• Non ci sono risultati.

2.2. Le Traduzioni italiane delle Mille e una notte

2.2.7. Traduzioni dall’arabo

2.2.7.2. Donzelli 2006

Più di cinquant’anni dopo l’uscita dell’edizione di Einaudi, viene pubblicata a Roma, nel 2006, presso la casa editrice Donzelli, la seconda traduzione italiana delle Mille e una

notte basata sul testo arabo dall’edizione critica di Muhsin Mahdi517 che a sua volta si

fonda sul manoscritto di Galland. La traduzione porta il titolo di Le mille e una notte Edizione italiana condotta sul più antico manoscritto arabo stabilito da Muhsin Mahdi, a cura di Roberta Denaro, Introduzione di Vincenzo Cerami. Il volume si chiude con la postfazione di Roberta Denaro dal titolo Nel labirinto delle Notti, tra oralità e scrittura:



512Le Mille e una notte, raccolta integrale di novelle orientali nella traduzione di Salvatore Grosio e Lucio

Vanzi, illustrazioni di Gaetano Proietti e Giovanni di Stefano, Roma, Armando Curcio, 1959, II, p. 340.

513 Le Mille e una notte, Einaudi, cit., I, p. 61, n. 1. Pur nella notte 17, I, p. 94. 514 Ivi., n. 2.

515 Le Mille e una notte, Einaudi, cit., I, p. 279, n. 1. (la traduzione del secondo emistichio è la seguente:

come il diluvio e il fuoco).

516 Le Mille e una notte, Einaudi, cit., I, p. 614, n. 1

517 Muhsin Mahdi (Karbala, 1926 – Parigi, 2007), dopo aver compiuto i primi studi all’Università Americana

di Beirut e una volta ottenuto il Dottorato presso la Harvard University nel 1954, ritornò in Iraq per due volte per insegnare all’Università di Bagdad dal 1947 fino al 1957. Nel 1958 si spostò a Chicago dove ha lavorato per dieci anni insegnando ad Harvard fino al pensionamento nel 1996. È stato il Direttore dell’Istituto degli Studi Orientali nella stessa Università. Tenne lezioni presso varie università (Cairo, Friborg, Los Angeles e nell’Istituto Centrale per gli Studi Islamici in Pakistan). Ha participato al Convegno Internazionale presso la Sorbonne di Parigi in occasione del trecentesimo anniversario della prima versione gallandiana delle Notti. Fra i suoi libri più recenti: Alfarabi and the foundation of Islamic political philosophy, The University of

 Ragioni e fascino dell’edizione critica. Nell’antiporta veniamo a sapere che la traduzione del Prologo e delle notti 1-101 e 201-271 è di Roberta Denaro518 mentre la traduzione delle notti 102-200 e 272-282 è di Mario Casari519. La traduzione riproduce solo 282 notti e termina con la novella incompiuta di Qamar az-Zaman. Al contrario Mahdi, nella sua edizione critica completa, completa la novella in questione in 71 notti dalla notte 96 alla notte 166 dal manoscritto conservato nel fondo orientale della Bodleian Library in Oxford datato nel (1177 dell’Egira-1764 d. C. ) n. 550-551. L’edizione ha due appendici contenenti la Storia del terzo vecchio520, mancante dal codice di Galland, e i I versi dell’Addio della Storia del terzo Calendario, rintracciata nello stesso codice della Bodleian Library.

Dunque, la traduzione italiana contiene solo le 35 novelle e mezzo in conformità con il codice di Galland, ma non altrettanto con l’edizione di Mahdi, che a mio parere sarebbe più opportuno non lasciare l’ultima novella incompiuta, dove il filologo e curatore dell’edizione araba ne presentò completa, come vedremo di seguito.

L’edizione critica di Muhsin Mahdi o Brill 1984

Pubblicata con il titolo di The Thousand and One Nights, from the Earliest Known

Sources Arabic Text521, tale edizione ha visto la luce nel 1984522 ed era stata condotta sulla

base del testo più antico finora conosciuto dell’opera, ovvero il manoscritto in tre volumi usato da Galland nel XVIII secolo. L’edizione in questione riproduce fedelmente il testo del codice senza nessun intervento, linguistico e morale, e risponde alla volontà del suo curatore che ha voluto presentare la raccolta come veniva raccontata proprio all’epoca della composizione del manoscritto ovvero, secondo lui, all’inizio del XIV secolo. Si compone di tre volumi, ciascuno contenente parti diverse dell’opera, nonché i risultati



Chicago, 2001; Alfarabi: philosophy of Plato and Aristotle, translated and annotated by Charles E. Butterworth, New York, Cornell University Press, 2001, 160 p.

518 Roberta Denaro; professoressa di lingua e cultura araba nonché docente di lingua e traduzione presso

l’Università di Urbino “Carlo Bo”. Nel 2006 ha pubblicato Dal martire allo sahid. Fonti, problemi e confronti per una martirografia islamica.

519Mario Casari, professore aggregato di Lingua e letteratura araba presso la Facoltà di Lettere e Filosofia

dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma.

520 The thousand and one nights: from the earliest known sources: Arabic text edited with introduction and

notes by Muhsin Mahdi, cit., pp. 689-701.

521 The thousand and one nights: from the earliest known sources: Arabic text edited with introduction and

notes by Muhsin Mahdi, Leiden, Brill, 1984, XII, 708 p.

522 Muhsin Mahdi, The Thousand and One Nights, from the Earliest Known Sources Arabic Text, Leiden,



degli studi del suo curatore. Il primo volume raccoglie l’Introduzione (nella quale l’autore delinea un percorso abbreviato dei risultati delle sue ricerche sulle Notti arabe effettuati in 25 anni, a partire del 1969 fino al 1984) e il testo del manoscritto originale in arabo composto da 35 novelle e una incompiuta (Storia di Qamar az-Zaman e Beder al-Budur), seguite da due appendici (Il racconto del terzo vecchio e Le poesie della partenza). Il secondo volume, pubblicato nello stesso anno, è invece in lingua inglese e dedicato all’apparato critico del manoscritto (Critical apparatus, description of manuscripts523). Infine, il terzo volume del 1994 contiene l’introduzione e gli indici (Introduction and indexes524).

Come abbiamo già accennato l’edizione di Muhsin Mahdi ricostruisce la più antica versione del testo arabo sulla base del manoscritto in tre volumi usato da Galland, secondo un rigoroso metodo comparativo di cui è opportuno seguire i passaggi essenziali. Robert Irwin si sofferma su quest’edizione riassumendo così il lavoro di Mahdi:

Mahdi prese come testo base i tre volumi del manoscritto siriano che era stato usato da Galland. Li comparò con gli altri manoscritti siriani superstiti, annotando le varianti e gli errori, Mise a confronto la famiglia dei manoscritti siriani con una parallela-benché nell’insieme più tarda- famiglia di manoscritti egiziani. Alcuni manoscritti siriani mostravano tracce di contaminazione da parte del filone egiziano; ma basandosi sopratutto sulle versioni più antiche, Mahdi riusci a ricostruire l’antenato comune di tutti i manoscritti siriani (il loro archetipo, o in arabo al-Dustur) depurato di tutte le aggiunte e le costruzioni successive. Effettuò poi un esame simile, anche se meno approfondito, dei manoscritti egiziani più tardi e accertò l’esistenza di un antenato comune anche a questo qruppo. Infine mise a confrono i due manoscritti così ricostruiti che erano all’origine di tutti i manoscritti superstiti delle notti, e dedusse la forma del loro antenato comune, l’archetipo originario, non fu possibile andare oltre il testo archetipo, ma Mahdi riuscì a fornire qualche ipotesi plausibile delle circostanse relative alla composizione della fonte-madre (in arabo al-nuskha al-umm) da cui l’archetipo era derivato. Secondo Mahdi, la fonte madre aveva avuto origine in Siria, tra il XIII e gli inizi del XIV secolo, probabilmente non molti anni prima che l’archetipo venisse a sua volta copiato; e la versione adoperata da Galland sarebbe quella immediatamente successiva all’archetipo525.

Dunque, a partire dalla convinzione che il manoscritto di Galland rappresenti una copia diretta dall’archetipo, il curatore avrebbe scelto di riprodurre tale edizione depurandola di qualsiasi aggiunta, escludendo anche le novelle più amate dai lettori. Ciò ha costituito per gli studiosi un’ottima occasione per accedere facilmente al testo più antico delle Notti, non altrettanto per i lettori che, mentre hanno potuto godere della lettura, non hanno ritrovato nel testo tutta la varietà dell’edizione gallandiana, ancora oggi considerata l’edizione più rappresentativa dell’opera. Sul versante opposto, il testo ha avuto una diffusione



523 Muhsin Mahdi, The Thousand and One Nights, from the Earliest Known Sources Arabic Text, Critical

apparatus, description of manuscripts, Vol. II., Leiden, Brill, 1984, VIII, 308 p., 111 p. di tav.

524 Muhsin Mahdi, The Thousand and One Nights, from the Earliest Known Sources Arabic Text,

Introduction and indexes, Leiden, Brill, 1994, VI, 277, 108 p.

525 Roberta Denaro, le Mille e una notte, cit., p. 585.; Robert Irwin, La favolosa storia delle Mille e una notte,



bassissima presso il pubblico arabo, proprio a causa dell’oscenità del linguaggio. Infatti, l’edizione in questione riproduce l’opera nel linguaggio dell’epoca (XIV sec. d.C.), il quale era rivolto ad un pubblico esclusivamente maschile. Di fatto l’edizione di Mahdi è senza dubbio quella dove gli aspetti legati all’oscenità del linguaggio e alla volgarità sono più presenti, come testimoniano ad esempio gli espliciti riferimenti alle pratiche sessuali o la libera descrizione dell’omosessualità. La presenza di un contenuto senza censure non deve stupire pensando all’epoca in cui il testo era stato composto, epoca nella quale la letteratura offriva altri testi nei quali è possibile leggere linguaggi analogamente osceni, spesso ricchi di descrizioni anche particolareggiate di atti sessuali e circostanze affini. Resta il fatto che l’edizione non fu mai stampata in un paese arabo ed è ancora oggi disponibile solo nella stampa di Brill del 1984. Nell’Enciclopedia degli orientalisti, ‘bd al-Rahman criticò in maniera spietata il testo per la sua volgarità e oscenità526. Basterebbe rileggere la novella del Facchino e le tre dame di Bagdad527 per avere un’idea dell’assoluta libertà di questa edizione nel riportare termini erotici e ricreare situazioni che non si trovano in nessun’ altra edizione (la novella si dilungua ad esempio nell’elencare tutti i termini tramite i quali sono indicati gli attributi sessuali maschili e femminili), nonché attestare quanto Galland sia intervenuto sull’opera censurandone alcune parti così da consentire la diffusione delle Notti in varie culture come non sarebbe stato altrimenti.

Ciononostante, l’edizione di Mahdi, «il monumentale risultato di venticinque anni di lavoro»528 come la definisce Roberta Denaro, è stata accolta calorosamente anche se non è passata inosservata la mancanza delle novelle più conosciute, comunemente note con il nome di “storie orfane”. Poco dopo la sua apparizione la versione Brill è stata tradotta in diverse lingue europee, come nel caso della traduzione inglese di Husain Haddawy del 1990529, quella francese di Jamel Eddine Bencheikh e André Miquel del 1991530, quella



526 In arabo: ‘bd al-Rahman Badawi, Enciclopedia degli orientalist, 3 ed., Beirut, Dar al-‘lim Lullmelaeen,

1993, p. 513.

527 Si vedano: (in arabo) The thousand and one nights: from the earliest known sources: Arabic text edited

with introduction and notes by Muhsin Mahdi, cit., pp. 126-147. Roberta Denaro, le Mille e una notte, cit., pp. 85-110.

528 Roberta Denaro, le Mille e una notte, cit., p. 584.

529 Arabian nights, ed. by Husain Haddawy, New York-London, Everyman’s Library, 1990, 428 p.; Robert

Irwin si sofferma sulla traduzione di Haddawy considerandola «una traduzione molto piacevole del testo curato da Mahdi, che consiglio caldamente a tutti coloro che vogliano assaporare il gusto originale dei racconti» (in La favolosa storia delle Mille e una notte, cit., p. XVIII), mentre Roberta Denaro ricorda che Haddawy ommette il blocco delle ultime undici notti. Roberta Denaro, le Mille e una notte, cit., p. 596.

530 Les mille et une nuits: contes choisis, trad. di Jamel Eddine Bencheikh e André Miquel, Paris, Gallimard,



olandese a cura di Richard Van Leeuwen531 che comprende il prologo e le prime 229 notti, oltre il blocco della Storia di Jullanar del mare532. Ancora la versione tedesca tradotta da Claudia Ott con il titolo Tausendundein Nacht, sulla quale Roberta Denaro si è espressa ipotizzando che questa costituisca l’unica traduzione integrale dell’edizione di Mahdi fino ad oggi consultabile 533. Appartiene alla Denaro e a Mario Casari l’edizione italiana del testo apparsa nel 2006 presso Donzelli534, poi ristampata l’anno successivo dalla stessa casa editrice.

L’alta fedeltà della stampa al testo originario fu senza dubbio molto apprezzata dai critici, fra i quali si ricorda Robert Irwin, il quale sottolinea che «l’edizione Mahdi […] contiene molti preziosi dettagli che sono andati perduti nelle edizioni Calcutta e Bulaq. La consiglio vivamente a tutti coloro che vogliano gustare il sapore delle Notti e godere dell’autentica bellezza artistica e stilistica delle sue storie»535. D’altra parte non mancarono le opinioni di coloro che, come Abdelfattah Kilito, pur giudicandolo un «risultato ammirevole»536 dell’edizione Mahdi, vollero sottolieanre la delusione del lettore che non aveva ritrovato nel testo «storie che gli sono care e che, in cuor suo, hanno sempre fatto parte delle Notti»537. Si pensi solo alla Storia di Aladino, al Sindbad e ad Alì Babà.

Aderenza e oscenità.

La traduzione aderisce fedelmente al testo originale. Nell’ambito linguistico, i passi erotici vengono tradotti parola per parola e, infatti, nel confrontare il testo italiano con l’originale arabo, si può avere un’idea della piacevolezza della lettura della traduzione di Galland, oltre che apprezzare anche il senso della completezza, in quanto essa riproduce la veste linguistica sensa nessun taglio. Mancano soltanto le formule di apertura, che sono ispirate dalla tradizione orale: «Disse il cantastorie, il compositore del libri; il narratore



531 La versione olandese a cura di Richard Van Leeuwen. De vertellingen van Duizend-en-één-Nacht.

Illustrazione di Jean-Paul Franssense. Amsterdam 1993-1999. Comprende il prologo e le notti 1-229, nonché il blocco della Storia di Jullanar del mare.

532 Roberta Denaro, le Mille e una notte, cit., p. 596.

533 Claudia Ott (a cura di), Tausendundein Nacht, C. H. Beck, 2004.

534 Le mille e una notte, a cura di Roberta Denaro; introduzione di Vincenzo Cerami, traduzioni di Roberta

Denaro e Mario Casari, Ed. italiana condotta sul più antico manoscritto arabo stabilito da Muhsin Mahdi, Roma, Donzelli, 2006, XVII, 605 p.

535 Robert Irwin, La favolosa storia delle Mille e una notte, cit., p. 32

536Abdelfattah Kilito, Il libro magico, in Le mille e una notte: le storie più belle, a cura di Mirella Cassarino

dall’edizione diretta da Francesco Gabrieli, 4. ed., Torino, Einaudi, 2010, p, XXIII.



disse; il trasportatore disse; il cantastorie disse»538. Queste formule ricorrono diciotto volte solo nel racconto cornice.

La traduzione fu ristampata dalla stessa casa editrice nel 2006. L’edizione, che come si è accennato prima, è basata sul manoscritto di Galland, ovvero il codice più antico giunto a noi, si differenzia da quest’ultima nel riprodurre il testo del codice senza nessun intervento sia linguistico sia morale. È completamente fedele, tanto da meritare l’appellativo non retorico di “le vere Mille e una notte” secondo la definizione che ne è stata data in una recensione apparsa sul «Corriere della Sera» con il titolo Le vere Mille e una notte, seguito da un sottotitolo che svela subito la particolarità del testo: Perché sesso e

violenza erano stati cancellati539.

L’edizione in questione ha svelato, dunque, quanto è stato incisivo l’intervento di Galland nel dare una sua personale veste linguistica e morale all’opera, mentre completamente conservativo è stato invece l’atteggiamento di Mahdi e quello dei curatori della traduzione italiana ad essa relativa: «Tuttavia, il velo dell’orientalismo in chiave occidentale sovrappostovi da Galland ne ha molto compromesso l’autenticità, stemperandone le asperità e gli intrecci, correggendone l’oralità, edulcorandone i risvolti anche erotici, spesso decontestualizzandone la ricchissima e brulicante materia»540.