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L’ecofemminismo secondo Gaard

Capitolo 2. Gli ecofemminismi secondo Greta Gaard

2.1 L’ecofemminismo secondo Gaard

Gli anni Ottanta hanno visto la nascita e l’affermazione dell’ecofemminismo negli Stati Uniti. Due sono gli eventi che hanno contrassegnato in modo particolare questo esordio: in primo luogo la conferenza tenutasi nell’ aprile 1980 Women and Life on Earth: Eco-Feminism in the

80s e a sette mesi di distanza, nel novembre la Women’s Pentagon Action; in secondo luogo la

pubblicazione della prima antologia ecofemminista nordamericana, Healing the Wounds: The

Promise of Ecofeminism70 di Judith Plant e la creazione nel giugno 1989 della National Women’s Studies Association da parte dell’Ecofeminist Caucus. Tra questi due eventi scrive

Gaard:« […] like any rebellious offspring»71, un nuovo movimento iniziava a prendere forma,

consapevolezza, nome e a differenziarsi. Durante gli anni Ottanta, la parola ecofemminismo assunse diversi significati in quanto impiegata da donne appartenenti a vari movimenti per descrivere le loro attività e pensieri. Gaard si interroga sulla definizione di ecofemminista, tutti infatti possono notare che la parola richiama l’impegno verso il femminismo e l’ecologia, intravedendo un principio di correlazione tra i due; l’autrice quindi si chiede:

Did it mean women were somehow closer to nature -and if so, what were the implications for men? Did it mean women and nature had experienced similar treatment under patriarchal systems? Or did it mean women who were active in both feminist and environmental movements now had a name for their dual involvements?72.

I diversi filoni ecofemministi hanno sviluppato il loro pensiero dalle risposte a queste domande. L’autrice nota che l’ecofemminismo è stato una teoria in divenire per circa vent’ anni, infatti solo a partire dalla metà degli anni Novanta i teorici hanno iniziato a dare un nome ai diversi rami dell’ecofemminismo. Durante lo sviluppo di questo processo, non sono mancate naturalmente le critiche da parte di filosofi e politologi, i quali accusavano le ecofemministe di incoerenza e spingevano per un’universalizzazione del movimento, oppure asserivano pensieri e tassonomie senza il consenso delle ecofemministe. Greta Gaard ricorda i testi fondamentali dell’ecofemminismo – Susan Griffin Woman and Nature73, Mary Daly Gyn/Ecology74,

70 Judith Plant, Healing the Wounds: The Promise of Ecofeminism, Philadelphia, New Society, 1989.

71 Greta Gaard, Ecological Politics. Ecofeminists and the Greens, Philadelphia, Temple University Press, 1998,

p.11.

72 Ivi, p.12.

73 Susan Griffin, Woman and Nature: The Roaring Inside Her, San Francisco, Harper and Row, 1978. 74 Mary Daly, Gyn/Ecology: The Metaetchics of Radical Feminism, Boston, Beacon Press, 1978.

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Rosemary Radford Reuther New Woman, New Earth75, Elisabeth Dodson Gray Green Paradise

Lost76, Carolyn Merchant The Death of Nature77 – Gaard nota che in queste opere non compare

in modo esplicito il termine “ecofemmista” per descrivere il punto di vista, tuttavia sono riconosciuti come lavori ecofemministi pioneristici in ambito accademico. Lo stesso problema, continua Gaard, si pone per l’origine della parola ecofemminismo. Secondo un articolo apparso in “Studies in the Humanities” nel 1988, la parola ecofemminismo sarebbe stata creata dalla scrittrice francese Françoise d’Eaubonne nel 1974 nell’opera Le féminisme ou la mort78. Da quel momento in poi molti scrittori citano questa attribuzione ma nel 1991 Ariel Salleh, in un articolo pubblicato in “Hypathia”, per la prima volta mise in dubbio la maternità del termine dicendo che sarebbe in realtà comparso in modo spontaneo negli anni Settanta e che l’opera della D’Eaubonne del 1974 sarebbe stata tradotta in inglese solo quindici anni dopo la sua apparizione. Altre scrittrici come Carol Adams sostengono di aver assorbito il termine da Mary Daly la quale nel suo libro Gyn/Ecology79 del 1978 lo aveva utilizzato, includendo anche gli studi della D’Eaubonne. Gaard osserva la capacità di Salleh nel far emergere le speculazioni politiche ed economiche sulle dispute per il l’originedella parola, queste infatti non sarebbero state immuni dall’influenza del contesto imperialista in cui vigeva il dominio di una cultura anglofona con tendenza universalistica e per certi aspetti ci fu una lotta di classe sull’idea che il termine fosse stato coniato da una singola donna o da più donne che si battevano contro il nucleare e le basi militari. Altre ecofemministe invece, al fine di includere nel discorso anche i movimenti attivisti fanno risalire il termine ad un’origine più populista. Negli Stati Uniti sembrerebbe che il termine ecofemminismo sia come concetto sia come movimento, si sarebbe originato nell’ Institute for Social Ecology, in occasione di corsi per il periodo estivo tenuti da Ynestra King. Durante gli anni Ottanta molte donne pensavano di aver inventato il termine “ecofemminismo” per descrivere il loro pensiero e il loro attivismo. Quello che è chiaro è che l’ecofemminismo non è stato frutto dell’ingegno di un’unica donna ma piuttosto si possono far risalire le origini del movimento al lavoro di Rachel Carson, la quale per prima con le sue ricerche dimostrò gli effetti provocati dai pesticidi sui corsi d’acqua e sugli uccelli, e di come questi effetti attraverso la catena alimentare si trasmettessero agli esseri umani. I suoi studi misero in luce le connessioni tra donne, animali, natura, offrendo la base per l’ecofemminismo

75 Rosemary Radford Reuther New Woman, New Earth: Sexist Ideologies and Human Liberation, New York,

Seabury, 1975.

76 Elisabeth Dodson Gray Green Paradise Lost, Wellesley, Mass: Roundtable Press, 1979.

77 Carolyn Merchant, The Death of Nature: Women, Ecology and the Scientific Revolution, San Francisco,

Harper and Row, 1980.

78 Françoise d’Eaubonne, Le féminisme ou la mort, Paris, Pierre Horay, 1974.

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degli anni successivi. Inoltre anche i contributi delle donne giardiniere e delle illustratrici, le storie delle donne Native Americane e delle Afroamericane e anche delle scrittrici letterarie rivoluzionarie, contribuirono a creare la tradizione e il pensiero ecofemminista, tracciando da subito la sua vocazione principale: la liberazione delle donne e della natura.