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Fra la cittadina di Lucca e Roma si mantenne un dialogo aperto per tutto il Settecento. Ne è una dimostrazione il successo e la fama che Batoni Nocchi e Tofanelli ottennero nella città papale. Gli ultimi due in particolare, furono protagonisti della stagione Neoclassica, che imperversò in tutta Europa tra Sette e Ottocento. Il Neoclassicismo prese avvio a metà del Settecento e invocava per l'arte quei valori di armonia, equilibrio, compostezza, proporzione, serenità, che erano presenti nell’arte degli antichi greci e degli antichi romani. Entro questi canoni non potevano trovare posto gli elementi tipici dell’arte barocca e la sua eccessiva irregolarità. Il vero teorico della corrente neoclassicista fu lo storico e letterato Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), che esortava i pittori a "intingere il loro pennello nell'intelletto", valorizzando il lato idealistico della pratica artistica. Il Neoclassicismo esprimeva i valori della moralità e della lealtà, molto lontani dalle caratteristiche di cui erano impregnati i soggetti del rococò. Nel gusto dell'epoca si sviluppò una profonda diffidenza per tutti gli accorgimenti pittorici e illusionistici usati dagli artisti immediatamente precedenti, per creare effetti di atmosfera e di materia. Si diffuse un elevato e puritano disprezzo per tutto ciò che era mondano ed elegante, "una sfiducia verso il virtuosismo, verso le seduzioni della pura destrezza e abilità di tocco"223, in favore di uno

stile severo e castigato, uno stile onesto, decisamente antiillusionistico, capace di esprimere valori morali: "uno stile di sobria chiarezza e arcaica purità"224. Il "vero stile" doveva fondarsi sui

principi dell'antichità classica. L'unico modo per raggiungere la grandezza, scriveva ancora Winckelmann, "è di imitare l'antichità". Secondo Reynolds lo studio dell'antichità era l'unica via per "raggiungere la reale semplicità della Natura". Poco dopo la metà del 223) Honour 1980, p. 9

Settecento la passione per le antichità romane, greche ed etrusche, che era sempre esistita negli ambienti colti d'Europa, oltre alla devozione per i grandi maestri del Cinquecento e del Seicento, raggiunse il suo culmine. La svolta Neoclassica fu favorita, oltre che da un rigetto dello stile barocco e rococò, dalla scoperta dei resti delle città sepolte di Ercolano e Pompei225. Tuttavia secondo Honour questa spiegazione

appare troppo semplicistica: "il culto dell'antichità ha avuto certo una parte importante nel nuovo movimento artistico, come l'ha avuta nello sviluppo dell'illuminismo, però come catalizzatore, non come forza motrice. Gli artisti educati a professare un omaggio pro forma all'antico, a un esame più attento, scoprirono quegli aspetti, fino ad allora trascurati, che potevano aiutarli a creare uno stile di maggiore verità, purezza, semplicità"226. I numerosi reperti che furono recuperati

influirono, oltre che sul corso della pittura e della scultura, anche in maniera specifica nel settore delle arti decorative e degli oggetti d'arredo. I pittori di porcellane, gli intagliatori di gemme, i decoratori delle pareti presero ispirazione dai motivi presenti nelle pitture dissotterrate a Ercolano e pubblicate nei tomi delle Antichità di Ercolano227. I libri, stampati più volte, contenevano molte tavole ed incisioni. A Roma vennero realizzate delle opere d'arte, tanto nella pittura che nella scultura, quanto nella grafica e nella decorazione, in grado di conquistare un mercato europeo, identificato non solo attraverso i collezionisti del Grand Tour, ma anche grazie alla messa a punto di precisi meccanismi di esportazione. Un altro importante fattore che contribuì al diffondersi del nuovo stile fu l'affermarsi di Roma come una sorta di porto franco per lo scambio di idee artistiche. Nelle pagine precedenti si è detto del viaggio di formazione che i giovani gentiluomini, stranieri e non, dovevano compiere per completare la loro educazione. La città eterna diventò il centro di una scena cosmopolita dove si affacciavano studiosi, artisti, nobili e dilettanti. Era un dovere visitarla e venire a contatto diretto con le 225) Carlo III a partire dal 1738 appoggiò con favore la volontà di eseguire gli scavi per riportare alla luce i resti delle città partenopee.

226) Honour 1980, p. 29. 227) Mazzocca 2002, p. 6.

opere e gli edifici più famosi, di cui l'ampia circolazione di pubblicazioni a stampa provvedeva, in tutta Europa, a celebrarne l'importanza. Le incisioni furono uno dei veicoli principali attraverso cui si diffuse il nuovo gusto per l'antico. Uno degli autori più conosciuti e interprete eccellente di questa tendenza fu Giovanni Battista Piranesi. Le serie di incisioni da lui prodotte, in cui i monumenti romani erano rappresentati con un aspetto solenne di imponente magnificenza, furono ammirate in gran parte d' Europa e richiestissime dai principali collezionisti. Le immagini furono raccolte in un primo volume, intitolato Vedute di Roma e stampato nel 1748, a cui seguì un secondo dal titolo Antichità romane e pubblicato nel 1756. La diffusione di una così capillare quantità di materiali aggiunta all'ampia offerta prodotta da un'arte più moderna e non più obbligatoriamente legata ai tradizionali meccanismi della committenza, favorì un vasto mercato dell'arte. La carriera degli artisti più popolari presenti sulla scena italiana, da Batoni a Piranesi ad Angelica Kaufmann e Canova, fu ampiamente basata sul successo ottenuto presso i collezionisti stranieri.

Il cambiamento di gusto rispecchiava un cambiamento della società. Si andavano affermando le classi sociali che potremmo definire "borghesi", che si sostituirono ai grandi mecenati e committenti dal Cinque e Seicento. La conoscenza e la visibilità di reperti antichi avevano influenzato il gusto dei collezionisti del tempo. Un pubblico più ampio e variegato di collezionisti, esperti e amatori, patrocinava le iniziative culturali che permettevano lo sviluppo di un gusto basato sui principi dell'antico, tramite l'apertura delle collezioni private, la diffusione dell'editoria illustrata, l'inaugurazione di musei e accademie228.

In questo clima di trasformazione sociale anche la figura del pittore mutò di ruolo e di importanza. L'artista settecentesco era ben diverso rispetto ai suoi predecessori del Cinque e Seicento. Questo era dovuto in parte anche alla formazione di Accademie istituzionali ed alle riforme illuministe che diedero un significato diverso al mestiere di 228) Morandotti 2002, pp.17-18.

pittore. La soppressione nel 1773 della Compagnia di Gesù, uno dei più grandi apparati educativi d'Europa, favorì lo sviluppo di strutture per la scolarizzazione a gestione non religiosa. Nel mondo didattico si impose il carattere laico e un soggettivismo che crebbe e si espanse nel corso del secolo, con una fisionomia alternativa rispetto ai modelli politici e religiosi del barocco assolutista o controriformista229. Grazie

alla diffusione delle idee illuministe l'artista acquisì un sempre più cosciente affrancamento da ogni concezione "fabbrile" del proprio operare e una nuova percezione di sè quale autonomo e sempre più qualificato professionista culturale, da porsi almeno alla pari con il letterato e lo scienziato. Il modo in cui si formava un giovane apprendista cambiò gradualmente e alle botteghe artigianali si sostituirono dei corsi specialistici nelle scuole ufficiali. Secondo Liliana Barroero, "agli inizi del Settecento molte Accademie furono riformate e si rivelarono quali luoghi privilegiati per la promozione delle arti che assunsero lo status di liberali e non più prettamente meccaniche230. All'interno delle scuole ufficiali anche gli insegnamenti

andarono differenziandosi, da quelli che promuovevano un insegnamento pratico, soprattutto attraverso il disegno, tramite il quale gli allievi avrebbero potuto migliorare la produzione artigianale nei più diversi campi, secondo una visione mercantilistica della produzione delle arti utili, a quelli riservati agli artisti veri e propri che magari sarebbero diventati professori essi stessi"231.

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