Non esiste un metodo di stima dell’età universalmente valido per tutti i soggetti e per tutte i casi: condizioni fondamentali sono le caratteristiche specifiche di ciò che si deve studiare (cadavere, resti scheletrici o soggetto in vita).
Uno studio effettuato tra il 1997 e il 2001 nell'area di Montpellier, (che ha una popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti), ha rivelato che più di 1500 corpi sono giunti nelle strutture medico legali a fini identificativi. Di questi corpi, il 10% era ben conservato, il 33% era carbonizzato, il 33% si presentava in stato di decomposizione -a diversi livelli- e solo il 20% era in condizione di totale scheletrizzazione (Baccino e Schmitt 2006).
Le condizioni di rinvenimento di un corpo hanno diverse implicazioni pratiche per la stima dell'età, non solo perché determinano la metodologia che è possibile applicare. Quando un corpo è ben conservato o solo leggermente decomposto si deve tenere presente che dovrà essere restituito alla famiglia per la veglia; questo implica che i metodi di stima dell’età che risultano troppo invasivi per l’aspetto esteriore del corpo debbano essere evitati. Pertanto, oltre ad essere accurati e affidabili, i metodi di stima dell’età in ambito forense preferibilmente dovrebbero prevedere l’intervento su piccole parti del corpo (Baccino e Schmitt 2006).
Oltre alle condizioni di rinvenimento, un altro fattore che influenza necessariamente la scelta della metodologia, è lo stadio di sviluppo biologico del soggetto (adulto o soggetto in crescita).
In base a tutti questi aspetti variabili è possibile procedere con la scelta della metodologia più adeguata al singolo caso.
La stima dell’età sarà più o meno precisa a seconda che il soggetto sia in fase di crescita o sia un adulto. Per i soggetti in fase di crescita si dispone infatti di metodologie più precise. Questa maggiore precisione è dovuta a due principali fattori:
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- nei soggetti in crescita si dispone di un maggior numero di indicatori biologici correlati all’età;
- questi indicatori, oltre ad essere quantitativamente più numerosi rispetto a quelli degli adulti, sono migliori anche in senso qualitativo, in quanto sono meglio correlati all’età dell’individuo.
Queste due condizioni fanno sì che nei soggetti in fase di accrescimento si possano definire dei range di anni più ristretti, anche di qualche anno, mentre per gli adulti, talvolta sarebbe ragionevole fornire solamente un’indicazione generica (adulto giovane, adulto, soggetto senile).
Attualmente la stima dell’età di soggetti non ancora adulti, viene effettuata principalmente basandosi sulla mineralizzazione dei denti, sulla comparsa e sulla sinostosi dei centri secondari di ossificazione e sulle curve di accrescimento.
Le analisi radiologiche hanno fornito un valido aiuto nello studio dello sviluppo dello scheletro, portando alla definizione di fasi standard, universalmente utilizzate per valutare l’accrescimento nell’età infantile ed adolescenziale. I raggi X hanno permesso di determinare, infatti, la sequenza dei periodi di comparsa dei centri di ossificazione e successivamente quella relativa alla fusione tra epifisi e diafisi.
Ai fini della stima dell’età di soggetti in crescita gli indicatori maggiormente utilizzati sono quelli che permettono la valutazione della maturità sessuale, della maturità scheletrica e della maturità dentaria.
Le modificazioni che ossa e denti presentano durante la crescita di un individuo sono strettamente connesse a quelle del sistema riproduttivo, che è direttamente responsabile di molti cambiamenti fisici del corpo.
Le metodologie utilizzate in questo settore allo scopo di stimare l’età, sono molto diverse, poiché variano in base al distretto scheletrico utilizzato, al metodo d’indagine e per il tipo di approccio (mono o multifattoriale).
Per questo motivo nel 1999, in seguito al congresso dei medici legali tedeschi, è stata proposta l’idea di fondare un gruppo di ricerca composto da medici legali, odontoiatri, radiologi, auxologi ed antropologi (denominato AGFDAD -Study Group on Forensic Age Diagnostics-), al fine di uniformare e standardizzare i criteri e le metodologie in uso; le prime raccomandazioni del gruppo furono pubblicate nel 2001 (Schmeling et al. 2001), successivamente aggiornate nel 2008 (Schmeling et al. 2008).
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Anche altri gruppi internazionali di esperti hanno pubblicato linee guida e raccomandazioni sulla stima dell’età8.
Secondo le raccomandazioni dell’AGFAD, l’accertamento dell’età nel vivente deve avvenire secondo una procedura che prevede tre esami distinti:
-un esame fisico volto alla rilevazione dei dati antropometrici, del grado di sviluppo sessuale e di eventuali disturbi dello sviluppo;
-un esame radiografico della mano sinistra;
-un esame della cavità orale, sia attraverso visita odontoiatrica che tramite ortopantomografia (OPT)9 per osservare il livello di sviluppo dei denti.
Secondo quanto indicato da questi specialisti, nel caso in cui l’ossificazione della mano risultasse completa, è opportuno procedere con un ulteriore esame per valutare lo stadio di formazione delle estremità sternali della clavicola, tramite tomografia computerizzata (TC). Questo distretto infatti è l’ultimo a completare il suo processo di formazione e pertanto la sua analisi può risultate determinante per quei soggetti in cui tutti gli altri distretti scheletrici avessero già raggiunto la completa ossificazione.
Recentemente altri distretti scheletrici sono stati presi in considerazione, come l’apofisi della cresta iliaca, anch’essa caratterizzata da un tardivo completamento della maturità scheletrica (Chiaracane 2014).
L’età biologica di un soggetto in crescita, come si evince dalle linee guida elaborate dall’AGFDA, può perciò essere “scomposta” in: età sessuale, età dentaria ed età scheletrica.
Come si può chiaramente desumere dalla procedura appena descritta, le competenze richiesta per portare avanti tutte queste analisi sono molteplici: ne risulta che la stima dell’età di un soggetto in crescita richiede un approccio interdisciplinare, che vede coinvolte le figure del medico legale, del radiologo, dell’auxologo, dell’odontoiatra.
8 Le raccomandazioni pubblicate dall’American Board of Forensic Odontology (ABFO) sono disponibili al
sito: http://abfo.org/wp-content/uploads/2017/08/ABFO-DAA-Standards-and-Guidelines-2017.pdf
Anche l’International Organization for Forensic Odonto-Stomatology (IOFOS) ha dato indicazioni in questo settore.
9 L'ortopantomografia o ortopantomogramma (OPT), più comunemente definita come “radiografia panoramica delle arcate dentarie” è un esame radiologico che permette di analizzare contemporaneamente i denti, le arcate dentarie e le ossa della mascella e della mandibola.
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La moltiplicazione dei fattori di indagine non comporta necessariamente una migliore accuratezza del risultato, anzi, quando i risultati ottenuti dai diversi esami sono divergenti tra loro, il range d’età si dilata notevolmente.
A causa del fatto che la crescita non è un fenomeno uniforme nei diversi individui, la determinazione dell’età attraverso indicatori diversi può fornire risultati estremamente lontani tra loro: la risposta di un organismo ad uno stato di malnutrizione o di malattia non si traduce allo stesso modo su un osso o su un dente. Il fatto quindi di “moltiplicare” gli indicatori non significa necessariamente arrivare ad un risultato più accurato, anzi, molte volte si ottiene il risultato contrario.
L’età sessuale viene determinata sulla base dello sviluppo dei caratteri sessuali secondari; il metodo di riferimento è quello di Tanner (1962).
La visita medica accerta inoltre alcuni caratteri antropometrici quali: la statura, il peso, lo sviluppo corporeo complessivo, la perimetria toracica e addominale, l’apertura delle braccia, oltre al grado di maturazione sessuale.
Oltre a questi fattori, si deve prestare particolare attenzione ai segni che potrebbero richiamare una qualsiasi condizione patologica che possa interferire o aver interferito con lo sviluppo fisico del soggetto.
La valutazione della maturità sessuale ha un margine di errore piuttosto ampio e dovrebbe essere utilizzata per la determinazione dell'età solo in combinazione con la valutazione della maturità scheletrica e dello sviluppo dentario. Molte condizioni, patologiche e non patologiche, possono provocare un'ampia gamma di variazioni nell'insorgenza dei cambiamenti esterni associati alla maturazione sessuale dei diversi soggetti (Schmeling 2011, p. 82).
L’età dentaria viene stabilita in base all’osservazione dell’eruzione e della mineralizzazione dei denti.
L’eruzione dei denti è stato il primo criterio utilizzato per l’accertamento dell'età (Saunders 1937); tuttavia, sebbene questo metodo sia veloce, economico e non molto influenzato da errori intra- e inter-osservatore, l'eruzione non è un buon indicatore se usato da solo, a causa della variabilità del soggetto e/o della popolazione.E’ stato inoltre dimostrato che l’eruzione è influenzata da fattori quali: stress nutrizionali, malattie, variabilità razziale, caduta prematura dei denti decidui; perciò si ritiene che la mineralizzazione sia un criterio più affidabile.
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Da sempre i denti sono considerati ottimi indicatori dell’età di un soggetto in crescita, questo è vero fino alla completa formazione del secondo molare permanente, cioè fino a circa 12 anni. Oltre questo specifico momento la precisione diminuisce a causa del fatto che si ha a disposizione un unico elemento che è lo sviluppo del terzo molare, per questo motivo infatti per i soggetti maggiori di 12 anni viene raccomandato l’utilizzo di parametri aggiuntivi, relativi al grado di sviluppo delle ossa.
Per età scheletrica si intende il grado di maturità dello scheletro; per la sua definizione si osservano: la comparsa dei centri secondari di ossificazione ed il grado di saldatura tra le epifisi e le diafisi delle varie ossa.
Indicativamente la comparsa dei centri di ossificazione è un criterio utile nella prima decade di vita, mentre la saldatura è un indicatore osservabile nei soggetti tra 10 e 20 anni.
Ai fini della valutazione dell’età scheletrica è fondamentale l’approccio radiografico; nella pratica medico legale solitamente l’indagine radiografica viene effettuata prediligendo alcuni distretti ossei: l’epifisi distale dell’omero, il distretto polso-mano (epifisi distale del radio e dell’ulna, ossa metacarpali, prime tre falangi della mano), il distretto caviglia- piede (epifisi distale della tibia, ossa metatarsali e falangi del piede) (Teodoro et al. 2014).
Tra queste, lo strumento che costituisce uno dei pilastri principali della diagnosi radiologica dell’età in bambini e adolescenti, è la radiografia del polso e della mano. Infatti tramite una semplice rx dell’area, che richiede una limitata esposizione alle radiazioni data la struttura anatomica della mano, sono osservabili contemporaneamente più indicatori: lo stadio di formazione o di fusione delle epifisi distali di ulna, radio, metacarpali e falangi, e gli stadi di formazione delle ossa carpali. Le tecniche in uso per la stima dell’età comportano errori di sovrastima o sottostima dell’età che sono dovuti alla specifica tecnica utilizzata, alla variabilità tra i due sessi, alle caratteristiche della popolazione di riferimento ed alla composizione del campione. Gli esperti del settore devono perciò necessariamente tenere presenti tutti i limiti delle metodologie, conoscere le applicazioni dei diversi metodi alle varie popolazioni e tenerne presenti i risultati; soprattutto dovrebbero utilizzare molteplici indicatori di maturità.
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Va ricordato inoltre che nelle linee guida fornite dall’UNHCR10 viene suggerito di tenere
in considerazione, oltre allo sviluppo fisico del soggetto, anche la sua maturità psicologica.