SELEZIONE DEL SITO
5.1.6. Eleggibilità delle attività dei tre casi studio
I progetti Cina e Argentina fanno uso di semenzali per ricostituire il soprassuolo forestale, la cui densità ricade all’interno della definizione di foresta. In Argentina la
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Gli alboreti da frutto sono eleggibili solo nel caso in cui questi non vengano esclusi esplicitamente dalla definizione di foresta del paese ospitante il progetto.
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piantagione si avvale unicamente di specie forestali (Prosopis alba), mentre in Cina i filari di pioppo saranno alternati con fasce di Hedysarum mongolicum, un arbusto utilizzato come specie foraggiera. L’estensione delle fasce coperte da arbusti non supera mai l’area minima stabilita nella definizione di foresta, e devono pertanto essere considerati facenti parte della piantagione.
Nel caso cinese il progetto ricade all’interno della definizione di afforestazione poiché ha luogo su aree mai coperte da foresta almeno negli ultimi 50 anni.
Nel caso Argentino il rimboschimento si può definire come una Riforestazione, poiché i siti sono stati convertiti da foresta ad agricoltura negli anni sessanta, 45 anni prima dell’inizio delle attività di progetto.
Il progetto albanese presenta invece delle caratteristiche particolari, poiché è l’unico CDM al momento esistente che non si avvale di una vera e propria piantagione ma piuttosto di una rivegetazione assistita, tramite la promozione di fonti naturali di semi, limitate attività selvicolturali e con limitata messa a dimora di semenzali (200- 500 piante ad ettaro). L’area del progetto è coperta da vegetazione forestale a portamento arbustivo, incapace di oltrepassare la soglia stabilita dalla definizione nazionale di foresta, ed è stato appurato che questi soprassuoli non riescono a sviluppare spontaneamente una copertura forestale a causa del sovrappascolamento e della raccolta di foraggio, che limitano la produzione di semi, creano una compattazione del terreno impedendo alla vegetazione presente dall’assumere un portamento arboreo. I partecipanti dovranno superare tali barriere che mantengono i siti selezionati nello stato di degrado attuale, tramite le attività proposte dal progetto che favoriscono la rigenerazione naturale. Di conseguenza, le attività del progetto possono considerarsi direttamente indotte dall’uomo (ad esempio attraverso la protezione dal pascolo, piantagione, semina e/o promozione indotta dall’uomo di fonti di semi) e non una continuazione dei processi spontanei prima del progetto. Il progetto albanese ricopre particelle con caratteristiche differenti, disperse in cinque regioni, in alcuni siti le attività sono classificabili come Riforestazione ed in altri come Afforestazione, in dipendenza della copertura storica del suolo che differisce sostanzialmente di zona in zona.
101 5.2. Baseline
Secondo la definizione stabilita nella decisione 19/CP9, la “baseline è la somma dei cambiamenti di stock di carbonio nei pool di carbonio all’interno dei confini di progetto che avrebbero avuto luogo in assenza delle attività del progetto di afforestazione o riforestazione nell’ambito del CDM”. In altre parole la baseline rappresenta lo scenario futuro del sito senza il progetto di rimboschimento. Questo scenario dovrà essere sottratto a quello di progetto, poiché solo il carbonio assorbito dalle attività del CDM (al netto delle emissioni) può generare i crediti, e questo deve essere addizionale (maggiore) al carbonio che sarebbe comunque stato assorbito nel sito senza le attività del progetto (baseline).
La baseline deve essere specifica per ogni progetto, e consiste in un’assunzione ipotetica, che deve considerare tutti i fattori che possono influenzare lo scenario futuro del sito in assenza del progetto. Di conseguenza baseline è un concetto dinamico che non si limita al semplice calcolo della quantità di carbonio presente sul sito al momento dell’inizio del progetto, ma è una proiezione futura dei cambiamenti negli stock di carbonio, che deve tener conto di politiche, circostanze nazionali e/o di settore, dell’uso storico dei terreni, delle pratiche correnti, delle tendenze economiche, nonché delle caratteristiche ambientali e sociali del sito stesso.
Per determinare la baseline, i partecipanti al progetto dovranno utilizzare delle metodologie già approvate dal Comitato Esecutivo (al momento della stesura di questa tesi, è stata approvata solo una metodologia per i progetti A/R). Se le metodologie approvate non sono applicabili al caso specifico del progetto, i partecipanti dovranno sviluppare una nuova metodologia, che dovrà essere sottoposta al Comitato Esecutivo per la sua approvazione. Se la metodologia viene approvata, questa si renderà disponibile non solo al progetto per cui era stata concepita, ma anche per altri CDM con simili caratteristiche.
La metodologia di baseline consiste in una descrizione trasparente e verificabile delle procedure per determinare lo scenario di baseline e valutare l’addizionalità del progetto. Questa deve seguire il formato sviluppato dal Comitato Esecutivo (EB 2005a) e deve contenere informazioni su:
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- Come stratificare l’area del progettoTP
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- Come scegliere l’approccio per identificare lo scenario futuro del sito in assenza del progetto
- I passi da seguire per verificare l’addizionalità del progetto
- Le formule, gli algoritmi e le assunzioni da applicare per la stima ex ante delle emissioni e degli assorbimenti derivanti dal CDM
- La metodologia (formule, algoritmi e assunzioni) per la determinazione del
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- Il livello di incertezza del calcolo e il suo approccio conservativo
Nel calcolo della baseline si potranno escludere uno o più pool di carbonio solo se viene provato che il pool escluso non aumenta i crediti generati dal progetto.
Come già visto, la decisione 19/CP9 (par 22(a), (b) e (c)) stabilisce che, nello sviluppare delle metodologie di baseline, i partecipanti al progetto dovranno utilizzare uno dei seguenti approcci:
a) Cambiamenti attuali o storici negli stock carbonio
b) Cambiamenti negli stock carbonio di un uso del suolo che rappresenta un’alternativa economica vantaggiosa, tenendo in considerazione le barriere per gli investimenti
c) Cambiamenti negli stock di carbonio di un uso del suolo probabile del sito al momento dell’inizio del progetto
L’approccio (a) si utilizza nel caso in cui non si prevedono dei cambiamenti futuri nell’uso del suolo, ma questi sono una perpetuazione delle tendenze storiche o una continuazione delle condizioni attuali. I progetti Cina, Argentina e Albania, pur utilizzando tre differenti metodologie di baseline, si avvalgono di questo approccio. Difatti in tutti e tre i casi si tratta sempre di aree degradate per cause antropiche, per le quali non esistono al momento usi economicamente attrattivi tranne la continuazione dell’attuale uso del suolo.
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La stratificazione è un processo di suddivisione dell’area del progetto in classi o strati che formano un’unità relativamente omogenea che può facilitare il lavoro ed aumentare l’accuratezza e la precisione delle misurazioni e del monitoraggio (IPCC 2003).
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Il secondo approccio (b) è applicabile quando, da un’analisi delle alternative economiche più plausibili (tra cui il progetto CDM), s’individua un uso del suolo più vantaggioso di quello attuale, che non presenta delle barriere d’investimento e che può essere considerato il più probabile uso futuro in quella determinata area. Ad esempio, per il progetto argentino, inizialmente erano stati proposti dei siti costituiti da praterie utilizzate come pascoli localizzate nel nord della provincia di Santiago del Estero. Questi terreni sono stati in seguito ritirati dai proprietari per motivi di convenienza, ma possono essere utili come caso pratico per comprendere meglio quando usare l’approccio (b). Difatti, questa zona è caratterizzata da suoli fertili adatti alla coltivazione della soia, coltura che sta avendo una forte espansione nell’area negli ultimi anni a spese delle praterie e foreste esistenti, poiché garantisce degli elevati introiti nel breve periodo. Non si riscontra alcuna barriera d’investimento per la coltivazione della soia dato che i proprietari terrieri non hanno problemi ad accedere ai finanziamenti governativi o ai prestiti bancari per iniziare questo tipo di attività, che dà le sufficienti garanzie di un ritorno finanziario. Nel caso questi siti fossero stati selezionati per il progetto CDM, l’approccio (b) sarebbe stato considerato come il più appropriato, e il cambio negli stock di carbonio dei campi coltivati a soia avrebbero costituito il più probabile scenario futuro del sito (baseline), anche se attualmente l’uso del suolo è differente. E’ bene comunque notare che, se dall’analisi economica il rimboschimento risultasse come l’opzione più vantaggiosa (considerando sempre le barriere d’investimento), il progetto non sarebbe considerato addizionale e quindi non eleggibile come CDM.
L’alternativa (c) è la più adatta quando i fattori che influenzano le tendenze d’uso del suolo in una determinata area non sono né quelle storiche né quelle economicamente più vantaggiose. Questo caso si presenta quando l’area è soggetta all’influenza di fattori esterni come pianificazioni territoriali stabilite dal governo o leggi che condizionano l’uso del suolo ecc. Ad esempio, se un sito selezionato per la piantagione era stato precedentemente destinato alla costruzione di un parcheggio (caso poco verosimile ma molto esplicativo), l’uso del suolo più probabile al momento dell’inizio del progetto sarà proprio costituito dal parcheggio, il quale rappresenterà lo scenario di baseline. Questo scenario futuro non corrisponde né a quello economicamente più vantaggioso (approccio b) né all’uso storico o attuale del
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terreno (approccio a). Pertanto l’opzione più appropriata risulterà essere proprio la (c).
In base all’approccio considerato più appropriato, i partecipanti al progetto dovranno stimare i cambiamenti dei pool di carbonio selezionati all’interno dei confini di progetto in assenza dello stesso. Queste stime saranno poi corrette attraverso il processo di monitoraggio programmato per tutta la durata del progetto.