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MUSICI E CANTORI IN LUCIANO

4.1 Di;" dia; pasw'n

Luciano fa spesso uso di questa espressione collegata al mondo dei suoni, in particolare al campo teorico e armonico della musica217. Letteralmente dia; pasw'n

(sc. cordw`n)significa «attraverso tutte le note o le corde, nel senso moderno di ottava musicale»218. Il numerale di;" raddoppia la distanza identificando un

intervallo sonoro di due ottave. Lo scrittore utilizza questa immagine quando vuole dimostrare l’evidente distacco e incongruenza tra due tipologie di soggetti.

Nell’Adversus Indoctum Luciano fa uso di questa immagine per paragonare l’aspetto fisico di due persone. Egli accusa il bibliomane, persuaso dai suoi amici di essere non solo bello, ma anche colto come un oratore o uno storico solo perché ha acquistato qualche libro, paragonandolo a Pirro, re dell’Epiro, convinto dai suoi adulatori di somigliare nell’aspetto ad Alessandro Magno. Luciano sostiene che tra i due sovrani, dichiarando apertamente di impiegare un linguaggio tipico del mondo musicale (kaivtoi to; tw'n mousikw'n tou'to), vi fosse una differenza di due scale di suoni (di;" dia; pasw'n to; pra'gma h\n), ovvero di due ottave219.

217 Tomassi 2011, p. 106. L’autore inserisce di;" dia; pasw'n all’interno della raccolta di proverbi greci presenti in Luciano nella sezione inerente al mondo delle attività e pratiche umane legate alla scienza e alla musica.

218 Barker 1989, p. 38, n. 35; Rocconi, 2003, p. 131. Il termine compare in molti trattati musicali per indicare un intervallo musicale di ottava, ovvero tra due note posizionate a livelli di frequenza doppia o dimezzata, coprendo lo spazio di 8 note. Aristide Quintiliano, nel De Musica al capitolo ottavo ribadisce che la sequenza di otto note è chiamata dia; pasw'n, si articola in sei toni, o dodici semitoni, o ventiquattro diesis (to; de; diΔ∆ ojktw; kalei'tai me;n dia; pasw'n, diativqetai de; ejk tovnwn ı, hJmitonivwn ib, dievsewn kd).

Anche nell’Apologia possiamo riscontrare un impiego della forma di;" dia; pasw'n nel confronto di due figure, in questo caso tra Luciano stesso e uno dei tanti pesudofilosofi che si abbassano a farsi maltrattare dal proprio mecenate.

Il Samosatense si difende da commenti malevoli dopo essere stato nominato archistator praefecti Aegypti, e dopo la fama ottenuta per lo scritto De Mercede Conductis, testo nel quale attacca molti intellettuali greci che rinunciano alla propria libertà morale perché accettano di essere ospiti stipendiati nella casa di qualche ricco romano. Luciano, essendo accusato di aver venduto la propria libertà in cambio del denaro della carica, decide di confutare queste diffamazioni con un testo a carattere epistolare in cui mette in luce come l’incarico di assolvere importanti mansioni nell’amministrazione dell’Egitto, retribuito con un buon salario, non possa essere paragonato con l’attività di un filosofo di poco valore maltrattato dal proprio ricco benefattore. Dopo avere considerato e giudicato le due differenti situazioni egli afferma che sono divise, sottolineando sempre l’utilizzo della lingua dei musici (to; tw'n mousikw'n dh; tou'to), da un doppio intervallo di ottava (di;" dia; pasw'n to; pra'gma) 220. Per rafforzare questa immagine l’autore ricorre a un’altra serie di accostamenti paradigmatici che indicano una totale distanza tra due elementi come quella che intercorre tra il piombo e l’argento (movlubdo" ajrguvrw/) il rame e l’oro, (calko;" crusw'/) l’anemone e la rosa (ajnemwvnh rJovdw/) e tra l’uomo e la scimmia (ajnqrwvpw/ pivqhko").

Il secondo ambito di utilizzo riguarda le differenze che intercorrono tra i diversi generi letterari. Nel Quomodo historia conscribenda sit Luciano denuncia il cattivo operato di alcuni storici improvvisati, che non riescono a cogliere la differenza tra un testo di elogio, in cui vengono onorati i propri connazionali e disprezzati gli avversari, e un testo di carattere storiografico: tra i due generi intercorre un’enorme differenza rappresentata metaforicamente dall’accostamento di un fosso non stretto (stenw'/ tw'/ ijsqmw'/') e di un muro221, lo scrittore precisa addirittura un muro enorme (mevga tei'co") 222 . Per sottolineare queste

220 Apol. 11.

221 Luciano utilizza il verbo diateteivcistai, che indica l’azione di separare con un muro. 222 Hist. conscr. 7.

incongruenze Luciano richiama la consolidata immagine musicale delle due ottave (di;" dia; pasw'n ejsti), avvertendo anche qui il lettore del carattere musicale (to; tw'n mousikw'n dh; tou'to) della similitudine.

Una valenza del tutto simile si ritrova nel Prometheus es in verbis, quando lo scrittore afferma di aver provato a unire nei suoi testi due generi letterari, il dialogo e la commedia, che venivano percepiti molto lontani tra di loro. Luciano afferma che i due generi non furono originariamente in troppa confidenza e amicizia: il dialogo era riservato a un ambito privato mentre la commedia frequentava il teatro e scherzava, eccitava il riso e talvolta camminava al ritmo dell’aulos (ejn rJuqmw'/ pro;" aujlo;n)223. Il dialogo sosteneva le sue riunioni con serietà, filosofando sulla natura e sulle virtù, in questo modo c’era tra i due generi una differenza, come avviene in musica (to; tw'n mousikw'n tou'to) c’è un’armonia di due ottave (di;" dia; pasw'n ei\nai th;n aJrmonivan), dal suono più alto a quello più basso (ajpo; tou' ojxutavtou ej" to; baruvtaton). Solo in questo caso troviamo ulteriori specificazioni dell’immagine della doppia ottava: viene menzionato il termine armonia (aJrmoniva), con il significato più appropriato forse di intervallo di suoni224, che noi definiremmo dal più acuto a quello più grave.

Il numero relativamente elevato di occorrenze di questa immagine musicale porterebbe a pensare che questo ‘modo di dire’ fosse diffuso e conosciuto dagli intellettuali del tempo e dal pubblico cui erano indirizzati gli scritti lucianei. Alla luce di questa considerazione non trova il giusto posto l’onnipresente anticipazione del contesto di rifermento, ossia quello musicale to; tw'n mousikw'n dh; tou'to, ad ogni menzione di di;" dia; pasw'n. Questa stranezza può far pensare che questo lemma non fosse davvero così noto al grande pubblico nel periodo di produzione letteraria di Luciano.

In autori contemporanei al Samosatense questo ‘gioco di parole’ non compare assolutamente, come in Dione Crisostomo, oppure viene utilizzato in alcuni contesti musicali estremamente tecnici come il De Musica pseudoplutarcheo,

223 Prom. es 6.

224 Barker 1989, p. 415, n. 91. L’autore riporta che i nomi utilizzati in ambito musicale greco (riportati da Aristide Quintiliano nel capitolo ottavo del suo De Musica), come dia; tessavron, dia; pevnte e dia; pasw`n corrispondono a quelli che noi chiamiamo intervalli di quarta, di quinta e di ottava.

destinato sicuramente ad un pubblico di specialisti cui certo non serviva che venisse specificato il contesto quando veniva citata la locuzione di;" dia; pasw'n. Altri riferimenti si trovano nella seconda parte dell’opera De animae procreatione in Timaeo, in cui Plutarco opera un’attività di esegesi al Timeo platonico: in essa trova spazio la descrizione della complessa divisione numerica dell'anima cosmica e il riferimento al termine in esame ha una pura valenza di calcolo225. Un impiego

simile è sostanzialmente identificabile nelle numerose citazioni dell’espressione di;" dia; pasw'n nei Problemata attribuiti ad Aristotele e negli Harmonica di Caludio Tolomeo226, entrambi testi a carattere scientifico e musicale.

Appare un po’ più chiaro perché Luciano premetta sempre to; tw'n mousikw'n tou'to a di;" dia; pasw'n: questa ultima locuzione appare di difficile comprensione per un pubblico variegato; mancando evidentemente il sostantivo cordw`n essa è costituita da un termine numerico di;", indicante il doppio della misura presa a riferimento, da una preposizione diav e da un aggettivo pasw'n che indica la totalità del sostantivo a cui riferisce; una traduzione letterale potrebbe suonare “due volte attraverso tutti/tutte”. Indicare il contesto di riferimento poteva suggerire al destinatario, probabilmente ajpaivdeuto~ del lessico musicale tecnico, una possibile interpretazione del sostantivo mancante, verosimilmente corde o note; senza questa premessa per molti lettori o ascoltatori sarebbe stato difficile attribuire il valore musicale inteso da Luciano per indicare metaforicamente due soggetti estremamente lontani tra di loro.

Luciano sembra dunque essere l’unico autore che utilizzi questo sintagma in senso prettamente metaforico e non nel suo significato originario legato alla teoria musicale. Forse orgoglioso di aver coniato questo nuovo uso di di;" dia; pasw'n, Luciano se ne avvale in contesti diversi, per confrontare soggetti umani o personificazioni di generi letterari, creando un accostamento tra riso, come nell’esempio di Pirro e Alessandro, e conoscenza tecnica. Consapevole delle carenze nozionistiche del suo pubblico, per poter far ridere e far riflettere tutto il

225 Ferrari 2011, p. 17. 226 Raffa 2008.

suo uditorio, non manca, da buon maestro forse, di indicarne di volta in volta l’ambito per una più immediata e sicura ricezione.