• Non ci sono risultati.

D A DOVE VIENE LA BASILEIA DI L ACONIA ?

Βασιλείαι elleniche prima della guerra di Troia

I. Cecrops procerus ann L Anno trecesimo quinto

2. D A DOVE VIENE LA BASILEIA DI L ACONIA ?

Per osservare e descrivere i contenuti del passoci serviremo ampiamente dell’analisi condotta da Stephen Reinert, il quale ha operato un confronto sistematico fra i contenuti malaliani e la vulgata mitografica ellenica, rappresentata principalmente da Apollodoro16.

13 St. Byz., Ethn. s.v. Λακεδαίμων: …ὁ πολίτης Λακεδαιμόνιος. καὶ κτητικὸν Λακεδαιμονικός. λέγεται καὶ κατὰ συγκοπὴν Λάκων, ὡς Ἀπολλόδωρός φησιν, ὡς τοῦ Κυδωνιᾶται τὸ Κύδωνες. ἔοικε δὲ πρωτότυπον εἶναι καὶ οὐ συγκοπή. τινὲς δὲ τὸ Λάκων ὑποκοριστικόν φασιν, οὗ τὸ θηλυκὸν Λάκαινα καὶ κτητικὸν Λακωνικός, καὶ Λακωνική τὸ θηλυκόν, ὃ καὶ εἶδος ὑποδήματος. 14 Allo stesso modo si può giustificare il fatto che nel libro V Menelao è sistematicamente definito come re di Sparta (Σπάρτος), mentre non compaiono più né Laconia né Lacedemone o simili (68,53 – 69,59; 80,76-77).

15 Reinert 1981, 486. Tale spiegazione sembra però difficilmente sostenibile sulla base delle attestazioni dei termini: per quel che può valere, una ricerca sul TLG mostra che Λάκων presenta solo 41 attestazioni in testi di VI secolo, contro le 125 di Λακεδαιμόνιος.

16 Per la collocazione di tali figure nella tradizione mitografica, v. Reinert 1981, 481-490. Cfr. inoltre Silke (Thestios) e Zimmermann (Tyndareos) in NP.

132 2.1 LE ORIGINI

Il racconto delle origini del regno di Laconia non ha paralleli nel mito a noi noto. In assenza di prove contrarie, gli studiosi sono concordi nel considerarlo invenzione malaliana17. Per quanto si tenti di rintracciare i precedenti di tale narrazione, infatti, i risultati non sono soddisfacenti: come si è accennato, la figura di Lapato non ha precedenti – anche se Reinert suggerisce che il nome possa essere una variante di quello di Lapito, suocero del re Amicla, figlio di Lacedemone (Apollod. III 116)18. La divisione del regno paterno fra Acheo e Lacone, all’origine delle regioni di Acaia e Laconia, potrebbe richiamare quella fra i figli di Elleno (Doro, Eolo e Xuto – e fra i figli di costui Ione e Acheo), che allo stesso modo illustra le origini delle diverse popolazioni elleniche (Apollod. I 50-1)19: le differenze, tuttavia, superano di gran lunga le somiglianze e appare impossibile stabilire in quale misura l’autore possa aver avuto presente tale versione del mito – della quale, nel caso, avrebbe trattenuto solo alcuni elementi. Uno di questi sembrerebbe la figura di Acheo, ricordato quale fondatore dell’Acaia anche nei Canones eusebiani20; con tale figura tradizionale fa però il paio Lacone, che non compare in alcun mito a noi noto (mentre la tradizione ricorda la figura di Lacedemone, che dà il nome alla regione e fonda la città di Sparta): il personaggio di Lacone parrebbe modellato su quello di Acheo, con l’intento di spiegare le origini del nome “Laconia”.

Nella costruzione di questa prima parte della storia di Laconia si osservano scelte tematiche ed espressive confrontabili con altri passi della cronaca. Ad esempio, è piuttosto evidente l’analogia fra gli inizi del regno di Laconia e la fine della vicenda di Agenore, nipote di Io, illustrata a II 7: questi, in punto di morte, ordina che il regno sia diviso tra i figli, che sono così presentati quali sovrani eponimi delle regioni di Fenicia, Siria e Cilicia.

Io. Mal., chron. II 7 Io. Mal., chron. IV 12

μέλλων δὲ τελευτᾶν ὁ αὐτὸς βασιλεὺς Ἀγήνωρ διετάξατο πᾶσαν ἣν ὑπέταξεν γῆν μερίσασθαι τοὺς τρεῖς μέλλων δὲ τελευτᾶν ἐκέλευσε τοῖς ἑαυτοῦ υἱοῖς διαμερίσασθαι τὸ βασίλειον αὐτοῦ καὶ τὴν χώραν εἰς δύο· 17 Reinert 1981, 483; Jeffreys, 1990b, 128. 18 Reinert 1981, 484. 19 Reinert 1981, 485-486.

133 αὐτοῦ υἱούς. καὶ ἔλαβεν ὁ Φοῖνιξ τὴν Τύρον καὶ τὴν αὐτῆς ἐνορίαν, καλέσας τὴν ὑπ’ αὐτὸν γενομένην γῆν Φοινίκην· ὁμοίως δὲ καὶ ὁ Σύρος, εἰς τὸ ἴδιον ὄνομα καλέσας τὴν ἐπιλαχοῦσαν αὐτῷ χώραν Συρίαν· ὡσαύτως δὲ καὶ ὁ Κίλιξ τὸ ἐπιλαγχάνον αὐτῷ κλῖμα ἐκάλεσεν Κιλικίαν εἰς τὸ ἴδιον αὐτοῦ ὄνομα. ὅστις Ἀχαιὸς μετὰ τὴν τελευτὴν τοῦ αὐτοῦ πατρὸς ἀπομερίσας τὴν χώραν πᾶσαν εἰς δύο ἔδωκε τῷ αὐτοῦ ἀδελφῷ Λάκωνι τὸ ἥμισυ τῆς χώρας ἐκ τῆς πατρικῆς αὐτῶν βασιλείας. καὶ ἐκάλεσε τὴν ὑπ’ αὐτοῦ βασιλευομένην χώραν εἰς ὄνομα ἴδιον Λακωνικήν·

Le forti analogie dei due passi non si limitano ai contenuti, ma interessano anche il piano lessicale: il re è presentato in entrambi i casi come μέλλων τελευτᾶν e i suoi ordini sono espressi in termini piuttosto simili (διετάξατο πᾶσαν ἣν ὑπέταξεν γῆν μερίσασθαι

τοὺς τρεῖς αὐτοῦ υἱούς cfr. ἐκέλευσε τοῖς ἑαυτοῦ υἱοῖς διαμερίσασθαι τὸ βασίλειον

αὐτοῦ καὶ τὴν χώραν εἰς δύο). Vorremmo suggerire la possibilità di allargare il confronto fra i due passi, già segnalato da Reinert e da Jeffreys21, ad altri punti della cronaca malaliana in cui è possibile osservare dinamiche analoghe, espresse con i medesimi termini. A V 19, infatti, si dice che Atlante,

μέλλων τελευτᾶν διένειμε τὰς δύο νήσους ταῖς θυγατράσιν αὐτοῦ (Circe e

Calipso), καὶ ἦσαν βασιλίδες τῶν δύο νήσων.

Ad Alessandro, poi, è attribuita una simile espressione delle proprie volontà in punto di morte (VIII 3): Μέλλων δὲ τελευτᾶν ὁ αὐτὸς Ἀλέξανδρος διετάξατο, ὥστε πάντας τοὺς σὺν αὐτῷ ὑπερασπιστὰς καὶ συμμάχους βασιλεύειν τῆς αὐτῆς χώρας ὅπου ἦν αὐτοὺς ἐάσας καὶ κρατεῖν τῶν ἐκεῖσε τόπων… Μετὰ οὖν τὴν τελευτὴν Ἀλεξάνδρου τοῦ Μακεδόνος ἐμερίσθησαν εἰς τέσσαρας τοπαρχίας, ἤτοι βασιλείας, αἱ χῶραι ἃς ὑπέταξεν ὁ αὐτὸς Ἀλέξανδρος ἅμα τοῖς συμμάχοις αὐτοῦ· καὶ ἐβασίλευσαν αὐτῶν οἱ Μακεδόνες οἱ συνασπισταὶ τοῦ αὐτοῦ Ἀλεξάνδρου καθὼς διετάξατο οὕτως.

Questi casi, in cui non è presente il motivo dei fondatori eponimi, ci aiutano a inserire il confronto fra i primi due passi in una prospettiva più ampia e a valutare in termini meno

134

assoluti il legame tra essi: più che ritenere la vicenda di Agenore quale «source of inspiration» dalla quale il nostro passo «evidently springs»22, possiamo ritenere entrambi i brani «as an element from an ‘etymological’/aetiological history»23, inseriti in uno schema narrativo comune – quello del re in punto di morte che dispone del proprio regno – e formulato in tutta la cronaca (o almeno nei suoi primi libri) in modo simile.

2.2 LA LISTA DI RE

Su questa vicenda fittizia l’autore avrebbe innestato la successione di re “laconi” che abbiamo illustrato sopra. Testio e Tindario – gli unici re ad essere nominati, oltre Lacone – sono figure note al mito ellenico: Testio, padre di Leda (oltre che di numerosi altri figli), è re di Pleuron, in Etolia (Strab. 10,2,24; 10,3,6). Il legame con la Laconia, e in particolare con Sparta, viene a costui dalle nozze di Leda con Tindaro, re di Sparta. Tindaro avrebbe trovato rifugio presso Testio dopo essere stato cacciato dalla propria città dal fratello e vi avrebbe fatto ritorno dopo la morte di quest’ultimo per mano di Eracle (Apollod. III 124-126). La rifunzionalizzazione dei due sovrani quali semplici re di Laconia appare frutto di una forte semplificazione delle complesse interazioni fra i regni di Etolia e Sparta. Tale operazione sembra rivelare il proprio significato se si considera un altro aspetto, che abbiamo già in parte sottolineato: la lista dei re di Laconia non appare conclusa, mentre la sequenza si chiude con l’illustrazione della discendenza di Tindario. In particolare, risultano poste in evidenza (1) la storia del concepimento di Elena e (2) le unioni di Clitemnestra ed Elena, rispettivamente, con Agamennone e Menelao. La prima vicenda gode di una trattazione particolarmente dettagliata, che restituisce in forma razionalizzata (e in vari modi alterata) la mitica metamorfosi di Zeus in cigno e la sua unione con Leda, dalla quale sarebbero stati generati Elena e Polideuce.

Sembra quindi fondato il sospetto che l’intero passo sia realizzato allo scopo di fornire il contesto a quest’ultimo episodio mitico. I dati della tradizione, infatti, parrebbero rielaborati in funzione di tale vicenda, tradizionalmente ambientata a Sparta: una leggenda di fondazione della Laconia non altrimenti attestata; i sovrani legati alla figura

22 Così Reinert 1981, 485. 23 Jeffreys 1990b, 128.

135

di Leda ‘trasformati’ in una serie di re di Laconia, che si interrompe una volta raggiunto Tindario e la sua discendenza24.

Dietro l’aspetto di una narrazione piuttosto lineare e di una struttura simile a quella delle sequenze già esaminate, quindi, si cela forse qualcosa di differente: una basileia non attestata nella tradizione cronografica, infatti, è probabilmente “creata” a partire da fonti di altro genere – anche se non si può escludere del tutto la possibilità che la presente sezione si trovasse, già elaborata in questo modo, in un’opera cronografica per noi perduta.

La sezione, comunque, non sembra discostarsi troppo per forma e per funzione da quelle dedicate ad altre basileiai nell’opera malaliana. La lista di re, indipendente dalle liste attestate nella tradizione cronografica, si distingue da quelle incluse nelle storie di basileiai finora esaminate per l’assenza della formula conclusiva, che indica la durata totale del regno. Non sembra particolarmente significativa, invece, l’omissione degli anni di regno dei singoli sovrani (fatto salvo il caso di Lacone): abbiamo osservato come essi non fossero sempre indicati neppure nei casi precedenti. Analoga a formule già incontrate in altre liste malaliane è pure l’espressione «molti altri fino a…», usata per “coprire” i sovrani tra Lacone e Testio: locuzioni simili sono impiegate comunemente nella cronaca per abbreviare gli elenchi, tacendo i nomi dei re compresi tra quelli nominati (il primo e l’ultimo, oppure sovrani almeno apparentemente scelti in ragione degli episodi di cui sono protagonisti). In questo caso, se riteniamo che la presente lista sia costruita ad hoc, possiamo credere che questa espressione sia inserita per dare al materiale la parvenza di una lista simile alle altre.