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6: DISCUSSIONI: LA RELAZIONE TRA I LIMITI DELLA DEGLACIAZIONE E

6.1 L’elaborazione grafica QGIS

Figura 6.1.1: Elaborazione grafica progettata con QGIS 3.4.3-Madeira. I simboli gialli indicano la posizione dei siti archeologici: 1. Riparo Tagliente; 2. Riparo Soman; 3. Riparo Cornafessa; 4. Val Lastari; 5. Palù Echen; 6. Riparo la

Cogola; 7. Riparo Dalmeri; 8. Laghetto delle Regole; 9. Riparo Villabruna.

I simboli rossi e le linee rosa indicano rispettivamente le datazioni (Tab.2 per dettagli) attribuibili al ritiro dei ghiacciai e i limiti raggiunti dagli stessi (fonte primaria: Baroni, et al., 2014: 287).

La mappa, progettata con il software QGIS 3.4.3-Madeira, mostra la posizione geografica dei siti archeologici, menzionati in questa sede ed interessati ai fini della ricerca, e i limiti raggiunti dai ghiacciai durante l’ultima glaciazione würmiana nel Trentino Alto-Adige e nelle Prealpi Venete, con particolare riferimento ai ghiacciai benacense e atesino. Per la posizione dei limiti e le datazioni (Tab. 6.1.1) relative alla storia glaciale dell’area è stata

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utilizzata come fonte la pubblicazione di Baroni, et al., (2014), cui elaborazione grafica è già stata precedentemente mostrata in questa sede (Fig. 4.4).

Tabella 6.1.1: Datazioni 14C e 10Be delle località indicate in Fig.6.1.1 (da Baroni, et al., 2014: 288).

Allo scopo di elaborarne un quadro esaustivo, sono stati presi in considerazione i siti archeologici più prossimi al versante orientale del Garda e alla Valle dell’Adige, restringendo la ricerca ai siti localizzati sul Veneto occidentale e sul Trentino. Per approfondire ulteriormente la ricerca, sono stati indicati solo i siti archeologici con datazione al radiocarbonio (che rappresentano una porzione minoritaria di un corpus più ampio sull’occupazione umana, ma privi di dati cronologici o di incerta collocazione crono- culturale) escludendo, dunque, quelli datati tramite attribuzione tipologica.

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La geolocalizzazione è stata eseguita utilizzando il sistema di riferimento WGS 84/ Pseudo- Mercator (EPSG:3857). Tramite l’ausilio di questa elaborazione su QGIS si vuol tentare di comprendere, inoltre, se e come le modificazioni ambientali e climatiche abbiano influenzato i comportamenti e gli spostamenti umani durante il Tardoglaciale. Questi ultimi, infatti, erano limitati, durante l’ALGM, dalla presenza di calotte glaciali lungo il versante alpino, mentre l’occupazione nell’area prossima al versante orientale del Garda era delimitata da masse glaciali che defluivano dall’attuale spartiacque alpino verso sud attraverso la Val d’Adige e quindi lungo l’asse gardesano.

Per quanto concerne le testimonianze archeologiche, il quadro delineato dalle datazioni indicate nella mappa, risulta relativamente limpido per la fase riguardante l’interstadio Bølling-Allerød e il Dryas Recente, ma conferma al tempo stesso la presenza di uno iato cronologico presente nella prima parte del Tardoglaciale.

Osservando l’elaborazione grafica ed esaminando i simboli rossi posizionati nelle immediate vicinanze del Garda, si potrebbe intuire come il ritiro delle masse glaciali dalla Valle dell’Adige abbia raggiunto il versante alpino: in Valle del Sarca, infatti, la prima parte del Tardoglaciale risulta caratterizzata da un’importante fase lacustre, comprovata dal sondaggio effettuato a San Giorgio, a nord di Riva del Garda (Fig. 6.1.1, simbolo rosso: 5, 6, 7) con età comprese tra 14.543–15.658 cal BP, 14.410–15.266 cal BP e 14.416–15.117 cal BP.; a Isera-Torretta (Fig. 6.1.1, simbolo rosso: 8, 9, 10), presso Rovereto, dati provenienti da una torbiera indicano le datazioni 12.659-13.107 cal BP, 13.340-13.802 cal BP e 13.834-14.675 cal BP; procedendo verso nord, il ritiro dei ghiacciai viene testimoniato dalle indagini su campioni di legno provenienti da Fersina (Fig. 6.1.1, simbolo rosso: 11, 12), che riportano le datazioni 11.813-12.234 cal BP e 12.202-12.530 cal BP, e, nelle immediate vicinanze, da gusci di molluschi di Pisidium spp. rinvenuti presso il Lago di Terlago (Fig.6.1.1, simbolo rosso: 13), che riportano una datazione di 13.433-13.864 cal BP

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per la formazione del lago stesso. Indagini per le alte quote provengono da Lago Nero di Cornisello (2233 m s.l.m.) (Fig. 6.1.1, simbolo rosso: 14,15) che indicano che a 13.977– 14.910 cal BP il suo bacino di alimentazione era in parte deglaciato; fattore che consente di confermare l'ipotesi secondo la quale la deglaciazione sarebbe avvenuta inizialmente nelle zone di alta quota con versanti esposti a sud e isolate dall'alimentazione principale dei ghiacci vallivi (Filippi, et al., 2007), mentre nel fondovalle l'arretramento delle masse glaciali sarebbe proceduta gradualmente verso le aree interne del versante alpino.

La mappa elaborata delinea dunque, attraverso la lettura cronologica, il movimento legato al ritiro dei ghiacciai: dalla bassa Valle dell’Adige, subito dopo l’arretramento, le masse glaciali devono probabilmente aver raggiunto l’area trentina a nord del Lago di Garda per poi raggiungere, in un momento successivo, le catene montuose delle Alpi; numerose datazioni provengono, infatti dalla Valle di Rabbi (Fig. 6.1.1, simbolo rosso: 16, 17, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25), in Val di Sole, confinante con il Gruppo dell’Ortles verso nord, il Passo Tonale verso est e la catena montana dell’Adamello-Dolomiti di Brenta verso sud. Le età minime in questione, dunque, indicano che i tempi di deglaciazione sono stati relativamente rapidi e repentini; tenendo in considerazione che il Lago di Frassino era a 16.8-17.2 ka cal BP in parte deglaciato, il ritiro dei ghiacciai, dalla bassa Valle dell’Adige ha coinvolto la provincia di Trento in un arco cronologico compreso tra 14.4 ka BP e 17 ka BP, come testimoniano i sondaggi effettuati a San Giorgio, raggiungendo il dosso de “la Torretta”, posto a 247 m s.l.m., e lago di Terlago, collocato a 450 m s.l.m., a ca. 14-13.5 ka BP, dunque durante l’interstadiale Bølling-Allerød. Alla luce di quanto appena affermato, la deglaciazione definitiva della Valle dell’Adige deve essere avvenuta prima o comunque intorno a 14 ka BP. Si noti come i siti archeologici di media-alta quota, attribuibili all’interstadio tardoglaciale, siano localizzati in un’area non troppo distante dalle località appena descritte e raggiunte dai ghiacci; i due siti di Val Lastari e del Riparo Dalmeri, infatti,

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sono localizzati sull’Altopiano dei Sette Comuni, presso il margine orientale della Piattaforma di Trento, e sono datati, appunto, all’interstadio glaciale. Si ricordi che sebbene l’area adiacente il sito di Val Lastari, durante i pleniglaciali würmiani, non fosse stata ricoperta dai ghiacciai (fattore che ha invece interessato il settore settentrionale dell’Altopiano), essa fu tuttavia contrassegnata da numerosi fenomeni periglaciali.

6.2 Principali eventi vegetazionali nel versante meridionale delle Alpi durante il

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