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Effetto potenziante dell'ordinarietà: Jules Winnfield in ​Pulp Fiction

In ​Pulp Fiction i gangster Vincent e Jules sono in missione per recuperare una valigetta che quattro ragazzi, soci di Marsellus, hanno sottratto a quest’ultimo. Nella primissima parte del film i due sicari vengono visti, nell’ordine, dirigersi in macchina verso l’appartamento dei ragazzi, aggirarsi all'interno del palazzo in cui si trova, irrompervi, interrogare gli inquilini e sparare a Brett, che pare essere il portavoce del gruppo. Tuttavia, mentre portano a termine questa serie di azioni, Vincent e Jules non fanno altro che conversare sugli argomenti più disparati, lontanissimi dal tema della loro missione. Non parlano mai infatti di cosa stanno facendo: semplicemente lo fanno, e mentre agiscono parlano del più e del meno, di distrazioni all’interno di un quadro che lo spettatore, catturato dalle chiacchiere, è portato a perdere di vista. In realtà si tratta di argomenti di conversazione che solo in apparenza non sono pertinenti alla vicenda, perché pur irrilevanti in rapporto al recupero della valigetta, si ripresentano successivamente nel corso del film. Ad esempio, salendo verso l’appartamento, i due sicari parlano dell’imminente serata in cui Vincent porterà a cena Mia, la moglie del boss, su richiesta di quest’ultimo; Jules racconta a Vincent del passato di lei come attrice televisiva, e così la conversazione slitta sulle serie e sugli episodi pilota. L’argomento è certo

futile all’interno del contesto in cui si trovano gli interlocutori; tuttavia ritorna nel capitolo successivo, dedicato all'appuntamento di cui si parlava, e ad esso è legata una battuta che Mia accenna ad inizio serata, seduti in un ​diner ​mentre aspettano le loro ordinazioni, e che lei completa solo a fine capitolo, come una dimostrazione di fiducia dopo essere stata salvata in extremis da un’overdose. O ancora, durante il tragitto in macchina verso l’appartamento dei ragazzi, Vincent e Jules conversano sulle “piccole differenze” che il primo ha trovato nel suo recente viaggio in Olanda, come il fatto che nei McDonald’s europei l’hamburger Quarter Pounder si chiami Royale con formaggio. La curiosità torna poco dopo, ripresa da Jules quando questi interroga Brett sugli hamburger che i coinquilini stanno mangiando. Anche in questo caso la questione non sembra avere alcuna effettiva valenza narrativa, eppure si ripresenta. Si potrebbe quindi dire che le priorità futili dei personaggi, che si perdono a parlare del più e del meno, costituiscano in realtà una sorta di motivo all’interno della vicenda: sono, usando i termini di Casetti e Di Chio, “presenze emblematiche” che “ritornano lungo il testo” . 46

Al di là della patina di chiacchiere e futilità, però, Vincent e Jules non perdono di vista i loro doveri, che svolgono con grande professionalità, in modo quasi automatico – e forse proprio tale automatismo nell’azione permette la divagazione nel dialogo. Una scena che mostra bene la convivenza dei due poli di attenzione – futilità e doveri – è quella dell’interrogatorio agli ex-soci di Marsellus, appena menzionata. Una volta irrotti nel loro appartamento, infatti, Jules procede ad interrogare Brett, ma prima si intrattiene a parlare della loro colazione, notando gli hamburger con patatine sul tavolo: “la colonna portante di ogni colazione vitaminica”. Jules fa una domanda dopo l’altra, in tono non solo amichevole ma persino cortese: si dispiace per aver interrotto il pasto dei ragazzi; chiede che tipo di hamburger stiano mangiando, da quale specifico fast-food lo abbiano comprato, il loro parere sul gusto; domanda persino il permesso di assaggiarne uno.

JULES: E che tipo di hamburger? BRETT: E’ un... un cheeseburger.

JULES: No, no, no, no, no! Dove li avete comprati? Da McDonald, da Wendy, Jack in the Box, dove?

BRETT: Al Big Kahuna Burger.

JULES: Al Big Kahuna Burger? Dove gli hawaiani fanno gli hamburger! Dicono che sono saporiti i loro hamburger. Io non li ho mai assaggiati personalmente, come sono?

BRETT: Buoni. Buoni. Sono buoni. JULES: Ti dispiace se ne assaggio uno?

Questo interrogatorio preliminare si svolge con una serie di campi/controcampi che alternano primissimi piani di Jules, isolato, e piani medi di Brett, calato nell’ambiente circostante. Le inquadrature sul primo enfatizzano la carica drammatica del contesto, paventando una certa atmosfera intimidatoria al di là della patina di trivialità nelle domande del gangster; persino quando si sorprende per la bontà dell’hamburger che ha appena addentato, Jules resta in una chiara posizione di potere. E’ proprio il comportamento spigliato e ordinario, infatti, a rendere il personaggio sottilmente temibile perché cozza con la sua presenza assertiva in scena, il suo mestiere e il timore che incute nei tre ragazzi dell’appartamento, i quali restano impietriti per tutta la durata della sequenza. La sua cordialità risulta perciò grottesca. I controcampi su Brett collaborano a creare tale atmosfera. Brett è ripreso ad altezza d’occhio; tuttavia la sua posizione è ribassata rispetto all’interlocutore, perché egli è seduto al tavolo della colazione. La sua figura risulta ulteriormente rimpicciolita dal fatto di essere schiacciata tra la presenza di Jules, in piedi davanti a lui, ma del quale si vede solo una parte dell’avambraccio, e quella di Vincent, che si aggira sullo sfondo, fumando nel cucinotto. Alle domande sugli hamburger seguono senza soluzione di continuità le domande sulla valigetta, che Jules pone a un altro dei ragazzi, Roger. Quando Brett prende la parola e cerca di negoziare, forse forte del fatto che il gangster sembra amare le chiacchiere, Jules spara a Roger, e la situazione assume una piega apertamente minacciosa: il tono di Jules diventa imperante, mentre i primissimi piani vengono sostituiti per frequenza da piani americani del sicario che incombe su Brett, sempre seduto, schiacciato non più tra Jules di quinta e Vincent sullo sfondo, ma dalla sola presenza del primo. In definitiva la scena in analisi mostra bene come Jules si intrattenga costantemente con chiacchiere sulle “piccole cose che tutti

conoscono”, le quali, come sottolinea Morsiani, si impongono come “veicolo di conoscenza e relazione” proprio grazie alla loro natura pop ; tuttavia, il gangster non si perde mai in esse,47 e il discorso torna sempre al vero punto di interesse della situazione.

BRETT: Ascolta, mi dispiace, io… io non ho capito il tuo nome. Ho capito il tuo: Vincent? Giusto? Ma non ho capito il tuo…

JULES: Mi chiamo Jerda e non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda.

In ​Pulp Fiction nelle priorità dei personaggi regna quindi l’anarchia, la quale tuttavia si regola da sé – e ciò si riflette nella struttura non lineare del film, che alla fine riesce a restituire un quadro della vicenda coerente e pure più efficace, poiché simbolico del suo contenuto, di quanto forse potrebbe fare una narrazione lineare. Addirittura un intero capitolo sui quattro in cui la vicenda è divisa si gioca tutto sul ribaltamento della gerarchia delle48 priorità che ruotano intorno alla necessità di sbarazzarsi di un cadavere: “The Bonnie Situation”.

47 Alberto Morsiani, ​Quentin Tarantino​, Gremese, Roma, 2018, p. 87

48 I quattro capitoli del film sono, nell'ordine: il prologo, che vede una coppia conversare in un ​diner ​e poi iniziare a rapinare il posto; il preludio a “Vincent Vega & Marsellus Wallace's Wife”, in cui Vincent e Jules recuperano una valigetta per conto di Marsellus Wallace; “Vincent Vega & Marsellus Wallace's Wife”, dedicato alla serata in cui Vincent, per fare un favore al capo, porta a cena la moglie di quest’ultimo; “The Gold Watch”, in cui il pugile Butch Coolidge recupera l'orologio di famiglia prima di fuggire dalla città per evitare le conseguenze di essere andato contro Marsellus Wallace; e infine “The Bonnie Situation”. In particolare, quest'ultimo capitolo riprende il punto da cui si era interrotto il secondo e si conclude riprendendo il punto in cui si era interrotto invece il prologo.