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B BOLOGNA, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, A 173.1

Cartaceo; XV sec.; ff. I, 44, I; bianchi i ff. 43-44; mm. 208 x 149; numerazione moderna, a lapis e parziale sul margine superiore destro (ff. 1-10, f. 20, f. 30, ff. 43- 44); tracce di una antica numerazione sul margine inferiore destro ai ff. 4-5 e 10-13, scomparsa a causa della rifilatura dei fogli (non corrispondente alla numerazione moderna); filigrana: oiseau, corrispondente a Briquet 12127 (Verona 1467); composto da un quinione mancante di due carte cadute tra i ff. 7-8 (corrispondenti ai vv. 255-297), 3 quinioni e un ternione; 26 righe per pagina (il numero è variabile nel I libro per la presenza della miniature astrali); richiami orizzontali nel margine inferiore. Il codice è scritto da un’unica mano in umanistica corsiva; titoli vergati in inchiostro bruno e nero, mancanti le iniziali di capitolo per le quali è lasciato uno spazio bianco. Sul contropiatto anteriore è presente una antica segnatura: «16 b. III. 14» e l’ex libris della biblioteca. Il recto del foglio di guardia anteriore presenta una annotazione a matita moderna in seguito cancellata: «Poetae Opera Praestantiora, Arimini 1794». Su f. 1r è presente il timbro della biblioteca. Su f. 39r un copista annota nel margine inferiore destro: «die XVIII martii 1467». Nella controguardia posteriore una mano del XIX sec. annota: «Medicina, ff. CXXXIII, Sch. th. 222». Prove di penna ai ff. 43r («promitatis») e a 44v. Legatura in mezza pelle.

Contiene:

BASINIUS PARMENSIS, Astronomicon libri (ff. 1r-32r). [Liber Primus] (ff. 1r-22r).

f. 1r: BASINII PARME/NSIS ASTRONOM/ICON LIBER PRIMUS. In lettere capitali più piccole e scritte in inchiostro alternato nero e marrone: inc. [H]ETEREOS ORBIS SUBIECTAQUE MARMORA CAELI; f. 22r: expl. Nexa tenent cursu semper volventis olympi.

[Liber secundus] (ff. 22v-32r)

1 Le descrizioni dei testimoni manoscritti, qui di seguito presentate, sono ordinate secondo l’ordine alfabetico delle sigle

del Conspectus siglorum. Tutti i codici sono stati collazionati direttamente dal vivo, ad eccezione del codice M conservato presso la Staatsbibliothek di Monaco, per cui mi sono avvalsa di riproduzioni in digitale. Non mi è stato possibile, inoltre, nonostante annosi sforzi e intercessioni di terzi, ottenere dalla Cassa di Risparmio di Rimini di visionare il codice Ri, conservato presso questa istituzione. Per la collazione ho pertanto adoperato l’edizione in fac- simile del codice pubblicato dalla stessa Cassa di Risparmio nel 1994 (qui indicata con St2).

Nella prima parte della descrizione si sono presentati i dati essenziali di ciascun codice, mentre nella seconda parte ho cercato di fornire dettagli sulla storia generale del testo tràdito e una più completa descrizione delle illustrazioni che corredano ciascun testimone.

f. 22v: rubr. BASINII PARMENSIS ASTRONOMICON LIBER SECUNDUS. In lettere capitali più piccole e scritte in inchiostro alternato nero e marrone: inc. [Q]INQUZ [sic] VAGAS ETIAM: NEC NON PULCHERRIMA MUNDI; f. 32r expl. Templa cano atque vias semper volventis

olympi. In inchiostro bruno: ΤÉΛΟΣ ΤῶΝ ἈCΤΡΟΝΟΜΙΚῶΝ.

BASINIUS PARMENSIS, Epistola ad Sigismundum Pandulphum Malatestam (ff. 32v-37r)

f. 32v: Basinii Parmensis epistola ad Sigismundum Pandulphum Malatestam. De bello suscipiendo pro salute et protectione Italiae. Inc. [L]IQUERAT OCEANUM, nox intempesta quadrigis; f. 37r:

explevit funere poenas.

BASINIUS PARMENSIS, Epistola ad Sigismundum de linguae graecae laudibus et necessitate (ff. 37r-39r)

f. 37r: anepigrafo. Inc. [Q]UIS FERAT INDOCTI TEMERARIA IURGIA VULGI; f. 39r: expl. et

fluviis magni defluxit Homeri. Finis. Die XVIII martii 1467.

BASINIUS PARMENSIS, Epistola ad Robertum Ariminensem (ff. 39v-42v)

f. 39v: inc. BASINIUS PARMENSIS ROBERTO ARIMINENSI SAL. PLURIMAM DICIT.

Gratissimae mihi tuae fuerunt litterae; f. 42v: scire percupio. Vale iterum. Arimini die octobris vigesimo septimo.

Il codice, che reca la data 18 marzo 1467 (f. 37v), sembra provenire dal lascito

testamentario del medico Michele Medici (1782-1859).2 La segnatura del

contropiatto anteriore sembrerebbe corrispondere al metodo di segnature adoperato dal medico bolognese, e testimoniato nel Catalogo della Libreria del Professore

Michele Medici, compilato da Francesco Maldini il 20 febbraio 1844 e acquisito

dall’Archiginnasio nel 1861 con la segnatura B2038. Nel suddetto catologo, tuttavia, non è stato possibile rintracciare il codice di Basinio.

Le illustrazioni che corredano il codice sono tracciate a penna, le stelle che le compongono sono disegnate in inchiostro più chiaro. Non sono presenti didascalie. Rilevante è la figura di Perseo a f. 8v, di chiara ispirazione orientale, poiché al posto della testa di Medusa egli sorregge la testa di un demone barbuto. A causa della caduta di due fogli dopo f. 7 non sono presenti le illustrazioni delle seguenti costellazioni: Cygnus, Cepheus, Cassiopea, Andromeda. Mancante dei diagrammi celesti (ma sono presenti gli spazi bianchi che li avrebbero ospitati a f. 2v, 3v e 4r).

Bibliografia:

MAZZATINTI, XXX, pp.81-82, MASSÈRA, p. 49 n. 1; MCGURK, Astrological manuscripts, pp. 9-10; FRIOLI,

Alla corte, pp. 260 e 267; MARIANI CANOVA, Le illustrazioni, p. 207; LIPPINCOTT, Between text, pp. 21-23.

C CAMBRIDGE, University library, Dd. IV 64.

Cartaceo; sec XV; ff. 54 (ma segnati 58); numerazione non coeva in cifre arabe nel

margine esterno del recto, precedente alla caduta di cinque fogli (ff. 11-12-17-56-57); presente sporadicamente un’altra numerazione nella margine superiore centrale successiva alla caduta; errata anche la numerazione a margine dei versi; mm. 220 x 147; numero di linee variabile (in media dodici linee); filigrana non riconoscibile. Umanistica corsiva ascrivibile a Basinio, titoli vergati in inchiostro rosso e in lettere capitali (l’intestazione del I libro, a f. 2r è quasi svanita). Presenza di glosse in greco, interlineari e a margine, vergate in inchiostro rossastro, sicuramente autografe; segni paragrafali. Disegni a penna privi di didascalie, stelle rilevate in inchiostro rosso. Fortemente danneggiato per l’umidità e per l’usura; in molti fogli l’inchiostro è sbiadito e difficilmente leggibile; ff. 53-55 lacerati nel margine inferiore. Nel margine inferiore sinistro una mano moderna procede alla fascicolazione e annota i fogli caduti del codice. Segni evidenti di interventi di restauro (f. 2). Nel margine superiore del contropiatto anteriore sono presenti i numeri 509, 1562 e F Dd. IV 64. La stessa segnatura Dd. IV 64 è ripetuta a f. 2r. Prove di penna a f. 54r; a f. 54v si leggono due probabili indicazioni di possesso: Philip Webster e, nel bordo inferiore della nota, Charles Landel his book.

Legatura in pelle marrone.

Contiene:

BASINIUS PARMENSIS, Astronomicon libri (ff. 2r-53v). [Liber Primus] (ff. 2r-36r).

f. 1r: BASINII PARME/NSIS ASTRONOM/ICON LIBER PRIMUS. Inc. Aetherios orbis

subiectaque; f. 36r: expl. Nexa tenet cursu semper volventis Olympi. Basinii Parmensis

Astronomicon libri primi finis. [Liber secundus] (ff. 36v-55v)

f. 36v: Basinii Par. Astronomicon liber secundus. Inc. Quinque vagas nec non pulcherrima mundi. f. 55v: Europeaque manus, Italos fortisque Pelasgos.

Bibliografia:

A Catalogue of the Manuscripts preserved in the Library of the University of Cambridge, I, Cambridge 1856,

pp. 254-255; SAXL, III, pp.417-418; FRIOLI, Alla corte, pp. 260 e 267; MARIANI CANOVA, Le illustrazioni,

p. 207.

F FIRENZE, Biblioteca Marucelliana, Ms. C. CCLI.

Membranaceo; sec. XV seconda metà; ff. II, 30 I; numerazione non coeva in cifre arabe; mm. 211 x 149, composto di 4 quaternioni, caduti due fogli fra f. 13 e f. 14 e fra f. 17 e f. 18; la guardia anteriore è cartacea (aggiunta in connessione con la legatura), numero di righe nel I libro variabile a seconda delle illustrazioni, 23-25 righe nel II libro, richiami orizzontali. Corsiva umanistica con segni paragrafali e due

iniziali miniate, una mano differente aggiunge le didascalie delle illustrazioni e i nomi delle costellazioni a margine, i titoli dei due libri sono trascritti in rosso e in lettere capitali. Nel foglio di guardia f. Ir una mano del XVIII sec. annota l’acquisizione da parte di Angelo Maria Bandini: “Aere Biblioth. Publicae Maruc. Aug. Mar. Bandinius”. Il f. 12 presenta evidenti segni di restauro. F. 16 danneggiato nel margine inferiore. Legatura moderna rigida in pergamena.

Contiene:

BASINIUS PARMENSIS, Astronomicon libri (ff. 2r-30v) [Liber Primus] (ff. 1r-19r)

f. 2r: rubr. BASINII PARMENSIS ASTRONOMICON LIBER PRIMUS. Inc. Hetherios orbis

subiectaque templa deorum; f. 19r expl. Nexa tenet cursu semper volventis olympi.

[Liber secundus] (ff. 19v-30v)

f. 19v: rubr. BASINII PARMENSIS ASTRONOMICON LIBER SECUNDUS. Inc. Quinque vagas

etiam: nec non pulcherrima mundi; f. 30v expl. Templa cano atque vias semper volventis olympi/

Τέλοϛ.

Il codice è particolarmente curato sia nell’apparato iconografico sia nella trascrizione del testo. In inchiostro più scuro, una mano differente da quella del copista, ha inserito accanto ai versi, i nomi delle costellazioni descritte. La descrizione di ciascuna costellazione è pertanto rimarcata dalla denominazione latina a margine e da appositi segni in inizio di paragrafo. La mano che scrive i nomi a margine è la medesima che scrive le didascalie delle miniature che corredano il primo libro. La numerazione dei versi sembra essere opera della stessa mano. Vi è un errore nella numerazione, eseguita evidentemente dopo la caduta dei ff. tra il f. 13 e f. 14 e fra f. 17 e f. 18. La perdita delle due carte, ha altresì determinato un errore nella numerazione dei versi presente a margine del testo. Mancano infatti i vv. 464-505 (corrispondenti alle costellazioni di Procione, Argo e Centauro) e i vv. 633-656 (corrispondenti ai segni zodiacali di Libra, Scorpione e Sagittario) presenti nel testo originario.

Il testimone è corredato da miniature coeve che rappresentano le costellazioni descritte dal poeta nel I libro. Le didascalie delle costellazioni sono vergate in alfabeto latino. I disegni, per lo più di buona fattura, sono realizzati con inchiostro bruno e oro e presentano peculiarità specifiche. Incompleto il diagramma al f. 4r. Particolarmente curato è il diagramma che rappresenta i circoli celesti descritti dal poeta (f. 3v). Le stelle che compongono le costellazioni sono contrassegnate con inchiostro oro e eccezionalmente, per alcune di esse, il copista ne riporta anche il nome. L’elenco delle costellazioni con le stelle in rilievo è:

Drago e Orse, con indicazione della stella polare (f. 6v) Boote, con indicazione di Arturo (f. 7r)

Perseo, con indicazione del Caput Medusae (f. 10v) Auriga, con indicazione Capra e Hedi (f. 11v) Equus, con indicazione Stella Andromedes (f. 14r)

Toro, con indicazione Iadi, Aldebaran, Pleiadi (f. 16v) Pesci con indicazione Nodus celestis (f. 20r).

Secondo Kristen Lippincott, l’apparato decorativo del codice fu completato in due tempi e da due differenti mani. Sei delle illustrazioni, sono state miniate contemporaneamente alla scrittura del manoscritto e appartengono alla tipologia delle rappresentazioni astrali testimoniata dai codici di Igino fino al XV secolo.3 Un secondo gruppo di costellazioni è invece stato aggiunto, probabilmente su richiesta del proprietario di completare il codice, in un secondo momento, e comunque dopo il 1513 perché stilisticamente e iconograficamente le figure possono riferirsi al modello dell’Igino stampato a Venezia da Jacobus Paucidrapius de Burgofranco in quell’anno (modello basato sulle illustrazioni dei manoscritti risalenti alla tradizione del Liber

Introductorius di Michele Scoto).

Il manoscritto fu acquistato da Angelo Maria Bandini per la Biblioteca Marucelliana nel 1772.4 Il nome di Bandini, bibliotecario della Marucelliana dal 1752 e della Biblioteca Laurenziana dal 1756, compare nel foglio di guardia anteriore del manoscritto. L’erudito fornisce una dettagliata descrizione del codicenel tomo II del

Catalogus Codicum Latinorum della Biblioteca Medicea Laurenziana, stampato a

Firenze nel 1775. Descrivendo infatti il codice Laurenziano pluteo XXXIII cod. XXIX, contenente fra le altre opere anche la Meleagris basiniana, Bandini segnala agli studiosi l’acquisto del codicetto, non specificandone però l’origine. Egli scrive: «Nec erit studiosis iniucundum inediti eiusdem Basinii Poëmatis notitiam dare, quod nuper in publicam Marucell. Bibliothecam inferri curavi. Habetur hoc in Codice membranaceo in 4, ac titulum praefefert (sic.): Basinii Parmensis Astronomicon. Divisum autem est in Libros duos, & signa identidem caelestia graphice delineata exhibet». La descrizione prosegue con l’indicazione dell’incipit e dell’explicit dei due libri e con la trascrizione dei versi iniziali e finali del poema.

Conformemente alle consuetudini del bibliotecario, incline a prestare aiuto agli studiosi del suo tempo fornendo trascrizioni dei codici da lui catalogati, il manoscritto marucelliano venne utilizzato da Lorenzo Drudi per la preparazione dell’editio princeps delle opere di Basinio da lui curata (Opera praestantiora, 1794). Per la messa a punto del testo dell’Astronomicon, infatti, Drudi racconta di aver trascritto i versi da un codice cartaceo del XV secolo fornitogli da Girolamo Ferri e di averlo collazionato e integrato con il testimone marucelliano messo a disposizione da Bandini (che gli fornisce, sempre per la prima edizione riminese, anche il codice laurenziano contenente la Meleagris).5

3 Le costellazioni disegnate in contemporanea alla composizione del codice sono Andromeda, Hercules, Ariete,

Gemelli, Leone e Pesci. Soprattutto la figura dei Gemelli, rileva la studiosa, si presenta molto vicina a quella contenuta nel manoscritto Pr2, copiato da Bartolelli e le cui raffigurazioni rivelano una forte impronta pisanelliana. Cfr. K.

LIPPINCOTT, The textual tradition of the De Astronomia of Hyginus, pp. 170 e 186-187, articolo on-line consultabile al seguente indirizzo: http://www.kristenlippincott.com/assets/Uploads/Hyginus-full-commentary-text-6-November- 2011.pdf Cfr. anche EAD., Between, p. 33.

4 Sulla figura e sulla attività del bibliotecario si vedano: M. ROSA, Bandini Angelo Maria, DBI, 5, pp. 696-706, A.

PETRUCCI, La descrizione del manoscritto. Storia, problemi, modelli, Roma, 1994, pp. 17-20.

Bibliografia:

A. M. BANDINIUS, Catalogus codicum Latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae, Florentiae 1775,

Tomus II, pp. 117-123; DRUDI, Opera Praest., pp. IV-V; SOLDATI, p. 84; MCGURK, p. 29; A. GARCÍA

AVILÈS, Arte y astrología en Salamanca a finales del Siglo XV, «Anuario del Departamento de Historia y

Teoria del Arte, vol. IV, 1994, pp. 53-55; Cimeli marucelliani: Biblioteca Marucelliana, Firenze, 14 aprile-

31 maggio 1997, a cura di M. M. Angeli, Firenze 1997, pp. 4-5; M. M. ANGELI, Biblioteca Marucelliana,

Firenze, a cura di M. Prunai Falciani, Le grandi biblioteche d’Italia, Fiesole 1999, pp. 180-181; FRIOLI, Alla

corte, pp. 260, 267, 278; LIPPINCOTT, Between, pp. 21-23.

L LONDRA, Wellcome Library, 122.

Cartaceo; seconda metà XV sec. (1475?); ff. I 33 I (tagliata una carta di guardia

corrispondente a f. 34); numerazione moderna a lapis nel margine superiore, presente un’altra numerazione più antica nell’angolo destro da f. 120 a f. 153 (il manoscritto doveva originariamente far parte di una unità codicologica più ampia); mm. 191x140; richiami verticali sul margine inferiore. Umanistica corsiva, inchiostro bruno. Il codice è anepigrafo e privo dei capilettera e delle iniziali miniate. Mancante anche del primo rigo del II libro. Presenti sporadiche annotazioni in greco e segni di richiamo in margine ai versi (ff. 23r, 24r). Disegni a penna, in alcuni casi non terminati. Nel contropiatto anteriore sono presenti, scritte a lapis, delle probabili vecchie segnature e il nome di Basinio e l’indicazione dell’opera. Nell’ordine si legge: 1295, numero poi cancellato, Basinio da Parma (1425-1457) Astronomicon, 4576 (scritto due volte e cerchiato a matita), 2252, D. 3. L, Azz. È presente altresì una etichetta recante una vecchia descrizione del codice, forse risalente al momento dell’acquisto da parte della biblioteca, in cui l’Astronomicon è identificato come

Tractatus de sphaera.

Legatura moderna in pelle.

Contiene:

BASINIUS PARMENSIS, Astronomicon libri (ff. 1r-33v) [Liber Primus] (ff. 1r-23r)

f. 1r: inc. Aetherios orbis subiectaque templa deorum; f. 23r expl. Nexa tenet cursu semper

volventis olimpi.

[Liber secundus] (ff. 23v-33v)

f. 19v: inc. Lumina bina canam rapido contraria celo; f. 33v expl. Templa cano atque vias semper

volventis olimpi.

Il codice è stato acquistato dalla Wellcome Library nel 1923. Il numero di accesso,

riportato con un foglio attaccato sul contropiatto anteriore e nel margine esterno superiore del foglio di guardia era 42860. L’etichetta attaccata sul contropiatto anteriore riporta una vecchia descrizione del codice: «2252. Tractatus de sphaera

coelesti versibus compositus ad Sigismundum Malatestam. [...] The anonymous author of this remarkable ms. which is perhaps unpublished, has dedicated his book to Sigismondo Malatesta. The illustrations are, with some exceptions, the same as in the well-known books of Hyginus and Aratus».

L’apparato iconografico consta di 38 illustrazioni disegnate a penna in inchiostro

rosso e bruno. Le stelle che compongono ogni gruppo astrale sono marcate con inchiostro rosso. Le illustrazioni, eseguite da un miniatore non proprio esperto, sono prive di didascalia tranne che nella costellazione dell’Anguitenens a f. 11r. L’assenza delle descrizioni, così come la mancanza delle iniziali miniate e dei titoli, fa ipotizzare che l’apparato di miniature e descrizioni non sia stato completato. Le figure antropomorfe sono quasi tutte abbigliate e sembrano rifarsi ad un modello iconografico presente nei manoscritti tardo medievali di Igino. Le illustrazioni del codice sono definite da Mariani Canova di ‘importanza minore’ per lo studio della tradizione iconografica dei manoscritti astrologici. Al contrario di tutti gli altri testimoni, non è presente alcun diagramma celeste.

Bibliografia:

S. A. J. MOORAT, Catalogue of Western manuscripts on medicine and science in the Wellcome Historical

Medical Library, vol. I Mss. written before 1650 a. D., London 1962, p. 85; KRISTELLER, IV, p. 223;

SOTHEBY’S, Western Manuscripts and Miniatures, 23rd June 1992, n. 72, pp. 81-84; A. GARCÍA AVILÈS,

Arte y astrología en Salamanca a finales del Siglo XV, «Anuario del Departamento de Historia y Teoria del

Arte, vol. IV, 1994, p. 53 n. 63; MARIANI CANOVA, Le illustrazioni, p. 207.

M MONACO, Staatsbibliothek, ms. Latinus 15743.

Cartaceo, sec. XV (1460?); ff. 113 (bianchi i ff. 1v e 113v); numerazione nell’angolo superiore destro del recto; tracce di numerazione dei libri e dei versi nella sezione maniliana da parte di una mano più tarda; mm. 207x193. Richiami verticali; 25 righe per foglio (numero variabile nel I libro della sezione basiniana per la presenza delle miniature astronomiche). Umanistica corsiva di mano italiana. Privo dei capilettera dei libri e delle iniziali di paragrafo. Figure disegnate a penna. Una

manicula a f. 98r. Il manoscritto risulta rovinato in alcune sue parti e affetto da danni

per l’umidità nella sezione centrale (ff. 51r-73v). Visibili interventi di restauro. Nel contropiatto anteriore si legge: «Ex Bibliotheca Regia Salisburgensis». Nel dorso della legatura, nella parte superiore è presente un’etichetta con l’antica segnatura «Sal. Au. 43». A f. 1v è presente il timbro della Bibliotheca Regia Monacensis. Anepigrafo e adesposto nella sezione basiniana. A f. 1r una mano recenziore annota: «Manilij Astronomia Carminua [sic] s. 1501» ed è presente il timbro della Bibliothèque Nationale di Parigi e il numero 2.39. I timbri della Bibliothèque Nationale e della Monacensis compaiono anche a f. 113v.

Contiene:

1 MARCUS MANILIUS, Astronomicon libri V (f. 1r-86v)

f. 1r: Manilij Astronomia Carminua [sic] s. 1501. Inc. [C]armine divinas artis et conscia fati. F. 86v: expl. Totus et accenso mundus flaglaret Olympo.

BASINIUS PARMENSIS, Astronomicon libri duo (ff. 87r-113r) [Liber Primus] (ff. 87r-103r)

f. 1r: inc. [A] ethereos orbis subiectaque templa deorum; f. 103r expl. Nexa tenet cursu semper

volventis olimpi.

[Liber secundus] (ff. 103v-113r)

f. 103v: inc. Quinque vagas etiam: nec non pulcherrima mundi; f. 113r expl. Templa cano atque

vias semper volventis olympi. AMEN.

Gli unici due indizi della storia del manoscritto sono nella indicazione della sua

provenienza dalla Biblioteca di Salisburgo e il timbro della Bibliothèque Nationale parigina (con la probabile relativa segnatura 2.39). Entrambe le opere sono anepigrafe anche se per la sezione maniliana una mano più tarda indica il titolo e l’autore dell’opera. Adespoto e anepigrafo si presentano invece gli Astronomicon

libri basiniani, che segue senza soluzione di continuità gli Astronomica di Manilio. Il

catalogo monacense ne fornisce la seguente descrizione: «f. 87 Alterum carmen astronomicum cum figuris astronomicis leviter at sollerter depictis [...] Est poema Itali s. XV qui excurrit data occasione in laudes gentis Malatestarum, maxime Sigismundi et Pandulfi, dominorum Fani, Arimini, etc».

Il copista ricopia due volte i primi versi del I libro degli Astronomica maniliani a f. 1r e 2r. Nel primo foglio, tuttavia, la scrittura si interrompe al verso 7. Nella prima sezione la mano che aggiunge il titolo all’opera di Manilio, annota anche i titoli ai primi due libri del poema (f. 20v II libro, f. 40r III libro).

L’apparato decorativo del codice segue le condizioni di poca accuratezza e di sciatteria che contrassegnano il testo. Le figure sono disegnate a penna e colorate in maniera piuttosto sbrigativa. Esse sono prive di descrizione. Sono entrambi incompleti e mancanti di didascalie anche i diagrammi celesti che corredano l’opera (a f. 88r si trova il diagramma dei cieli senza l’indicazione dei pianeti, a f. 89r vi è un circolo con sezioni verticali senza ulteriori indicazioni). Un disegno del Sole e della Luna contrassegna a f. 103r la fine del I libro e l’inizio del II.

Bibliografia:

C. HALM, F. KEINZ, G. MEYER, G. THOMAS, Catalogus codicum manu scriptorum Bibliothecae Regiae

Monacensis, Tomi IV, Pars III, 1878, p. 31; A. MARANINI, Filologia fantastica, p. 138; FRIOLI, Alla corte,

pp. 267-268 e 278; D. JUSTE, Les manuscrits astrologiques latins conservés à la Bayerische Staatsbibliothek

de Munich, Paris 2011, p. 140.

Membranaceo; 1459-1461; ff. I 35 I; numerazione non coeva nell’angolo del margine superiore destro, tracce di un’altra numerazione a facciate nel margine inferiore destro (a f. 32r si legge in inchiostro rosso 64); richiami orizzontali. Corsiva umanistica posata; inchiostro di tonalità rossastra. Il verso della I carta di guardia è colorato interamente; su sfondo rosso in caratteri capitali color argento e iniziali dorate si legge: «ACCIPE: ET HAEC MANUUM TIBI QUE MONUMENTA MEARUM SINT PRECOR: ET LONGUM SERVI TESTENTUR AMOREM ANG. AQUIL.». A f. 1r il titolo e l’autore dell’opera sono scritti in lettere capitali dorate e inseriti in una elaborata illustrazione su sfondo blu brillante. In essa si vedono, dall’alto verso il basso, una ghirlanda verde con fiori dorati che sormonta un albero di palma con frutti dorati e marroni; su entrambi i lati sono presenti due anfore rosse mentre due amorini sorreggono un rotolo di carta in cui è inscritto: «BASINII PARMENSIS ASTRONOMICON LIBER I»; tutti gli elementi sono posizionati su un plinto marmoreo al centro del quale vi è un cerchio in cui sono disegnati lo stemma e il cimiero di John Tiptoft. A f. 1v vi è un capolettera decorato con fiori blu su sfondo rosso. Iniziale del II libro rubricata (f. 21v). Tracce di antiche segnature nel contropiatto posteriore.

Legatura secentesca.

Contiene:

BASINIUS PARMENSIS, Astronomicon libri duo (ff. 1r-33r) [Liber Primus] (ff. 1r-21r)

f. 1r: BASINII PARMENSIS ASTRONOMICON LIBER I f. 1v: inc. AETHERIOS ORBIS SUBIECTAQUE TEMPLA DEORUM; f. 21r expl. Nexa tenet cursu semper volventis olimpi. BASINII PARMENSIS ASTRONOMICON LIBRI PRIMI FINIS.

[Liber secundus] (ff. 21v-33r)

f. 21v: in lettere capitali rubr. BASINII PARMENSIS ASRONOMICON (sic) LIBER SECUNDUS; inc. QUINQUe vagas etiam nec non pulcherrima mundi; f. 33r: expl. Templa cano

atque vias semper volventis olympi. FINIS.

Bianco f. 33v

Il codice fu commissionato da John Tiptoft, conte di Worcester, che dimorò in Italia

dal maggio 1458 al settembre 1461. Lo studioso inglese, durante il soggiorno italiano