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Come abbiamo visto, stiamo vivendo un momento di cambiamenti storici a livello globale. Le tecnologie sono diventate indispensabili per lo sviluppo socioec-onomico del nostro Paese, ma abbiamo un enorme problema: le persone che hanno competenze tecno-logiche sono pochissime, il rapporto tra domanda e offerta è di 10 ad 1, le aziende sono in affanno a ricer-care risorse ma anche a formarle; infatti, nascono all’interno delle aziende più strutturate le “Academy”

per formare il personale a loro necessario. La problem-atica è in aumento e dovrebbero essere fatti interventi strutturali del sistema scolastico italiano a partire dalle scuole elementari; è necessario presentare le diverse applicazioni delle diverse tecnologie, per poi grada-tamente inserire concetti teorici proseguendo natu-ralmente con le relative applicazioni sino ad arrivare alla scelta della scuola secondaria di secondo grado, in modo più consapevole e con un’apertura mentale che possa permettere di fare scelte più consapevoli rispetto ad oggi. Stesso discorso vale per la scuola secondaria di secondo grado, dove dovrebbero esserci sempre almeno tre ore di “tecnologie digitali” indipen-dentemente dall’indirizzo. Le università si stanno evol-vendo, collaborando a stretto contatto con le aziende per rispondere in modo puntuale alle loro esigenze formative e costruendo indirizzi di laurea ad hoc col-laborando anche con altre università, per creare corsi di eccellenza in ambito “Digitale”. In tutto questo abbia-mo anche un altro grande problema: come possiaabbia-mo formare sul “digitale” le persone non più giovani e le persone diversamente abili, oppure coloro i quali han-no delle difficoltà cognitive? La risposta è semplice, è la tecnologia stessa che ci deve aiutare a formare le

persone più fragili sul digitale.

Per favorire quindi l’accesso al mondo del lavoro delle persone più fragili e vulnerabili, sarà necessario puntare su tecnologie che possano fare cose che vadano “oltre”, oltre all’età, oltre alle origini etniche e alla lingua, oltre a patologie cliniche, oltre a problemi cognitivi, oltre al vedere e sentire, oltre al potersi muovere, oltre al poter parlare: questo è uno dei suoi più grandi val-ori. Questo però vuol dire che il metodo formativo deve evolversi ed essere altamente innovativo, per esempio si può utilizzare l’intelligenza artificiale che deve essere educata a formare una persona anziana con una metodo-logia dedicata a lui e quindi alle sue esigenze.

In tale contesto, per quanto riguarda più da vicino lo stato di innovazione e digitalizzazione del sistema produttivo nazionale, si consideri che, come si evince dall’ultimo rapporto ISTAT “Imprese e ICT” relativo all’anno 2021, in Italia:

- solo il 20% delle imprese ha un elevato livello di adozione dell’ICT - solo il 6% delle imprese adotta strumenti di Intelligenza Artificiale - solo il 30% delle imprese ricorre a processi produttivi ‘intelligenti’ e a dis-positivi IoT (Internet of Things)

Come previsto dal PNRR, non bisogna intendere la trasformazione digitale come la mera introduzione di tecnologia, più o meno avanzata, all’interno di aziende e Pubbliche Amministrazioni, né tantomeno la semplice sostituz-ione di tutto ciò che è cartaceo e materiale con qualcosa di equivalente in formato digitale (es. file o moduli on-line al posto della modulistica carta-cea, ovvero firma elettronica al posto di quella autografa). La vera Trasfor-mazione Digitale è anzitutto un percorso di trasforTrasfor-mazione (dell’organiz-zazione e dei processi aziendali, della vision, delle strategie e dei modelli di business, della cultura delle persone che ne sono coinvolte ed impattate) che sfrutta la tecnologia per rendere più semplici, accessibili e sostenibili i prodotti o i servizi offerti a clienti, utenti, cittadini.

Appare per cui evidente come si renda necessario effettuare investimenti e riforme che vadano ad incrementare il livello complessivo di digitalizzazi-one e adozidigitalizzazi-one delle nuove tecnologie all’interno della nostra nazidigitalizzazi-one.

La pandemia ha isolato più che mai il sistema carcer-ario dal mondo esterno. A partire dal marzo 2020, la popolazione si è vista privata non solo della possibilità di incontrare le famiglie e gli affetti più vicini, ma anche tutti quei soggetti che quotidianamente prestavano i loro servizi all’interno delle mura detentive: dagli inseg-nanti, ai volontari, ai responsabili esterni delle attività formative.

Secondo il XVII rapporto sulle condizioni di detenzione dell’Associazione Antigone “Il carcere visto da den-tro”15, la stragrande maggioranza dei progetti formativi ha subito una forte battuta di arresto dovuta al divieto di ingresso di soggetti terzi all’interno dei penitenziari e alla mancata possibilità di effettuare formazione in videoconferenza, a differenza di quanto è invece ac-caduto per i corsi scolastici. Nel corso del primo se-mestre del 2020, in Italia, sono infatti stati attivati solo 92 corsi di formazione professionale rispetto ai 203 del secondo semestre del 2019, i partecipanti sono stati 758 rispetto ai 2.506 dei mesi precedenti, di fatto assistendo ad una diminuzione di oltre un terzo degli utenti che vi hanno potuto prendere parte. Le percen-tuali non migliorano rispetto al numero dei corsi

termi-Figura 12. Serie storica corsi professionali attivati e terminati 1992-2020 Fonte: elaborazione sui dati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (2021)

nati, i quali sono stati solo 38 rispetto ai 119 dell’ultimo semestre del 2019, e nemmeno rispetto ai soggetti promossi che sono stati 352 rispetto ai 1.164 dell’anno precedente. Non sono solo i partecipanti a diminuire, ma anche il numero di corsi erogati e terminati, da anni infatti il trend dell’erogazione dei corsi formativi è in forte diminuzione: a partire dagli anni novanta dove le percentuali degli iscritti sul numero dei presenti si aggiravano intorno al 7,75% del totale della popolazione detenuta, l’andamento poi è andato via via diminuendo, salvo toccare un altro picco di iscritti del 6,71% subito dopo l’indulto, per raggiungere poi la percentuale dell’1,41% – la più bassa mai toccata – nel secondo semestre del 2020.

NOTE

15 Antigone, associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, è nata alla fine degli anni ottanta nel solco della omonima rivista contro l’emergenza promossa, tra gli altri, da Massimo Cacciari, Stefano Rodotà e Rossana Rossanda. E’ un’associazione politico-culturale a cui

Formazione professionale e lavoro nelle carceri italiane

Figura 13. Percentuali dei detenuti coinvolti nei corsi di formazione profes-sionale sul numero totale dei presenti serie storica 1992-2020

Fonte: elaborazione sui dati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (2021)

Inoltre, essendo questa ‘formazione pro-fessionale’ ambito di competenza delle re-gioni viene erogata da enti locali e agenzie formative accreditate dalle Regioni stesse.

Pertanto, le regioni più virtuose e con mag-giori fondi a disposizione e che decidono di investire sulla formazione professionale sono in grado di fornire un numero mag-giore di corsi. Nello specifico, si può ve-dere come Piemonte, Lombardia, Sicilia e Marche abbiano attivato più corsi rispetto al resto d’Italia. Alcune regioni sono poi maggiormente inclusive per quanto riguar-da l’accesso ai corsi riguar-da parte dei soggetti ristretti di origine straniera: nell’ultimo se-mestre del 2019 infatti l’Abruzzo (100%), così come l’Umbria (61,2%), la Lombardia (56,1%), l’Emilia-Romagna (48,8%), ed il Piemonte (40,4%) hanno registrato una cospicua presenza di soggetti stranieri (Di-partimento dell’amministrazione peniten-ziaria – Sezione Statistica, 2020).

Regione di

detenzione Corsi attivati Corsi terminati

numero corsi Iscritti di cui

stranieri numero corsi Iscritti di cui

stranieri promossi di cui stranieri promossi

ABRUZZO 4 76 6 6 75 19 41 1

BASILICATA 2 12 2 11 120 12 74 5

CALABRIA 6 103 27 26 176 87 174 85

CAMPANIA 9 98 9 18 122 47 114 44

EMILIA ROMAGNA 41 308 168 3 28 8 22 5

FRIULI VENEZIA

GIULIA 18 118 48 23 329 171 288 156

LAZIO 7 83 14 5 104 45 87 41

LIGURIA 1 8 5 19 216 79 188 70

LOMBARDIA 29 400 204 2 22 2 21 2

MARCHE 3 73 35 2 23 9 17 7

MOLISE 0 0 6 51 14 39 3

PIEMONTE 16 179 60 7 170 67 170 67

PUGLIA 2 22 21 167 119 43 25

SARDEGNA 3 33 15 6 69 13 69 13

SICILIA 19 211 36 33 265 198 261 194

TOSCANA 3 67 40 0 0 0 0 0

TRENTINO ALTO

ADIGE 22 179 130 0 0 0 0 0

UMBRIA 3 35 6 0 0 0 0 0

VALLE D'AOSTA 1 8 4 0 0 0 0 0

VENETO 33 266 199 0 0 0 0 0

Totale 222 2279 1008 188 1937 890 1608 718

Tabella 13. Corsi professionali per regione - II semestre 2021

Fonte: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - Ufficio del Capo del Dipartimento - Segreteria Generale - Sezione Statistica (2022)

Di seguito riportiamo i dati completi del Ministero della Giustizia sui detenuti inseriti in corsi professionali (corsi professionali per Regione e corsi professionali per tipologia – II semestre 2021)16:

NOTE

Tabella 14. Corsi professionali per tipologia - II semestre 2021

Fonte: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - Ufficio del Capo del Dipartimento - Segreteria Generale - Sezione Statistica (2022)

Regione di

detenzione Corsi attivati Corsi terminati

numero corsi Iscritti di cui

stranieri numero corsi Iscritti di cui

stranieri promossi di cui stranieri promossi

arte e cultura 7 139 28 8 199 19 198 1

arti grafiche e televisive 4 34 52 4 31 12 29 5

artigianato 3 31 14 3 27 87 26 85

cucina e ristorazione 53 509 8 39 341 47 281 44

edilizia 22 204 165 16 163 8 129 5

elettrica 4 32 92 5 46 171 32 156

estetica 5 35 13 3 20 45 20 41

falegnameria 5 40 22 4 31 79 25 70

giardinaggio e agricoltura 33 342 23 29 282 2 237 2

idraulica 2 29 108 1 10 9 9 7

igiene e ambiente 16 125 8 14 129 14 119 3

informatica 6 77 74 6 48 67 39 67

legatoria e tipografia 1 5 35 1 5 119 5 25

lingue 4 49 0 4 49 13 0 13

meccanica 7 66 42 4 38 198 31 194

orientamento al lavoro 32 393 35 32 388 0 328 0

professionalitá sportive 1 10 257 0 0 0 0 0

tessile 9 65 6 9 72 0 64 0

altro 8 94 26 6 58 0 36 0

Totale 222 2.279 1.008 188 1.937 890 1.608 718

Purtroppo, non esistono dati ufficiali in termini di oc-cupabilità ed efficacia dei corsi di formazione profes-sionale all’esterno dell’istituzione penitenziaria. Nel corso del secondo semestre del 2020 tutti gli istituti penitenziari italiani, a seguito della crisi pandemica, hanno però dovuto adattare misure differenti per la somministrazione dei corsi di formazione profession-ale, così come è stato fatto per i corsi didattici, ma l’assenza di una strategia comune ha ceduto il passo alla discrezionalità dei singoli istituti sul definire come e con quali modalità assicurare la continuazione delle attività formative. Nonostante il parziale supporto della tecnologia (attraverso l’utilizzo di piattaforme web per la formazione a distanza) ai soggetti esterni è stato vi-etato l’ingresso in carcere di fatto, con pesanti conseg-uenze legate allo sviluppo di nuove conoscenze e, per forza di cose, alla socialità. Come è facilmente immag-inabile, tutti i corsi formativi che prevedono l’utilizzo di laboratori (corsi di cucina, panificazione, falegnameria, impiantistica) non hanno potuto svolgersi mediante modalità telematiche e a distanza. E non sono state solo le attività formative e scolastiche a subire una battuta d’arresto, ma anche quelle lavorative.

Sempre secondo i dati del Ministero della Giustizia, i detenuti lavoranti totali al 31 dicembre 2021 sono così suddivisi (italiani e stranieri, dati regionali)17:

Regione

di detenzione alle dipendenze

dell’Amministrazione non alle dipendenze

dell’Amministrazione totale lavoranti numero di

detenuti di cui donne numero di

denetuti di cui

donne numero di

detenuti di cui donne italiani + stranieri

ABRUZZO 785 33 20 0 805 33

BASILICATA 103 0 5 0 108 0

CALABRIA 1.051 31 24 2 1.075 33

CAMPANIA 1.883 147 163 19 2.046 166

EMILIA ROMAGNA 1.188 64 130 4 1.318 68

FRIULI VENEZIA

GIULIA 192 4 23 0 215 4

LAZIO 1.531 161 91 10 1.622 171

LIGURIA 335 22 57 9 392 31

LOMBARDIA 1.913 143 628 57 2.541 200

MARCHE 303 5 31 3 334 8

MOLISE 132 0 11 0 143 0

PIEMONTE 1.414 53 227 34 1.641 87

PUGLIA 1.036 69 126 15 1.162 84

SARDEGNA 730 14 42 0 772 14

SICILIA 1.907 59 122 0 2.029 59

TOSCANA 1.226 43 176 4 1.402 47

TRENTINO ALTO

ADIGE 192 24 28 0 220 24

UMBRIA 459 20 26 0 485 20

VALLE D'AOSTA 50 0 7 0 57 0

VENETO 500 33 368 36 868 69

Totale Italiani +

Stranieri 16.930 925 2.305 193 19.235 1.118

Regione

di detenzione alle dipendenze

dell’Amministrazione non alle dipendenze

dell’Amministrazione totale lavoranti numero di

detenuti di cui donne numero di

denetuti di cui

EMILIA ROMAGNA 662 24 47 3 709 27

FRIULI VENEZIA

GIULIA 57 2 1 0 58 2

LAZIO 675 67 11 4 686 71

LIGURIA 224 11 20 3 244 14

LOMBARDIA 951 67 193 20 1.144 87

MARCHE 134 3 7 1 141 4

MOLISE 36 0 1 0 37 0

PIEMONTE 550 22 83 17 633 39

PUGLIA 144 5 8 4 152 9

VENETO 307 19 177 20 484 39

Totale stranieri 6.171 332 672 77 6.843 409

Tabella 14. Riepilogo nazionale detenuti lavoranti. Situazione al 31 dicembre 2021

Fonte: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - Ufficio del Capo del Dipartimento - Segreteria Generale - Sezione Statistica

Infine, è importante sottolineare sono sempre meno le possibilità per la popolazione detenuta di svolgere attività lavorative all’esterno degli istituti penitenziari. Come sos-tiene la dott.ssa Perla Arianna Allegri nell’articolo “Dalla parte dei lavoratori. Il lavoro e la formazione in carcere”, scritto per l’Associazione Antigone, “la riforma dell’Ordi-namento penitenziario che ha normato il lavoro peniten-ziario ha portato di certo alcune novità importanti rispetto alla normativa precedente, ma permangono alcuni profili problematici a riguardo, come il mancato incremento delle opportunità di lavoro retribuite, soprattutto, con le imprese esterne. L’aspetto retributivo – ma anche quello contributi-vo – rappresentano un fattore fondamentale per il detenuto lavoratore. L’auspicio è che si investa sul lavoro e vengano incrementate le possibilità lavorative retribuite sia all’inter-no che all’esterall’inter-no dell’istituzione penitenziaria e che le at-tività formative”18.