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IV. IV 1795 Il rientro nella Capitale

IV.V Il distacco dai mecenati lucchesi

Il rapporto con i committenti lucchesi si deteriorò negli anni 1803- 1806, come indica il tono tra lamentoso e polemico col quale il pittore scriveva a Sardini nel giugno del 1804:

Ma rileggendo la predatata sua distintissima con sommo mio dispiacere ò udito i gravi incomodi sofferti dalla Nobile sua signora Consorte, e mi figuro quanto grande sia stata la desolazione di vostra illustrissima e di tutta la sua casa; purtroppo lo so per esperienza e con danno tanto maggiore quanto vie minori sono le forze da poter far fronte a queste disgrazie e questo inquanto all'interesse economico parlando di me, ma in quanto alla perdita reale e grande è da render mille grazie all'Altissimo che si è degnato restituire la salute alla Degnissima signora Teresa la cui perdita sarebbe stata senza dubbio irremissibile. Dal tempo in cui ella mi à scritto mi lusingo con certa fiducia che più non senta una si' gran debolezza ed avrà ormai acquisito sufficienti forze da stare in piedi senza frequentare il letto che anch'esso è cagione in gran parte di debolezza, ed altronde non mancano in sua casa e lo so per esperienza eccellenti liquori da attonarle lo stomaco addebolito da costante e longa dieta, e da ripristinarle le forze. Ma io mi sono molto anzi troppo dilungato, e se dovessi narrarle intieramente i miei casi dovrei scrivere molto di più in rapporto alla mia professione dirò che sono tre mesi circa che io travaglio per altri artisti, ò fatto due disegni per uno scultore il quale è in oggi di gran merito ma mi si è tanto raccomandato di essere discreto che al termine delle mie fatiche ò preso quello che mi à dato, 377) Betti 2011b, p. 41.

ed è stato si' poco che non vi ò potuto vivere assai malamente perchè anch'egli manca di ordinazioni e sebbene ò differito per molti mesi questo lavoro ciò nonostante, è venuto il momento in cui non ò altro e mi è bisognato farlo a qualunque condizione, e adesso dipingo due ritratti per il medesimo, con poco più utile, in una parola io non le so esprimere le passioni e tristezze dell'animo sentendomi capace di far qualcosa di onorato e vedermi costretto a far cose che mi rendono martirio e pena.

Anche il signor Lelio Orsetti mi à abbandonato e neppure à degnato rispondere ad una mia lettera. Le rendo grazie che ella mi tiene sempre presente e anzi la prego a continuarmi questa memoria sperando che un giorno abbia con l'aiuto del Signore Iddio quella forza ed efficacia che à avuto per me in altre occasioni. A dirla inter nos a avuto molto giudizio il signor Tofanelli avendo scelto per costì il più opportuno momento, mentre a Roma toltone i disegni poco più o niente vi era da fare378.

Il pittore scriveva al marchese quando la moglie, nel 1804, aveva appena superato una delle gravi malattie che la porteranno, nel 1807, alla morte. La situazione politica ed economica era instabile, il marchese Sardini si trovava inoltre a dover assistere la consorte, era un periodo in cui evidentemente non aveva modo di continuare la sua opera di mecenatismo. Mentre a Roma si soffriva per la mancanza di commissioni, il Tofanelli era tornato a Lucca già dal 1802, dove divenne pittore di corte per Elisa Baciocchi per la cui famiglia realizzò molti ritratti; per alcuni anni fu anche apprezzato professore presso l'Accademia di Pittura di Lucca. In questo periodo terminò anche il dipinto dell'Assunzione nel Duomo di Lucca ed un importante lavoro nella Villa Reale di Marlia, che condusse a termine poco prima di morire nel 1812.

L'ultima lettera che scritta da Francesco Cecchi a Giacomo Sardini risale all'agosto del 1806:

L'avere io del continuo pensiero della mai Patria e parlando sovente di Lei che naturalmente sento di amare, e molto di più i beni ch'ò dalla medesima ricevuto; mi à risvegliato il piacere di ripetere a vostra illustrissima i miei più grati uffici e rispettosi ossequi, ricordandomi di quanti favori e benefici io le sia veramente tenuto per cui io non posso mai abbastanza ringraziarla. Io avrei molto più spesso ripetuto i miei caratteri, ma come l'ultima mia lettera non ebbe la fortuna di alcuna di lei risposta, così mi sono astenuto, o per dir meglio non ò più ardito riscriverle, come non ò più scritto da molto tempo ad alcuno di questa città per non aver risposto ai miei caratteri; non sapendo per qual cagione o delitto, io mi sia meritato un si potente disprezzo. In quanto a me io sò d'esser sempre l'istesso nè il mio animo à cambiato quei sentimenti onorati che sempre furono e saranno lo scopo mio principale. Sono ancora lo stesso riguardo alla mia fortuna che mai à moderato o ingentilito il suo aspetto sempre verso me aspro e severo; pure vivo in seno della mia famiglia pacifico e tranquillo ed ò continui motivi di ringraziare l'Altissimo limitandosi i miei desideri sola a questo, che io vorrei giungere al punto di pagare qualche debito, che quantunque è di piccola somma, pure mi attrista; e i tempi seguitando ad esser contrari non mi lusingano di alcuna buona speranza. Ma lasciamo fare a chi è Padrone.

Pertanto io la prego a non volermi trattare come l'ultima volta e come mi hanno trattato gli altri signori lucchesi, cioè senza rispondermi. Ma mi onori di sue buone nuove, unite a quelle della Nob.Signora Teresa e di sua famiglia. Se à occasione di veder il Sign.Tofanelli la prego di salutarlo mi sono a poco a poco reso a pigro a scrivere e non ò scritto neppure a lui da molto tempo, e amava di scriverle in una certa occasione che ancora non mi si è data Gradirei sapere, in segretezza, a che punto d'incontro è arrivato il quadro del Nocchi, e che ne pensa riguardo allo stile vostra Illustrissima. Se non ò avuto occasione di fare altri quadri d'invenzione, e mi conviene far di tutto per vivere piccoli quadretti d'invenzione si e disegni, e al presente sono in Galleria Borghese a fare un disegno per incidersi in rame. Mi

onori la prego di sua stimata risposta e pieno della maggiore stima e ossequio mi dico

di Vostra Illustrissima

Devotissimo e obbligatissimo Servitore Francesco Cecchi379.

Il marchese, che fino ad allora era rimasto il più assiduo committente del Cecchi, sembrava non voler più continuare la corrispondenza epistolare e lo scambio di lettere fra i due si interruppe nel 1806, data dell' ultima lettera inviata da Roma.

Tuttavia il pittore non tagliò del tutto in ponti con Lucca. Nell'autunno del 1822 fu ordinato all'artista da Maria Teresa di Borbone di Spagna380 un quadro con raffigurante Elia dinanzi a Acab e ai suoi

sacerdoti (fig.70). Il pittore nella lettera di ringraziamento alla sovrana esaltava le qualità della scelta iconografica

Attendo adesso con impazienza il graditissimo ordine della Maestà Vostra di rimetter mano a quest'opera che certamente sarà Gloria a Dio per esser un fatto dei più meravigliosi delle sacre scritture e di grande onore e merito alla Vostra Illustrissima che ne sarà la principale causa e strumento381.

L'opera, una volta giunta a Lucca, non dovette suscitare particolare interesse se le cronache del tempo non ne hanno fatto parola.

Infine, tra le ultime opere di cui si hanno notizia, vi è un ritratto dell'Abate Giuseppe de Nobili, nominato Arcivescovo di Lucca nel marzo del 1826. In questa tela un'iscrizione in caratteri ottocenteschi apposta sulla cornice esplicita l'identità del personaggio ritratto e l'autore: "Monsignor Giuseppe De'Nobili Arcivescovo di Lucca 1828 379) ASL, Sardini, 141, lettera 245, agosto 1806.

380) In seguito al Congresso di Vienna il Ducato di Lucca fu affidato a Maria Luisa, che governò con impegno e autorità dal 1817 fino alla morte sopraggiunta nel 1824. Durante la sua permanenza a Lucca, da sovrana illuminata, curò le opere pubbliche e l'istruzione, la modernizzazione economica del ducato e, inoltre, le scienze proseguirono sulla strada intrapresa in precedenza durante il regno di Elisa Bonaparte Baciocchi.

Cecchi". Paola Betti in un suo articolo382 descrive attentamente l'opera:

"Giuseppe De Nobili è inscritto entro un campo ovale, il soggetto appare austeramente effigiato contro un fondale neutro, il volto ruotato leggermente verso destra e lo sguardo sereno appuntato verso lo spettatore. Questi venne rappresentato attenendosi a un trattamento naturalistico della fisionomia, mediante passaggi chiaroscurali estremamente morbidi e una sensibile distribuzione del colore, apprezzabile in particolare nell'accenno di barba che conferisce una nota virile al volto, ma che viene ingentilito dall'accurata acconciatura resa con sottili pennellate strutturanti. Un risultato degno di stare alla pari con analoghe prove elaborate nello stesso periodo da Stefano Tofanelli, ciò spiega il successo che riscosse Cecchi nell'ambito della ritrattistica"383.

Francesco Cecchi probabilmente rimase a Roma fino alla morte, di cui non sappiamo la data. In questa città si formò come pittore e basò la sua vita. Le lettere conservate all'Archivio di Stato Lucca sono un documento importante per conoscere direttamente lo svolgersi delle attività di un artista di fine Settecento ed inizio Ottocento. Sono sottolineate le difficoltà dovute ad un mestiere in cui tantissimi erano i problemi, dalla necessità di trovare delle commissioni importanti, a quella di distinguersi tra i molti pittori presenti nella capitale, ai problemi di tutti i giorni come l'acquisto del materiale per dipingere o l'affitto dello studio. Dalle sue parole si manifesta anche quale fosse il rapporto con i mecenati, un rapporto benevolo ma comunque sottomesso, in cui il pittore doveva seguire i voleri del suo committente. Il Cecchi pittore prendeva sempre in seria considerazione i consigli del suo mecenate, fidandosi della sua competenza ma, in particolare, assecondando i suoi gusti, come si può notare in una delle prime lettere risalente al 1788:

Di suggerirmi la prego cosa à trovato di buono o di cattivo nella mia S.Anna e se come io temo faccio come suol dirsi del gambero che va 382) Betti, Ritratto di due vescovi lucchesi: il Cardinale Girolamo Buonvisi di

Giovanni Maria Morandi e Giuseppe de Nobili di Francesco Cecchi.

indietro invece che innanzi384.

Nonostante le difficoltà fossero molte, evidentemente il pittore riuscì ad avere un certo credito il che gli permise di sostenere se stesso e la sua famiglia anche in tempi molto difficili. Il tono delle sue lettere, a volte fin troppo patetico, evidenzia alcuni dei suoi tratti caratteriali, come in questa lettera del dicembre del 1800

I tempi e le circostanze infelici per molti e per me però quasi infelicissimi, hanno talmente umiliato il mio spirito e toltomi quasi ogni speranza che ormai più non attendo che terminare i miei giorni con la più tranquilla pace e rassegnazione alle mie sempre anguste vicende.385 Il grande Iddio mi à sempre riguardato con continue

tribolazioni e travagli. Ora con la mancanza di lavori, ora con malattie di mia moglie e d'una figlia che vive in casa386.

Così dicendo cercava probabilmente di ingraziarsi il suo protettore, dipingendosi ben più misero di quanto non fosse, per ottenere maggiori commissioni. Nonostante queste affermazioni si può supporre che avesse trovato i mezzi per provvedere a sè stesso se, nella sua ultima lettera al marchese, scriveva

Sono ancora lo stesso riguardo alla mia fortuna che mai à moderato o ingentilito il suo aspetto sempre verso me aspro e severo, pure vivo in seno della mia famiglia pacifico e tranquillo ed ò continui motivi di ringraziare l'Altissimo387.

384) ASL, Sardini, 141, lettera 206, 26 marzo 1788. 385) ASL, Sardini, 141, lettera 233, ottobre 1799. 386) ASL, Sardini, 141, lettera 238, dicembre 1800. 387) ASL, Sardini, 141, lettera 245, agosto 1806.

Illustrazioni

Fig. 1) Francesco Cecchi (?), Ritratto di Giacomo Sardini, Archivio di Stato di Lucca.

Fig.3) Giacomo Sardini, Elementi architettonici strutturali, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig 4) Giacomo Sardini, Cornicione di Palazzo Sardini, Collezione Sardini- Martinelli, Milano.

Fig. 5) Dettaglio finestra e cornicione Palazzo Sardini, Lucca.

Fig 6) Michelangelo Lippi, Prospetto della Torre di Palazzo Sardini, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig.8) Palazzo Sardini, dettaglio della torre, Lucca

Fig. 9) Giacomo Sardini, Studio per il portone di Palazzo Sardini, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig.11) Giacomo Sardini, Ritratto di Teresa Sardini, Collezione Sardini- Martinelli, Milano.

Fig. 12) Francesco Cecchi (?), Ritratto di Teresa Sardini, Archivio di Stato di Lucca.

Fig. 13) Francesco Cecchi (?), Ritratto di Teresa Sardini, Archivio di Stato Lucca.

Fig. 15) Giacomo Sardini, Prospetto della Villa Sardini a Pieve Santo

Stefano, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig. 16) Michelangelo Lippi, Pianta per la Villa Sardini, Collezione Sardini- Martinelli Milano.

Fig.17) Giacomo Sardini, Sezione della sala della Villa in pieve Santo

Stefano, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig. 18) Giacomo Sardini, Prospetto delle finestre di Villa Pieve Santo

Fig.19) Giacomo Sardini, Veduta prospettica del giardino di Villa Santo

Stefano, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig.20) Giacomo Sardini, Pianta del giardino della Pieve, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig.21) Giacomo Sardini; Bianconi Carlo, Sezione della sala nella Villa

Fig.22) Giacomo Sardini, Frontespizio Memorie della Famiglia Sardini, Archivio di Stato di Lucca.

Fig. 24) Pietro Benevenuti, La corte di Elisa Baciocchi, Museo Nazionale, Parigi.

Fig. 25) Giacomo Sardini, Schizzi di architetture, Collezione Sardini- Martinelli, Milano.

Fig.26) Giacomo Sardini, Torri d'ingresso di un borgo fortificato, Collezione Sardini-Martinelli, Milano.

Fig. 27) Esterno delle mura di Lucca e bastione.

Fig. 28) Villa Cenami poi Mansi, Segromigno a Monte, Capannori, Lucca.

Fig. 29) Villa Santini-Torrigiani, Camigliano, Lucca.

Fig.31) Facciata e giardino di Villa Garzoni, Collodi, Pistoia.

Fig.33) Facciata principale di Villa Orsetti, poi Villa Reale. Marlia, Lucca.

Fig.34) Facciata posteriore di Villa Orsetti, poi Villa Reale, Marlia, Lucca.

Fig. 35) Giovan Gioseffo dal Sole, Convitto degli Dei,Palazzo Mansi, Lucca.

Fig. 36) Villa Santini oggi Torrigiani, Camigliano, Lucca.

Fig. 38) Palazzo Mansi, Lucca.

Fig. 39) Paolo Guidotti, Deposizione nel sepolcro, Basilica di S.Frediano, Lucca.

Fig. 40) Pietro Paolini, Concerto Bacchico, Museum of Arts, Dallas.

Fig. 41) Pietro Paolini, Martirio di San Bartolomeo, Museo di Palazzo Mansi, Lucca.

Fig. 42) Paolo Biancucci, Madonna con le anime purganti, Chiesa del Suffragio, Lucca.

Fig.43) Pietro Ricchi, Scena d'interno a lume di candela, collezione privata.

Fig. 44) Pietro Ricchi, Adorazione dei pastori, Palazzo del Buonconsiglio,Trento.

Fig.45) Giovanni Marracci, Martino V approva la riforma fregionaria, Museo di Palazzo Mansi, Lucca. Su concessione della Soprintendenza BAPSAE di Lucca, Archivio Fotografico.

Fig. 47) Giovanni Coli, Filippo Gherardi, Martirio di San Tommaso, Chiesa di San Tommaso in Pelleria, Lucca.

Fig. 48) Giovanni Coli, Filippo Gherardi, Immacolata concezione, Chiesa di San Tommaso in Pelleria, Lucca.

Fig. 49) Navata centrale della Chiesa di Santa Maria Corteorlandini, detta S.Maria Nera, Lucca

Fig. 50) Pietro Scorsini, decorazione parietale per la Chiesa di S.Maria Corteorlandini, Lucca

Fig. 51) Domenico Brugieri, Presentazione di Maria Vergine al Tempio, Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca.

Fig. 52) Domenico Brugieri, Disegno preparatorio, Collezione Sardini- Martinelli, Milano.

Fig. 53) Domenico Brugieri, Allegoria della Religione, Collezione Sardini-Martinelli Milano.

Fig. 54) Giovan Domenico Lombardi, L'apparizione della Vergine a San

Fig. 55) Giovan Domenico Lombardi, Ritratto di Giacomo Puccini, Lucca.

Fig. 56) Pompeo Batoni, Allegoria della pittura, scultura e architettura, Staatliche Kunstsammlungen, Dresda.

Fig. 57) Pompeo Batoni, Apollo con la Musica e la Geometria, Roma.

Fig. 58) Pompeo Batoni, Il Tempo ordina alla Vecchiaia di distruggere la

Fig. 59) Pompeo Batoni, Nozze di Amore e Psiche, Staatliche Museen, Berlino.

Fig. 61) Stefano Tofanelli, Ritratto di Elisa Baciocchi, Palazzo Orsetti, Lucca.

Fig. 63) Stefano Tofanelli, Autoritratto, Roma.

Fig. 65) Stefano Tofanelli, sant'Anna che adora il Bambino, Chiesa di San Frediano, Lucca.

Fig. 66) Francesco Cecchi, Natività della Vergine, chiesa di San Frediano, Lucca.

Fig. 67) Bernardino Nocchi, Morte di sant'Anna, chiesa di San Frediano, Lucca.

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