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A partire dalle considerazioni del paragrafo precedente si dovr`a di nuovo riprendere la considerazione sulla filosofia della vita, che possa comprendere la filosofia dell’organismo e la filosofia dello spirito.

Non `e possibile continuare un dialogo con Jonas se non si condivide con il suo pensiero ci`o che `e della libert`a dell’uomo e, ancor prima, della libert`a della vita.

Nell’opera Organismo e libert`a9 Jonas dichiara il suo rifiuto fermo al dualismo cartesiano e al nichilismo approdando ad elaborare una filoso- fia dell’organismo, in cui ritrovare l’intero dell’essere nella sua concretez-

9L’opera di Jonas Organismo e libert`a, che si colloca come seconda delle tre tappe che segnano il cammino intellettuale del Filosofo tedesco, `e una risposta di un certo spessore che risponde alla lezione esistenzialista di Heidegger dell’Essere e tempo, in cui si vede sorgere un nichilismo fatale che Jonas tenta di superare attraverso una morale fondata sull’ontologia.

za, fino ad arrivare, attraverso ci`o, allo snodo centrale dell’ontologia e della epistemologia.

In una coerenza estrema con il suo pensiero filosofico, Jonas mette in evidenza continuamente, e questo trova conferma in tutto il suo percorso speculativo, il problema dell’essere, della natura dell’essere e questo pensiero attraversa tutte le sue opere.

Quale `e il punto centrale del discorso di Jonas? `E la critica alla frattura e alla separazione tra soggetto e mondo, tra mente e corpo, tra corporeit`a e spirito. L’analisi non pu`o portare che ad una ridefinizione del rapporto uomo natura e la continua ricerca dell’unit`a psicofisica che necessita di una interpretazione filosofica della biologia, in primis della capacit`a e delle fun- zioni dell’organismo, a partire dal processo metabolico fino a giungere alla vita cosciente.

In questa unit`a, l’autore intravede gi`a nell’organismo, dalle forme pi`u semplici fino alle forme pi`u elevate, il legame con lo spirituale che, considerato sotto questo aspetto resta pur sempre parte dell’organico.

Si ha la netta sensazione di una interpretazione ontologica di fenomeni biologici.

In questa analisi pi`u che mai lucida, la critica alla moderna tecnica emerge naturalmente. Essa pretende di controllare l’organismo senza considerare che se la parte spirituale si ritrova indiscutibilmente nell’organico fin dall’inizio, se questo risulta plausibile, allora sar`a da considerare un fondamentale fattore che resta evidente in ogni organismo: la libert`a.

Come si legge nella presentazione del testo Organismo e libert`a10, la li- bert`a `e nella biologia che reclama la conservazione della sua forma che pu`o

10Nella presentazione di Paolo Becchi si legge: “Cos`ı l’opera di Jonas pu`o essere letta come una ricostruzione fenomenologica della vita organica, che nella sua evoluzione ri- vela gradi sempre crescenti di libert`a. A cominciare dal metabolismo: la parola tedesca corrispondente Stoffwechsel letteralmente scambio di materia, esprime in modo perfetto il pensiero di Jonas, ossia l’idea che un organismo, pur essendo composto di materia, non si esaurisce con essa, avendo bisogno di un ricambio continuo con l’esterno che gli con- senta, nella costante trasformazione di s´e stesso di mantenere la sua forma e di possedere pertanto una certa libert`a rispetto alla materia. (...) `E la libert`a che serve a spiegare la vita e non viceversa”, pagg. XIX-XX.

avvenire solamente attraverso il continuo dialogo con l’esterno.

Per meglio comprendere ci`o che Jonas vuole affermare `e pensare l’autore entro un contesto filosofico ampio, attraverso cui sar`a possibile non sentire il suo pensiero come una teoria isolata. Sar`a necessario ritrovare agganci con la filosofia antica, pi`u precisamente si pensa di tentare un collegamento con la filosofia aristotelica.

Aristotele parlando di natura e tecnica ci mette di fronte a “quello stretto rapporto analogico fra ϕ´υσις e τ εχνη”.11

La tesi di Aristotele si argomenta in questi termini: Si perviene al sa- pere ed al possesso della scienza quando si `e in grado di conoscere la natu- ra attraverso l’individuazione e la conoscenza dei suoi principi e delle sue cause12.

L’impresa `e ardua ma Aristotele viene incontro indicando una metodolo- gia per pervenire alla conoscenza che, in qualche modo, facilita l’argomen- tazione, ovvero, egli dice che l’analisi pu`o partire da ci`o che `e pi`u vicino all’uomo, pu`o partire ci`o che appare nella sua globalit`a, quando ancora tutto `e indistinto, quando gli elementi appaiono nella loro indistinta mescolanza, per individuare, in seguito, ci`o che gli elementi sono per s´e, cio`e le cause ed i principi primi.

11Nel testo di Giovanna R. Giardina, I fondamenti della causalit`a naturale, Catania, Cuecm, 2006, si mette in evidenza una didattica della trattazione che collega i concetti espressi da Aristotele che partono dal Libro 1odella Fisica per poi continuare con il libro 2o, in riferimento all’analisi delle differenze fra enti naturali e enti come prodotto della tecnica.

12“La τ εχνη `e utilizzata da Aristotele quale procedimento metodologico che corrisponde a quel percorso della ricerca scientifica di cui Aristotele aveva parlato nel libro I della Fisica: qui Aristotele aveva inteso determinare qual’`e il procedimento del conoscere scientifico nel senso di un conoscere che va da ci`o che `e pi`u noto per noi a ci`o che lo `e per natura”, tratto da L. Couloubaritsis, La Physique d’Aristote, Bruxelles, Ousia, 1998.

Sempre in riferimento al libro gi`a citato di Giardina: “l’impostazione dell’argomenta- zione non deve essere assunta in modo troppo semplicistico, dal momento che il rapporto natura-tecnica non `e simmetrico”. Il suo rapporto sar`a riportato da Aristotele secondo le occorrenze che possono essere viste come parallelismi o come differenze, ma come si mette ora in rilievo dagli studi moderni il rapporto natura-tecnica deve essere visto alla luce di una metodologia che dobbiamo riconoscere ad Aristotele per sviluppare la sua scienza.

Questa metodologia che Aristotele pratica, `e adatta ad ogni tipo di ricerca scientifica e quindi ben s’addice alla ricerca sulla natura delle cose, e non solo, se per natura `e compreso l’uomo.

Per Aristotele la natura possiede l’impulso interno del movimento e questo potrebbe essere in riferimento a ci`o che Jonas definisce la libert`a a partire dalla libert`a della biologia.

Questa ricerca della natura dell’uomo potr`a far pervenire ad una antropo- logia e ontologia dalla concezione monista che nega ogni dualismo e proclama l’unit`a dell’essere. Come gi`a ribadito, considerare l’uomo attraverso due ap- procci gnoseologici derivanti dal materialismo e dall’idealismo `e pressoch´e improponibile, in particolare pensando che ci`o che `e del biologico agisce nella sua libert`a che coincide con la libert`a dello spirito. Questa libert`a rimane tale fintanto che non viene intaccata da interventi artificiali. Ancora una volta si vuole ribadire che non si tratta di negare ci`o che pu`o essere della scienza e della tecnica, ma queste ultime dovranno considerare la libert`a dell’essere come ci`o che perviene dalla natura.

Ecco, dunque, una ipotesi rispetto alla scienza e alla tecnica che si riaggan- cia alle prime considerazioni esposte in questo lavoro: nonostante la scienza sia normativa e pretende la verifica costante, non sempre ci`o che essa vuole corrisponde con gli effetti evidenti sull’essere umano.

La mancata osservanza della libert`a dell’essere in quanto tale, sconfessa ogni dualismo, nella misura in cui si riduce la natura al regno del determi- nismo che vuole prevalere su ogni volont`a dell’essere stesso, considerata sul versante della materia e sul versante dello spirito.

La scienza dovr`a ricordare a s´e stessa che mentre agisce sulla materia non le `e possibile separare quest’ultima dallo spirito, conseguentemente il suo imporsi rispetto la materia equivale imporsi sullo spirito il quale sar`a portato, per la sua naturale libert`a, a deformare il rapporto uomo - scienza. Ritornando al pensiero di Jonas, il fatto della coincidenza di materia e spirito, interiorit`a ed esteriorit`a `e ben pi`u di una proposta teoretica perch´e il corpo appartiene all’esperienza di ognuno.

A proposito di ci`o Jonas dice che:

interiorit`a ed esteriorit`a insieme, `e in genere l’unico concreto dell’esperienza completamente dato: la sua completezza effettiva- mente concreta insegna che la materia nello spazio, che noi espe- riamo altrimenti solo dall’esterno, pu`o avere un orizzonte inte- riore e che quindi il suo essere esteso non `e necessariamente tutto il suo essere. Dal punto di vista dell’unica vera completezza, la pura estensione cos`ı come la pura interiorit`a potrebbero apparire come astrazioni.13

Il corpo dell’umano `e la sede dell’io, che equivale all’interiorit`a che tra- scende verso l’esterno. L’io non pu`o essere tale se non nell’esperienza di materia e spirito, nel trascendere verso l’esterno il corpo agisce causalmente in esso e procura quell’esperienza che fa s`ı che coincida l’interiorit`a intensiva e l’esteriorit`a estensiva.

Perch´e dunque questo interesse di Jonas per il concetto di libert`a che `e ben lontana dalla interpretazione del senso comune ed `e riportata nel naturale scorrere della vita?

Pu`o essere tutto ci`o un ulteriore possibilit`a di comprendere il mistero della vita giacch´e l’umano ne `e il protagonista.

Ci`o su cui Jonas si sofferma ancora e in qualche modo, come in seguito andremo ad analizzare, mette di fronte libert`a e responsabilit`a: non solo l’uomo `e protagonista della coincidenza di spirito e materia, ma il fenomeno della vita si manifesta ad ogni livello, anche nelle forme pi`u inferiori, tanto da considerare in ogni forma organica la presenza dello spirito nella sua massima estensione, restando ancora parte dell’organico.

Forse l’uomo, a ben vedere `e effettivamente la misura di tutte le cose non gi`a attraverso la legislazione della sua ragione, ma at- traverso il paradigma della sua totalit`a psicofisica che rappresenta il massimo di concreta completezza ontologica a noi conosciuta.14

13H. Jonas, Organismo e libert`a, Torino, Einaudi, 1999, pagg. 32-33. 14Ibidem, pag. 32.

Detto in questo modo si pu`o pensare ad una ontologia della vita che trova nel corpo dell’uomo vivente l’archetipo del concreto divenire dell’ontologia fondamentale.

Un tale pensiero rende pressoch´e naturale e non accettabile la separazione tra res cogitans e res extensa. Ogni presupposto che sporga dalla teoria ma- terialistica o, al contrario, si consideri pi`u importante il versante idealistico, andrebbe contro tutto il sistema naturale del cosmo.

Sostanzialmente, ritroviamo nell’assunto di Aristotele, che gli enti natu- rali rispetto alle cose che non sono per natura, sono differenti perch´e:

le cose che sono da natura, hanno il principio del movimento e della quiete in s´e stesse, le une secondo lo spazio, le altre secondo crescita o diminuzione, altre ancora secondo alterazione15

Questo significa che gli enti per natura hanno in s´e il principio di mo- vimento e della quiete, come dire che non c’`e bisogno di alcun intervento dell’uomo o altro perch´e avvengano.

Continuando a riflettere su questa tesi della filosofia aristotelica, c’`e da considerare che, pur restando sul modo connaturato della natura di avere in s´e il principio del movimento vediamo ora l’importanza che Aristotele da alla tecnica per differenziarla dalla natura che ha lo scopo, allo stesso tempo, di dare alla natura maggior luce.

Il prodotto finale della produzione tecnica non ha in s´e il movimento; infatti gli esempi che lui utilizza, indicati come il letto o il mantello, non hanno nessun impulso connaturato al mutamento. Gli oggetti prodotti dalla tecnica per`o sono fatti di terra, di pietra, di metallo e questi sono elementi naturali. E per ci`o, secondo Aristotele, `e lecito affermare che essi possiedono un tale impulso: hanno in s´e l’impulso immanente dell’ente naturale con cui sono stati prodotti.

Ma per essi `e intervenuta la tecnica a renderli oggetti e pertanto Aristotele parla di un impulso connaturato al movimento, per l’intervento della tecnica che agisce accidentalmente, ma l’impulso `e dato soltanto perch´e ci`o con cui sono stati fatti `e materia naturale.

Traendo spunto dalle tesi di Aristotele si pu`o giungere a pensare che la tecnica in s´e e per s´e non `e nulla se non applicata alla materia naturale.

Considerando che l’uomo `e la materia naturale, la tecnica `e ci`o che si intromette accidentalmente, il suo potere deriva dalla possibilit`a che l’uomo da ad essa di funzionare.

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E forse questo il momento in cui l’essere dell’uomo permette al potere della tecnica di essere per lui efficace e, al tempo stesso si introduce il concetto di libert`a. Questo pu`o ridimensionare il potere della tecnica per ricondurlo al potere dell’essere umano il quale fa uso della tecnica solamente nel momento in cui, con la libert`a a suo favore, pu`o pronunciare il s`ı o il no!

Per arrivare a questa libert`a sar`a necessario che l’essere umano riconosca i vari miti e riesca, con le sue forze, a dis-illusionare alcuni e a rinunciare ad altri.

Come dire: la mia libert`a innanzitutto, la mia libert`a dovr`a corrispondere alla possibilit`a e al limite del lecito.

Sar`a possibile, ora, pensare alla libert`a, cos`ı come viene interpretata da Jonas, come il filo conduttore dell’interpretazione della vita. Libert`a che l’Autore colloca in tutti i piani dell’evoluzione come una scala ascendente in cui si pu`o percorrere un processo che, da un lato si sviluppa attraverso le capacit`a sensoriali, le capacit`a dell’agire, del trasformare tutto ci`o che `e del fisico, e dall’altro lato riporta nei gradi progressivi della libert`a dell’agire. Il culmine dei due processi `e il pensiero dell’uomo.

La libert`a, che `e l’espressivit`a dello spirito, `e la stessa qualit`a che ritro- viamo in Aristotele nella capacit`a di compiere una azione volontaria, `e anche la libert`a che si manifesta attraverso lo spirito. Questo processo `e un proce- dere della necessit`a, come dire che non potrebbe essere altrimenti, la vita `e possibile solo dentro il presupposto che l’essere organico e spirituale `e nella libert`a.

Dunque, procedendo come in un circolo virtuoso, se lo spirito `e prefigurato fin dall’inizio nell’organico, anche la libert`a procede attraverso ci`o che `e fin dall’inizio della vita.

Quanto fino ad ora considerato rispetto alla libert`a comprende sia l’uomo sia ogni essere organico.

La differenza tra i due `e per`o sostanziale, ma non `e la libert`a di cui si `e parlato che lo pone al di sopra dell’essere vivente non umano. Ogni essere vivente dipende da una libert`a bisognosa verso la materia, l’organismo `e costituito da materia inanimata se presa per s´e stessa e dipende da essa, `e bisognoso. C’`e una libert`a che sta in ogni organismo, tale organismo non si identifica immediatamente ma trascende la materia e ne ha continuamente bisogno per continuare a vivere. Essere dipendente da qualcos’altro `e una caratteristica ontologica della vita in ogni stadio di sviluppo.

Le piante, gli animali, hanno la possibilit`a di poter disporre della scelta da ci`o che proviene dall’ambiente a loro prossimo nel quale hanno trovato, per scelta, il loro habitat, e ancora per scelta cambiano habitat se la materia di cui hanno bisogno cambia.

Jonas, in Organismo e libert`a, fa riferimento ai sensi con particolare at- tenzione riguardo la vista, con il potere che con essa l’organismo vivente esercita la sua libert`a.

Questo ampliamento dei confini d`a la libert`a di scelta nell’agire, anche scelta temporale, che permette all’animale di agire perch´e nel vedere percepi- sce l’altro come diverso da s´e. ´E grazie a questa libert`a che l’essere organico ha la possibilit`a di adattarsi nelle diverse situazioni e nei diversi ambienti.

Quale differenza con l’uomo? L’essere umano pensa, ed `e con ci`o che esprime la libert`a, `e una libert`a intellettuale, libert`a dell’azione che `e dif- ferente dalla libert`a bisognosa e per ultimo, ma ancor pi`u importante, `e la libert`a morale.

Tutto ci`o non potr`a mai essere privo del compito fondamentale che `e la responsabilit`a.

Ora la libert`a, naturalmente incrocia la responsabilit`a, come dote che da sempre appartiene ad ogni essere vivente. A partire da questo significato di libert`a, che in un primo momento pu`o destabilizzare, si potr`a considerare che ogni tentativo di definire l’uomo sar`a vana, la domanda dovr`a essere ripetuta continuamente con la consapevolezza che la risposta non sar`a mai definitiva fintanto che l’uomo potr`a rimanere tale.

La libert`a che va dal metabolismo degli organismi pi`u semplici, con lo scambio tra interno ed esterno, con la libert`a del possibile dell’uomo pensante,

tutto ci`o apre all’etica, alla bioetica.

Considerando l’uomo nella sua singolarit`a, si potr`a intraprendere un cam- mino di riflessione su ci`o che `e l’essere dell’uomo e la sua libert`a, sulla ricerca dell’essenza. Sar`a un dover procedere in un cammino difficile, si presenta un cammino in salita, in cui ogni passo attraverso la libert`a e con essa la vita stessa, `e posta in pericolo e si espone alla possibilit`a di perdersi:

La ricerca dell’essenza dell’uomo deve per`o imboccare la sua strada attraverso gli incontri dell’uomo con l’essere. In tali in- contri questa essenza non solo appare, ma si realizza decidendosi ogni volta in essi. La facolt`a stessa d’incontro `e tuttavia l’essenza fondamentale dell’uomo: questa `e quindi la libert`a e la sua sede `e la storia, la quale da parte sua `e possibile solo attraverso quella fondamentale essenza transtorica del soggetto.16

Jonas, con le sue tesi, ha la responsabilit`a di aver dato dei mezzi impor- tanti con i quali guardare l’universo organico nella sua totalit`a, nello stesso tempo lo sguardo sull’essere umano cambia prospettiva. L’umano come pen- sante, come possessore dell’intelletto, l’uomo come essere superiore, ora deve assumere la sua responsabilit`a.

Jonas ha segnato il cammino ora sta a noi continuare sulla via della responsabilit`a.

Entro questo percorso, che si `e voluto intraprendere, `e necessario conti- nuamente ripartire da dei punti fermi affinch´e i concetti espressi e quelli che seguiranno non siano mere definizioni universali o ideali.

Per questo si ripartir`a ancora dall’essere umano quale principale prota- gonista in un mondo messo a sua disposizione, affinch´e si possano ritrova- re quelle immagini positive che non possano che rientrare dentro le virt`u dell’etica.

Dall’etica alla bioetica si ritiene che il passo sia del tutto naturale pen- sando all’essere umano accolto nel mondo piuttosto che essere gettato.

Si pu`o gi`a annunciare e poi in seguito l’argomento verr`a trattato in modo particolare, che a fare la differenza tra essere accolti ed essere gettati `e la cura.