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Musica ed ebbrezza: l’aulos

MUSICI E CANTORI IN LUCIANO

4.6 Musica ed ebbrezza: l’aulos

Nel Bis Accusatus la personificazione dell’Accademia297 viene invitata a

proporre due tesi una a favore e una contro l’ubriachezza. Nella parte del processo in cui è proposta la tesi contro l’ubriachezza viene presentata la figura di Polemone, giovane di indole non volgare e non incline all’ebbrezza. L’Ubriachezza tuttavia, con l’aiuto del Piacere, ha corrotto e consegnato quest’uomo nelle mani di prostitute e orge in modo da togliergli qualsiasi accenno

294 Vd. supra. Cf. Maso 2003. Anche Platone nel Timeo crede che il mondo degli uomini si sia generato in disarmonia, in disordine. A differenza di Luciano non immagina che a riportare l’ordine sia la morte ma che sia l’intervento saltuario di Zeus, quando la disarmonia sia eccessiva. Platone propone l’immagine di un nocchiero assente dal timone, che ogni tanto ritorno al comando per riportare la nave sulla rotta giusta.

295 Astr. 10. 296 Salt. 7.

297 Longo 1976, vol III, p. 54, n. 50. Luciano identifica nell’Accademia, e nella dottrina che porta il suo stesso nome, i concetti di una fase del pensiero accademico secondo il quale nulla sarebbe vero o falso rifacendosi ai famosi discorsi duplici dei Sofisti antichi di V secolo.

di pudore. Nella descrizione della vita dissoluta cui è stato costretto Polemone troviamo sempre il giovane accompagnato dal suono dell’aulos: egli infatti girovaga per la città fino al sorgere del sole, ubriaco fradicio, accompagnato dalle melodie degli auloi (kataulouvmeno") attraverso la piazza, mai sobrio, e schiamazza alle porte di tutti, rendendosi inviso alla città e agli antenati e diventando uno zimbello per gli stranieri che ivi giungono298. Non appena giunge

davanti all’Accademia capisce che qui alcuni uomini stanno discorrendo di virtù e moderazione, fermatosi lì con l’onnipresente strumento a fiato (meta; tou' aujlou' ejpista;") e disturbando con le sue grida (ejpitaravxa" th'/ boh'/) prova a sciogliere la riunione degli intellettuali. Poiché questi non lo badano affatto, a poco a poco presta attenzione ai discorsi, fa smettere di suonare l’auletris (th;n aujlhtrivda katesiwvpa), e rendendosi conto dello stato nel quale si trova, condanna la sua vita passata.

In altri passi ritroviamo l’aulos in un contesto di ebbrezza non necessariamente provocata dall’abuso di vino: nel Nigrinus si accenna al fatto che l’aulos frigio sia d’aiuto nei riti del culto di Rea in cui i sacerdoti escono di sé299. Una suonatrice di aulos è sempre presente in ogni banchetto dove non manca il vino che porta rapidamente all’ebbrezza: troviamo infatti un’ aujlhtriv~ nel Symposium300. Nel Timone vengono descritte le abitudini del filosofo Trasicle, che di mattina si predica sulle virtù, mentre alla sera è tanto ubriaco da ballare e cantare (wj/dh'" kai; ojrchstuvo") e costringe qualcuno dei presenti a portarlo via dalla sala mentre è aggrappato con entrambe le mani alla suonatrice di aulos 301. Anche il filosofo edonista Aristippo di Cirene, nella Vitarum Auctio, viene descritto come perennemente ubriaco, addirittura la lingua gli scivola mentre parla, ha una buona resistenza nel simposio e appare libertino nel gozzovigliare con l’auletris (kwmavsai meta; aujlhtrivdo" ejpithvdeio" ejrw'nti)302. Nei Saturnalia troviamo l’immagine di un uomo, evidentemente ubriaco a un banchetto che fa tra volte il

298 Bis acc. 17.

299 Nigr. 37.14 {Wsper ga;r oiJ tou' Frugivou aujlou' ajkouvonte" ouj pavnte" maivnontai. 300 Symp. 46. Per la musica durante il simposio cf. Lex. 8, 14.

301 Tim. 55. 302 Vit. Auct. 12.

giro della casa con una suonatrice di aulos sulle spalle303. Molte immagini di Dioniso, dio dell’ebbrezza, sono accompagnate dal suono di auloi: Era critica Zeus per suo figlio Dioniso così effeminato e rovinato dal bere, egli è sempre in compagnia di donne impazzite e danza al suono di tamburi, cembali e auloi (uJpo; tumpavnoi" kai; aujlw'/ kai; kumbavloi" coreuvwn)304.

Il povero asino protagonista dell’omonimo scritto di Luciano racconta di essere stato schiavo di un certo Filebo, un pederasta che viveva con molti giovani. Questi per vivere giravano di paese in paese e offrivano uno spettacolo davvero singolare: erano, infatti, sacerdoti della dea siriana Agartatis e in suo onore compivano un rito suonando una musica frenetica con gli auloi, roteavano la testa e si procuravano dei tagli sulle braccia con una spada e sulla lingua con i denti, come in preda a qualche sostanza eccitante305.

Infine abbiamo potuto riscontrare numerose testimonianze di come nelle stanze che accolgono le etere e i loro clienti vi siano delle ragazze predisposte ad allietare i presenti con il suono dei loro auloi 306.

Da tutti questi passi appare chiaro un collegamento indissolubile tra uno stato di alterazione psicofisica e la musica, grazie soprattutto a uno strumento a fiato come l’aulos. In tali contesti non viene fatta mai menzione di uno strumento a corda che accompagni una scena di simposio, un intenso rituale religioso o più semplicemente una persona in preda a una sbornia. Nel mondo greco evidentemente, come sottolinea Tosi, è «indiscutibile che sia differente la percezione e la valutazione degli strumenti a corde, che accompagnavano la grande poesia – lirica ed epica – rispetto a quelli a fiato, la cui utilizzazione avveniva su un piano meno alto e – tra l'altro – produceva una orribile deformazione dell'aspetto umano»307. È interessante riconoscere quindi una funzione diversa per le due tipologie di strumenti, funzione rappresentata archetipicamente a livello mitico dal racconto della sfida tra Marsia e Apollo. La vittoria del dio non è un evento puramente musicale legato alla differenza tra il

303 Sat. 4.

304 D. Deor. 18(22).1. 305 Asin. 37.

306 Vd. cap. 3 e paragrafo 3.3.4.

307 Tosi 2006, p. 90. L’autore riporta il famoso mito della dea Atena che, dopo aver inventato l’aulos, lo getta via perché suonarlo deformava il viso.

suono chiaro e limpido della corda pizzicata e il suono lamentoso, stridulo, gutturale di uno strumento ad ancia come l’aulos; questa diversità sottende anche, nella razionalizzazione dei miti fatta dai Greci, l’aspetto della ragione e della misura – nel significato musicale di misurare le corde e gli intervalli, e nel senso metaforico di non eccedere la misura – contrapposto all’istinto e alla cieca passione: tutto questo può essere riassunto nel contrasto della cultura greca tra apollineo e dionisiaco308.

Alla luce di queste considerazioni possiamo capire come la lyra e la kitharis erano considerati gli strumenti degli uomini liberi, gli strumenti nobili per eccellenza mentre l’aulos non fu mai ritenuto adeguato per l’educazione degli uomini liberi309. Non sorprende così ritrovare solamente suonatori/suonatrici di aulos in un contesto simposiale, o in rituali particolari in cui gli iniziati perdevano il controllo di sé, come avveniva spesso in quelli dionisiaci. Conseguentemente, non può sorprendere come sia ancora l’aulos lo strumento che crea una certa atmosfera nelle case delle etere e come esso sia lo strumento utilizzato in contesto privato quasi esclusivamente da donne.