• Non ci sono risultati.

L’edizione Bulaq I (1835)

1.5. Il fondo egiziano delle Nott

1.6.3. L’edizione Bulaq I (1835)

Vent’anni dopo la spedizione francese in Egitto, negli anni 1798-1801, viene fondata al Cairo la prima tipografia nel mondo arabo gestita da arabi, nota con il nome di “Bulaq”. All’interno di questa tipografia veniva pubblicato il bollettino ufficiale dello stato egiziano chiamato (Avvenimenti dell’Egitto) Al-Waqa’i’a al-Masriya. In primo luogo è necessario precisare che l’editoria araba si è avviata molto in ritardo rispetto a quella europea e senza dubbio questo avvenimento ha condizionato la fortuna di molte opere arabe fra cui le Notti. Del resto, possiamo dire che fino alla pubblicazione del Dizionario

Italiano Arabo148, appunto stampato presso Bulaq nel 1821, non si può parlare di edizioni

arabe intese come testi stampati da arabi nel territorio d’origine. Prima di questa data la diffusione dei testi arabi era strettamente legata alla veste manoscritta e così accade anche



147 Heinrich L. Fleischer, Remarques critiques sur le premier tome de l’édition des Mille et une Nuits de M.

Habicht, in «Journal Asiatique», 1º sér. Paris, Juillet 1827, tome XI, pp. 217–238.; Pinault David, Story- Telling Techniques in the Arabian Nights, Leiden, Brill, 1992, 157–173.; Mahdi Muhsin, The Thousand and One Nights, cit., pp. 92-95.

148È la prima tipografia in caratteri arabi in Egitto, situata a Bulaq (quartiere a nord-ovest del Cairo), fu

costruita nel 1821, la sua prima pubblicazione il dizionario italiano-arabo, fu compilato dal prete arabista Don Raffaele Zakkur. Resta da aggiungere che il dizionario in questione fu ordinato proprio di Muhammed Alì BaȘa, come lo conferma lo stesso Don Raffaele Zakkur, si veda: Corrado Masi, Italia e italiani nell’Oriente vicino e lontano, 1800-1935, con una presentazione di Piero Parini, Bologna, L. Cappelli, 1936, p. 28. Sulla Tipografia di Bulaq si vedano: Adriano Balbi, Compendio di geografia compilato su di un nuovo disegno, Napoli, Stabilimento tipografico all’insegna dell’Ancora, 1843, Vol. II, pp. 344-345.



per le Mille e una notte che continuarono a circolare in forma di manoscritto all’interno del territorio arabo, anche dopo la loro pubblicazione francese, a Parigi, nel 1704. Per tutte queste ragioni appare quantomai significativa la prima stampa araba dell’opera, avvenuta nel 1835.

In quanto all’editore e alla lingua di pubblicazione, la prima edizione araba delle Notti è quella indicata con il nome di “Bulaq I”, dal nome della tipografia che la stampò all’inzio del XIX secolo. Bulaq vide precisamente la luce nel 1251 dell’Egira (1835) sotto il regime di Muḥamad Alì Bașa, a cura dello sceicco ‘bd al-Raḥmān al Safety al-Sharqāwī, che era docente nell’Università di Al-Azḥar al Cairo. Questa edizione fu pubblicata in due volumi, senza illustrazioni, contenenti rispettivamente circa la metà delle notti. Il primo, composto da 710 pagine, ne raccoglie 536 e termina con La storia di Hasib. Le restanti novelle sono incluse nel secondo volume, 620 pagine, che comincia con La storia del Sindibad e si chiude con l’epilogo dell’opera. Sul frontespizio del primo volume sono riportati quattro versi, due dei quali assai sgnificativi perché celebrano la pubblicazione del libro come un atto di riconoscimento: in questo modo il testo delle Notti entrava a far parte del patrimonio letterario arabo. Inoltre, è presente un riferimento alla cura dimostrata dagli occidentali verso l’opera, stampata in Europa molto tempo prima, assimilando tale stampa al ritorno del profeta Mosè a sua madre e a quello di Giuseppe al padre Jacopo. Tali versetti intendono dunque attestare che gli arabi si sono presi cura dell’opera stampandola e così facendo ne hanno riconosciuto il valore:

لامانأ َتمدع لاف ُباــتكلا درو

ابـــيط َخّمضت ىّتح هــب تبتك

هـــّملأ َديــعُأ دق ىسوــم ّنأكف

ابوقعي ىتأ دق َفسوي بوث وأ

È terminato il libro, beato chi l’ha composto affinché ne venga divulgata sua fragranza. Come se Mosè fosse tornato da sua madre e l’abito di Giuseppe fra le mani di Giacobbe.

Come era già accaduto nelle edizioni più antiche di Bulaq I, Calcutta I e Breslavia, anche in questa stampa delle Notti sono presenti interventi significativi del curatore. Di questi rimaneggiamenti ci dà notizia direttamente Al-Sharqāwī, quando nella conclusione del secondo e ultimo volume informa il lettore della natura dei suoi interventi sul testo. In questo senso egli afferma di aver migliorato il linguaggio dei testi, emendando tutte quelle



espressioni che, per la loro rozzezza, hanno condizionato il destino dell’opera, non consentendone la stampa e quindi la diffusione. Sottraendo il testo alla veste originale, soprattutto nobilitandolo, il curatore ha fatto in modo che l’opera potesse essere degnamente stampata. Al-Sharqāwī assimila tale pratica ad un versetto del Corano dove è riportata l’espressione “chimo e sangue” («E invero dai vostri greggi trarrete un insegnamento: vi dissetiamo con quello che è nei loro visceri, tra chimo e sangue: un latte puro, delizioso per chi lo beve»149), volendo così dire che come Allah fa uscire il latte fra elementi impuri, così il curatore ha conferito all’opera una veste degna, isolandola da tutti quegli elementi che davano al testo un aspetto rozzo, condannandolo all’oblio.

Tuttavia, nonostante l’intervento di Al-Sharqāwī, il testo contiene ancora molte espressioni erotiche150 e volgari. È allora interessante notare che il curatore, sebbene fosse un docente religioso, ha scelto di non censurare i passi e le espressioni contenenti riferimenti sessuali, sostituendoli per esempio con eufemismi o addirittura emendandoli151, e abbia preferito revisionare il testo solo per quanto riguarda il livello linguistico, inserendo espressioni raffinate dove si trovavano modi di dire o frasi riprese dal parlato, lasciando però anche in questo caso alcune espressioni non letterarie. Infine, Al-Sharqāwī afferma, nella cortissima introduzione al secondo volume, che «siamo arrivati alla terza parte»152, intendendo così dire che la suddivisione in quattro è presente nel manoscritto originale dell’opera.

Bulaq I è la prima edizione araba pubblicata in un paese arabo, nonché la sola fra le quattro note edizioni ottocentesche a basarsi su un unico manoscritto, come afferma lo studioso Muhsin Mahdi:

l’edizione Bulaq […] è famosa per due motivi: il fatto che essa sia completa e che, diversamente dalle altre edizioni, sia basata su un solo manoscritto153; inoltre, l’edizione era

priva di qualsiasi aggiunta proveniente da altre edizioni o altre fonti. Sfortunatamente il manoscritto utilizzato per l’edizione Bulaq è stato perduto; non ve n’è traccia nelle biblioteche del Cairo o in altre città, (non c’è da stupirsi, perché il manoscritto base delle edizioni di Bulaq 1°, per il fatto stesso di essere utilizzato dai lavoratori della casa editrice, era esposto continuamente a schizzi di inchiostro che lo resero, ovviamente, illeggibile e inutilizzabile;



149 Sura XVI “Le Api”, versetto 66.

150 Il testo contiene dei passi che possono essere tolti da un classico della pornografia, a tal proposito

rimandiamo alla scena del tradimento nel racconto cornice, si veda: in arabo: ‘bd al-Raḥmān al Safety al- Sharqāwī (a cura di), Alf Layla wa Layla, cit., vol. I. p. 3.

151 Al-Sharqāwī potrebbe aver scelto di mantenere nel testo le esprissioni oscene perché all’epoca la lettura

era esclusivamente accessibile agli uomini dal momento che la maggior parte delle donne non sapeva leggere. Pertanto tali riferimenti potevano risultare tollerabili se pensati per un pubblico interamente maschile.

152 ‘bd al-Raḥmān al Safety al-Sharqāwī (a cura di), Alf Layla wa Layla, Cairo, Bulaq, 1835, vol. II. p. 2. 153 Forse intende il manoscritto dopo l’elaborazione dello scieicco egiziano ricordato nella citazione di

 ragione per cui è stato perduto). Nonostante questo, il confronto del testo pubblicato con gli altri manoscritti conosciuti prova con certezza che l’esemplare in volume fosse fatto a partire da un unico manoscritto e che il curatore non avesse consultato né altri manoscritti per fare delle aggiunte né le due edizioni precedenti [cioè Calcutta 1° e Breslavia].154

La sua autenticità è maggiormente riconosciuta rispetto alle altre tre edizioni, poiché essa si basa appunto su un solo testimone. Già Ulrich Jasper Seetzen, quando si trovava in Egitto in occasione del suo viaggio nei paesi arabi, aveva ricordato che uno sceicco egiziano preparava un’edizione completa delle Mille e una notte:

In July 1807, Seetzen, then in Cairo, recorded in his diary (Reisen, iii. 188) that Asselin had discovered that the MSS. Of the Nights current in Egypt were a compilation by a certain shaikh who died about 26 years before and for whose name Seetzen unfortunately left only a blank in his diary; that the original collection as it reached this shaikh consisted of about 200 Nights and that he combined the rest out of separate, already known, stories; that Asselin proposed to write a “dissertation” on this recension155.

Tuttavia Mahdi pone l’attenzione sul fatto che, nonostante tale edizione appaia come la più fedele al manoscritto base, essa presenti evidenti alterazioni: «il meglio che si può dire di quest’edizione è che si tratta di un’altra versione del libro cui mancano i caratteri del periodo (cioè delle notti) e lo stile della narrativa antica».156 Questo è imputabile al fatto che, come vedremo più avanti, gli editori sono a loro intervenuti a modificare le novelle dell’edizione Bulaq anche perché, ancora secondo Mahdi, il testo più antico, ovvero il manoscritto di Galand, presenta una veste linguistica più spiccatamente dialettale e contiene solo 281 notti (e 35 novelle circa). Anche Domenico Comparetti aveva posto l’attenzione su questo aspetto nel libro Ricerche intorno al libro del Sindbad, nel quale afferma che fra le edizioni arabe in cui appare La storia dei sette visir, l’edizione Bulaq risulta senz’altro come la più completa, ma meno fedele rispetto a Breslavia, precisando che «il più completo quanto al numero dei racconti […] è quella di Bulaq, la quale però non val nulla pel racconto fondamentale, in esso alterato tanto, che non giova tenerne conto. Il testo che meglio ha conservato il racconto fondamentale è quello di Habicht».157

Ciononostante l’alto livello di fedeltà attribuito a questa edizione ha fatto sì che venisse spasso ristampata nel corso degli anni158, attuando ogni volta piccoli o grandi



154 Muhsin Mahdi, Alf Layla wa Layla, cit., pp. 17-18, la traduzione è mia.

155 D. B. Macdonald, ALF LAILA wa-LAILA, in E.J. Brill's First Encyclopaedia of Islam, 1913-1936, vol.,

IX, supplement, Leiden, Brill, pp. 17-21., p. 19.

156 Muhsin Mahdi, Le mille e una notte, cit., p.19. la traduzione è mia.

157 Domenico Comparetti, Ricerche intorno al libro del Sindbad, Milano, Giuseppe Bernardoni, 1869, p. 4. 158 Nel 1279 dell’Egira-1863 d.C. vide la luce la prima ristampa della prima Bulaq intitolato Alf Layla we



cambiamenti. Come abbiamo già accennato, lo stessocuratore della prima edizione Bulaq (abd al-Rahman al-Safeti al-Sharqaui) rileva di aver migliorato il testo delle Notti e Fatima Mernissi si esprime in proposito dicendo che «è interessante notare che il primo editore arabo delle Mille e una notte sentì il bisogno di interferire nella versione Bulaq migliorando il linguaggio, producendo un’opera che era a suo giudizio superiore in qualità letteraria rispetto all’originale».159 Infatti, «l’arabo della fonte di Bulaq è generalmente più corretto della lingua corrotta e semi-colloquiale presente nei manoscritti usati per la compilazione di Calcutta I e Breslau»160 Ancora, alla fine del quarto volume dell’edizione di al-Saeedyam del 1935, l’editore informa il lettore che quest’edizione è stata pubblicata con la massima perfezione e corretta, quanto è stato possibile.161

Fra le traduzioni importanti basate sull’edizione Bulaq sono da ricordate l’edizione inglese di Lane, composta fra 1838 e il 1841 in tre volumi; l’edizione francese di Mardrus in diciassette volumi, uscita fra il 1899 e il 1904, e infine l’edizione italiana di Gabrieli. Essendo stata pubblicata in un paese arabo, la detta edizione subì diverse manipolazioni riguardo al contenuto, sia per motivi morali legati all’uso di un linguaggio non adatto, sia per nobilitare l’immagine del califfo abbaside Harun al-Rascid. A tale proposito il traduttore francese Khawam sottolinea come Bulaq cerchi di ricreare l’immagine di Harun: «Il testo dell’edizione di Bulaq ne offre dolorosamente. Alcuni brani sono adattati per non far vedere al pio lettore un califfo imprudentemente travestito da uomo del popolo e minacciato di botte; i personaggi non si inebriano più vino, ma bevono giudiziosamente succo di frutta, ecc.»162

Bulaq I fu accolta con entusiasmo come l’edito principis delle Mille e una notte essendo essa il frutto di un lavoro tutto arabo: in altre parole era l’edizione che ci si aspettava di vedere allestita da coloro di cui le Notti narravano le leggende e rievocavano la storia e la letteratura, i miti e le suggestioni. Per tutte queste ragioni l’edizione «sollevò una nuova ondata di teorie sulla provenienza e sulla natura dei racconti»163 e nonostante il



Bulaq. Poi nel 1888 esce la seconda ristampa di Bulaq la quale fu usata come fonte per la traduzione italiana di Einaudi, e successivamente fino ai nostri giorni ne sono state pubblicate decine e decine di ristampe in molti paesi arabi; soprattutto nell’Egitto, Libano e Siria.

159 Fatima Mernissi, L’Harem e l’Occidente, traduzione dell’originale inglese da Rosa Rita D’Acquarica,

Firenze-Milano, Giunti, 2009, p. 56.; ‘bd al-Raḥmān al Safety al-Sharqāwī (a cura di), Alf Layla wa Layla, cit., vol. II. p. 260.

160 Robert Irwin, La favolosa storia delle Mille e una notte, cit., p. 36.; si veda anche l’Introduzione di

Francesco Gabrieli al: Mille e una notte, cit., p. XL.

161 Alf Layla wa Layla, cit., al-Saeedyam del 1935 162 Khawam, Le mille e una notte, cit., vol. I, p.35.



curatore dell’edizione «non fa[cesse] riferimento al manoscritto fonte […] il testo di Bulaq sarebbe a sua volta servito come fonte di moltissime successive edizioni a stampa […]. A differenza degli altri, non sembra avere una struttura composita. Si ritiene piuttosto che sia stato redatto sulla base di un singolo manoscritto egiziano del XVIII secolo».164 La vulgata “Bulaq” delle Mille e una notte, «da cui deriva ogni susseguita ristampa egiziana»165 oltre ad essere fonte delle diverse traduzioni europee venne anche utilizzata per la quarta edizione araba ovvero Calcutta II. La fortunata edizione Bulaq fu oggetto di diversi contributi di studiosi arabi e non, fra cui ricordiamo Muhsin Mahdi166. Recentemente la Bulaq I è stata oggetto di un studio approfondito del francese Jean-Claude Garcin, dal titolo Pour une lecture historique des mille et une nuits: essai sur l’édition de bulaq

(1835), preceduto dalla prefazione dell’arabista André Miquel.167 L’autore effettua alcune

analisi storiche sulle Mille e una notte, basandosi sulla prima edizione di Bulaq e confermando l’ipotesi che quest’ultima sia stata allestita nella seconda metà dell’XVIII sec., in riferimento a quanto detto da Asslein, sopra citato, a proposito dello scieicco egiziano che s’occupava di redigere un’edizione delle Notti arabe.

1.6.4. L’edizione Calcutta II (1839-1843).168