier 1 ratio, NPL/TA, NPL/TC, Cost to Income ratio e Sofferenze/Patrimonio Netto.

Il modello di regressione semplice selezionato per questo scopo si basa su dati panel ovvero dati che prevedono l'osservazione di K variabili per N unità statistiche e T periodi, nel nostro caso K sono gli indici di bilancio, N le banche del campione selezionato e T ovviamente gli anni di riferimento. Per rappresentare dati rilevati in diverse unità statistiche e in diversi istanti è naturale introdurre nelle notazioni un doppio indice. Un modello lineare così composto può rappresentare tramite la seguente espressione:

120 𝑌𝑖 = 𝛽0+ 𝛽𝑖𝑋𝑖+ 𝜀𝑖

dove69:

 i varia tra le osservazioni, i = 1, ...., n;  𝑌𝑖 è la variabile dipendente;

 𝑋𝑖 è la variabile indipendente o regressore;

 𝛽0 è l'intercetta della retta di regressione della popolazione;

 𝛽𝑖 è il coefficiente angolare della retta di regressione della popolazione;

 𝜀𝑖 è l'errore statistico.

Questa tecnica permette di stabilire se esiste, o meno, una relazione statistica tra le variabili considerate e qual è il segno di tale relazione, cioè se positiva o negativa. Il modello utilizzato è stato sviluppato attraverso "R": un software per analisi statistiche che ha facilitato la parte computazionale del lavoro, per effettuare i calcoli è stata impiegata la formula vista in precedenza, utilizzando come variabili dipendenti (Yi), rispettivamente, il ROE e il ROA mentre come

variabili indipendenti (Xi) il TIER 1 ratio, i rapporti NPL/TA e NPL/TC, il Cost

to Income ratio e per finire il rapporto Sofferenze/Patrimonio Netto; quindi dopo avere registrato i dati ottenuti dall'analisi del sistema bancario italiano all'interno del software ed avere elaborato il modello per il calcolo si è proseguito al calcolo vero è proprio, grazie alla formula precedente riadattata per necessità alle esigenze formali del programma.

Attraverso i risultati possiamo stabilire quale degli aspetti presi in considerazione influisce sulla redditività bancaria, cioè se questa è influenzata dall'accumulo di capitale effettuato per essere conformi alle norme di Basilea, oppure se la profittabilità dei nostri intermediari è condizionata dalla crescita dei crediti deteriorati; o ancora ,se le performance dei nostri intermediari sono penalizzate dai crescenti costi operativi o dai livelli di rischiosità.

121 Come sappiamo l'analisi è stata fatta su un campione di 15 banche su un orizzonte temporale di 7 anni consecutivi (2007-2013); per conseguire lo scopo prefisso sono state registrate 105 osservazioni, gli esiti prodotti dall'analisi confermano in parte quanto detto in precedenza, ma per una migliore comprensione del significato dei valori ottenuti è opportuno fornire delle precisazioni a sostegno degli esiti, quindi per avere un quadro esaustivo sulle relazioni individuate andiamo per ordine.

Iniziamo la disamina dei nostri risultati partendo dalla relazione che intercorre tra il TIER 1 ratio e le variabili dipendenti (ROE e ROA); gli esiti ottenuti dalla regressione (tabelle 20 e 21) mostrano, in riferimento al nostro caso, che le grandezze prese in considerazione non sono correlate tra loro infatti i coefficienti R2 (che relativamente alla relazione tra TIER 1 ratio e ROE è uguale a

0.0064382, mentre per ciò che riguarda l'indice di patrimonializzazione e il ROA è uguale a 0.0013531) si presentano molto bassi, mentre i parametri 𝛽 non presentano valori statisticamente significativi per ritenere che ci sia correlazione tra le variabili considerate, questo ci porta quindi ad escludere, in base al campione selezionato, che ci sia correlazione tra i bassi livelli di redditività registrati dal nostro sistema bancario e l'aumento delle riserve patrimoniali. Tabella 20: Risultati regressione lineare ROE - TIER1 ratio

Fonte: Elaborazione personale dei dati

ROE

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.006438

Intercetta 3.20368 2.10095 1.5249 0.1304

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Tabella 21: Risultati regressione lineare ROA - TIER1 ratio

Fonte: Elaborazione personale dei dati

Queste conclusioni stridono con quanto emerso dalla letteratura esaminata, infatti se prendiamo ad esempio il lavoro di Pablocka così come quello di Trujillo Ponce vediamo che i modelli da loro utilizzati confermano che la redditività degli intermediari olandesi e spagnoli è influenzata negativamente dall'incremento delle riserve patrimoniali, ciò ci porta a pensare che per quanto concerne le performance dei nostri istituti di credito gli oneri patrimoniali non rappresentano un fattore limitativo.

Differenti invece sono le considerazioni da fare sull'incidenza dei NPL sulla profittabilità bancaria, come abbiamo detto nel paragrafo di riferimento, ho preferito rapportare gli indici di redditività (ROE e ROA) con due differenti NPL ratios (NPL/TA e NPL/TC), nel caso seguente la relazione è calcolata tra ROE e NPL/TA per avere un confronto tra la redditività globale rappresentate dal ROE e l'incidenza dei crediti deteriorati sul totale dell'attivo (valore che rappresenta la totalità dell'impresa). Terminata questa precisazione prendiamo in esame i risultati e vediamo come i valori ottenuti confermano pienamente la tesi per cui tra queste grandezze vi è una relazione negativa e statisticamente significativa secondo un livello di confidenza inferiore al 1% ciò significa quindi che esiste una correlazione, all'interno del nostro campione lungo l'orizzonte temporale considerato, tra l'aumento del rapporto NPL/TA e la riduzione dei livelli di redditività espressi dal ROE.

ROA

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.001353

Intercetta 0.316128 0.164318 1.9239 0.05713

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Tabella 22: Risultati regressione lineare ROE-NPL/TA

ROE

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.025893

Intercetta 7.55332 1.90401 3.9671 0.0001347

***

NPL/TA -1.03723 0.28871 -3.5927 0.0005037

***

Fonte: Elaborazione personale dei dati

Riallacciandoci alla precisazione fatta sopra, ho confrontato l'incidenza crediti deteriorati/totale dei crediti con il ROA, la motivazione di questa scelta è dovuta al fatto che il ROA rappresenta la redditività caratteristica delle nostre banche e pertanto, nello studio di regressione, ho deciso di confrontare tale indice con il rapporto NPL/TC, un indicatore che spiega appunto l'incidenza dei crediti deteriorati sul totale, crediti che rappresentano uno degli elementi core per i nostri intermediari.

Detto ciò possiamo vedere nella tabella 23 come, anche in questo caso, i risultati ci danno ragione descrivendo una relazione significativa di segno negativo tra le due grandezze, secondo un grado di confidenza statistica ben inferiore allo 0,5%.

Tabella 23: Risultati regressione lineare ROA - NPL/TC

ROA

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.03578

Intercetta 1.028329 0.134009 7.6736 9.867e-12

***

NPL/TC -0.134374 0.020197 -6.6531 1.414e-09

***

Fonte: Elaborazione personale dei dati

Quindi, sulla base dei risultati ottenuti sul campione selezionato, possiamo affermare che effettivamente il costante aumento dei crediti deteriorati influenza in maniera negativa le prestazioni degli intermediari del nostro sistema. Conforta sapere che le conclusioni da noi ottenute relative all'influenza dei NPL

124 sull'attività bancaria trovano sostegno in numerosi studi tra i quali quelli, già citati, di Abdul Aziz e Makri et al., questo ci fa capire come i NPL siano un problema condiviso a livello internazionale che comporta le stesse conseguenze, ovvero la perdita di redditività; dunque il sistema bancario italiano non è il solo a doversi scontrare con questa problematica, ma anzi il deterioramento delle attività è un fenomeno molto diffuso come conseguenza delle crisi.

Continuando l'analisi dei legami che intercorrono tra ROE e ROA e le determinanti selezionate, andiamo a vedere tramite le tabelle 24 e 25 se l'incidenza dei costi operativi, descritta dal Cost to Income ratio, si collega in qualche modo con i bassi livelli di redditività registrati dai nostri intermediari.

Tabella 24: Risultati regressione lineare ROE - Cost to Income ratio

ROE

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.048487 Intercetta 16.51706 6.54133 2.525 0.01309 * Cost to Income ratio -0.24408 0.10654 -2.291 0.02400 *

Fonte: Elaborazione personale dei dati Tabella 25: Risultati regressione lineare ROA - Cost to Income ratio

ROA

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.097055 Intercetta 1.8964742 0.4971089 3.8150 0.0002325 *** Cost to Income ratio -0.026939 0.0080964 -3.3273 0.0012165 **

Fonte: Elaborazione personale dei dati

Dai risultati ottenuti notiamo che i livelli di efficienza detenuti dai nostri intermediari influiscono con significatività differenti sugli indicatori scelti per descrivere la redditività; infatti vediamo che l'incidenza dei costi operativi, che per intenderci sono quelli legati all'attività caratteristica, è negativa in tutti e due i

125 casi; la relazione presenta una maggiore significatività statistica (inferiore al 5%) con il ROA che non a caso è l'indice che descrive la redditività caratteristica delle imprese. Quindi i risultati ottenuti confermano quanto detto in precedenza, ovvero che un innalzamento dell'incidenza dei costi operativi (che si traduce in valori maggiori di Cost to Income) può apportare un impatto negativo sulla redditività bancaria. Anche queste considerazioni, come quelle relative ai NPL, sono in linea con i risultati contenuti nei lavori precedentemente citati (Albertazzi e Gambacorta, Lusignani e Onado).

Infine per completare l'indagine sulle determinanti che influiscono sulle prestazioni delle banche italiane andiamo a valutare gli esiti ottenuti dalla regressione lineare così da potere descrivere le relazioni che intercorrono tra la redditività e la rischiosità. I dati contenuti nelle tabelle seguenti ci mostrano come anche l'incidenza delle sofferenze sul patrimonio influisce negativamente sulle performance degli enti presi come campione, ciò sta a significare che a maggiori livelli di rischiosità corrispondono minori livelli di redditività, potremmo dire che le aziende italiane scontano negativamente la scelta delle operazioni rischiose intraprese negli ultimi anni attraverso un riduzione dei ricavi.

Tabella 26: Risultati regressione lineare ROE - Sofferenze/Patrimonio Netto

ROE

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.30846

Intercetta 8.411022 1.320170 6.3712 5.343e-09

***

Sofferenze/PN -0.29091 0.042921 -6.7780 7.794e-10

***

126

Tabella 27: Risultati regressione lineare ROA - Sofferenze/Patrimonio Netto

ROA

Estimate St. Error T-value Pr(>|t|)

R2= 0.15641

Intercetta 0.6348274 0.1137489 5.5810 1.948e-07

***

Sofferenze/PN -0.01616 0.0036981 -4.3701 2.972e-05

***

Fonte: Elaborazione personale dei dati

I risultati ottenuti ci mostrano quindi che diverse sono le determinanti ad avere avuto un'influenza negativa sulle performance dei nostri intermediari, tutte le determinanti considerate descrivono aspetti che in seguito alla crisi hanno rappresentato nelle scelte strategiche dei vari enti fattori di fondamentale importanza; in una situazione di dissesto si può assistere ad un aumento delle attività deteriorate così come ad un aumento dei costi, ciò che sorprende è che tali elementi si sono sommati all'interno dei bilanci e delle strutture bancarie comportando un declino delle prestazioni. È ovvio allora come, per rilanciare il nostro sistema, sia necessaria una riforma dei nostri intermediari nel senso che per recuperare il terreno perduto serve al più presto una riottimizzazione delle strutture bancarie così da potere alleggerire le nostre banche dai costi e in questo modo recuperare risorse da potere immettere nei mercati; in secondo luogo, è necessario liberare i bilanci dalle eccessive poste deteriorate così da potere liberare le banche dai crediti non performanti che rappresentano per i nostri intermediari, qualora non fossero riscossi, delle perdite. Attraverso il miglioramento di questi aspetti e con il perseguimento di strategie sostenibili e non speculative si possono porre le basi per il rilancio del nostro sistema. Inoltre sempre in relazione ai risultati ottenuti, consigliamo al sistema di seguire quelle che sono le disposizioni normative in materia di patrimonio di vigilanza, poiché anche se è chiaro come la necessità d'incrementare i requisiti patrimoniali, in seguito agli stress test, hanno rappresentato un sfida non indifferente sul piano delle risorse impiegate; quello che si spera è che tali occasioni non servano solamente per sottolineare gli aspetti negativi delle banche analizzate, ma al

127 contrario ci si augura che attraverso questi esercizi si pongano le basi per, una volta individuate le lacune del sistema, introdurre i rimedi necessari per ristabilire l'equilibrio all'interno dei mercati.

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Conclusioni

All'interno di questa trattazione abbiamo visto come l'Europa a partire dal 2010 è stata colpita da una crisi senza precedenti per modalità di espansione e rilevanza delle perdite; il nostro Continente ha dovuto fare i conti con un fenomeno di una portata mai vista (una crisi paragonabile è solo quella del 1936) che ha portato alla luce tutte le debolezze che si annidavano all'interno del sistema. Questa crisi è stata sconvolgente anche perché in campo internazionale molto era stato fatto per realizzare un'insieme di regole con l'obiettivo di fornire alle banche una serie di strumenti volti proprio a contrastare le situazioni di tensione. Ma come la storia ci insegna fatta la legge si trova l'inganno e di conseguenza le norme realizzate dal Comitato di Basilea si sono rivelate un'arma a doppio taglio; infatti, gli intermediari sono riusciti ad aggirare le norme relative agli accantonamenti patrimoniali attraverso gli strumenti derivati che permettevano di cedere a terzi i rischi che gravavano sulle attività detenute dagli intermediari stessi. Così facendo i vari istituti di credito coinvolti in queste operazioni hanno potuto realizzare ingenti guadagni a discapito della stabilità, contagiando il sistema di strumenti finanziari rischiosi che, con lo scoppio della bolla speculativa, hanno manifestato tutta la loro pericolosità innescando clamorose perdite nei bilanci delle banche che detenevano tali strumenti.

Si è dovuto quindi correre ai ripari e la soluzione elaborata dai legislatori, per rispondere alla situazione di crisi conclamata, è stata quella di realizzare l'Unione Bancaria Europea attraverso tre elementi ovvero il Single Supervisory Mechanism, il Single Resolution Mechanism e il Deposit Guarantee Schemes; ma questa non è stata l'unica soluzione intrapresa, infatti subito dopo lo scoppio della crisi è partito il dibattito in campo internazionale sull'inadeguatezza delle norme di Basilea, questo processo ha portato il Comitato ad elaborare delle nuove norme (Basilea III), divenute in pratica l'impianto legislativo dell'Unione Bancaria. A tal proposito la BCE, prima di avviare il percorso dell'Unione Bancaria, ha effettuato una valutazione approfondita dove è stato richiesto ai vari gruppi bancari analizzati di rispettare proprio i requisiti di Basilea, così da avere

129 un quadro di riferimento sul grado di recepimento delle norme da parte dei vari gruppi sottoposti ad ispezione. Come abbiamo visto i risultati ottenuti non sono troppo incoraggianti per due banche italiane (MPS e Carige) ciò ci ha spinto ad indagare sul perché il nostro mercato, pur essendo in una condizione di stabilità generale, presenti segnali negativi a livello dei singoli intermediari. Attraverso l'analisi per indici, dunque, abbiamo osservato l'evoluzione del nostro sistema per cercare di dare una giustificazione alle preoccupazioni europee circa le condizioni di tenuta del sistema bancario italiano; quello che è emerso dalle osservazioni effettuate è che il nostro sistema si trova sostanzialmente in una posizione di stabilità anche se condizionato da alcune problematiche. Ricordiamo, in primis, gli scarsi livelli di redditività, rappresentati dai valori di ROE e ROA che sono inferiori e in ribasso rispetto a quelli dei competitors europei, questo perché le nostre banche sono da sempre più orientate verso le attività commerciali di tipo classico (sostanzialmente l'attività creditizia), attività che rispetto alle operazioni in titoli presentano margini di guadagno più contenuti. Continuando l'indagine abbiamo analizzato le cause che hanno ridotto i livelli di redditività del nostro comparto, individuando le variabili che, a nostro avviso, influenzano le prestazioni delle banche italiane, cioè gli elementi che hanno determinato i bassi livelli reddituali delle nostre banche, ovvero i requisiti patrimoniali, i NPL, i costi operativi e la rischiosità. A questo punto attraverso la regressione lineare abbiamo cercato di capire se ci fossero delle relazioni tra i fenomeni che abbiamo appena citato. I risultati ottenuti hanno confermato che la redditività dei nostri intermediari risente negativamente del problema dei crediti deteriorati e questo in un certo senso era un risultato atteso, ciò che sorprende, invece, è che in base ai nostri esiti non rileviamo un'influenza negativa degli incrementi patrimoniali su ROE e ROA. Questo ci porta a pensare che l'accumulo di capitale non può essere visto come un fattore limitante per l'operatività dei nostri intermediari, tali oneri devono essere rispettati da tutti i competitors all'interno del mercato quindi non possono giustificare i bassi livelli di redditività registrati dalle nostre banche rispetto quelle europee. Appunto perché è un aspetto, quello dei requisiti patrimoniali, che interessa tutti gli istituti di credito e

130 non solo le nostre banche, è necessario gestire questi obblighi normativi senza però intaccare la propria redditività individuando le risorse da utilizzare per operazioni remunerative diverse da quelle di acquisto di titoli per il rispetto delle soglie prudenziali.

Esclusa, dunque, l'influenza negativa degli obblighi normativi sui livelli di redditività degli istituti analizzati, i risultati ottenuti ci portano ad affermare che il motivo del calo di performance è da imputare ad alti fattori ovvero l'incidenza dei costi operativi che assorbono risorse utilizzabili per rilanciare l'operatività delle banche; l'aumento dei NPL, voce che descrive una scarsa capacità di gestione del credito da parte dei nostri intermediari ed è evidente come in una mercato altamente competitivo sia rilevante la qualità delle attività detenute; senza dimenticare che ad avere un peso negativo sulle perfomance delle nostre banche vi sono anche i livelli di rischiosità posseduti, sappiamo infatti che a maggiori livelli di rischio sono corrisposte, all'interno del campione analizzato, minori prestazioni.

Le nostre banche devono occuparsi prontamente di questi problemi se non vogliono vedere limati ulteriormente i loro profitti. Per conseguire tale obiettivo è auspicabile che nel prossimo futuro gli intermediari mettano in atto strategie volte a ottimizzare le loro strutture operative, proseguendo la via già intrapresa durante questi anni di crisi, che ha portato a decise riduzioni del personale, alla chiusura di numerosi sportelli e alla conclusione di numerose operazioni di acquisizione e fusione; inoltre servono investimenti mirati che permettano il rilancio delle nostre banche nei mercati internazionali, questi investimenti dovrebbero concentrarsi nella ricerca di personale qualificato che possa rispondere alle esigenze di una clientela sempre più esigente, ma anche e soprattutto nelle nuove tecnologie informatiche che permettono miglioramenti sia dal lato dell'efficienza sia da quello dell'efficacia, attraverso il rimodernamento delle strutture aziendali si possono conseguire notevoli vantaggi competitivi, ad esempio l'ingresso in nuovi mercati come quello del virtual banking potrebbe offrire dell'opportunità ancora inesplorate.

131 Riguardo ai NPL, abbiamo già spiegato nel capitolo precedente il perché in Italia si è assistito al deterioramento di queste poste, quello che serve capire adesso è quali possono essere le soluzioni a tale problema; la soluzione condivisa nel sistema bancario italiano è quella che descrivevamo nel paragrafo precedente, ovvero di alleggerire i bilanci delle banche dal peso di queste esposizioni, ciò è fattibile attraverso, ad esempio, la creazione di apposite bad bank che permettano di smobilizzare i NPL dai bilanci dei nostri intermediari è fornire in questo modo nuove risorse da utilizzare per il rilancio dell'economia. Infatti le bad banks sono istituzioni che vengono create ad hoc dagli istituti bancari in difficoltà che non riescono a smaltire le poste deteriorate, con questo strumento le banche si sdoppiano e cedono parte del proprio portafoglio ai nuovi veicoli societari che aiutano gli istituti di credito a depurarsi dalle perdite derivanti da crediti anomali, tossici e difficilmente esigibili, tra l'altro sottolineo come lo stesso governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, all'interno di vari interventi ha incoraggiato questa soluzione.

Una parentesi, infine, deve essere aperta anche riguardo all'eccessiva propensione al rischio che ha contraddistinto le strategie dei nostri enti negli anni passati, è opportuno che le modalità operative perseguite dal nostro sistema siano rivolte