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1.5 La legge 120/2011

1.5.3 Effetti della Legge

La legge sulle quote rosa è stata attutata con il fine di accelerare il processo verso l’uguaglianza economica di genere e di promuovere l’empowerment femminile, andando a distruggere il cosiddetto “soffitto di cristallo”. Come riporta la Consob (2019), nel 2011 le donne rappresentavano tra il 6 e il 7% dei consigli di amministrazione e il 6,5% dei collegi sindacali; a giugno del 2018 la percentuale è aumentata notevolmente: rispettivamente 36% nei cda e 38% nei collegi sindacali, chiaro segnale che si sta raggiungendo il principale obiettivo imposto dalla normativa.

Tuttavia, secondo gli studi di Ferrari et al. (2016), i risultati dell’applicazione di tale legge sarebbero molto più ampi. Risulta, infatti, che l’introduzione delle quote di genere in Italia abbia condotto a un migliore meccanismo di selezione del personale, aumentando sia il livello medio di istruzione dell’intero board (uomini e donne) sia la competizione per accedere a certe posizioni e diminuendo l’età media. Difatti, la situazione italiana pre- legge vedeva le donne presenti prevalentemente in consigli di amministrazione di società famigliari e un processo di selezione non puramente meritocratico. Ciò è provato dai dati della Consob (figura 8) in cui risulta evidente che, in seguito all’applicazione della Legge,

46 la percentuale di membri dei consigli di amministrazione con una laurea di primo livello è aumentata, passando dal 76,3%, del 2008 al 86,7%; allo stesso modo, anche la percentuale di membri con una laurea di secondo livello è aumentata, passando dal 11,5% al 18,7%. I dati risultano ancora più interessanti perché non solo è aumentato il livello di istruzione delle quote femminili, ma anche quello delle quote maschile, a conferma di quanto detto in precedenza. Inoltre, i dati dimostrano che la percentuale di quote femminili con legami famigliari all’interno della società è diminuita drasticamente: nel 2008 era del 50%, nel 2016 del 7,7%.

Figura 8: Caratteristiche dei membri dei consigli di amministrazione

Fonte: Bruno et al. (2018), p. 37; elaborazione propria

Oltre a ciò, in letteratura si discute molto anche riguardo agli effetti positivi della presenza di quote rose sulla reddittività della società stessa e sul suo valore azionario. Alcuni studiosi ritengono che la maggior presenza di quote femminili abbia portato a migliori rendimenti aziendali e, come riportano Ferrari et al. (2016), che si possano vedere

47 evidenti effetti di ciò sul mercato azionario già in seguito al primo rinnovo dei consigli di amministrazione dopo l’entrata in vigore della legge. Infatti, nel caso specifico italiano, le società con una quota minore di donne nella composizione del consiglio pre-riforma hanno registrato risultati migliori in borsa alla data delle prime elezioni del consiglio dopo l'approvazione della legge, rispetto alle società che erano invece più vicine all'obiettivo. Nonostante ciò, riprendendo quello che dice Pastore (2018), i risultati degli studi teorici ed empirici condotti in questo campo a livello internazionale sono abbastanza controversi e per questo non possono essere ritenuti conclusivi, oltre al fatto che sono risultati di breve periodo. Inoltre, è necessario considerare un altro fenomeno, quello dell’interlocking di genere, cioè il fatto che la stessa persona ricopra incarichi multipli in diversi cda. È evidente dalla figura 8 che tale fenomeno è aumentato per le donne (si passa dal 20,8% del 2008 al 29,8% del 2016) mentre per gli uomini, al contrario, è diminuito (dal 30,7% del 2008 al 18,2% del 2016). A tal proposito, sarebbe necessario introdurre un emendamento che vincoli a un numero massimo di incarichi in modo tale da dare più spazio a nuove figure femminili e attuare il vero scopo della Legge.

Altro punto a favore della partecipazione attiva delle donne nei consigli di amministrazione, riportato da D’Amico e Puccio (2013), è la dimostrazione che grazie alla presenza femminile vengono portati sul tavolo del consiglio argomenti che normalmente venivano lasciati fuori, dal momento che, grazie a essa, si rompono naturalmente e senza traumi di “lobby preesistenti”, portando a un dibattito costruttivo e non conflittuale che evidenzia un cambiamento nello stile di leadership della conduzione e comunicazione del consiglio. Infine, come riporta la Consob (2019), gli effetti positivi non si fermerebbero solo a quanto è stato detto in precedenza, ma sembrerebbe che, a livello internazionale, le imprese che presentano donne nei propri board siano più sensibili ai temi relativi alla sostenibilità, in quanto offrono una migliore qualità della disclosure sui temi non finanziari e prestano più attenzione ai temi sociali, con riflessioni positive sui livelli di performance. Per questo, un altro effetto della presenza di quote rosa risulta essere il segnale positivo in termini di reputation che tali società danno ai propri clienti, fornitori e in generale a tutta la community di stakeholders. Infatti “[…] come dimostrano diverse ricerche, le politiche di genere più equilibrate aumentano l’attrattività dell’impresa fino a tradursi in un elemento di vantaggio competitivo e la maggiore trasparenza di tale informazione favorisce un dialogo più produttivo con gli stakeholder interni ed esterni” (Giangualano & Solimene, 2019, p. 67). Per tali ragioni, la Legge Golfo-Mosca costituisce un importante

48 punto di svolta per il sistema economico italiano: non si tratta solo di un mero provvedimento legislativo ma di un punto di partenza per una nuova era in cui, grazie alla parità di genere, si potranno migliorare le performance aziendali.

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Capitolo 2

COMUNICARE LA PARITÀ DI GENERE

Il secondo capitolo ha l’obiettivo di evidenziare l’importanza del ruolo della comunicazione nelle imprese al fine di consolidare la propria corporate reputation. Nel dettaglio, verrà delineata la Corporate Social Responsibility communication, mettendo in risalto il tema del rispetto della gender equality. In particolare, si evidenzierà l’introduzione del Dlgs. 254/2016 e i mezzi attraverso cui le società possono comunicare la parità di genere, con alcuni esempi.