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Distruzioni, ritrovamenti e ricostruzioni nel secondo dopoguerra

3. La storia moderna del territorio di Fondi e del suo patrimonio artistico 1 Il feudo fondano dopo i Caetani: da Prospero Colonna ai principi Di Sangro La

3.3 Il secondo dopoguerra

3.3.1 Distruzioni, ritrovamenti e ricostruzioni nel secondo dopoguerra

Nel secondo dopoguerra anche il territorio oggetto di studio, come molte aree in Italia, dovette fare i conti con le enormi distruzioni causate dai bombardamenti e dalle rappresaglie della guerra. Nella prima emergenza gli antichi monumenti cittadini rimasti agibili assunsero immediatamente il ruolo di “rifugio” per i cittadini; oltre che per l’interesse monumentale, ciò motivò gli immediati interventi di messa in sicurezza degli edifici antichi curati dal Genio Civile di Latina978. Le devastazioni della guerra hanno altresì permesso il ritrovamento di

volta, esposta al sole e alla pioggia”. Il 30 ottobre il Prefetto di Littoria sollecita la Soprintendenza (Archivio corrente Soprintendenza PSAE Lazio, Fondi S. Maria a Piazza).

975 11 luglio 1949, arciprete Jovane alla Soprintendenza: i due dipinti della Natività e Deposizione sono nei

depositi della Soprintendenza. Visto che la chiesa è stata restaurata e munita di porte ne chiede la restituzione (Archivio corrente Soprintendenza PSAE Lazio, Fondi S. Maria a Piazza).

976 27 gennaio 1950, dichiarazione dell’Arciprete di Santa Maria sulla avvenuta ricezione delle opere (ibidem). 977

25 marzo 1944, relazione di Matteucci: “Lavori di consolidamento e di parziale restauro eseguito sul grande trittico di Cristofano Scacco da Verona (fine secolo XV), trasportato dalla Chiesa di S. Pietro in Fondi in gran parte demolita dai bombardamenti. Il trittico di m. 2,10 per 1,75 di altezza, con figure su fondo oro rappresenta nella tavola centrale “l'Annunciazione”, “due Santi monaci” agli sportelli e “i dodici Apostoli” sulla predella alta 0,40. Il colore tendeva a cadere lungo il collegamento degli assi verticali della tavola centrale e degli sportelli, le quali si erano nettamente separati tra di loro. Oltre ciò, l'aridità del dipinto aveva prodotto delle sfaldature di colore in parte caduta e in parte tendenti a cadere. La predella presentava una fenditura orizzontale per l'intera sua lunghezza, provocando l'imminente caduta del colore. È stato necessario rafforzare le tavole componenti il trittico con due traverse incrociate e nelle fenditure delle tavole mettere varie code di rondini applicate in modo di ottenere il piano della superficie dipinta; per la predella è occorso mettere dieci traversine per unire le parti disgiunte. Questo lavoro di falegnameria eseguito dal sig. Alessandri è stato diretto e sorvegliato dal sottoscritto. Si è proceduto, poi, alla fissatura della pittura, indi alla sutura della spaccatura del trittico con materia plastica in modo da impedire la possibile caduta di altro colore ai bordi delle fenditure. Disinfezione accurata delle tavole e rinsaldamento del legno tarlato con bagni di formalina nella parte dietrostante per impedire un maggior logorio del legno tarlato”. Sull’opera di Antoniazzo ha invece eseguito il consolidamento della pellicola pittorica (Archivio corrente Soprintendenza PSAE Lazio, Fondi Pratica generale).

978 ASL, Genio Civile, Fondi, b. 250, f. 7/32 Riparazione dell'ex convento delle Benedettine di proprietà del

Comune di Fondi per ricovero dei senza tetto (da danni post bellici): i lavori a cura del Genio Civile e eseguiti dalla Impresa Liberatore Antonio furono terminati il 27 luglio 1949. ASL, Genio Civile, Fondi, b. 251, Lavori di adattamento e riparazione di una parte del fabbricato comunale annesso alla Chiesa di S. Francesco per adibirlo a ricovero senza tetto (ex convento): il 3 agosto 1946 la ditta dell’ing. Paolo Angella chiede una proroga per la

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opere di una certa rilevanza storico-artistica che senza le distruzioni avvenute sarebbero rimaste celate per chissà quanto altro tempo; ad esempio il crollo della chiesa di San Rocco sita di fronte al palazzo e al castello (lato piazza Unità d’Italia) ha portato in luce i ruderi delle antiche terme romane979. I lunghi tempi della “ricostruzione” e del recupero hanno caratterizzato l’aspetto urbanistico e storico-monumentale degli antichi feudi Caetani fino allo scorcio del XX secolo. Ancora oggi sono in atto, in particolare grazie ad alcune acquisizioni della Regione, i recuperi estetici e funzionali di molte opere architettoniche. Ma la lungaggine degli interventi per tutta la seconda metà del Novecento ha anche permesso un lento degrado di alcuni di questi centri storici o l’avanzare di una progressiva e invasiva urbanizzazione contemporanea che ha modificato definitivamente il loro aspetto originale. Fondi perse molte delle sue antiche chiese cittadine e tanti altri monumenti subirono notevoli rifacimenti.

Nel 1945 il Comune chiedeva l’aiuto della Soprintendenza ai Monumenti per il restauro del castello ex baronale, in cui già allora si progettava di spostare il Museo Civico ospitato nell’ex convento di San Francesco980. Il primo intervento riguardò la parziale ricostruzione delle due torri a nord, ai lati dell’ingresso, completamente crollate, iniziati nel 1947981 e ancora in corso l’anno successivo982. Già nel 1951 De Angelis D’Ossat, allora Direttore generale delle Antichità e Belle Arti, era alla ricerca di altri fondi per proseguire gli interventi necessari al recupero del monumento983. Il ritardo nel dare avvio ai lavori causò il rischio di un imminente crollo di alcuni suoi elementi architettonici; nel 1956 infatti il Comune informava la Soprintendenza che “(...) il muretto di parapetto che sovrasta le mensole di coronamento della prima zona del Castello potrebbe crollare perché disgregato dagli agenti atmosferici e dalle radici degli alberi selvatici che son germogliati spontaneamente nel terreno di riempimento esistente fra la zona inferiore a sezione quadrata del Castello e il torrione; che qualche mensola di coronamento costituita da 3 blocchi monolitici di pietra di notevole dimensioni e peso non è in ottime condizioni di stabilità; che un grande architrave è in precarie condizioni di stabilità”984. Nel 1957 la situazione è decisamente peggiorata tanto da rendere necessari dei puntellamenti985. Nel 1958 il comune ribadisce al Ministero l’ormai

ultimazione dei lavori, concessa dal Genio il 20 agosto 1946; nel 1949 anche i lavori nell’ex convento di San Francesco sono terminati.

979 ASL, Genio Civile, Fondi, b. 284, chiesa di S. Rocco.

980 26 ottobre 1945, Sindaco al Ministero (Archivio storico della Soprintendenza BAP Lazio, 6304, Fondi

Castello). Diverse richieste di concessione pervenute al Comune (ad esempio quella della Prefettura che voleva i locali del castello ad uso della stazione dei Carabinieri, o quella della Associazione musicale Vivaldi) non furono mai autorizzate dal Ministero (Archivio storico della Soprintendenza BAP Lazio, 6304, Fondi Castello).

981 19 settembre 1957, Comune a Soprintendenza (ibidem).

982 30 novembre 1945, preventivo dei lavori al castello dopo i crolli da bombardamento (ACS, AABBAA Div. II

1934-1940, b. 240, f. Fondi Castello Baronale Restauro). Da questa perizia generale, stimata in 15 milioni di lire, fu estratto uno stralcio per i lavori più urgenti da eseguirsi (6 dicembre 1945, nota della SML a DGABA in ibidem), approvato dal Ministero il 23 febbraio 1946 (ibidem). Il contratto con l’impresa Mariotti è del 31 maggio 1946; si conserva anche lo stato di avanzamento dei lavori del 31 luglio 1948 (Archivio storico della Soprintendenza BAP Lazio, 6304, Fondi Castello).

983 26 gennaio 1951, De Angelis D'Ossat al Segretario Particolare del Ministro: informa che ha richiesto fondi al

Provveditorato Regionale delle Opere Pubbliche (ACS, b. 149, f. Fondi Palazzo baronale 1953-1959).

984 5 novembre 1956, Comune a SML (ibidem).

985 19 settembre 1957, Comune a Soprintendenza: nel 1947 sono stati iniziati i lavori al castello a cura della

DGABA e SML per la ricostruzione delle due torri a nord (sospesi a circa 2/3 dell'altezza originale); non furono realizzate le relative scale, tantomeno la urgente sistemazione dei saloni al primo piano; a dieci anni di distanza

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urgente necessità di lavori al castello attesi da più di un decennio986: le cadute di pietre e calcinacci sono sempre più frequenti e ne vale anche dell’incolumità dei cittadini987. Una relazione della Soprintendenza documenta che “La guerra ha duramente colpito l'insigne monumento. Le due torri ai lati dell'ingresso furono abbattute; i muri perimetrali, assai danneggiati, presentano gravi lesioni. Data la fatiscenza delle murature gli ambienti interni, (specialmente il grande salone al primo piano coperto a volta) minacciano di crollare. La consistenza della muratura alla sommità del manufatto, in conseguenza degli eventi bellici e dello stato di abbandono in cui trovasi è tale, che pietre di varia grandezza cadono sovente nella piazza con grave pericolo per il pubblico. Malgrado un primo intervento da parte della Soprintendenza ai Monumenti diretto alla conservazione e al parziale ripristino delle torri situate ai lati dell'ingresso principale, l'edificio, privo fra l'altro di infissi, è tutt'ora in completo disordine. Poiché manca una vera e propria copertura né sono stati fatti lavori per evitare infiltrazioni di acqua e neanche sono state eseguite opere di protezione contro gli agenti atmosferici, si ravvisa quanto mai opportuno e urgente porre fino al continuo deterioramento del manufatto”988. I lavori, inseriti nell’esercizio finanziario 1959-1960989, nell’ottobre 1959 non sono ancora iniziati e il Comune scrive che le condizioni del castello stanno sempre più peggiorando tanto da accrescere la preoccupazione per l'incolumità pubblica990. Il rapporto del Genio Civile verifica la presenza di un diffuso lesionamento, con conseguente disgregazione di murature, di una certa entità che potrebbe comportare ulteriori distacchi di pietre dissestate991. Nella impossibilità economica di occuparsi degli interventi necessari, il Ministero coinvolge la Cassa per il Mezzogiorno che nel 1962 richiede l’intera documentazione facendo in qualche modo ricominciare da capo la pratica992. A quest’epoca risale la relazione del progetto dell'architetto Raffaele Perrotti cui fu affidata la direzione lavori: opere di consolidamento e risanamento murario di tutta l'ossatura principale; opere di rifacimento di strutture distrutte dal tempo o dagli eventi bellici; opere di ripristino e restauro architettonico di elementi in pietra da taglio lavorata, in legno, in ferro993. Il finanziamento di

la situazione è preoccupante, i danni da infiltrazioni di acqua hanno reso necessario il puntellamento interno del corpo centrale dell'edificio che minaccia il crollo totale (ibidem).

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11 febbraio 1958, Comune al Ministero (ACS, b. 149, f. Fondi Castello baronale 1953-1959).

987 7 agosto 1958, Comune al Ministero (ibidem).

988 30 ottobre 1958, relazione del Soprintendente (ibidem).

989 07 ottobre 1959, verbale del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, sez. III (edifici monumentali,

urbanistica e bellezze naturali) (ibidem).

990 1 novembre 1959, SML a DGABA (ibidem). Il 2 novembre 1959 un telegramma del Sindaco avvisa della

“rottura della piattabanda della finestra sovrastante l’ingresso centrale e della crescita della vegetazione sul torrione” (Archivio storico della Soprintendenza BAP Lazio, 6304, Fondi Castello).

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2 dicembre 1959, rapporto del Genio Civile (ibidem).

992 21 agosto 1962, Cassa per il Mezzogiorno al Ministero (ibidem).

993 Ottobre 1962 (?), relazione dell’architetto Raffaele Perrotti: “Il manufatto prima dell'ultimo conflitto già

manifestava evidenti segni di fatiscenza delle strutture murarie principali per la vetustà del castello e per la scarsa manutenzione necessaria alla sua conservazione. Durante il periodo bellico ebbe a soffrire ingenti danni tanto che le due torri del lato nord che fiancheggiano l'ingresso principale rovinarono completamente. In questi ultimi anni il processo di degradamento sotto l'azione degli agenti atmosferici (l'edificio è provo della copertura) è aumentano fino al punto da rendere pericolante molte parti del manufatto. Per salvare l'antico castello occorre un serio e radicale intervento che consiste, principalmente, nella esecuzione dei seguenti lavori: a) opere di consolidamento e risanamento murario di tutta l'ossatura principale; b) opere di rifacimento di strutture distrutte dal tempo o dagli eventi bellici; c) opere di ripristino e restauro architettonico di elementi in pietra da taglio

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ben 150 milioni necessario alle opere fu inserito nell’esercizio del 1969-1970994. Ma nuovi problemi legati all’affidamento della direzione lavori e relativa esecuzione dei disegni di progetto995 non consentì l’esecuzione del restauro sino agli anni Ottanta, quando il Comune

lavorata, in legno, in ferro ecc. ed opere varie ed accessorie. I lavori di cui al paragrafo a) sono rivolti a risanare le murature lesionate e degradate per mezzo di riprese con pietrame calcareo locale e malte varie, a seconda dei casi d'intervento. Data l'entità e la mole degli spessori murari sarà opportuno iniettare boiacca cementizia a pressione attraverso fori trivellati e ove ne sia richiesta la necessità eseguire delle cuciture inserendo nei fori barre p. 4: di ferro acciaioso sigillate per mezzo di iniezioni preziose. Tale intervento oltre a limitare il rifacimento dei muri consente di ricostruire la struttura muraria specialmente dove la malta risulta impoverita o mancante. Questo genere di lavoro viene praticato alle murature in elevazione, alle volte dei due piani ed ai muri di spina che collegano le pareti perimetrali. Per quanto concerne i lavori della lettera b) essi si riferiscono alle parti murarie distrutte che debbono essere rifatte, come le merlature, i marciaronda, le ossature murarie degli alloggi (destinati al corpo di guardia ed alla servitù del castello) ed alla copertura a tetto. I lavori annotati nel paragrafo c) riguardano opere in pietra da taglio (come gradini, conci per archi, stipiti, architravi, doccioni, mensole sotto la merlatura) intonaci rustici e rifiniti, stuccature di paramenti ad opera incerta, pavimentazioni in materiale di cotto o in lastre di pietra, copertine per muretti, battuti di cocciopesto, impermeabilizzazioni con asfalto bituminoso, ferro battuto per inferriate di finestre e cancelli, infissi in legno per porte e finestre, tinteggiature, impianto idrico ed elettrico, restauro pittorico, ecc. Tenendo presente che il volume complessivo del castello e del maschio è di circa 26.000 metri cubi vuoto per pieno, la spesa occorrente, basandosi sui costi dei materiali e della mano d'opera in data 1 agosto 1962 si aggira, salvo dettagliato preventivo, intorno a £ 150.000.000” (ibidem).

994 27 maggio 1969, Cassa per il Mezzogiorno al Ministero (ibidem). Fino al 1967 la Soprintendenza non aveva

ricevuto alcuna comunicazione da parte della Cassa, che in quell’anno stabilì che non avendo i fondi necessari non avrebbe potuto concorrere al restauro del castello (16 febbraio 1967, Cassa per il Mezzogiorno al Ministero in ibidem).

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Il 9 luglio 1969 la SML indica Apollonj Ghetti come responsabile della progettazione; contemporaneamente il Comune propone che se ne occupi l'architetto Bianco; la Soprintendenza stabilì allora che il primo si sarebbe occupato del restauro mentre Bianco della pratica con la Cassa del Mezzogiorno. Quest’ultima inizialmente chiedeva la sostituzione di Apollonj Ghetti perché impegnato già su altri progetti ma visto che lo studio è stato già redatto accetta la sua nomina (18 marzo 1970). La relazione dei due architetti descrive le opere provvisionali necessarie: “(...) abbattere tutti gli intonaci superstiti interni ed esterni, per poter accertare se si celano ancora segni evidenti di rifacimenti, lesioni strutturali, tamponamenti di antiche aperture, oppure rimettere in luce eventuali originali strutture atte a meglio valutare le caratteristiche del monumento”. Interventi preventivi che permetteranno la redazione di un progetto di restauro definitivo e completo e la localizzazione degli interventi, la scoperta di aggiunte posticce, non pertinenti alla natura dell'edificio; in particolare è necessario: a) collocare almeno un centinaio di biffe per controllare ogni eventuale movimento strutturale; b) rimozione delle opere provvisionali dell'immediato dopoguerra; c) ponteggi esterni; d) ponte o cestello mobile per intervenire sulle superfici interne, pareti e volte; e) demolizione intonaci superstiti per mettere in luce la struttura dell'edificio; f) sondaggi sulle murature, sulle volte e sulla tecnica costruttiva; g) prove di carico in situ per approfondire gli accertamenti; h) rimozione di tutte le macerie e dei materiali delle programmate demolizioni; i) provvedere ad opere di sicurezza e contenimento mediante puntellamenti, passerelle, scalette fisse, di accesso per ; e zone impraticabili, parapetti di protezione in legno; l) cavo perimetrale ad una profondità non definibile per accertare la quota originaria dell'edificio e l'eventuale presenza di un antico fossato o di un probabile ponte levatoio. Nel 1974 Apollonj Ghetti rinuncia all’incarico e l’esecuzione del progetto definitivo viene affidato a Bianco che allora (4 dicembre 1974) inviava uno stralcio per i lavori urgenti di consolidamento delle fondazioni: a seguito dei sondaggi preliminari è risultato che “il fronte del castello prospiciente Viale Regina Margherita, costituito da una struttura muraria di pietrame calcareo di notevole spessore (circa ml. 3,00) ed altezza (ml. 23) e sopportante due grosse volte di analoga struttura, poggiava all'origine (a. 1300 circa) su un banco di argilla costipato artificialmente con pali lignei infissi e legname in tronchi sistemato alla rinfusa. In epoca non precisata una falda acquifera...rese plastiche le argille fondali, mentre il passare dei secoli degradò le strutture lignee infisse fino a trasformarle a tratti in torba e gas; le condizioni di stabilità del fronte in esame divennero precarie con conseguente rottura in chiave delle due volte su esso gravanti”. “Dalla verifica di stabilità eseguita al piano di fondazione del complesso fronte – volta è risultata, all'impianto del Castello, una compressione notevole dovuto ad un carico troppo elevato, anche se gravante su terreni costipati. In epoca imprecisata, e comunque in

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poté disporre del finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno che permise di dare il via ai lavori di consolidamento delle strutture verticali ma non delle strutture voltate e orizzontali, né la finitura del paramento, né varie opere di ripristino e restauro di elementi architettonici quali architravi e stipiti delle finestre996. I lavori furono certamente terminati entro il 1991 quando fu inaugurato il nuovo Museo Civico.

Negli anni Cinquanta furono completati i lavori nella chiesa di San Pietro che nel 1944 era stata dotata di una nuova copertura, perduta durante la guerra, ma non si era potuto intervenire sulla navata maggiore che subì i danni più rilevanti. È necessario dunque il ripristino della cappella laterale, la ricostruzione della balaustra in marmo e la riparazione del pavimento, degli intonaci e dell'altare; inoltre la ricostruzione del tetto del salone parrocchiale completamente distrutto; la riparazione di tutte le parti di copertura non realizzate subito dopo i bombrdamenti; la ricostruzione di un solaio del campanile col relativo pavimento. I lavori terminati entro il 1957 hanno modificato l’aspetto originale della copertura della navata di sinistra: per raccordarla all’ambiente adiacente – il cosiddetto battistero – interamente ricostruito è stato necessario sostituire la copertura “a tetto” con una “a terrazzo”.

Un quasi totale rifacimento si ebbe della chiesa di San Domenico che nonostante i restauri eseguiti negli anni Cinquanta non fu più adibita al culto e oggi, acquisita dal Municipio, è la sala dell’Auditorium comunale. I lavori del dopoguerra, secondo quanto disposto dalla Soprintendenza, non ripristinarono lo stato dei luoghi precedente la guerra. Bensì fu ritenuto di ricostituire meno altari e nicchie di quelle presenti all’inizio del Novecento, per la maggior parte frutto di interventi decorativi successivi a quello rinascimentale voluto da Onorato II Caetani, per avvicinarsi il più possibile allo stato originale dell’arredo della chiesa certamente meno ricco. i bombardamenti aerei distrussero quasi completamente l’edificio e i suoi arredi. Essa è delineata in alcune carte sulla storia recente dell’edificio conservate nel fondo Genio

concomitanza al degradamento del piano di posa, il fronte in esame iniziò lentamente a ruotare con conseguente macroscopica apertura in chiave della volta superiore. A seguito di tale fenomeno la pressione massima sul piano fondale subì una riduzione. Anche in tali nuove condizioni di equilibrio, ulteriori distacchi in chiave delle volte consigliarono lavori di restauro statico realizzati con il completo scarico del voltone superiore dissestato e la costruzione di un solaio di cemento armato con travi e soletta, in appoggio da un lato sul fronte in questione. Allo stato attuale, si è constatato lo sfilamento delle travi in cemento dalla loro sede originaria nel muro in esame; pertanto c'è da concludere che anche nelle ultime e più favorevoli condizioni di equilibrio il terreno di fondazione non assorbe i carichi trasmessigli. Le ripetute e recenti segnalazioni di cadute di pietre e mensoloni consigliano di eseguire lavori di consolidamento delle fondazioni atti a realizzare il parziale trasferimento delle sollecitazioni fondali dal terreno ad una palificata di soccorso. I pali da costruire...dopo aver attraversato la muratura di fondazione, penetreranno nei sottostanti strati di terreno...La trasmissione dei carichi dalla muratura ai pali avverrà per aderenza attraverso le testate dei pali stessi – aderenza che sarà garantita da opportune iniezioni a pressione di boiacca di cemento entro perforazioni praticate nel nucleo murario” (ibidem).

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26 maggio 1984, Soprintendente Di Geso al Comune e alla Cassa: lavori di consolidamento delle strutture verticali mediante iniezioni (armate e non) di boiacca fluida cementizia; tale intervento, a completamento della seconda perizia suppletiva e di variante n. 196 del 21 ottobre 1982 finanziata dalla Cassa, non prevede il consolidamento delle strutture voltate e orizzontali, né la finitura del paramento; escluse da questo lotto di lavori anche varie opere di ripristino e restauro di elementi architettonici (architravi e stipiti di finestre, grate). Si ritiene che queste opere possano essere sostenute dal Comune con il primo finanziamento di £ 110.000.000. Per impostare al meglio i prossimi interventi allega il rilievo completo del castello, il grafico del progetto già realizzato mediante pali armati, l’analisi della stabilità, la relazione tecnica illustrativa di tale intervento, il grafico del progetto attualmente in corso di consolidamento delle strutture verticali, la relazione tecnica illustrativa del consolidamento, la relazione illustrativa con la cronistoria degli interventi eseguiti fino ad oggi (ibidem).

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Civile dell’Archivio di Stato di Latina997, grazie alle quali si può rilevare lo stato dell’interno della chiesa prima dei bombardamenti del 1944 e dopo il primo intervento di ricostruzione degli anni Cinquanta998. Le note del Genio Civile sui lavori eseguiti spiegano che la chiesa,