Nel 2013 Benso e Milani hanno stilato una relazione che esprime in maniera molto chiara il difficile rapporto esistente tra le scienze biologiche e le scienze giuridiche.
Il documento critica l’approccio utilizzato in Italia per l’accertamento dell’età anagrafica dei soggetti in crescita, che è basato prevalentemente e quasi esclusivamente sull’analisi della maturità scheletrica; tale approccio risulterebbe assai diffuso perché porta a risultati celeri e meno costosi rispetto a perizie che richiedono una valutazione multidisciplinare.
Il punto dolente secondo gli autori è che molti presidi ospedalieri forniscono referti che permettono di procedere con l’assunzione di decisioni giuridicamente rilevanti riguardanti i soggetti sottoposti ad accertamento, senza tuttavia tenere in considerazione che a questi referti mancano solide basi scientifiche.
L’ampia variabilità nella maturazione osservabile tra coetanei della stessa etnia, di pari livello socioeconomico, con similari condizioni di vita e di salute (variabilità biologica), induce gli autori a ritenere che l’età cronologica di soggetti con una medesima età scheletrica vada ricompresa entro un range di ± 2 anni.
L’età “biologica” o “fisiologica” ricavabile dall’esame di caratteristiche maturative individuali, quali lo sviluppo puberale …, la maturazione scheletrica, l’ecografia utero-ovarica e i dosaggi ormonali, non consente di stabilire con esattezza l’età cronologica di una persona priva di documenti. È questo un chiaro esempio della difficoltà che le Scienze Biologiche, il cui linguaggio è essenzialmente probabilistico, hanno nel dialogare con le Scienze Giuridiche, che richiedono ragionevoli certezze” …
La relazione tra età cronologica ed età biologica non è biunivoca, poiché queste due variabili hanno differente natura. L’età cronologica è il tempo intercorso dalla nascita al momento dell’esame, ed è definita allo steso modo per tutti. L’età biologica è il grado di maturazione raggiunto dal soggetto al momento dell’esame, che varia da soggetto a soggetto, perché ciascuno matura con il suo ritmo, anche in assenza di patologie ….
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Ne consegue che a ogni età cronologica corrisponde una molteplicità di possibili età biologiche, e i soggetti che condividono un’identica età biologica possono presentare età cronologiche assai differenti, soprattutto in età puberale …. In sintesi, la variabilità individuale nel ritmo dello sviluppo corporeo rende incerto l’uso dell’età biologica come surrogato o predittore dell’età cronologica (variabilità biologica). (Benso e Milani 2013, p.2-3)
L’altra critica che gli autori rivolgono riguarda le metodologie utilizzate principalmente in Italia per la determinazione dell’età dei soggetti in crescita. Si tratta di metodi basati sugli stadi puberali o sullo sviluppo scheletrico delle ossa della mano, che sono stati sviluppati ormai da decenni soprattutto basandosi su studi di popolazioni anglosassoni. I metodi di Tanner-Whitehouse e di Greulich-Pyle, che derivano l’età cronologica dallo sviluppo scheletrico delle ossa del distretto polso-mano, sono stati sviluppati su radiografie di bambini ed adolescenti nati a Cleveland (Ohio) negli anni ‘30 (per il metodo di Greulich e Pyle) o relative a soggetti di una popolazione britannica di ceto medio-basso degli anni ’60 (Tanner-Whitehouse 2) o della fine degli anni ’90 (Tanner-Whitehouse 3). Secondo Benso e Milani quindi, c’è una “distorsione sistemica”, applicando i dati di queste popolazioni di riferimento a ragazzi/adolescenti con patrimoni genetici differenti, provenienti da aree del mondo connotate da stili di vita, abitudini alimentari e caratteristiche ambientali completamente diverse. L’errore di fondo consiste nel non aver considerato che oltre all’aumento della statura, con l’aumento del benessere si è verificato anche un anticipo della pubertà, con conseguente anticipo della maturazione scheletrica (secular trend).
È inoltre noto che popolazioni differenti differiscono non solo nel patrimonio genetico, ma anche nel cosiddetto ambiente (abitudini alimentari, stili di vita, caratteristiche geografiche delle regioni dove vivono), e subiscono differenti effetti dell’interazione gene-ambiente sul ritmo della maturazione biologica. Sino a oggi, non vi sono dati sufficienti per adattare questi metodi alle etnie per le quali più frequentemente sono richieste determinazioni dell’età biologica, al fine di evitare possibili distorsioni sistematiche.
Di conseguenza una perizia basata sul metodo TW2, che asserisca che l’età di un soggetto privo di documenti di identità è 14 anni, non ha alcun fondamento scientifico e può essere gravemente fuorviante. Il perito dovrebbe limitarsi a refertare nel modo seguente: “Se il soggetto in esame fosse un ragazzo inglese di ceto medio, nato negli anni Cinquanta, avrebbe circa il 94% di probabilità di avere età cronologica compresa tra 12 e 16 anni”. (Benso e Milani 2013, p.3)
Una ulteriore critica mossa ai referti presentati è legata alla confusione concettuale che viene fatta tra imprecisione ed incertezza; a seguito di questa confusione può accrescere
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la falsa certezza che l’autorità giudiziaria trova racchiusa nella perizia. L’imprecisione nella valutazione è quell’errore che l’operatore esperto può compiere nell’esame di una data radiografia, sovrastimando o sottostimando l’età a seconda dell’importanza che attribuisce a certe caratteristiche; questo errore varia da ±3 a ±6 mesi a seconda del metodo utilizzato e dell’età del soggetto.
L’incertezza invece, è legata alla variabilità biologica ed ai diversi gradi di maturazione biologica che soggetti coetanei possono presentare, infatti il 94% dei soggetti con una data maturazione scheletrica ha età cronologica compresa in un intervallo di ±2 anni intorno all’età media corrispondente a tale grado di maturazione.
Dopo aver quindi elencato tutta una serie di motivazioni che portano ad essere molto cauti nell’utilizzare l’età scheletrica di un soggetto per determinare, con la certezza che il mondo giuridico richiede, l’età cronologica del soggetto gli autori concludono affermando che:
… non si può infine ignorare che il grado di responsabilità delle proprie azioni è più correlato all’età biologica che a quella cronologica, poiché è noto che l’attività degli ormoni sessuali favorisce lo sviluppo del pensiero formale, come le capacità di sintesi, di astrazione, di prefigurare il futuro e investire su di esso. È questo un aspetto qualitativo della maturità, la cui valutazione quantitativa, benché di grandissima importanza, risulta un compito di schiacciante complessità. (Benso e Milani 2013, p. 5).
Gli autori chiariscono il maniera inequivocabile le due condizioni estreme in cui si vengono ad operare le scienze biologiche da una parte ed il mondo giuridico dall’altra. Nonostante il documento abbia come fulcro le metodologie per l’accertamento dell’età dei soggetti in crescita, le critiche che vengono mosse sono certamente estendibili a tutte le metodologie utilizzate ai fini della stima dell’età. Si procede applicando una metodologia talvolta senza disporre né delle informazioni relative alla popolazione dalla quale è stata derivata, né delle informazioni relative al soggetto o al campione in esame, o agli errori che affliggono la stima.
Nonostante le pesanti critiche mosse da Benso e Milani, in tempi recenti la Cassazione Penale ha espresso un parere positivo circa l’utilizzo delle radiografie della mano ai fini della stima dell’età:
l’accertamento radiografico del polso dà conto dei risultati esperiti in tutti i casi consimili ed è in grado di offrire un tranquillizzante grado di certezza in ordine ai
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suoi esiti circa il processo di accrescimento dell’organismo nell’età evolutiva (Cass. pen. sez. III, 25.3.2014, n. 38280).