a svolgere qualche telefonata al proprio avvocato). N. 6 detenuti (il 14%) risultano avere avuto, nell’intero arco dei sei mesi considerati, contatti telefonici compresi tra le 2 e le 4 chiamate. Da osservare inoltre che, a differenza di un solo caso, tutti i soggetti che non
hanno fruito di corrispondenza telefonica corrispondono agli stessi detenuti che non effettuano alcun colloquio in carcere. Ciò è indicativo del fatto che una percentuale
piuttosto significativa di detenuti, cioè più del 25% di genitori di figli minori, non ha
alcun rapporto con i propri figli, benché i dati raccolti non ci dicano né le ragioni alla
base di questa interruzione né la fonte della decisione in tal senso. Emergono al riguardo però almeno due situazioni su cui riflettere: l’assoluto isolamento affettivo del detenuto da un lato, la totale recisione per i figli del legame con la figura paterna, dall’altro.
Altro dato, riguarda i soggetti stranieri. Nessuno di essi (4 detenuti), così come emerso per i colloqui, ha effettuato telefonate di alcun tipo.
Relativamente alle circostanze che hanno determinato l’autorizzazione di telefonate straordinarie, fruite in numero di 89, esse sono riconducibili a: n. 10 “stato di nuovo giunto”; n. 1 “rientro da permesso”; n. 78 motivazione non rilevata.
15. I dati della C.C.R. di Larino
Con riguardo ai dati quantitativi e qualitativi rilevati nella casa circondariale e di reclusione di Larino, si riportano di seguito le informazioni riguardanti il campione riscontrato alla data del 10.12.2008 (data di rilevazione).
Detenuti assegnati alla C.C.R di Larino (Dato1) → 240 Detenuti assegnati con figli minori (Dato2) → 53 (22%)
N. complessivo figli minori (Dato3) → 104
Detenuti italiani con figli minori, residenti in Molise → 1
Detenuti italiani con figli minori residenti fuori regione → 51 (96,2%) Detenuti stranieri con figli minori residenti in Italia → 0 Detenuti stranieri con figli minori residenti all’estero → 1
Questi primi dati indicano che tra i detenuti ristretti nell’istituto penitenziario di Larino il
22% ha figli minori. La quasi totalità di questi detenuti, il 96,2%, risiede fuori regione.
Tale ultimo dato è spiegabile se si tiene conto della caratterizzazione dell’istituto di Larino che ospita particolari tipologie di detenuti (alta sicurezza, detenuti familiari di collaboratori)183. L’assegnazione di questi detenuti a specifiche e apposite sezioni detentive non può tener conto, quale primo criterio di assegnazione, del principio della «territorializzazione della pena».
La specifica caratterizzazione dell’istituto spiega anche la quasi totale assenza di detenuti molisani e detenuti stranieri.
Tabella 6 Sezioni detentive Sanitario Media sicurezza Detenuti familiari collaboratori Alta sicurezza Detenuti
con figli minori 1 8 2 42 (79,2%)
Relativamente alla posizione giuridica dei detenuti con figli minori, risultano i seguenti dati: 7 “Imputati”; 13 “Appellanti”, 26 “definitivi”; 7 posizioni miste. I soggetti definitivi e quelli con posizione “Ricorrente-definitivo” rappresentano il 53% del campione. Il 94% risulta essere recidivo.
Rispetto allo stato civile, n. 41 soggetti risultano essere coniugati (77,3%), 10 conviventi (18,9%), 2 separati (3,8%). Le informazioni rilevate indicano lo stato civile formale di ciascun detenuto ma nulla dicono sulla qualità delle relazioni di coppia e familiari. La distribuzione dei figli minori all’interno dei 53 nuclei familiari è la seguente:
Tabella 7
n. figli minori 104
1 figlio min. 2 figli m. 3 figli m. 4 figli m. 5 figli m.
16 nuclei 27 n. 7 n. 2 n. 1 n.
30,2% 50,9% 13,2% 3,8% 1,9%
I nuclei con due figli minori costituiscono poco più del 50% e dunque sono la maggioranza; quelli con un solo figlio minore si aggirano intorno al 30% circa. Come già considerato nell’analisi dei dati riguardanti la C.R. di Campobasso, la rilevazione riguarda i soli figli minorenni e non il numero complessivo dei figli di ciascun detenuto. La presenza poi di detenuti con 3, 4 o 5 figli in età minore, benché in percentuale limitata costituisce comunque un dato da non sottovalutare, specialmente se si considera che l’assenza prolungata del genitore detenuto rende senza dubbio più problematica la gestione di nuclei numerosi, non fosse altro che dal punto di vista economico.
I dati acquisiti mostrano inoltre che più dell’80% dei minori si concentra nelle due fasce d’età che comprendono i ragazzi 4-14 anni. Poiché il dato converge con quello della C.R. di Campobasso, si rinvia alle osservazioni svolte precedentemente
Tabella 8 Età figli minori anni 0-3 anni 4-8 anni 9-14 anni 15-18 minori 8 49 40 7 % 7,7% 47,1% 38,5% 6,7%
Nell’intervallo di tempo considerato nella ricerca, compreso tra il 10 giugno e il 10 dicembre 2008 (mesi 6), i colloqui intramurali visivi complessivamente effettuati dal campione di detenuti con i loro figli minori risultano avere la seguente caratterizzazione. I colloqui svolti complessivamente con i figli risultano essere n. 438, in media 8.3 per ciascun detenuto, in 6 mesi (poco più di un colloquio al mese). La media dei colloqui svolti è maggiormente favorevole rispetto a quella riscontrata nella C.R. di Campobasso (2,4), rimane tuttavia una forte discrepanza tra numero di colloqui teoricamente
consentiti dalle norme dell’Ordinamento penitenziario (considerate anche le specifiche
previsioni per la tipologia AS184, categoria più rappresentata nell’istituto di Larino) e numero di colloqui effettivamente fruiti.
L’analisi dettagliata dei dati consente inoltre di rilevare una correlazione positiva tra
entità della condanna (anche se non definitiva) e frequenza dei rapporti genitori/figli in carcere, come da tabella n. 9
Tabella 9 Posizione giuridica Imputati condanna 0-4 anni condanna 5-10 anni Condanna anni 10 - ergastolo Media Colloqui effettuati 13 9,4 8,2 5,4
Gli imputati sono tra i detenuti con figli minori, quelli che hanno effettuato, in media, più colloqui con i propri figli (13 contatti visivi nell’arco di 6 mesi); la frequenza scende tendenzialmente con l’aumentare dell’entità della condanna fino ad arrivare a una media di 5,4 colloqui. Nel caso degli imputati, sono da considerare la relativa scarsa
distanza temporale a partire dall’arresto (ancora breve per allentare i vincoli
preesistenti) e la tendenza dei familiari ad essere vicini al congiunto nella prima fase
processuale, sia per esigenze pratiche e contingenti, sia perché non essendo definita la
posizione giuridica dell’imputato non è ancora prefigurabile concretamente il quadro esistenziale futuro. La frequenza dei colloqui con i figli, che si attesta attorno a una media di 8 colloqui in sei mesi per coloro che sono stati arrestati da non più di un anno, scende di circa la metà (4,5 colloqui) per coloro che hanno già sofferto una carcerazione dai cinque anni e oltre. E’ importante però sottolineare che ben 3 dei 4 detenuti che non hanno svolto alcun colloquio con i figli minori, pur avendo superato la fase di primo giudizio, sono stati arrestati da meno di un anno. Questo ulteriore dato può indicare o l’assenza di rapporti già prima della detenzione o che l’esperienza dell’arresto possa aver determinato squilibri tali all’interno del nucleo familiare da provocare anche l’interruzione totale delle relazioni genitoriali.
I dati messi a disposizione dalla struttura di Larino si riferiscono al numero globale di colloqui svolti da ciascun detenuto con i propri figli, ma non dettagliano la distribuzione per ogni figlio, cosicché non sono effettuabili analisi più approfondite.
In ogni caso, dalla lettura dei dati raccolti è possibile desumere ulteriori informazioni importanti.
Dei 53 detenuti con figli minori, 4 di essi non hanno effettuato alcun colloquio, in sei mesi; in 3 hanno fruito di 2 colloqui soltanto (1 ogni 3 mesi); in 5, hanno svolto 3 colloqui in tutto. La percentuale di coloro che non hanno alcun contatto con i figli, o
che mantengono solo contatti sporadici, assume dunque un certo significato (22,6%).
In media, i detenuti ristretti nell’alta sicurezza svolgono un numero di colloqui superiore a quelli di media sicurezza. Il dato si presta a molte interpretazioni, ma in mancanza di indicatori sicuri si evita di proporre ipotesi che possono essere del tutto azzardate.
Altro dato riguarda la figura parentale, oppure figura terza all’uopo delegata, che ha accompagnato i minori in carcere per l’effettuazione dei colloqui: nel 75,5% dei casi, i
minori sono stati accompagnati dalla madre dei ragazzi; nel 16,3% dei casi, dalla
convivente del detenuto; nell’8,2% ad accompagnare i minori sono stati
alternativamente la madre, il padre, la sorella, il fratello o la cognata del soggetto detenuto.
Questi dati, incrociati con il numero di colloqui rapportati alla persona che accompagna il minore in carcere, dimostrano che le possibilità per i minori di svolgere colloqui con i genitori in carcere aumentano quando ad accompagnare il minore è la madre del ragazzo, e tale circostanza si realizza laddove il rapporto di coppia sia in qualche modo conservato. Laddove invece sia completamente interrotto, le possibilità di rapporto genitori/figli si riducono drasticamente, fino a scomparire nel caso di assenza di altri legami parentali, con possibilità invece di mantenere dei contatti, seppure non in forma continuativa, in presenza di una rete familiare solidale.
Per quanto concerne la corrispondenza telefonica, l’indagine ha evidenziato i seguenti esiti:
nei 6 mesi presi a riferimento, i 53 detenuti con figli minori hanno fruito di n. 1075