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Nel corso dei secoli l'importanza del disegno era sempre stata alla base del mestiere del pittore. Una pratica esercitata con un impegno quotidiano dedicato al copiare, sia dal vero che attraverso l'osservazione dei modelli. Una costante che si era sviluppata all'interno delle botteghe e che si era consolidata come metodo più 229) Henares 1995, p. 5.

230) Barroero-Susinno 2002, p. 134. 231) Barroero Susinno 2002, pp 133-134.

adatto alla formazione dei giovani apprendisti. La pratica del disegno veniva già considerata una prassi consueta e ben radicata nella tradizione didattica delle principali città affermatesi come centri culturali d'eccellenza. Da secoli a Firenze, Roma e Bologna il disegno aveva un ruolo privilegiato come strumento di conoscenza e primo fondamento dell'arte. Negli ultimi decenni del Settecento assunse un particolare credito e se ne definirono le procedure secondo quegli ordinati principi che, tra bello ideale e verità naturale, conducevano ad una corretta formazione professionale dell'artista. Inoltre il disegno restava il metodo principale per la registrazione della realtà e quindi sotto l'aspetto prospettico e documentario integrava un elemento culturale proprio della società settecentesca quale il viaggio di studio e di esplorazione. Se nel corso del XVIII secolo, l'iter formativo del giovane allievo acquistò una forma più consolidata e strutturata, lo si deve in buona parte alla costituzione di numerose Accademie.

All'interno delle Accademie veniva proposto un percorso di studi ben definito. Possiamo averne un'idea tramite le dettagliate definizioni proposte da Sulzer (1771-1774):

"l'accademia deve essere ben fornita degli strumenti necessari all'insegnamento dell'arte del disegno. Questi, di cui deve esservi una sufficiente varietà, consistono sopratutto di: Libri di disegni che mostrino in primo luogo parti distinte del corpo umano ecc., poi parti più estese e quindi l'intero corpo umano. Il primo compito da assegnare al principiante è quello di copiare queste figure. Poi seguiranno disegni di figure tratte dalle più celebri opere d'arte, disegni esatti di sculture classiche, immagini riprese dai più grandi maestri, Raffaello, Michelangelo, i Carracci, ecc. Copiando queste immagini l'allievo ha il primo contatto con le più alte sfere dell'arte. Oltre ai disegni l'accademia deve disporre di una buona scorta di calchi di gesso, rappresentanti i più alti capolavori dell'antichità e opere più recenti, particolari di figure, figure complete e gruppi"232.

Queste indicazioni contenevano in nuce la tipica progressione dell'insegnamento accademico (disegni da disegni, da stampe, da calchi, da originali, dagli esempi dei maestri) e soprattutto, testimoniavano lo stretto rapporto tra Accademia e libri di modelli, indicando quella centralità della copia, o meglio dell'imparare copiando, che è proposta da molte altre fonti: dai manuali di pratica pittorica, dai trattati sulle accademie, dai progetti di nuove accademie e inoltre dalla diretta testimonianza dei materiali didattici conservati nelle scuole233. Fu questo il periodo in cui venne ribadita la centralità

del disegno. In questo contesto si diffuse la pratica di utilizzare, allo scopo di educare gli allievi alla pratica disegnativa, i "libri di modelli". Con il termine "libri di modelli" si indicavano tradizionalmente raccolte di disegni e stampe, inizialmente accumulati dai maestri che se ne servivano quotidianamente, vennero poi ordinatamente catalogati per costituire dei "manuali" di esercizi, erano inoltre divisi in serie secondo criteri rispondenti, a seconda delle scuole, a precise funzioni: i libri di modelli erano infatti finalizzati ad indirizzare gli artisti, i principianti soprattutto, nell'esercizio della pittura, della scultura, dell'architettura234. Silvia Bordini ha esaminato come lo

sviluppo della tecnica dell'incisione nel corso del Cinquecento abbia incrementato la diffusione dei modelli a stampa, che "acquisirono una maggiore organicità e sistematicità, aderendo ed insieme contribuendo alla codificazione degli orientamenti stilistici, fino a costituire un genere artistico-editoriale con specifiche caratteristiche"235. Tali

raccolte iniziarono ad essere anche oggetto di collezionismo ma a differenza degli altri oggetti questi libri, pur riuniti secondo un criterio qualitativo e stilistico, avevano più un intento didattico ed esecutivo piuttosto che estetico o di prestigio. Le raccolte di bottega si trasformarono in veri e propri manuali di disegno, che accanto alla proposta di svariati modelli e tipologie, davano uno spazio sempre più importante ai metodi adatti a realizzare ed introiettare le strutture fondamentali delle forme. Le serie di immagini selezionate come 233) Bordini 1991, p. 180.

234) Bordini 1991, p.180. 235) Bordini 1991, p. 178.

guida all'esercizio della mano e dell'occhio furono mediate da esempi prestigiosi, mirando così a fornire più elaborate indicazioni formative attraverso la conoscenza e l'interpretazione dell'arte del passato236.

Attraverso i "libri di modelli" possiamo intuire che copiare varie parti del corpo umano, quali teste, orecchie, nasi, bocche, mani, arti, tronchi, per poi arrivare a costruire la figura umana per intero, divenne una metologia consolidata. Nel Settecento la funzione dei manuali si sviluppò in rapporto sempre più stretto con l'azione formativa delle Accademie. La copia sistematica delle stampe, che forniva un supporto e una base didattica, faceva da anticamera per lo studio del disegno dal vero. Le articolazioni dei libri di modelli riguardavano vari settori specialistici, in gran parte orientati sul disegno di figura, elemento fondamentale della pittura di storia. I libri tendevano in ultima analisi ad indicare e ad imporre un metodo; un metodo che seguiva e confermava il disegno dal vero e la copia dei modelli antichi come principio fondamentale dell'arte, e l'esercizio del disegnare come base dei modi di vedere, pensare e rappresentare le forme237. Dall'esercizio disciplinato nella grande composizione per il

concorso accademico derivava, per il disegno, una condizione di statuto autonomo che veniva percepito anche indipendentemente dall'eventuale rapporto con la pittura. I disegni, sia di accademia che di composizione, vennero quindi collezionati ed esposti nei gabinetti degli amatori.

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