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Inquadramento sintetico delle testimonianze storiche sul titolo dell’opera

1.5. Il fondo egiziano delle Nott

1.5.2. Inquadramento sintetico delle testimonianze storiche sul titolo dell’opera

Il titolo delle Mille e una notte, al pari della ricostruzione della genesi e della combinazione dei materiali del testo, non manca di affascinare gli studiosi che si sono spesso rivolti all’analisi delle trasformazioni di questa componente fondamentale delle Notti arabe, definito da Borges come «uno dei più belli [titoli] del mondo»81.

Il primo riferimento al titolo delle Notti arabe, si ritrova nelle pagine di Al-Masudi, il quale afferma – come già ricordato – che il nucleo dell’opera era stato tradotto dal persiano e portava il titolo Hazar afsaneh. Tale titolazione fu successivamente tradotta in arabo con l’espressione “mille storielle” e ancora modificata in Mille notti, come ribadisce anche Ibn al-Nadim. Tale passaggio, da “storielle” a “notti”, offre già lo spunto per riflettere, in questa fase, sull’influenza della cultura araba nella scelta del titolo, dal momento che è tradizionalmente noto che a Baghdad (dove appunto si ritiene siano

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resto servendosi di novelle separate tratte da opere già note». Le Mille e una notte, traduzione di Khawam, cit. Vol. I., p. 36.

79In arabo: Giamal al-Badry, Gli ebrei e le Mille e una notte, Damasco, Dar Safahat, 2007, 129 p.

80 ‘Abd al-Ḥakim Ḥassān, La storia del libro Mille e una notte, cit., p. 164.

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avvenuti tali interventi), nel periodo abbaside (VIII secolo d. C.) erano molto frequenti le narrazioni notturne, che si tenevano nelle abitazioni dei personaggi di spicco della città e costituivano, al pari degli a noi più comuni circoli letterari, l’espressione più viva del fermento culturale del tempo82. Spetta a Nabia Aboott il merito di aver rintracciato quella che si crede essere la più antica testimonianza del titolo delle Notti. La papirologa irachena ha, infatti, scoperto in Egitto nel 1948, un frammento di manoscritto del IX secolo d.C. che porta il titolo Kitab hadith Alf Layla, ossia Il libro del racconto delle Mille Notti e di cui quest’ultima ha parlato come «la testimonianza scritta più antica giunta a noi che porta il titolo dell’opera»83. Robert Irwin, invece, afferma che la testimonianza più antica del titolo completo di Alf Laila wa-Laila, ossia Mille e una notte, «è giunta da Geniza – un archivio ebraico egiziano medievale – [in] un frammentario promemoria dei prestiti fatti da un libraio e notaio ebreo del Cairo nel XII secolo, [dove] viene nominato un libro chiamato Le

mille e una notte (è la prima volta che abbiano il titolo nella sua forma definitiva)»84.

Ma già Francesco Gabrieli aveva notato il ruolo decisivo che l’Egitto aveva svolto nel conservare e tramandare quest’opera fino a noi, definendolo come «l’humus delle nuove, delle nostre Mille e una notte»85. Infine, per quanto riguarda l’attenzione che gli studiosi hanno rivolto al titolo nella sua prima definizione, si pensi anche allo storico egiziano Al- Maqrizi, il quale ricordava l’opera facendo esplicito riferimento al titolo nella forma attuale, Le mille e una notte, all’interno del libro Kitab al-Khitat86. Sembra quindi ipotizzabile che la seconda fase dell’evoluzione del titolo dell’opera, dopo l’intervento bagdadita che aveva cambiato le storielle in notti, coincida con l’arrivo delle novelle in Egitto, dove si può affermare avvenga l’aggiunta “di una notte” nel titolo che passa da Mille notti a Mille e una notte. Mancando, tuttavia, un testimone indubbio della formula “e

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82 Tra questi personaggi c’era Ibn al-Muqafaà, il quale era solito ospitare nella sua abitazione personaggi

della cultura dell’epoca, che venivano intrattenuti con racconti di Kalila e Dimna e altre raccolte persiane.

83 Robert Irwin, La favolosa storia delle Mille e una notte, cit., p. 41.

84 Ivi. p. 40. Ma, per un approfondimento in merito a questo aspetto si veda, come già suggerisce Irwin, lo

studio di S. D. Goitein, The Oldest Documentary Evidence for the Title Alf Laila wa-Laila, in «Journal of the American Oriental Society», 1959, 78, pp. 301-2.; Nabia Abbott, A Ninth-Century Fragment of the "Thousand Nights": New Light on the Early History of the Arabian Nights, in, The Arabian Nights Reader, cit., pp. 21-82; Solomon D. Goitein, The Oldest Documentary Evidence for the Title Alf Laila wa-Laila, in The Arabian Nights Reader, cit., pp. 83-86.

85 Francesco Gabrieli, Le Mille e una notte, cit., vol. I. p. XXV.

86 Robert Irwin conferma: «Che queste storie circolassero in Egitto intorno all’epoca in questione ci è

confermato da al-Maqrizi, uno storico egiziano degli inizi del XV secolo, che cita un autore spagnolo del XIII secolo, Ibn Sa‛id, il quale a sua volta menziona un certo al-Qurtubi («il Cordobano»), a proposito del fatto che i racconti delle Mille e una notte fossero conosciuti in età fatimide, vale a dire alla fine dell’XI secolo». Robert Irwin, La favolosa storia delle Mille e una notte, cit., Per la notizia del riferimento di Ibn Sa‛id, si veda: in arabo: Al-Maqrizi, Kitab al-Khitat, Il Cairo, 1854, I, p. 485.

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una notte” aggiunta al più antico titolo, gli studiosi hanno avanzato delle teorie a riguardo. Il Littman nel saggio intitolato Alf layla wa-layla, ovvero Le Mille e una notte, incluso nell’Encyclopedia dell’Islam, ammette che tale aggiunta può essere fatta risalire all’incidenza turca nelle culture del Medio Oriente medievale:

The title Thousand Stories may have been changed to Thousand Nights when, with the Arabs, the frame-work story and other stories were combined; that cannot have been done later than the 9th

century. Originally “1000 stories” meant only a very large number of stories; in the same way it is said of Shahrazad that she had collected “a thousand books”. For the simple mind even 100 is a high number, and “before 100 years” means – even for Oriental historians – the same as “a long time ago”; therefore the number 100 must not be taken in its exact sense. But 1000 is almost the same as “innumerable”. And the Book of the Thousand Nights which was known at Baghdad scarcely contained a thousand separate nights. But why was 1000 changed to 1001? This change may partly owe its origin to the superstitious aversion to round numbers common among the Arabs as among other peoples. But it is very likely that it was also influenced by the Turkish idiomatic use of bin bir “thousand and one” for a large number: in Anatolia there is a ruin called Bin-bir- kilise “1001 Churches”, but there are, of course, not nearly so many there. In Istanbul there is a place called Bin-bir-direk “1001 columns”; but there are only a few dozens of them there. The Turkish alliteration bin bir points to the origin of the Persian idiom hazar yak “1001” and of the title Alf layla wa-layla. Since the 11th century Persia, Mesopotamia and Syria and the other

countries of Eastern Islam were under the influence of the Turks. Thus the little “1001 Nights” at the beginning meant only a large number of nights, but later on the number was taken in its literal meaning, and it became necessary to add a great many stories in order to complete the number 1001.87

Mentre il Gabrieli aggiunge la possibilità che tale intervento possa anche essere originato dalla «superstiziosa avversione orientale alla cifra tonda», oltre che «come pensa il Littmann, per probabile influsso turco»88.

Anche nelle traduzioni europee delle Notti il titolo ha subito significativi cambiamenti. Alf layla wa layla vuol dire letteralmente Mille notti e una notte, ma la fortunata trasposizione di Galland ha eliminato la ripetizione della parola “notti” nel titolo arabo, semplificandolo in Mille e una notte. Questa versione è poi diventata massimamente nota e oggi ancora la più usata. Il titolo Arabian Nights ovvero le Notti arabe fu, invece, introdotto da W.H. Macnaghten, curatore dell’edizione araba Calcutta II del 1839-1842, poi mantenuto da altri traduttori a lui successivi che hanno conservato il titolo completo nei loro lavori. Si tratta degli inglesi John Payne e Burton i quali traducono con Book of the thousand nights and one night, nonché del francese Mardrus che segue le orme degli ultimi

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87 Enno Littmann, Alf Layla wa-Layla, in Encyclopaedia of Islam, New ed., Leiden, Brill, 1960, Vol. I., p.

362.

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due nel Livre des mille nuits et une nuits. I titoli tuttora più diffusi rimangono però Les

Mille et une nuits e The arabian nights i quali sono preferiti anche dagli arabi.89