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E XC B ARB 224,10-14: UN PASSO PARALLELO ?

Βασιλείαι elleniche prima della guerra di Troia

I. Egialeus ann LI Anni autem Iacob XXV

3.1.2 E XC B ARB 224,10-14: UN PASSO PARALLELO ?

Vi è tuttavia un passo degli Excerpa Barbari che merita di essere esaminato più da vicino, poiché la cronaca alessandrina presenta, ancora una volta, paralleli significativi con il nostro testo. Ci troviamo nella prima sezione degli EB, in cui la storia umana è seguita mediante la successione cronologica dei patriarchi, giudici, re e profeti del popolo di Israele e la breve menzione degli avvenimenti occorsi durante le loro rispettive esistenze. A tale linea principale sono collegate, mediante sincronismi, alcune notizie relative ad altri regni o a personalità afferenti ad ambiti culturali diversi27. Il passo in questione, in

25 Eus., can. 161-162 Karst = 43a-45b Helm.

26 Per una discussione di questa datazione, che comunque si discosta dalla tradizione di Africano, v. Roberto 2007, in particolare 250.

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particolare, ricorda i re di Argo, Sicione, Atene, Assiria ed Egitto contemporanei ai «tempi di Mosè».

In diebus autem Moysi Froneus Argion regnavit cum Inachum, Leucyppus autem Siceis regnavit, Eretheus Athineis regnavit, Hilochus autem Assyriis regnavit, Petessonius autem Farao in Egypto. Occiduum enim sine regno erat28.

Benché il brano sia preceduto e seguito dalla datazione della morte di Mosè (224,8-9; 224,15-17), il sincronismo sembra istituito con un momento non meglio definito dell’esistenza e delle imprese di Mosè – e non con la sua morte.

I sincronismi istituiti in questo passo concordano in parte con la tradizione di Africano testimoniata dalle liste degli stessi EB (Foroneo ad Argo e Leucippo a Sicione) e, in parte, se ne discostano29: Eretteo è il 5° re di Atene, nella lista (F54a,14 = 296,6 Frick) e, quindi, la sua presenza ai tempi di Mosè contrasta con il sincronismo istituito da Africano fra l’esodo e Ogigo – primo e mitico sovrano dell’Attica; il faraone posto da Africano in sincronia con l’esodo, poi, era Amosis e non Petissonio; non abbiamo riscontri, invece, per quanto riguarda il sovrano d’Assiria ai tempi dell’esodo nella tradizione di Africano. Vale la pena di notare come questi ultimi sincronismi costituiscano versioni eccentriche non solo rispetto ad Africano, ma anche rispetto alla tradizione eusebiana.

Le somiglianze con il testo malaliano sono significative30:

(1) Exc. Barb. Io. Mal., chron.

Froneus Argion regnavit cum Inachum Τῶν δὲ Ἀργείων μετὰ τὸν Ἴναχον ἐβασίλευσεν ὁ Φορωνεὺς (49,3)

Le espressioni sembrano corrispondenti, con fraintendimento di μετά + gen. = cum per μετά + acc. = post31. È vero, tuttavia, che si tratta di un’espressione piuttosto comune che, di per sé, non dimostra alcuna connessione fra i due testi.

28 Exc. Barb., 224,10-14.

29 Il fatto non è sorprendente, dal momento che i materiali di cui si compongono le diverse sezioni degli EB sono diversi e non del tutto accordati fra loro (cfr. Burgess 2013,16 ss.). Inoltre, la vicinanza alla tradizione di Africano è provata principalmente (benché non esclusivamente) per la seconda sezione degli EB, contenente le liste di re. Cfr. Wallraff/Roberto 2006, XXXVI-XXXVIII.

30 Queste sono rilevate, in parte, anche da Caire 2006, 39-40 e n. 26.

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(2) Exc. Barb. Io. Mal., chron.

In diebus autem Moysi … Eretheus Athineis regnavit, Hilochus autem Assyriis regnavit, Petessonius autem Farao in Egypto.

Ἐν τοῖς χρόνοις δὲ τοῦ Μωσέως ἐβασίλευσεν τῶν Ἀσσυρίων Ἐρεχθεύς, τῶν δὲ Αἰγυπτίων ἐβασίλευσεν Πετισσώνιος ὁ κωμῳδὸς Φαραώ. (III 13 = 44, 20-21)

- La menzione del basileus d’Assiria in Malala si potrebbe ritenere risultante da una erronea lettura di un testo simile a quello degli EB: anche se è rischioso ragionare su un testo maldestramente (ma molto letteralmente) tradotto come quello degli EB, è forse possibile pensare ad una sorta di saut du même au même da Athineis ad Assyriis (?). Come ha notato E. Jeffreys, infatti, Eretteo non ha alcuna connessione con i nomi attestati nelle liste di re assiri32. Neppure la presenza in questo punto di Eretteo, re di Atene, è priva di problemi: né la tradizione che fa capo ad Africano, né Eusebio indicano infatti tale sovrano quale contemporaneo di Mosè. Per entrambi Eretteo è il quinto re di Atene; Eusebio pone l’esodo in sincronia con Cecrope, primo re di Atene, mentre Africano lo ritiene contemporaneo di Ogigo, mitico re dell’Attica la cui vicenda precede di 206 anni la figura di Cecrope (v. infra, II 2,1). Bisogna ammettere che, se il sincronismo fra i “tempi di Mosè”, Inaco e Leucippo sembra rispecchiare la tradizione di Africano, il nome del faraone, così come quello del re di Atene (e di Assiria) sono eccentrici rispetto a tale tradizione e sono in contraddizione con i dati presentati dalle liste di re. Se riteniamo che Eretteo basileus d’Assiria sia il frutto di una cattiva lettura di un testo analogo a quello degli EB, dobbiamo pensare che tale combinazione di informazioni provenienti da tradizioni diverse fosse già nella fonte comune di Malala ed EB.

- La figura del faraone Petissonio non sembra avere paralleli nella tradizione a noi nota, quale contemporaneo dell’esodo. Il nome di Petis(s)onio è attestato solamente in Cedreno (56,1 e 61,1), e in Giovanni di Nikiu (XXX,1 e 4-9)33 – per ciò che abbiamo

potuto ricostruire: si tratta di tradizioni dipendenti da Malala.

32 Jeffreys 1990b, 133. Il fatto che la lezione Ἐν τοῖς χρόνοις δὲ τοῦ Μωϋσέως ἐβασίλευσεν Ἀσσυρίων Ἐρεχθεύς, Αἰγυπτίων δὲ ἐβασίλευσε Πετισώνιος ὁ καὶ Φαραώ, sia attestata in Cedreno (61,1) non inficia la verosimiglianza dell’ipotesi: come avremo ancora modo di osservare, Cedreno dipende infatti da un testo molto simile a quello di O (alla cui produzione egli è all’incirca contemporaneo). 33 Abbiamo visto come gran parte della tradizione precedente Africano indicasse il faraone Amosis quale contemporaneo dell’esodo. A questo proposito, Giovanni di Nikiu (cap. XXX,1) presenta una versione interessante: «And in the days of Moses the lawgiver, the servant of God who led the exodus

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(3) Exc. Barb. Io. Mal., chron.

Occiduum enim sine regno erat Ἡ δὲ δύσις, ὅ ἐστιν τὰ ἐπὶ τὴν Ἰταλίαν, ἦν τότε ἀβασίλευτος, διοικουμένη δὲ ἀπὸ τῶν υἱῶν Πίκου τοῦ καὶ Διὸς καὶ τοῦ γένους αὐτῶν (48,17-18).

L’indicazione dell’assenza di regnum in occidente, per quanto abbiamo potuto ricostruire, non ha paralleli in altre cronache. In entrambi i casi, questa notizia relativa all’occidente è seguita dalla notizia/dalla datazione della morte di Mosè.

I contenuti riuniti negli EB sotto l’unico sincronismo con i dies Moysi compaiono in punti diversi del testo di Malala: la menzione del regno di Foroneo ad Argo «dopo Inaco» (1) si trova a IV 1, in apertura della sezione dedicata ai regni di Argo e Sicione; le figure di Eretteo e Petissonio (2) sono richiamate invece a III 13, in corrispondenza del racconto dell’esodo (più precisamente, prima del racconto della gara fra Mosè e Ianne e Iambre, sacerdoti del faraone); la notizia relativa all’occidente (3) trova posto fra la lista dei re di Sicione e la morte di Mosè e Aronne, al principio del capitolo IV 2. Nel testo malaliano le informazioni appaiono distribuite secondo una sorta di criterio “tematico” – in corrispondenza delle sezioni dedicate, rispettivamente, alla storia biblica e a quella ellenica – e (forse per questo?) sono disposte in un ordine differente rispetto a quello in cui compaiono negli EB.

La vicinanza lessicale e contenutistica fra i passi confrontati appare tuttavia innegabile: i contenuti sono i medesimi e sembra impossibile non pensare a una fonte comune. Tuttavia, non pare possibile stabilire se, fra i due testi, uno rappresenti la “forma originaria” – se, cioè, sia più vicino al testo della fonte. Si può forse ritenere che, a partire da un testo “unitario” come quello trasmesso dagli EB, Malala abbia arricchito la propria narrazione? Oppure bisogna pensare all’ipotesi opposta – che, cioè, la versione riportata dagli EB sia un’epitome di una versione più ampia, simile a quella di Malala?

of the children of Israel out of Egypt, † in the days of Petissonius, that is, Pharao Amosius, king of Egypt, who ruled by the help of the book of the magicians Jannes and Jambres… †» (trad. Charles). Il testo, in questo punto, è ritenuto corrotto, ma l’espressione «Petissonius, that is, the Pharao Amosius» è ripetuta ad es. a XXX,7.

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Ritenere che un testo come quello degli EB sia alla base del testo di Malala comporta le seguenti implicazioni, per quanto riguarda i sincronismi: nella versione degli EB, la situazione di “anarchia” in occidente è indicata come contemporanea del regno di Foroneo ad Argo: gli avvenimenti del capitolo IV 2 malaliano (non solo l’anarchia in occidente, ma anche la morte di Mosè) sarebbero da considerare contemporanei di Foroneo34. Tale sincronismo, tuttavia, comporta una variazione significativa rispetto al testo stesso degli EB, che pone la “notizia occidentale”, così come Foroneo, in diebus autem Moysi (e non al tempo della morte di questi): non sembra impossibile pensare che il sincronismo fra la notizia occidentale e la morte di Mosè, nel testo malaliano, sia determinata semplicemente dalla contiguità narrativa delle due notizie. Stando così le cose, tuttavia, la contraddizione appare insolubile. Essa spinge comunque a pensare che la diversa disposizione del materiale nel testo malaliano e in quello degli EB determini una differente collocazione cronologica.

3.1.3 CONCLUSIONI

Il confronto con i sincronismi trasmessi dalla tradizione ci ha posto di fronte a una serie di possibilità, nessuna delle quali verificabile con assoluta sicurezza.

Questo fatto lascia emergere alcune caratteristiche del testo malaliano: la compresenza di elementi almeno apparentemente riconducibili a tradizioni diverse e talora inconciliabili; l’indicazione dei sincronismi in termini (volutamente?) vaghi35.

I sincronismi malaliani non consentono di individuare relazioni cronologiche precise fra i vari elementi del racconto: di questi si può cogliere la vicinanza, mentre il confronto con la tradizione può illuminare le ragioni dell’accostamento. Tuttavia, non sembra possibile pensare che le vaghe espressioni di Malala sottintendano precisi sincronismi:

34 L’ipotesi in un sincronismo fra (la morte di Mosè e, quindi) Giosuè e Foroneo potrebbe essere supportata da un ulteriore dato: a III 10 Ogigo, re dell’Attica, era indicato quale contemporaneo di Giosuè (diversamente dalla tradizione di Africano, che lo voleva contemporaneo dell’esodo). Visto che la tradizione dipendente da Africano (ma anche Eusebio, Karst 83,31-2 = Helm 30b, 21-26; 31b,20-23) vuole Ogigo contemporaneo di Foroneo, il sincronismo fra Foroneo e Giosuè sarebbe coerente con quello fra Ogigo e Giosuè indicato a III 10. Tale considerazione, tuttavia, è di dubbia stabilità: essa suppone infatti l’adesione ad un sincronismo derivato da Africano (quello fra Ogigo e Foroneo) in un testo che, in merito alla medesima figura di Ogigo, si discosta dalla tradizione di Africano, ponendo il primo re dell’Attica non in sincronia con l’esodo, ma con Giosuè. Per una discussione del sincronismo malaliano Giosuè – Ogigo v. comunque infra, II 2,1.

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più semplicemente, il testo non sembra interessato a fornire questo tipo di informazione e, in ciò che resta dei sincronismi tradizionali, la funzione narrativa sembra prevalere su quella cronologica: labili espressioni temporali sembrano servire ad introdurre le sequenze del racconto, più che a porle in un preciso momento del tempo.

Ciò che resta dell’animata discussione sulla cronologia di Mosè e sul suo rapporto con gli albori del mondo greco sembra essere una relazione non meglio specificata fra l’intera vicenda del patriarca biblico (o, almeno, dall’esodo alla morte) e l’intero svolgimento delle storie di Argo e Sicione.

Tale trasformazione della tradizione sembra da porre in relazione, almeno in parte, con la costruzione stessa dell’opera malaliana. La disposizione di tutta la vicenda di Argo e Sicione fra due momenti contigui della cronologia ebraica (l’esodo e la morte di Mosè, fra cui intercorrono 40 anni, secondo la tradizione biblica) tradisce la modalità di composizione del racconto, realizzato mediante l’assemblamento di materiali differenti: le liste di re sono state inserite su una struttura biblica preesistente, all’incirca in corrispondenza di un sincronismo tradizionale.

Resta da spiegare il modo in cui i più di 1000 anni delle storie di Argo e Sicione siano posti in relazione con la cronologia biblica.

3.2 SOVRAPPOSIZIONI

Evidentemente, la storia dei regni di Argo e Sicione prosegue ben oltre la morte di Mosè. Nei Canones eusebiani, gli ultimi re di Argo e Sicione qui citati (Linceo e Zeusippo) sono posti in sincronia, rispettivamente, con i giudici Gotoniel e Aod (48a-b-50a-b Helm) e con il sacerdote Eli (63a-b-65a-b Helm). La durata delle suddette basileiai dopo Mosè è evidente al lettore moderno, e non si ha motivo di escludere che lo fosse altrettanto per il lettore antico della cronaca (?). Tuttavia, l’autore non segnala alcuna sovrapposizione, non chiarisce alcun rapporto fra i tempi dei regni di Argo e Sicione e quelli biblici: in base a quanto osservato sopra in merito ai rapporti con i sincronismi tradizionali, sembra di poter dire che siano i primi basileis ad essere collocati nel tempo raggiunto dalla narrazione biblica, mentre quelli seguenti appartengono a momenti successivi del tempo, non indicati con precisione. Se è intuibile il momento in cui un regno inizia, non lo è quello in cui esso termina. Ancora una volta, siamo di fronte alle conseguenze

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dell’accostamento di materiali differenti, il cui accordo non è pienamente realizzato36. Il tentativo di calcolare datazioni assolute sommando le rare date ab Adam con le cifre indicate per i regni dei singoli sovrani (o delle durate delle basileiai) sembra scoraggiato dall’autore stesso, in un passo del libro XVIII in cui egli fornisce al proprio pubblico interessanti istruzioni per la lettura della propria opera. Il contesto è differente, poiché sono in questione gli anni di regno indicati per ciascun imperatore, ma la problematica è analoga:

«Non bisogna calcolare i tempi dei re secondo il numero suddetto [degli anni] del loro regno, per il fatto che anche due regnavano insieme. Inoltre allo stesso modo i padri incoronavano i loro figli fin dall’infanzia e regnavano con loro. Ed altri regnarono a Roma. Dunque il cronografo deve scrivere i tempi in cui regnò ciascun re, dal momento in cui fu chiamato re. Bisogna dunque che coloro che leggono opere cronografiche prestino attenzione alla quantità dei tempi/anni che intercorrono e non solo al (singolo) regno di tutti i suddetti (imperatori)»37.

Al di là delle difficoltà di interpretazione del passo38, è interessante osservare come esso metta in luce una incapacità – o una non volontà – da parte dell’autore di segnalare nella narrazione le sovrapposizioni cronologiche. Come gli anni di regno dei diversi imperatori sono semplicemente accostati, anche quando i periodi di regno si sovrappongono, così possiamo immaginare che i regni dei sovrani di Argo e Sicione siano da intendersi sovrapposti alla cronologia della storia ebraica: al lettore si raccomanda di tenere conto non degli anni di regno di ciascun sovrano, ma della somma

36 Trattando la costruzione del libro II, in cui le vicende dei discendenti di Inaco sono inserite in modo problematico nelle maglie della cronologia biblica, Caire 2006, 44 fornisce un’illustrazione molto lucida di un problema analogo a quello qui affrontato: «La construction de ce livre met en lumière la façon dont Malalas essaie de combiner deux systèmes d’exposition des faits, un système chronologique et un système généalogique, sans aller toutefois jusqu’au bout de la logique de l’un ou de l’autre». Nel nostro caso, non si tratta di cronologia e genealogia, ma le osservazioni della studiosa esprimono bene le difficoltà derivanti dall’unione di materiali differenti e dalla trattazione sommaria degli stessi. 37 Io. Mal., chron. XVIII 8 (358,87-95) τῶν ἀρχαίων δὲ βασιλέων τοὺς χρόνους οὐ δεῖ ψηφίζειν κατὰ τὸν προειρημένον ἀριθμὸν τῆς βασιλείας αὐτῶν διὰ τὸ καὶ δύο ἅμα βασιλεῦσαι. ὡσαύτως δὲ καὶ τὰ τέκνα αὐτῶν ἐκ παιδόθεν ἔστεφον οἱ πατέρες καὶ μετ’ αὐτῶν ἐβασίλευον. ἄλλοι δὲ ἐν τῇ Ῥώμῃ ἐβασίλευσαν. ὁ οὖν χρονογράφος ἀνάγκην ἔχει γράφειν τοὺς χρόνους ὅσους ἐβασίλευσεν ἕκαστος βασιλεύς, ἀφ’ οὗπερ ἀνηγορεύθη βασιλεύς. δεῖ οὖν τοὺς ἀναγινώσκοντας χρονικὰ συγγράμματα τῇ ποσότητι προσέχειν τῶν διαδραμόντων χρόνων καὶ οὐ μόνον ἐπὶ τῆς τῶν προγεγραμμένων πάντων βασιλείας.

38 Un quadro delle diverse problematiche poste dal testo è offerto nel commento al passo:

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totale degli anni trascorsi. Nel nostro caso, l’ammonimento si può declinare in questo modo: i fatti trattati non sono da intendere (tutti) strettamente in successione, poiché alcuni di essi avvengono contemporaneamente. Perciò, per conoscere il momento del tempo in cui ci troviamo, dobbiamo affidarci alle rare datazioni assolute e non sommare tutti gli intervalli di tempo nominati nel testo. Non sembra, invece, che l’autore affidi qui al lettore il compito di ricostruire le relazioni, le sovrapposizioni cronologiche degli avvenimenti: queste sono semplicemente trascurate, a ulteriore testimonianza dello scarso interesse per l’esatta cronologia che emerge dal nostro testo.

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Atene

Il breve racconto delle vicende di Giosuè è seguito dalla menzione dei suoi successori alla guida di Israele: (il sacerdote) Fineas prima e, quindi, tredici giudici (IV 2). «Nei tempi di costoro» sono poste le figure di Prometeo, Epimeteo, Atlante, Argo e Deucalione – collocate culturalmente «presso i Greci» (49,29). A tale notizia segue una serie di informazioni cronologiche e di sincronismi, al termine della quale è introdotta la storia «degli Ateniesi».

«(4) Dopo la morte dei giudici dei Giudei guidò il popolo Barach, figlio di Abinoe. E c’era una profetessa di nome Debora, che diceva ai Giudei tutto ciò che sarebbe accaduto.

(5) In quei tempi c’era anche presso gli Hellenes un’indovina, [la] Sibilla a Delfi; e nei medesimi tempi regnò in Egitto Faraone, detto anche Naracho; sugli Ateniesi invece regnò un tale Cecrope, che veniva dall’Egitto: ed era gigantesco, perciò lo chiamavano anche “dalla doppia natura”. Questi divenne per primo re degli Ateniesi dopo il diluvio dell’Attica: dopo il diluvio dell’Attica il regno passò agli Ateniesi»1.

Prima di addentrarci nella sequenza dedicata alla basileia di Atene, osserviamo come essa sia aperta dal riferimento a una fase precedente della storia dell’Attica. Si dice infatti che Cecrope «fu il primo re degli Ateniesi dopo il diluvio dell’Attica: dopo il diluvio dell’Attica il regno andò agli Ateniesi» (50,47-49). Il riferimento è al diluvio avvenuto in Attica al tempo del re Ogigo. Nel racconto malaliano, tale episodio è trattato a III 11. Sembra opportuno considerare tale sequenza, qui collegata alla storia della basileia di Atene.