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Diventare un essere sociale `e inevitabile, la differenza sta nel diventare un essere sociale responsabile e come tale avere la possibilit`a di esercitare il potere di progettare la propria vita. A questo punto la minaccia del diventare completamente assoggettati alla tecnologia pu`o essere, anche se non l’unico, un punto di partenza in cui definire meglio i contorni della responsabilit`a in relazione al potere. Su questo argomento Jonas scrive:

La responsabilit`a `e una funzione del potere. Chi `e privo di potere non ha responsabilit`a. Si ha responsabilit`a di ci`o che si combina. Chi non pu`o combinare nulla, non ha nemmeno bisogno di avere alcuna responsabilit`a; in un certo modo si pu`o allora dire

che chi ha solo una minima influenza sul mondo `e nella felice condizione di poter avere una coscienza pulita.18

Nella prefazione della sua opera pi`u famosa, senza contraddirsi, Jonas non dimentica di mettere in guardia a proposito della potenza conferita alla scienza, visto il momento socio-economico che prevale sulla vita di tutti. Questa potenza, se male interpretata, da quell’illusione che rende capace di rassicurare l’essere umano rispetto ai turbamenti e alle paure dovuti alle richieste pressanti che propongono la perfezione senza alcuna alternativa. L’etica diventa dunque l’elemento mediatore che vigila sui limiti e sulle reali possibilit`a. `E per questo che appare indispensabile che gli esseri umani siano educati alle scelte.

La questione del potere, essendo un problema chiave per l’etica della re- sponsabilit`a, va trattato in ambito educativo/formativo per preparare le ge- nerazioni a farne buon uso. Educare al potere sembra paradossale in un’ottica in cui il potere `e visto dal punto di vista negativo ovvero come ci`o che tende ad assoggettare l’altro. Nel caso in questione `e visto come la possibilit`a di scegliere e, in alcuni casi, anche l’assunzione di quei caratteri di consapevo- lezza dell’estensione smisurata delle azione nello spazio e nel tempo che la scienza e la tecnica propongono.

Avere a disposizione un grande potenziale tecnologico, non comporta an- che doverlo sempre applicare. Il possesso di una facolt`a non implica sempre e per forza il suo impiego. Ogni scoperta di carattere scientifico va considerata nelle sue ricadute sui fatti e sulle conseguenze. Questo necessita, ancora una volta, il saper scegliere, il saper valutare la pericolosit`a, gli effetti collaterali, il suo costo umano o ambientale e alla fine scegliere di non applicarla.

Jonas `e scettico rispetto possibilit`a che una simile riflessione sia attuabile o sia presente entro la ricerca tecnologica attuale. Anche se i concetti di una simile riflessione si possono considerare filosoficamente innegabili e universali,

18H. Jonas, Sull’orlo dell’abisso, Torino, Einaudi, 2000, pag. 95.

Paolo Becchi scrive: Quando apparve, proprio sullo Spiegel, la prima delle interviste qui raccolte, un lettore scrisse al settimanale tedesco: “Questo contributo dovrebbe essere distribuito in milioni di copie nelle cassette della posta di ogni tedesco e diventare lettura obbligatoria nelle scuole” ...ci`o dovrebbe valere anche per le scuole e i lettori italiani.

alla fine subentra un aspetto che nulla ha a che fare con la filosofia ma `e di carattere economico.

Questo rapporto cos`ı evidente fra potere e fare, tra conoscenza e applicazione, possesso ed esercizio di un potere non vale tuttavia per il patrimonio di capacit`a di una societ`a che, come la nostra, ha basato l’intera organizzazione della sua vita, sia nel lavoro che nel tempo libero, sulla continua attualizzazione del suo potenziale tecnologico coordinandone le singole parti. La cosa assomiglia dunque pi`u al rapporto fra poter respirare e dover respirare che a quello tra poter parlare e parlare. (...) Alla tecnica `e negata non solo la zona franca della neutralit`a etica, ma anche la benefica divisione fra possesso ed esercizio di un potere.19

Ancora una volta la filosofia `e chiamata a modificare la riflessione sull’idea di facolt`a come la capacit`a con cui l’anima compie le sue funzioni, la potenza da cui nascono i singoli atti rispetto al suo uso da un’occasione che ad essa `e esterna.

Ci`o che Jonas vuole affermare `e la possibilit`a di essere artefice della pro- pria vita e, facendo riferimento alla facolt`a di respirare, ribadisce la possibi- lit`a di essere artefice di quelle scelte libere nell’esercizio delle proprie facolt`a in ambito tecnologico. Nel momento che l’uomo si trova di fronte a scel- te obbligate queste modificano il suo destino e contemporaneamente ne va dell’umanit`a stessa.

Nella vita di ogni uomo la differenza dal dovere al potere qualifica l’azione, rende l’etica da privata a un fatto pubblico, e, per arrivare ad una tale consapevolezza non pu`o mancare l’aspetto sociale della formazione.

C’`e per questo, l’urgente bisogno della revisione del ruolo del singolo individuo; infatti non `e sufficiente la buona volont`a di uno, bens`ı di ognuno, anche se si `e gi`a detto della responsabilit`a che tutti gli esseri umani hanno di fronte alle sorti del mondo. Jonas evidenzia il significato del noi come accentuazione della dimensione politica, nei termini ampi del termine, per evitare anche le scelte eroiche ma fini a s´e stesse, anche se, queste ultime

iniziative singolari potranno lentamente portare a dei cambiamenti, ma `e necessario, contemporaneamente, ragionare in termini di collettivit`a. Sar`a auspicabile creare una nuova necessit`a: realizzare progetti che tengano conto della ricaduta sul numero pi`u vasto delle persone.

Dunque, c’`e il singolo che fa parte della comunit`a, insieme ad altri assume il potere delle scelte libere e consapevoli ma che nello stesso momento, le stesse scelte traggono forza dalla condivisione dei tanti uomini che fanno parte della comunit`a operante per lo stesso scopo.

3.9

Etica e responsabilit`a dell’educare e del