cepito e utilizzato il grande potere evocatore di emozioni, pensieri, benessere o malessere. Così, possiamo dire che abitare lo spazio significa, anche, abitare
la mente. La mente umana non è certo una entità astratta; vive di esperienze
concrete, abita luoghi anche concreti; si costruisce al loro interno; ne viene modificata. Non esistono costruzioni solo materiali; non esistono pensieri solo astratti e sradicati dai luoghi fisici in cui accadono.
Così, reciprocamente, l’idea di spazio costruito viene estesa alle persone, agli stili di vita, alle culture, alle memorie sociali e storiche. E possiamo leggere gli spazi costruiti, le case, le città, come costruzioni simboliche identitarie (fonti di identificazione e collocazione sociale per individui e gruppi), e come teatri delle storie delle persone e delle loro culture, o anche delle loro guerre e delle loro possibilità di sopravvivenza e di speranza, narrate attraverso le distruzioni e le ricostruzioni urbanistiche (come è accaduto per esempio a Beirut, Berlino e Sarajevo, narrato nel bel libro di Haidar Città e memoria). La significatività psicologica dei luoghi in quanto depositari e induttori di affetti, relazioni e memorie, incide fortemente sul benessere o malessere degli indi- vidui e delle comunità: mindscape e landscape si intersecano. Questa è stata la premessa a partire dalla quale abbiamo proposto di costruire, nelle varie edizioni del master, il profilo professionale del Polis Maker.
La pratica professionale del Polis Maker è il ‘luogo’ in cui avviene l’intercon- nessione tra saperi differenti. Parallelamente, è necessaria una formazione adeguata a tale complessità, che non sia soltanto una giustapposizione di nozioni ma un percorso che alleni la mente e le pratiche in un approccio oli- stico/sistemico. Con approccio olistico/sistemico intendiamo l’abilità di con- nettere saperi diversi e di adottare uno sguardo attento alle relazioni e alle reciproche influenze degli elementi ed eventi di un campo conoscitivo e ap- plicativo, e non solo ai singoli componenti. La concezione olistica è l’unità di analisi necessaria in quanto l’uomo è considerato sempre come ‘situato’, vale a dire come inserito storicamente, culturalmente, percettivamente, psicolo- gicamente nell’ambiente.
La figura del Polis Maker esige l’interdisciplinarità. Il suo campo di sapere e di azione è così vasto e multidimensionale che le barriere tra le discipline implicate vengono continuamente travalicate. Il percorso formativo alla base del profilo professionale del Polis Maker deve essere, di conseguenza, all’in- segna dell’ibridazione interdisciplinare. Per i contributi del numero speciale di Springer Nature (2015), dedicato proprio alla sfida concettuale e metodo- logica della interdisciplinarietà, essa è indispensabile per offrire soluzioni alle grandi sfide del vivere collettivo, dell’energia, del cibo, dell’acqua, del- la crisi climatica, della salute. Ma la collaborazione tra studiosi di differenti campi non sempre è facile. In particolare, il contributo di Viseau, dal titolo
troppo spesso il ruolo delle scienze psicosociali viene considerato ancillare e meno rilevante rispetto alle scienze cosiddette “dure”, rivendica l’importanza del loro apporto – sia dal punto di vista scientifico sia da quello di pensiero critico - nella ricerca di ogni settore. E se, come scrive Italo Calvino ne “Le città invisibili”, “Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure,
anche se il filo del loro discorso è segreto”, è utile mettere a tema il nesso tra
dimensione tecnica e dimensione delle scienze umane.
La prospettiva sistemico-olistica applicata alla psicologia ambientale per- mette di concepire la persona non solo come sistema ma anche come parte di un sistema, l’ambiente. In questa concezione l’ambiente per la persona di- venta uno spazio cognitivo, sociale ed emotivo. Infatti, la persona crea una rappresentazione cognitiva dell’ambiente, basata sulle caratteristiche fisiche e sulle attività che svolge in questo spazio, attribuisce delle sensazioni e delle emozioni all’ambiente e utilizza l’ambiente come spazio per la costruzione della sua identità e delle sue relazioni. Lo spazio esterno si trasforma così in uno spazio psicologico, diventando esperienza, cultura e memoria; in questo senso, è importante saper analizzare le influenze che l’ambiente ha sui pro- cessi e sui comportamenti umani.
Un approccio interdisciplinare sollecita a trovare le risposte a problemi a cui non si sono trovate risposte con gli approcci tradizionali e a ottenere nuove scoperte. Dobbiamo riunire persone con differenti abilità e competenze. Nes- suna disciplina possiede tutto ciò che serve. È ciò che abbiamo proposto nelle varie edizioni del master Polis Maker, coinvolgendo esperti di discipline di- verse, da psicologi a sociologi, da metodologi a ingegneri, da artisti a studiosi di temi ambientali ed etici.
Abbiamo perseguito una sorta di “contagio metaforico”, vale a dire il contagio delle idee e dei saperi.
La premessa teorica su cui abbiamo articolato la proposta del master è, con le parole dello psicologo Legrenzi, che “… gli esseri umani sono in grado di trasferire i loro contenuti mentali in oggetti, creando così artefatti e ‘distri- buendo’ le loro menti nel mondo” e che “tale distribuzione ha lo scopo di modifcare la natura per creare ambienti in cui vivere meglio”. Gli artefatti, di qualsiasi tipo, compresi quindi un edificio, un quartiere o una città, sono un modo per mettere in comunicazione le menti: la vita psichica, con il benesse- re o il disagio associati, è anche questione di muri, strade, case…
Argomenti che hanno accompagnato la storia della relazione tra uomo e am- biente, e che hanno trovato spazio nel master, sono l’attaccamento ai luoghi (place attachment), definibile come uno spazio fisico che ha acquisito, per un individuo, uno specifico significato soggettivo e un legame cognitivo ed emotivo come risultato di esperienze significative”; e la place identity, che è una sub-struttura dell’identità personale di un individuo, costituita dalle
cognizioni circa il luogo fisico in cui vive e dalla capacità di conoscere, com- prendere e far proprio un luogo per potervi agire; possedere una place- identity permette di non sentirsi “fuori luogo” e fornisce senso di continuità, autostima e senso di distintività (per esempio rispetto a persone che vivono altrove). Il concetto di place identity deve essere tenuto in considerazione nella progettazione degli spazi, poiché modificare un luogo significa modi- ficare anche l’identità personale e sociale di chi lì vive. Inoltre, il concetto di
place identity può essere utilizzato per capire le relazioni tra gruppi di diversi
quartieri e in particolare per comprendere le dinamiche di discriminazione e di conflitto intergruppale nel contesto urbano, e la percezione di sicurezza in un ambiente.
Anche l’estetica degli ambienti svolge un ruolo non certo secondario: ha una forte influenza sulla mente, sui comportamenti e sul benessere delle persone, e contribuisce alla creazione di legami sociali. Numerosi studi di psicologia ambientale hanno sottolineato come l’apprezzamento estetico di città e paesi aumenti all’aumentare di spazi verdi e di elementi naturali e alla presenza di artefatti artistici, e diminuisca all’aumentare di elementi antropici. Parallela- mente, spazi urbani privi di verde pubblico non solo vengono giudicati meno attraenti ma possono essere anche fonte di stress per i cittadini.
Tra gli approfondimenti attualmente di grande interesse è la restorativeness, cioè la capacità di un ambiente di essere rigenerante. Esiste una ormai ricca bibliografia scientifica che dimostra la grande capacità degli ambienti na- turali di aumentare il benessere e di ridurre lo stress nelle persone, anche quando l’esposizione è limitata nel tempo o gli spazi naturali sono ridotti. Persino esposizioni di poche decine di minuti ad ambienti naturali riducono in modo significativo i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Accanto all’esame di questi temi e a quelli relativi alla sostenibilità, ai muta- menti di alcune città, abbiamo anche proposto seminari pratici sulle metodo- logie di ricerca psicosociale indispensabili per progettare, gestire e valutare interventi da parte del Polis Maker (M. Gatti; S. Ruggi; L. Colombo, Metodolo-
gia di ricerca in psicologia ambientale), nonché seminari sul pensiero creativo
(P. Friggè, Creatività a livello individuale e gruppale), e sulla progettazione e gestione di tavoli partecipativi (E. Romani, Tavoli di partecipazione). Questi hanno costituito spazi concreti di sperimentazione su alcune delle dinamiche intersoggettive fortemente implicate nel lavoro del Polis Maker.
La partecipazione delle scienze umane allo studio e alla conoscenza degli spazi costruiti non è quindi puramente accademica. L’obiettivo che si propo- ne è quello di contribuire al miglioramento della qualità di vita e la volontà d’azione che rappresenta è testimoniata dalle esperienze pratiche condotte nel corso delle varie edizioni del master: dal progetto di Yverdon les Bains alle esperienze di Altavilla e di Finalborgo, fino alla recente proposta di Mate-
ra condotta con il Prof. Lucio Fumagalli. In queste esperienze, la metodologia utilizzata è stata soprattutto quella dell’action research. In questo metodo la rilevazione dei dati di ricerca viene progettata e gestita dai ricercatori insieme con coloro (soggetti, comunità, associazioni…) che sono implicati nello stu- dio e nell’eventuale intervento conseguente; in questo modo, all’insegna del coinvolgimento reciproco di cittadini e Polis Maker, si avviano quei processi psico-sociali che - favorendo pensieri, discussioni, negoziazioni - costituisco- no il primo passo per un cambiamento condiviso, compreso, e non imposto. In conclusione, grazie a un approccio sistemico-olistico, il Polis Maker può diventare un protagonista attivo della società contemporanea, in grado di leggere la realtà e utilizzare i diversi strumenti sia tecnici sia psicosociali in suo possesso per studiare e supervisionare le trasfomazioni delle città e del territorio e facilitare le strategie a favore del benessere dei cittadini.
Alcuni dei docenti che hanno afferito all’Area Scienze Umane delle più recenti edizioni del master sono: R. Camagni, Milano tra passato e futuro; L. Colombo; M. Gatti; S. Ruggi, Metodologia di ricerca in psicologia ambientale; B. Costan- tino, L’equilibrio della sostenibilità; Y. Durishti, Arte tra natura e tecnologia; G. Gilli; S. Schieppati, La psicologia ambientale; S. Moroni, Etica delle relazioni
sociali; S. Nespor, I beni comuni: origini e sviluppi; E. Renzi, La città dell’uomo di Adriano Olivetti; D. Ruscio, Psicologia ambientale: interazione scientifica tra uomo e ambiente naturale/costruito; E. Tacchi, Sociologia urbana.
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