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Βασιλείαι elleniche prima della guerra di Troia

XII. Post hunc Abas regnauit ann XXIII.

5.2 P ELOPE ED E NOMAO

Riguardo a Pelope sono fornite alcune informazioni aggiuntive, rispetto alla mera notizia della successione. Abbiamo già accennato alla sua connessione eponimica con il nome di Peloponneso e Peloponnesiaci. Più precisamente, al nome di Pelope è ricondotta la denominazione di “Peloponnesiaci” attribuita ai Greci; la fondazione di una città chiamata Peloponneso, infine, sembra posta all’origine dell’aggettivo Πελοποννήσιος usato per indicare τὸ βασίλειον Ἑλλάδος (61,30-31). Le notizie di fondazioni e l’istituzione di relazioni di eponimia sono comunemente associate alle figure dei sovrani, (non solo) nell’opera malaliana. Come abbiamo già segnalato, la connessione tra il nome di Pelope e quello del Peloponneso è ricordata dalla tradizione cronografica precedente Malala. Tale relazione eponimica, poi, è istituita già nel mito, secondo il quale il regno di Pelope, inizialmente limitato alla regione dell’Elide, si sarebbe successivamente espanso tanto da dare il nome al Peloponneso (Thuc. 1,9; Apollod., epit. 2,9). Come osserva S. Reinert, la versione malaliana amplia il motivo della tradizionale etimologia del nome geografico, secondo il seguente schema: da Pelope prendono il nome gli

38 EV pp. 158,15-159,8. Gli Excerpta Constantiniana (EC), una silloge composta nel X secolo per volere dell’imperatore Costantino VII Porfirogenito, nacquero come enorme opera antologica di brani estratti da numerosi storici greci. Di essa si conservano lacerti provenienti da pochi volumi dei 53 originari: De Legationibus Romanorum (ELR), De Legationibus Gentium (ELG), De Virtutibus et Vitiis (EV), De Insidiis (EI), De Sententiis (ES). Il testo critico degli EC (come silloge, a prescindere dalle edizioni dei singoli autori ivi contenuti), si deve alle edizioni del primo Novecento curate da C. de Boor (ELR+ELG, 1903; EI, 1905), Th. Büttner-Wobst e A. G. Roos (EV, 1906), U. Ph. Boissevain (ES, 1906). Sugli EC si vedano i recenti contributi di Roberto 2009, Németh 2017, Odorico 2017, Rafiyenko 2017, Monticini et alii 2017, Németh 2018. Su Malala e gli EC, v. Carolla 2016.

39 Cedr., 196,8: Ὅτι σώφρονες Ἑλλήνων οὗτοι, Βελλεροφόντης Σθενεβοίας καὶ Τέλης Ἀλφεσιβοίας καὶ Πηλεὺς Ἀστυδαμείας καὶ Ἱππόλυτος Φαίδρας.

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abitanti del regno, detti “Peloponnesiaci”; dalla città fondata da Pelope (chiamata “Peloponneso”) prende il nome il regno, detto “di Peloponneso”40.

Di Pelope si dice, inoltre, che regni «dopo la vittoria su Enomao» (60,27). Tale informazione sembra fornita anche dal testo degli Excerpta Barbari, pur in una forma poco chiara (290,13): Post hunc Pelops regnauit cum Nomaum ann. XXXVIII (μετ' Οἰνόμαον interpr. Frick). L’espressione fa riferimento all’episodio del mito secondo cui Pelope (originario della Licia) avrebbe vinto Enomao, re di Pisa, nella corsa coi carri organizzata da quest’ultimo per eliminare i pretendenti della figlia Ippodamia. Nel corso della gara Enomao avrebbe perso la vita, mentre Pelope avrebbe ottenuto la mano di Ippodamia e il trono di Pisa e della circostante regione dell’Elide (Diod., 4,73; Apollod., epit. 2,4-9 ecc.). La gara fra Pelope ed Enomao è considerata l’aition della corsa dei carri delle Olimpiadi41. Eusebio, infatti, che non conta Pelope nel novero dei re di Argo/Micene e non ricorda la sua vittoria su Enomao, menziona però la successione di Pelope al re di Pisa nella celebrazione delle competizioni che precorrono l’istituzione delle Olimpiadi. Pelope, inoltre, per primo avrebbe svolto tali celebrazioni in onore di Zeus42. La relazione fra questo episodio mitico e le origini delle competizioni storiche sembra significativa nel contesto dell’opera malaliana, nella quale la vittoria di Pelope su Enomao è ricordata più volte e sembra valorizzata proprio per la sua connessione con le suddette manifestazioni agonali: • essa è menzionata, in primo luogo, a IV 11, fra la notizia della successione di Ilio a Troo sul trono di Frigia e la menzione di Sansone43; • un’esposizione più estesa è dedicata a tale episodio a VII 4 dove, in corrispondenza della costruzione dell’ippodromo a Roma da parte di Romolo (sic), sono illustrate le origini dell’ippodromo stesso: in tale contesto, nelle competizioni allestite da Enomao è

40 Reinert 1981, 523-525.

41 Cfr. Apollod. 3,111; Apollod. Epit. 2,3-9; Hyg. Fab. 84; Diod. Sic. 4,73; Pind. Ol. 1,69ss.; Apoll. Rhod. 1,752; Paus. 5,14,6.

42 Eus., chron. 89,18-26 Karst: «Einiges Wenige ist vonnöten über den Agon zu erörtern, dessen, des Agon Einsetzung Etliche um ferne Zeiten älter sein lassen. Vor Herakles, sagen sie, sei er eingesetzt worden von einem der Idäischen ‚Finger‘ (…) und darnach Oinomaon gewesen Vorsteher der Opfer. Darnach habe Pelops dieselben <Opferfeste> dem Vater zu Ehren dargebracht dem Aramazd». 43 Io. Mal., chron. IV 11-12: (11) Μετὰ δὲ Τρῶον ἐβασίλευσεν τῶν Φρυγῶν ὁ Ἴλιος· ἐν αὐτῷ δὲ τῷ καιρῷ ἐλαλεῖτο ἡ νίκη τοῦ ἀγῶνος Πέλοπος τοῦ Λυδοῦ καὶ Οἰνομάου τοῦ Πισαίου, ἐπιτελεσθεῖσα ἐν τῇ ἡλιακῇ ἑορτῇ· ἅτινα συνεγράψατο ὁ σοφώτατος Φιλόχορος καὶ Χάραξ ὁ ἱστορικός. (12) Μετὰ δὲ τοὺς χρόνους τούτους ἦν κριτὴς καὶ ἡγούμενος τοῦ Ἰσραὴλ Σαμψών, ἀνὴρ γενναῖος καὶ μυστικὸς καὶ θαύματα ποιῶν, καθὰ ἐν τῇ Ἑβραϊκῇ ἐμφέρεται συγγραφῇ.

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rintracciata l’origine delle fazioni tipiche del circo di Costantinopoli e dei colori ad esse attribuiti. Sia a IV 11 sia a VII 4 è indicato come fonte Charax di Pergamo44, autore di una storia universale giuntaci in frammenti (II d.C.). Senza addentrarci nella questione dell’attribuzione a tale autore dei passi malaliani in questione45, rileviamo tuttavia come la notizia inserita nel nostro testo in corrispondenza del floruit di Ilio (IV 11) contrasti con la cronologia del regno di Pelope presentata nella lista dei re dei Greci. Il regno di Ilio, infatti, è posto ai tempi di Eglom lo Zabulonita, mentre il principio della basileia dei Greci è collocato al tempo di Sansone, suo successore; tra Abas, il primo re, e l’ascesa al trono di Pelope, poi, trascorrono 71 anni: sembra inverosimile ritenere che la menzione della vittoria su Enomao inclusa nella lista di re faccia riferimento a un fatto così lontano nel tempo. Possiamo ritenere che la medesima notizia sia stata inserita nel racconto malaliano a partire da fonti differenti, integrate in diversi punti del testo e del tempo senza riguardo per la conciliazione delle informazioni in esse contenute. Tuttavia, se la distanza delle due notizie nel tempo è colta dal lettore moderno e consente di ricondurre a diversi “materiali” i due punti del testo, essa non avrà impedito al pubblico di Malala di porre in relazione la vittoria di Pelope annunciata a IV 11 con la sua ascesa al trono, ricordata in un punto relativamente vicino del testo.

6. CONCLUSIONI

Sintetizziamo di seguito quanto emerso dalla presente analisi, nel tentativo di dare una risposta agli interrogativi dai quali essa ha preso le mosse e di ricapitolare le questioni irrisolte.

La basileia dei Greci appare “costruita” a partire dall’elenco dei re argivi, di cui comprende i sovrani da Abas a Egisto. La separazione di questa parte della lista argiva e la creazione di un nuovo regno sembrerebbero funzionali ad avvicinare, nel racconto

44 Io. Mal., chron. VII 7 (=… Thurn): Ὁ δὲ Οἰνόμαος πρῶτος αὐτὸς ἐπετέλεσε τὸν αὐτὸν ἀγῶνα ἅρμασι τετραπώλοις· διὸ καὶ περιβόητος ἐγένετο, καθὰ ἐν ταῖς τοῦ σοφωτάτου Χάρακος ἐμφέρεται ἱστορίαις· ὃς συνεγράψατο καὶ ταῦτα, ὅτι τοῦ ἱπποδρομίου τὸ κτίσμα εἰς τὴν τοῦ κόσμου διοίκησιν ᾠκοδόμηται, τουτέστι τοῦ οὐρανοῦ καὶ τῆς γῆς καὶ τῆς θαλάσσης κτλ.

45 Cfr. FGrHist. 103, FF 33 e 34. Una prima valutazione dell’attribuzione a Charax, sostenuta dal confronto con un passo di Io. Lyd., de mens. 12,3.17-7.15, in Reinert 1981, 517-518. Uno studio delle tradizioni relative alle origini dell’ippodromo attestate in un’anonima Anthologia Latina, Cassiodoro, Giovanni Lido, Malala, Corippo e Tertulliano in Praet 2018, 336-344.

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e quindi nel tempo, i re coinvolti nei fatti di Troia alla narrazione di tale conflitto e/o agli episodi che ne costituiscono le premesse. Le denominazioni di Hellas/Hellenes/Helladikoi riferite alla basileia in questione sembrano motivate con l’effettiva collocazione geografica di tale regno e con la possibilità di intendere con tali definizioni il solo Peloponneso. Il mancato riferimento a Micene, poi, suggerisce forse la dipendenza del nostro testo da una lista simile a quella riportata dagli Excerpta Barbari, che non ricorda la translatio del regno da Argo a Micene. Inoltre, non sembra possibile ritenere questa parte dei re di Argo come una “seconda fase” di tale primo regno – sul modello della suddivisione eusebiana della lista argiva in “dinastie”: non è indicato alcun legame fra le due basileiai e la distinta denominazione sembra suggerire una chiara concezione dei due regni come realtà a sé stanti. Per quanto riguarda, invece, la sequenza narrativa inclusa nella sezione, essa è collegata alla lista nella persona del re Preto, co-protagonista della vicenda narrata; tale episodio tocca un tema, quello della sōphrosyne, caro al nostro autore e oggetto di altre narrazioni incluse nel libro IV (e non solo). Anche la notizia della vittoria di Pelope su Enomao corrisponde a un interesse dell’autore, quello per il tema olimpico/circense: il riferimento incluso nella lista, tuttavia, sembra derivare meramente dai precedenti cronografici del nostro testo.

Ad alcuni interrogativi iniziali, invece, non è stato possibile rispondere in modo soddisfacente. Rimangono purtroppo incompresi il motivo per il quale la lista dei re dei Greci è la sola di cui siano riportati tutti i re e gli anni di regno, nonché la ragione per cui la lista dei re di Argo viene interrotta e ripresa proprio tra i regni di Linceo e Abas. Allo stesso modo, è difficile comprendere perché – al di là della possibile connessione tematica – Democrito e Ippocrate siano posti in sincronia con i mitici re di Grecia e a quale stadio della redazione dell’opera si deve la loro presenza in questo punto del testo.

159 5.

Creta e Tessaglia

Una volta portata a termine la lista dei re degli Hellenes, la narrazione risale inaspettatamente a «suddetti tempi precedenti» (61,45), per rivolgersi alle vicende di Creta.

La narrazione si apre con la figura di Minosse, che «regnò per primo su Creta» (61,45-46). Di costui sono ricordati il dominio sul mare e l’attività legislativa. «In quei tempi» (61,48) è collocata la storia di Pasifae (moglie di Minosse) e Tauro (suo notarius), da cui nasce Minotauro. Nel delineare tale vicenda, particolare accento è posto sul ruolo di intermediari fra i due amanti svolto dalle figure di Dedalo e Icaro (16). Dopo un capitolo di argomento differente (17), sul quale ci soffermeremo in seguito, le vicende cretesi riprendono dalla morte di Androgeo (figlio di Minosse e Pasifae), in seguito alla quale Minotauro, dopo la morte del padre, eredita il trono. I senatori (sic) di Creta, però, non tollerando il governo di un illegittimo, chiamano contro Minotauro Teseo (figlio del re di Tessaglia), che sconfigge e uccide Minotauro. Prima che Teseo possa annunciare al proprio padre Egeo la vittoria, quest’ultimo si uccide, convinto della falsità delle notizie positive riportategli da un messo cretese. Una volta giunto in Tessaglia, persuaso dal proprio senato, Teseo torna a governare sul regno paterno e sposa Ilia/Fedra (18). L’ultima sequenza delle vicende connesse alla storia cretese, che rivisita in chiave razionalistica e moraleggiante l’amore di Fedra per il figliastro Ippolito, è dunque ambientata in Tessaglia (19).

Come emerge dal riassunto, la sezione considerata si compone delle versioni razionalizzate degli episodi mitici relativi a Minosse, Pasifae e il Minotauro; Teseo e il Minotauro; Teseo, Fedra e Ippolito1. La collocazione di Teseo in Tessaglia (anziché ad Atene) determina il trattamento di vicende ambientate in tale regione e basileia. Tuttavia,

1 Cfr. Apollod., III 8-11; 216-218; Epit. I 5-24. Per un’analisi accurata dei miti alla base del presente passo malaliano, oltre che per un confronto con le versioni “standard” trasmesse da Apollodoro, v. Reinert 1981, 533-573. Osservazioni sulla rilettura delle vicende dei sovrani cretesi che (come altri episodi del mito antico) sarebbero tradotte da Malala «in terms of his own era», in Scott 1990a, 152. Un sintetico esame delle possibili rielaborazioni di tragedie euripidee in questa sezione in D’Alfonso 2006, 18-19 (Ippolito) e 62-69 (Cretesi).

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poiché mediante la figura di Teseo tali avvenimenti appaiono collegati a quelli cretesi e costituiscono con essi una narrazione unica, sembra opportuno analizzare come una singola sezione i fatti di Creta e di Tessaglia2.

1. OSSERVAZIONI

In questa sequenza, ancor più che in quella dedicata alla storia della Laconia, il materiale mitico svolge un ruolo di assoluto primo piano e i contenuti non appaiono assimilabili a quelli tipici delle sezioni finora individuate quali “storie di basileiai”. Le notizie relative alle successioni dei sovrani di Creta appaiono fornite solamente in quanto parte delle vicende che costituiscono l’oggetto del racconto3 e non sembra emergere alcun tentativo di collocare tali vicende all’interno di una struttura “dinastica” chiaramente tracciata – a differenza di quanto abbiamo osservato nel caso del regno di Laconia.

Tuttavia, possiamo ritenere che la storia di Creta fosse nota alla tradizione cronografica quale storia di una basileia ellenica, dal momento che una successione dei sovrani cretesi è seguita in vari punti dello spatium historicum dei Canones eusebiani (v. infra). Per questa ragione, e poiché non è semplice distinguere fra “storie di basileiai” e meri episodi mitici (in cui determinati regni costituiscono semplicemente la cornice entro cui si svolge l’azione), ci sembra necessario comprendere nella nostra analisi almeno alcuni aspetti della presente sezione.

Particolarmente ricco di sviluppi significativi, ad esempio, è lo studio della singolare posizione che essa occupa nella cronologia e nel racconto.

2. CRONOLOGIA

Come abbiamo accennato, alle vicende di Creta è premessa l’espressione «nei suddetti tempi precedenti» (61,45)4: benché tale locuzione non indichi un momento del tempo determinato, il lettore è indotto a collegare la materia così introdotta con una precedente

2 Così anche Reinert 1981, 533.

3 Cfr. 61,45-46 (ἐβασίλευσεν πρῶτος ὁ Μίνωος); 62,69 (καὶ αὐτὸς Μίνωος ἐτελεύτησεν (…) καὶ μετὰ τὴν τούτου τελευτὴν τοῦ Μίνωος ἐβασίλευσε τῆς Κρήτης ὁ Μινώταυρος); 63,93-95 (ὁ Θησεὺς (…) καὶ πεισθεὶς τῇ ἰδίᾳ συγκλήτῳ περιεφρόνησεν τῆς βασιλείας τῆς Κρήτης καὶ τῆς Ἀριάδνης, βασιλεύσαντος τοῦ ἰδίου πατρὸς τῆς Θεσσαλίας).

4 Io. Mal., chron. IV 16 (= 61,45-46): Ἐν δὲ τοῖς προειρημένοις ἀνωτέρω χρόνοις τῆς Κρήτης ἐβασίλευσεν πρῶτος ὁ Μίνωος, ὁ υἱὸς τῆς Εὐρώπης·

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esposizione di fatti cretesi, inserita fra le vicende che vedono protagonisti i discendenti di Inaco e di Io (II 7)5.

In tale sede, era ricordato il rapimento di Europa (figlia di Agenore, nipote di Io) da parte di «Tauro, il re di Creta» (22,46-23,47) e discendente di Pico Zeus: questi avrebbe preso in moglie Europa e, in suo nome, avrebbe denominato “Europei” i territori sottoposti al proprio dominio. Da costei avrebbe avuto un figlio, Minosse; avrebbe inoltre fondato la città di Gortina. La sezione cretese era conclusa dalla partenza di Cadmo in cerca della sorella Europa. La fine di tale spedizione era ricordata al principio del capitolo II 14 dove, con una notevole variazione rispetto al mito tradizionale, si affermava che Cadmo si fosse stanziato in Beozia una volta appreso che la sorella regnava su Creta.

Tuttavia, se si può individuare il punto del racconto al quale l’indicazione dei «suddetti tempi precedenti» fa riferimento, non appare possibile determinare il momento del tempo in cui i primi fatti cretesi vanno collocati. Abbiamo avuto modo di osservare come la sezione che prende le mosse dalla figura di Inaco (II 6) e si estende fino a Eteocle e Polinice (II 17), posta fra due figure bibliche cronologicamente contigue (quelle di Cainan (I 5) e Seruch (II 18)), risulti collocata “al di fuori del tempo della cronaca”6.

Nel momento in cui il racconto ritorna a considerare la storia cretese, il tempo raggiunto dall’esposizione della cronaca è quello del giudice Sansone (57,63-64). Occorre

5 Cfr. Reinert 1981, 533. Al di là di quello cronologico, tuttavia, le due sezioni non contengono ulteriori richiami interni. Anzi, l’affermazione secondo cui τῆς Κρήτης ἐβασίλευσεν πρῶτος ὁ Μίνωος (61,45- 46) non pare tenere conto della figura di Tauro, indicato quale ὁ τῆς Κρήτης βασιλεύς a II 7. La figura del re Tauro, ricordata unicamente da Malala, rappresenta la razionalizzazione del mitico toro di cui Zeus avrebbe preso le sembianze per unirsi a Europa – come sembrano confermare la parentela istituita fra costui e Pico Zeus e la versione "poetica" attribuita a Euripide, che ricorda appunto la trasformazione di Zeus e la sua unione con Europa (cfr. Reinert 1981, 225-229). Come la maggior parte dei protagonisti della narrazione di Malala, anche Tauro veste i panni di re e la sua figura viene pertanto a precedere quella di Minosse. La razionalizzazione del toro/Zeus crea dunque un nuovo sovrano, inserito nella narrazione in quanto co-protagonista della vicenda di Europa: quest’ultima è giustapposta alla storia della basileia più propriamente detta, che prende le mosse dal suo primo re. Nel testo malaliano non è questo l’unico caso in cui la giustapposizione di materiali differenti, relativi a una medesima basileia, determina la comparsa di un πρῶτος βασιλεύς dopo che è già stato menzionato un altro sovrano. Si veda, ad es., il caso dell’Egitto: dopo una nutrita serie di sovrani mitici, oltre che del biblico «Mestraim della tribù di Cam» (15,89), si dice che ἐν τοῖς μετὰ ταῦτα χρόνοις ἐβασίλευσεν Αἰγυπτίων πρῶτος ἐκ τῆς φυλῆς τοῦ Χὰμ Σῶστρις (19,41-42).

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domandarsi, quindi, perché l’autore riprenda la narrazione relativa a Creta proprio a questo punto del racconto.

2.1 CONFRONTO CON LA TRADIZIONE

In assenza di evidenti spiegazioni interne al testo (come affinità tematica o cronologia), ci domandiamo se la tradizione cronografica contenga sincronismi che possano spiegare il riemergere a questo punto delle vicende cretesi.

• I frammenti attribuiti ad Africano non conservano notizie relative a Creta. Tuttavia, nel frammento 34, dove Africano illustra i principi della propria costruzione cronologica, Europa e il Minotauro sono posti «dopo Mosè», come tutto ciò che «di straordinario a motivo della sua antichità i Greci raccontano nei loro miti»,7.

• Gli Excerpta Barbari (234,7-12), poi, contengono il seguente sincronismo: In diebus autem Sampson iudicis illa qui Dedela et Atrea et Thyesten scribuntur, item autem Orfeus et Museus cognoscebantur et qui ad Eraclem pertinent et opus illorum, de quo Apollonius historiografus scripsit.

Gli EB pongono dunque la figura di Dedalo (esplicitamente menzionata nel testo malaliano quale co-protagonista delle vicende narrate) ai tempi di Sansone: la dipendenza da una simile tradizione spiegherebbe facilmente la ripresa dei contenuti cretesi a questo punto della narrazione malaliana.

• Come abbiamo accennato, nei Canones di Eusebio le notizie riguardanti Creta e Teseo sono inserite nello spatium historicum, secondo il seguente schema:

Eus., can. Helm

Ebrei

22b,c Abramo Aput Cretam regnavit primus Cres indigena

22b,d “ Creta dicta a Crete indigena, quem aiunt unum Curetarum fuisse, a quibus Iuppiter absconditus est et nutritus. Hi Cnoson civitatem in Creta condiderunt et Cybelae matris templum 7 F34,88-92 Wallraff/Roberto: σημειωτέον δὲ, ὡς ὅ, τί ποτε ἐξαίρετον Ἕλλησι δι’ ἀρχαιότητα μυθεύεται, μετά γε Μωσέα τοῦθ’ εὑρίσκεται, κατακλυσμοί τε, καὶ ἐκπυρώσεις, Προμηθεὺς, Ἰὼ, Εὐρώπη, Σπαρτοὶ, Κόρης ἁρπαγὴ, μυστήρια, νομοθεσίαι, Διονύσου πράξεις, Περσεὺς, ἆθλοι Ἡράκλειοι, Ἀργοναῦται, Κένταυροι, Μινώταυρος, τὰ περὶ Ἴλιον, Ἡρακλειδῶν κάθοδος, Ἰώνων ἀποικία, καὶ Ὀλυμπιάδες.

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26b,f Isacco In Creta regnavit primus Cres indigena, ut quidam volunt. Alii vero supra scriptum tempus vindicant

40b,l schiavitù in Egitto, 20° anno di Mosè

In Creta regnavit Cydon

44b,c Mosè In Creta regnavit Apteras, qui et urbem condidit 46b,g Giosuè In Creta regnavit Lapis

47b,f tra Giosuè e 1° giudice Gotoniel

In Creta regnavit Asterius

47b,g “ Europae, filiae Foenicis mixtus est Iuppiter. Quam postea Asterius Cretensium rex uxorem accipiens Minoem ex ea et Radamanthum et Sarpedonem procreavit

47b,k Radamanthus et Sarpedon reges Lyciorum

47b,l Raptus Europae

49b,e Aod Minos, filius Europae, regnavit in Creta

53b,e Debora e Barach Europa a Cretensibus rapta est navi, cuius fuit insigne taurus

55b,e;h “ e.Europa Agenoris filia, ut in quibusdam legimus, rapitur. Quod his congruit, quae de Minoe dicuntur, de Cadmo et de Spartis.

Gedeone h. Ea, quae de Daedalo fabulae fuerunt etc.

57b,a;h Abimelech/Thola a. Minos mare optinuit et Cretensibus leges dedit, ut Paradius memorat, quod Plato falsum esse convincit h. Androgeus Athenis dolo interficitur.

58b,a Thola Ea, quae de Minotauro dicuntur. Quem Filochorus in secundo Attidis libro scribit magistratum Minois fuisse, Taurum nomine, inhumanum atque crudelem. Et quia Minos super morte Androgei agonem statuerat praemii nomine pueros Atticos largiens et ille fortissimus universos in contentione superabat, tandem factus est, at a Theseo in palaestrica vinceretur. Ob quod Athenienses pueri tributaria poena liberati sunt, sicut ipsos quoque Gnosios referre testatur

58b,d Iair Minos leges ac iura constituit

59b,g;i “ g Minos in Sicilia adversum Daedalum arma corripiens a filiabus Cocali occiditur

i Faedra Hippolytum amat

Le notizie eusebiane, malgrado alcune incongruenze (derivanti principalmente dalla ripetizione delle medesime informazioni in diversi punti del testo e, quindi, del tempo), sembrano comunque porre ai tempi dei giudici le figure cretesi da Minosse in poi. I Canones ci permettono inoltre di apprezzare il fatto che non solo i suddetti personaggi agiscono ai tempi dei giudici, ma anche i loro immediati predecessori: il rapimento di Europa, infatti, non precede di molto il regno del figlio di costei Minosse. Tale considerazione, piuttosto ovvia, si può ritenere sottintesa anche dal rapido sincronismo

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riportato negli EB, mentre il fatto che Africano collochi entrambi gli avvenimenti semplicemente «dopo Mosè» non è di alcun aiuto.

Questa osservazione, tuttavia, ha conseguenze significative sull’interpretazione del nostro testo. Il fatto che la sequenza cretese si trovi a questo punto del racconto malaliano sembra riflettere la cronologia assegnata dalla tradizione cronografica ai fatti in essa narrati: se l’epoca dei giudici indicata da Eusebio si può considerare in qualche modo correlata – benché non esattamente corrispondente – con quella qui trattata da Malala8, particolarmente vicina al nostro testo sembra essere la tradizione testimoniata dagli Excerpta Barbari, in cui compare un sincronismo fra Dedalo e Sansone. Eccentrico rispetto a tale tradizione è invece il fatto che la sequenza cretese sia presentata come un “ritorno al passato”. Tale variazione, determinata dall’anticipazione del racconto del rapimento di Europa a II 7, lascia emergere come la posizione nel racconto della prima sequenza cretese coincida con la sua posizione nel tempo: il rapimento di Europa – così come tutte le vicende di Inaco e discendenti – si deve intendere come grosso modo contemporaneo ai patriarchi posteriori al diluvio e precedenti i tempi di Abramo9. La collocazione delle vicende di Minosse nei «suddetti tempi precedenti» si configura quindi come un tentativo di coerenza interna.

Tale operazione, tuttavia, determina alcune incongruenze.

Il racconto delle antichità cretesi di IV 16-19, infatti, è interrotto da alcune notizie relative