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Le startup richiedono condizioni sociali, economiche e finanziarie particolarmente favorevoli. Occorrono giovani brillanti, un sistema formativo di eccellenza, disponibilità di tecnologie, un sistema produttivo robusto e diversificato, servizi efficienti, una finanza ricettiva e innovativa, risorse finanziare abbondanti, una pubblica amministrazi-one lungimirante (e con adeguati fondi). A questo proposito, il Global Startup Ecosystem Report 2021 realizzato da Startup Genome, la più accredita società di consulen-za e ricerca in materia di startup innovative, ha analizconsulen-zato più di 275 ecosistemi in oltre 100 paesi, identificando i top 30 ecosistemi, i 100 ecosistemi emergenti e i settori in ascesa nella mappa globale delle startup. I risultati offrono alcune sorprese. Rispetto alle precedenti edizione del rapporto, rimangono stabili i 5 migliori ecosistemi globali per le start up: Silicon Valley, New York, Londra, Pechino e Boston. È il nord America a dominare la classifica con il 50% dei top ecosystem, seguita dall’Asia con il 27% e dall’Europa con il 17%. Nella top 10 2021 c’è una new entry, Tokyo, che sale al 9° posto dal 15° posto del 2020. Arretra al 17° posto Stoccolma (10° nel 2020).

Altri ecosistemi hanno scalato la classifica: Shenzhen si è posizionato #19, Philadelphia dal #43 a #28, Seoul è adesso alla posizione #16 da #20 e Toronto-Waterloo è passato dal #18 posto nel 2020 al #14. Per quanto riguarda l’Italia, tra i 100 runner-up vengono inclusi Milano e Roma; Torino viene citato in virtù della partnernship con l’Innovation Centre di Intesa San Paolo, ma non compare nella classifica.

Complessivamente, nei primi due mesi del 2022, il saldo tra assunzioni e cessazioni è risultato positivo (circa 22.000 posti di lavoro), in linea con i valori del 2019. Il numero di contratti attivati è pertanto quasi tornato sul sentiero di crescita precedente la crisi sanitaria (cfr. figura 24).

Figura 24. Andamento dell’occupazione dipendente Fonte: Banca d’Italia (2022)

Al netto degli effetti stagionali – particolarmente significativi tra la fine di dicembre, quando numerosi contratti giungono al termine, e l’inizio di gennaio, quando ne vengono attivati di nuovi – si evidenzia una lieve flessione del numero di posti di lavoro creati rispetto agli ultimi mesi del 2021 (cfr. figura 11). Il rallentamento è stato più marcato in alcuni comparti dei servizi e in particolare nel commercio e nel turismo, penalizzati dai nuovi timori di contagio e dalle restrizioni connesse con la diffusione della variante Omicron.

Figura 25. Andamento stagionale dell’occupazione dipendente Fonte: Banca d’Italia (2022)

in luce, a prescindere dalla lunga fase pandemica riscontrata a cavallo tra il 2020 e il 2021, un an-damento crescente nel numero di soci lavoratori e dipendenti ad esse collegati. Infatti, secondo i dati raccolti da Info Camere relativi al panorama dell’economia innovativa in Italia, nel 2021 sono +85.000 i lavoratori che hanno trovato impiego nelle nuove imprese (o come founding partners o come dipendenti). A marzo 2014 il totale superava appena le 10.000 unità, segnando pertanto in soli 7 anni un significativo +800% (cfr. figura 26).

Figura 26. Soci lavoratori e dipendenti legati alle startup Fonte: Fonte Infocamere (2021)

Figura 27. Tasso occupazionale in Italia per Regione Fonte: Eurostat (2021)

Tuttavia, nonostante l’impatto relativamente importante che le startup stanno avendo sull’ecosis-tema professionale italiano, i nuovi dati Eurostat mostrano uno scenario occupazionale ancora grave, specialmente in alcune regioni del Paese. In particolare, Sicilia, Campania, Calabria e Puglia occupano i primi posti nella UE per peggior tasso di occupazione complessiva. Gli occupati sono il 41,1% in Sicilia, il 41,2% in Campania, il 42% in Calabria e il 46,7% in Puglia, contro una media europea del 68,4% e una media nazionale del 58,2%. La Grecia rimane il paese europeo con la peggiore disoccupazione ma il problema italiano sta nelle profonde e antiche disparità tra nord e sud. Il tasso di occupazione di una città come Bolzano supera ampiamente il 70%, mentre crolla drammaticamente nelle città del sud (cfr. figura 27).

La situazione peggiora decisamente quando si parla di opportunità professionali per le donne.

L’occupazione femminile è pari al 29,1% in Sicilia e Campania, e al 30,5% in Calabria. Pensiamo che in Finlandia questo tasso arriva a superare l’83%. Inoltre, come detto più volte, il lavoro delle italiane è spesso un lavoro part time e povero, soprattutto al centro-sud. Nel nostro paese il tasso occupazionale delle donne è basso anche per le laureate. Se in Europa l’82,5% delle giovani con laurea ottiene un lavoro, da noi la percentuale scende al 76,4% (cfr. figura 28).

La situazione peggiora decisamente quando si parla di opportunità pro-fessionali per le donne. L’occupazione femminile è pari al 29,1% in Sicilia e Campania, e al 30,5% in Calabria. Pensiamo che in Finlandia questo tasso arriva a superare l’83%. Inoltre, come detto più volte, il lavoro delle italiane è spesso un lavoro part time e povero, soprattutto al centro-sud. Nel nostro paese il tasso occupazionale delle donne è basso anche per le laureate. Se in Europa l’82,5% delle giovani con laurea ottiene un lavoro, da noi la percen-tuale scende al 76,4% (cfr. figura 28).

Figura 28. Tasso occupazionale femminile in Italia Fonte: Eurostat (2021)

Figura 29. Infografica – Startup a Leadership Femminile Fonte: Millionaire (2022)

All’interno di questa cornice occupazionale, nel perimetro della ricerca Pow(H)er Generation – How to make to make a difference (2022) , realizzata da Cariplo Factory, risulta che su 110 startup italiane fondate o guidate da donne, il 74% ha almeno due socie, il 64% si trova al nord, l’86% è alla ricerca di investitori, ma quasi la metà fa fatica ad attrarre capitali (cfr. figura 30).

Figura 30. I settori d’attività (%) delle Startup al femminile Fonte: Millionaire (2022)

Figura 31. I settori d’attività (%) delle Startup al femminile Fonte: Millionaire (2022)

È rilevante notare che, anche se il 66% delle startup ha già ricevuto un investimen-to, l’86% ha dichiarato di essere sempre alla ricerca di un investitore che possa sostenere e finanziare la crescita. Solo il 2% ha beneficiato di un finanziamento dedicato all’imprenditorialità femminile mentre il 40% rileva difficoltà a raccogliere investimenti (cfr. figura 32).

Figura 32. Accesso al fund raising per le startup al femminile (%) Fonte: Millionaire (2022)

I principali settori in cui operano le Startup a trazione femminile sono: circular economy (18%), education e edtech (6%), food & beverage (2%), delivery & logis-tics (2%), entertainment (4%), healthcare (20%), digital platform (26%), fintech (2%) (cfr. figura 31).

Figura 33. Problematiche riscontrate (%) dalle imprenditrici oltre al fund raising Fonte: Millionaire (2022)

Gartner42(2021), società per azioni multinazionale che si occupa di con-sulenza strategica, ricerca e analisi nel campo della tecnologia dell'in-formazione con oltre 15.000 clienti nel mondo, individua ogni anno una nuova serie di iniziative tecnologiche che si prevede saranno influenti nel nuovo anno. Di seguito una lista dei principali trend per il quadrien-nio 2022-2025:

1) Servizi per imprese “diffuse” – Gamification e tecnologie per lo Smart working

Si prevede che entro il 2023, il 75% delle organizzazioni che sfruttano i vantaggi dell’ “azienda distribuita” realizzeranno una crescita dei ricavi maggiore del 25% rispetto ai concorrenti. Un dato interessante visto il crescente interesse dei colossi tech per evoluzioni come il metaverso.

2) Cyber Security

La spesa globale per prodotti e servizi relativi alla cybersecurity arriverà a 1,75 trilioni di dollari entro il 2025, un dato impressionante consider-ando che nel 2004 il mercato globale della sicurezza informatica valeva appena 3,5 miliardi di dollari.

3) Blockchain

Gartner riporta che il valore aggiunto di affari della blockchain passerà a più di 176 mld $ nel 2025 a oltre 3 trilioni di dollari entro il 2030, ovvero una crescita esponenziale (media annuale di growth pari a 38,4%) 4) Agritech / Ag-tech

Il valore totale del mercato Agtech (tecnologia agricola) raggiungerà i 22,5 miliardi di dollari entro il 2025 con un tasso di crescita medio annuo del 150% nei prossimi cinque anni. Dai sensori agricoli per la gestione delle colture, dalla mappatura GPS del campo, alla gestione della catena di approvvigionamento, l’obiettivo finale è di aumentare la reddittività dei raccolti e ridurre i costi attraverso la connettività e la comprensione dei dati.

NOTE

42 https://www.gartner.com/en/newsroom/press-releases/2021-10-18-gartner-identifies-the-top-strategic-technology-trends-for-2022